Edito da Zecchini nel 2018 • Pagine: 196 • Compra su Amazon
Gli appassionati di musica classica che conoscono le straordinarie capacità del Francesco Libetta musicista, compositore e direttore d’orchestra, con il volume Musicista in pochi decenni – Idoli, opinioni, esperienze sulla strada del successo sicuro, avranno la possibilità di scoprire il talento letterario dell’artista salentino."A volte capita di chiedere o di sentirsi chiedere: 'Che cosa pensi quando suoni?' oppure: 'Come si fa a suonare bene?'.La musica non è un catalogo di sentimenti semplici, o verbalizzabili. Attraverso l'arte, con la scelta di studiare uno strumento e attraverso l'esecuzione di un capolavoro musicale, noi riusciamo ad alludere a esperienze personali, culturali o emotive, dimostriamo la natura dei nostri atteggiamenti verso il mondo e verso gli altri. Osceno è ciò che resta, e deve restare, fuori dalla scena; ciò che un musicista pensa mentre suona fa parte di tale categoria. Se un musicista lo svela, e lo consegna non più a se stesso durante lo studio, ma al pubblico attraverso un concerto o attraverso interviste, intraprende un percorso di vita potenzialmente infinito, che il presente libro ripercorre a piccole tappe."
Nel volume pubblicato da Zecchini a ottobre 2018, Libetta guida il lettore nel mondo della musica classica con scrittura accattivante e attenta, condividendo riflessioni sulla formazione dell’artista e sulle sue scelte di repertorio, svelando i meccanismi dietro i grandi concorsi musicali, raccontando in maniera vividissima le personalità che popolano il mondo artistico della musica e del teatro ed elargendo consigli ai giovani musicisti che in questo mondo vorrebbero e potrebbero entrare.
Le riflessioni di Libetta sulla musica e la via dell’artista spaziano dalle strategie di gestione della figura pubblica all’analisi di problematiche esistenziali con uno stile che rivela spessore culturale, grandi capacità letterarie e una straordinaria naturalezza nell’eloquio. La prosa elegante e sinuosa di Libetta si snoda sulle pagine con un fare sornione che ben si sposa all’ironia sotterranea che percorre il volume, e che a tratti emerge conducendo il lettore a dei momenti sorprendentemente comici.
Nei vari capitoli – che trattano argomenti come il rapporto tra allievi e maestri, i concorsi musicali e le loro giurie, la scelta dei pezzi da suonare, la gestione della propria immagine di artista, l’autodisciplina e la gestione di influenze e ingerenze – Libetta condivide con i lettori le proprie esperienze ricorrendo a una grande quantità di aneddoti. La bellezza e l’originalità di questi aneddoti, riguardanti oltre a Libetta una folla di grandi artisti e intellettuali italiani e stranieri, unite alla profonda conoscenza del mondo raccontato e alla prosa fine e gradevolissima del maestro, rendono Musicista in pochi decenni un testo imperdibile per i musicisti classici e tutti coloro che vivono nel mondo della musica e del teatro, e un volume caldamente consigliato ai lettori che vogliono godersi un bellissimo racconto della realtà musicale classica contemporanea.
I titoli dei capitoli (“L’autodisciplina, i flagellanti, gli invidiabili”, “Perché suonare qualcosa anziché qualcos’altro”, “Dovendo fare per tre, meglio fare da sé”) preparano il lettore alla miscela di ironia e saggezza che troverà nelle riflessioni e nelle storie di Libetta; nei titoli si scorge anche quel buon senso popolare “rivisitato” che caratterizza i proverbi posti alla fine di ogni capitolo – proverbi in cui l’autore enuclea dei pensieri chiave su ciascun tema riportando il discorso a una dimensione pragmatica che Libetta non sembra voler mai perdere di vista.
Un dettaglio dell’opera di Michele Bulgherini in copertina
Musicista in pochi decenni è un manuale per aspiranti musicisti e un divertente ritratto di una comunità artistica, animato in ogni pagina dalla grande capacità affabulatoria del Libetta-scrittore. La grande personalità del Libetta-scrittore è evidente anche nell’originalissimo Vocabolario del palcoscenico a fine testo, che combina lo stile pedissequo di un’enciclopedia a riflessioni esistenziali spesso cariche di un umorismo elegante, che si disvela in armonia con il ritmo della sintassi.
Eccone un esempio:
Improperi: Rimprovero. Nel latino ecclesiastico, al plurale (gli Improperia) indica i versetti che si cantano durante l’adorazione alla Croce al Venerdì santo, il giorno del notissimo incantesimo del Parsifal di Wagner. Il Venerdì santo del 1573 furono eseguiti per la prima volta gli Improperia di Palestrina. Anche Tomàs Luis de Victoria scrisse Improperia, nel 1585. Improperio è anche parola gravemente ingiuriosa, villania. Agli albore della storia del disco, abbiamo esempi di improperi in registrazioni di Saint .Saens (alla fine di una improvvisazione su temi della propria Fantasia sinfonica “Africa”, il maestro francese si lasciò andare ad alcune considerazioni senza aspettare che il macchinario avesse smesso di registrare), Francis Planté (alla fine di un delizioso Studio di Chopin in Do Maggiore, l’Op. 10 n. 7 Planté suona a velocità molto moderata, tanto da trasformare quella iridescenza scintillante nelle doppie note della mano destra in una sorta di borbottio motoristico, e dunque suggerisce un titolo irriverente e innovativo: “Una gita in automobile”. Dopo aver suonato con precisione tutto il brano, l’allora più che novantenne Planté sbaglia clamorosamente alcune note dell’ultimo rigo, e gli ultimi accordi. E conclude con un sonoro: “Merde”). In epoche più recenti, sono notissimi i mugolamenti di Gould e Pollini. Gli improperi di Toscanini (anche in video) sono nella leggenda. Di rara diffusione è invece una registrazione di Guiomar Novaes, che a microfoni accesi, ripassando la Berceuse di Chopin a tempo moderato e con precisione, si indigna e litiga in tre lingue diverse con i tecnici della Vox perché non si sente rispettata abbastanza nelle sue esigenze artistiche durante la produzione di alcuni dischi chopiniani.
Ed ecco invece una citazione dal capitolo “Le misteriose vie delle giurie dei concorsi” che vi invitiamo a leggere poiché rende bene l’idea dello stile schietto e disinvolto con cui il maestro affronta i vari argomenti trattati nel volume:
Il momento delle votazioni, con certe commissioni, può essere traumatico non solo per la responsabilità e l’impegno con cui il giovane si sente spinto, ma anche perché ci sono maestri che confondono la simpatia verso il giovane studente per affetto, l’affetto per stima, e dunque per partito preso rifiutano da una giuria qualsiasi giudizio che non sia il Primo Premio anzi, a volte viene da pensare che se potessero rifiuterebbero di accettare anche quello, preferendo direttamente l’intitolazione del concorso o almeno la definitiva cessazione di futuri riconoscimenti, premi e targhe a successivi concorrenti e ulteriori rivali.
Inserisco qui un’amara considerazione: i giurati sono uomini, con tutte le loro passioni, e sono artisti abituati a proiettare in un regno di verità i propri odi e furori. La disonestà è dietro l’angolo. Alcuni nomi di celebri maestri sono circondati da leggende: si dice che nei concorsi dove uno di loro è in commissione vincano solo candidati che sono stati suoi studenti. A volte è vero che si percepisce qualcosa di sospetto nei risultati; ma a volte tale calunnia che circola sul comportamento del maestro è del tutto infondata. Prendiamo il caso di un altro famoso docente di Rombebai, con cui sono stato in commissione. Quando mi è capitato di essere in una commissione di concorso del quale costui era presidente, il suo comportamento era stato ineccepibile, assolutamente perfetto. Eppure i risultati finali erano pericolosamente tendenti al sospetto; a pensarci bene, il problema infatti non era lui, ma noi. Come può una commissione mettere un voto negativo a un candidato le cui idee interpretative sono state magari concordate con il maestro che in quel momento è il collega con cui si siede per giorni insieme in commissione, che si astiene dal votare dalla sedia accanto alla nostra? Mi ricordo bene con quanta signorilità un celebre direttore di un conservatorio della Nuova Guinea gestì i capricci di un giurato dell’Isola di Pasqua che si era astenuto dal voto per il suo studente, ma era rimasto offeso dal voto che il resto della commissione aveva calcolato per quel ragazzo (un voto in sé buono, ma solo appena sufficiente per garantire al candidato l’accesso alla finale). L’anziano maestro dell’Isola di Pasqua, al momento di dare i voti alle prove della seconda prova del concorso, mise 5 a tutti gli altri concorrenti, per poter abbassare la media generale e favorire il proprio studente per il quale non poteva votare. Essendo l’unico giurato a comportarsi così, il problema non ebbe conseguenze (l’unico risultato pratico fu che da allora non mi capitò più di rivedere quel professore in alcuna commissione di concorso dove mi capitò di essere inviato).
Conclusione
Con Musicista in pochi decenni il maestro salentino accompagna i lettori in una passeggiata colta, simpatica e simpatetica tra la scena e l’osceno – inteso come tutto ciò resta fuori dalla scena, inclusi i pensieri, i ricordi e le convinzioni maturate da un musicista di successo nell’arco di una vita di studi ed esibizioni in tutto il mondo.
Libetta stupisce con un libro unico e prezioso, utilissimo per gli aspiranti musicisti e in grado di divertire qualunque lettore.
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