Per il romanzo di Junot Diaz La breve favolosa vita di Oscar Wao le recensioni di molte importanti testate estere concordano nel decretare il testo dello scrittore dominicano un meritato successo internazionale. Diaz si è aggiudicato il Premio Pulitzer per la narrativa nel 2008 a seguito della pubblicazione del suo primo romanzo, confermando il suo notevolissimo talento al di là delle forme narrative brevi (Drown – A picco).
Recensione La breve favolosa vita di Oscar Wao, l’analisi sul Guardian
Cristopher Tayler nella sua recensione a La breve favolosa vita di Oscar Wao definisce il romanzo “divertente, non apologetico, estremamente leggibile”, sottolineando anche il valore storico del testo (viene rappresentata la dittatura di Trujillo in un modo al contempo schietto e drammatico, senza lesinare sui giudizi ingiuriosi). Tayler ricorda anche come il portato storico del testo risulti particolarmente interessante in relazione ai personaggi femminili, e come al contempo il testo mantenga viva l’attenzione del lettore fino all’ultima pagina.
La recensione del romanzo di Junot Diaz del New York Times
Come fa notare A.O. Scott nella rubrica Sunday Book Review, il romanzo include una moltitudine di stili e generi: il melodramma young-adult del giovane Oscar è solo una parte di un tutto eterogeneo e complesso, seppur accattivante e leggibilissimo: abbiamo passaggi di realismo magico tropicale, capitoli dedicati al femminismo punk-rock e al machismo hip-hop, e non mancano capitoli drammatici di cronaca familiare (tinti di toni tragici). Senza dubbio la capacità di Diaz di restituirci un quadro di personaggi verosimili per quanto a volte bizzarri, tutti estremamente differenti tra loro, è uno dei punti di forza del romanzo, come gli “orrori e le superstizioni del vecchio paese” e le “dolcezze tropicali” di Santo Domingo che convivono nel ritratto di Diaz. Scott chiude la sua recensione affermando che il testo è “quasi suo malgrado, un romanzo di assimilazione, una cronaca frammentata dell’ambivalente e inesorabile movimento dei figli degli immigrati verso la middle class americana, in cui le terribili e incredibili storie di ciò che hanno sopportato genitori e nonni nel paese di origine sono diventate un genere a sé”.
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