Simone Bulleri recensisce Uropia – Il protocollo Maynards, il thriller politico di Pietro Bargagli Stoffi pubblicato da Bibliotheka edizioni a gennaio 2019.
Edito da Bibliotheka Edizioni nel 2019 • Pagine: 328 • Compra su Amazon
Quanto è realistico oggi il pericolo di una deriva autoritaria in Europa? Che ruolo possono giocare terrorismo e populismo? Massimo Maffei è un traduttore italiano, nato e cresciuto a Monaco di Baviera, dove dirige una piccola ma fiorente agenzia. Quando incontra e si innamora di Anna, una giovane post-dottoranda dell'Università di Monaco, la loro storia d'amore sembra completare la sua vita e renderla perfetta. Non immagina che a causa del suo impegno politico e civile, la tranquilla vita di tutti i giorni a cui è abituato verrà sconvolta per sempre. Devastata dalla persistente stagnazione economica - e in risposta all'onda emotiva provocata dai continui attacchi terroristici e dal crescente populismo nazionalista - i trenta stati che componevano la UE si sono sciolti, fondendosi in un'unica entità statale continentale. L'architetto di questo progetto è il presidente della Commissione europea - l'ungherese Andraş Pordan - che occuperà l'ufficio temporaneo del presidente d'Europa per un anno, gestendo la transizione verso le prime elezioni democratiche pan-europee. Con l'aiuto di un giovane sottosegretario e sostenuto da influenti centri di potere, Pordan non perde l'opportunità tanto attesa, nonostante eclatanti colpi di scena...
Recensione
“Accadde, finalmente. Il messaggio tanto atteso e sospirato giunse, alla fine. Gli sembrava d’avere atteso davvero tutta la vita quell’avvenimento.”
G.Orwell, 1984
“UROPIA – il protocollo Maynards” di Pietro Bargagli Stoffi è un bel romanzo, ben scritto, capace di colpire il lettore contemporaneo, spingendolo a riflettere su quanto, nonostante le alte conquiste scientifiche e civili, sia ancora sostanzialmente debole e passiva la coscienza dell’ uomo europeo moderno. Oltre alle riflessioni, il libro tiene avvinti grazie a una trama thriller, prolifica di colpi di scena, e trattata con ironia e avvedutezza. È chiaro che alle spalle di Bargagli ci siano mostri sacri quali George Orwell di “1984”, e Aldous Huxley de “Il mondo nuovo”, non per niente maestro di Orwell. I padri, anche quelli putativi, sono sempre scogli giganteschi ai quali aggrapparsi durante i rovesci, e talvolta tali scogli possono rivelarsi alquanto scivolosi e impervi, ma Bargagli, qua al suo esordio letterario, non si è lasciato intimidire, cimentandosi direttamente con un genere, a nostro avviso, fra i più difficili da padroneggiare: il romanzo distopico.
Più difficile perché? Perché, chi si avventuri in tale impresa, dovrà continuamente fare i conti con le liquide resistenze della contemporaneità; perché dovrà riuscire a restituire al narrato uno spessore tale da aprire, ai lettori, gli occhi sul presente invisibile e sul futuro possibile. Il romanzo di Bargagli è riuscito nell’intento. E ha perfino un altro merito: quello di gettare un ponte ideale fra il Novecento e il Nuovo Millennio. “Uropia” è infatti perfettamente in linea con le tendenze letterarie che si diffusero nell’Europa del primo e del secondo dopoguerra, come conseguenza della crisi dei valori e del profondo senso di pessimismo che colpirono gli intellettuali dell’epoca, e, al contempo, si allinea con le attuali tendenze della narrativa americana ed europea. Si pensi ad esempio a “La strada” di Cormac McCarthy del 2006 o a “Qualcosa là fuori” di Bruno Arpaia del 2016.
Tentando l’iperbole, ma solo per cercare di allocare il libro, per renderne contezza a voi lettori, è come se Bargagli avesse idealmente continuato quel lavoro di “scarnificazione” ed esibizione del complotto, abbandonato, per motivi biologici, da un altro padre del genere: Umberto Eco.
Non si fraintenda: “Uropia” è un romanzo che parla di attualità! Anzi di più, di contemporaneità. È il racconto di un intellettuale contemporaneo alle prese con i problemi di questo ’mostro costretto a mostrarsi’ che è l’Unione europea, un vero e proprio Frankenstein che fatica sempre di più a tenere assieme i lacerti di carne suturati con una sparapunti. Bargagli vuole questo, cerca questo. E la si sente forte e chiara, specie nelle pagine più terrifiche (quelle sul presidente Pordan e le sue sulfuree macchinazioni), la necessità, e l’urgenza, di questa sua ‘nuova’ vocazione letteraria. Perché insistiamo su questo aspetto? Perché quello che troverete, fra le saporite righe di “Uropia”, è quello che non sta (ancora) succedendo. Il libro narra infatti quello che succederà, se. In realtà questo ‘se’ è già successo, ampiamente. Bargagli, (e Alberto Bagnai, l’economista eretico, citato come fonte scientifica) vuole questo. Ci dipinge un mondo appena più complesso del nostro, ma utilizzando, per testarne la differenza, una misurazione millimetrica, da attuarsi con la forcella. Chiunque abbia un po’ di senso critico (o voglia averlo!) potrà capirne e goderne appieno le pagine. Pagine che si susseguono con un ritmo dato da una trama solida, che non è inopportuno definire rocambolesca.
Protagonista della vicenda è Massimo Maffei, un pacifico traduttore italiano, nato e cresciuto a Monaco di Baviera, la cui vita sta per essere scossa e percossa da una serie di accadimenti più grandi di lui. Massimo si trova all’improvviso immerso in un mondo che non riconosce più. L’ irenica Unione Europea ha calato la maschera, e da Madre misericordiosa e accudente si è trasformata in una feroce Matrigna, vorace e plutocratica.
Fondamentale nella storia è poi la figura di Andras Pordan, l’enigmatico Presidente della Commissione Europea, artefice della fusione dei trenta stati in un’entità statale continentale.
Il mercurio, nel termometro della democrazia, sale fino alla deflagrazione. La deriva antidemocratica è sentita da pochi, pochissimi, tra questi il professor Maynards del titolo che – dopo una strenua denuncia della situazione – sparirà in circostanze misteriose. Sarà Massimo in grado di fronteggiare tali eventi? Riuscirà a restare un uomo libero e intero nonostante tutto?
“Uropia” è un romanzo capace di insinuare dubbi e angosce, che è impossibile ignorare, e che, rimanendo inevitabilmente impresso, segna in modo indelebile il lettore, spinto a riflettere su quanto sia, in definitiva, fragile e remissiva la mente dell’essere umano.
Recensione inviata da Simone Bulleri
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