“Allungai la mano nello spazio tra il materasso e il muro e cercai il mio vecchio compagno fedele, con i margini arrotondati e smussati da anni di uso. Jane Eyre. Potevo aprire il romanzo a qualsiasi pagina e sapere subito dov’ero nella storia e quasi visualizzare la frase seguente ancora prima di arrivarci. … Jane Eyre. Una ragazza strana, difficile da amare. Una bambina sola e solitaria. È costretta ad affrontare tanto dolore in così giovane età: i postumi della morte, l’assenza dell’amore. Alla fine è il signor Rochester a scottarsi. So qual è la sensazione. Lo so perfettamente.”
Come Jane Eyre, il romanzo preferito della protagonista, anche Eleanor Oliphant è un Bildungsroman raccontato in prima persona da una giovane donna dotata di grande forza interiore, sopravvissuta ad eventi tragici che l’hanno fortemente segnata. Eleanor Oliphant sta benissimo (Eleanor Oliphant Is Completely Fine ─ pubblicato nell’originale inglese da Harper Collins nel 2017 e in Italia nel maggio 2018 da Garzanti, nella bella traduzione di Stefano Beretta e mantenendo l’azzeccatissima copertina) è un delicato romanzo intimista incentrato sulla solitudine e sui problemi di salute mentale, e sul potere rigenerante del contatto umano e dell’amicizia.
Jane Eyre è non a caso anche il livre de chevet della scozzese Gail Honeyman, ex amministrativa ora scrittrice a tempo pieno, scoperta per caso durante un concorso letterario. Questo suo debutto, pubblicato nel 2017, è stato tradotto in 35 lingue, ha venduto milioni di copie in tutto il mondo, ha vinto vari premi tra cui il Libro dell’Anno ai British Book Awards 2018 (ivi definito di qualità “insieme letteraria e di largo consumo”), e il prestigiosissimo Costa Book Award per il migliore debutto lo scorso 29 gennaio. Anche in Italia il romanzo è diventato un caso letterario. I diritti per il film sono stati acquistati da poco dalla bibliofila hollywoodiana Reese Whiterspoon.
Jane Eyre fu pubblicato nel 1847, non fu subito amato, e ci volle un centinaio di anni perché fosse ammesso nel gotha dei grandi classici. Al contrario, Eleanor Oliphant, che prende coscientemente spunto dal romanzo della Brontë, ha immediatamente messo d’accordo pubblico e critica internazionali tanto da diventare un caso editoriale. Anche perché affronta con grazia e ironia le tematiche contemporanee della violenza familiare, della salute mentale e della solitudine, che in Gran Bretagna sono diventate parte integrante del dibattito sociale e politico anche grazie alla recente istituzione del Ministero della Solitudine, eredità della coraggiosa parlamentare Joe Cox uccisa la settimana precedente il referendum sulla Brexit. Il messaggio di speranza del romanzo, con l’apertura di Eleanor al mondo grazie ad amicizie impreviste nonostante gli shock più agghiaccianti che il subconscio cerchi di seppellire, insieme ai momenti di riflessione singolare e di ironia squisita, è il fattore che ne ha determinato l’enorme successo.
Sia Jane che Eleanor sono orfane e sole, personaggi femminili inusuali con alle spalle un dramma che in Eleanor Oliphant si sviluppa come un horror psicologico fino al colpo di scena finale. Entrambe grazie agli studi si procurano un avvenire stabile, almeno in apparenza. In realtà, Eleanor non sta proprio benissimo. Il personaggio di Eleanor esiste anche grazie all’analisi critica moderna della figura della ‘donna pazza nella soffitta’ di Jane Eyre, emblematizzata dal famoso testo femminista di S. Gilbert e S. Gubar del 1979. L’eccentrica, impacciata, gentile, taciturna, cocciuta, commovente, pragmatica Ms Oliphant è anche una sorta di positiva ‘donna pazza’, che uscirà dalla soffitta mentale in cui si era rifugiata: il suo trauma, e la sua reazione di isolamento funzionale, rappresentano il dolore e la resilienza delle persone ─ e delle donne ─ in una società oggi sempre più violenta ed indifferente. Nelle sue imprevedibili reazioni ad alto tasso di inettitudine sociale, Eleanor è dignitosamente emarginata nei suoi pensieri e nella sua solitudine, appartata in un’organizzatissima routine di lavoro e di fine settimana solitari accompagnati regolarmente da pizza congelata, due bottiglie di vodka e conversazioni telefoniche con una madre assente, lei sì davvero disfunzionale.
Rispetto alla vittoriana Jane, Eleanor è un’eroina contemporanea, che può soffrire di problemi psicologici ma è buona, perspicace ed intraprendente, non si conforma con alcun buon senso o sensibilità alle regole sociali, non cerca una casa altrui dove vivere, non definisce se stessa in base alla presenza di altri. Quando crede di aver trovato l’uomo della sua vita in uno squinternato cantante da pub, con un’operazione freddamente pianificata ed esilarante nella sua involontaria critica sociale cerca di assumere “l’aspetto di una donna qualunque”, di camuffarsi “da donna umana”, ma il suo Mr Rochester la deluderà presto e non saprà mai della sua esistenza. Sarà grazie ad un avvenimento fortuito che un’imprevista conoscenza aprirà la vita e la mente di Eleanor.
La forza di questo romanzo sta proprio nella creazione e normalizzazione di un nuovo tipo di protagonista femminile. In un’intervista con il quotidiano The Guardian, la Honeyman ha affermato che “nonostante abbia avuto un inizio abbastanza catastrofico, Eleanor è un agente attivo della propria vita. Non volevo che fosse ritratta come una vittima, e non volevo nemmeno che si autocommiserasse.” La narrazione, sottotono ma di grande profondità psicologica, descrive un microcosmo universale, pensieri minuti, emozioni tenui ed azioni quotidiane di una protagonista inconsueta, la cui traiettoria atipica espone in realtà ansie e speranze comuni, soprattutto in un momento storico così arduo come quello attuale. Nel coro di lodi per questo libro, la scrittrice statunitense Attica Locke ha parlato per tutti dichiarando: “Questo libro mi ha dato un’immensa gioia in un anno che è stato difficilissimo socialmente e politicamente.” A prova che anche i romanzi frettolosamente classificati come up lit o letteratura rasserenante, se scritti con raffinatezza di vocabolario e sentimenti, possono diventare dei classici contemporanei.
Francesca Zunino Harper è linguista, anglista e ispanista, traduttrice e appassionata di Gran Bretagna e America Latina, Messico in particolare, dove ha vissuto per anni. Ama soprattutto la letteratura e la saggistica contemporanee e storiche di donne, natura, viaggi, cibo, e i libri da riscattare. Fa la spola tra Londra e il Piemonte.
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