Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di Addio alle armi di Ernest Hemingway. Il romanzo è pubblicato in Italia da Mondadori, con un prezzo di copertina di 14,00 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto)
Addio alle armi: trama del libro
Composto febbrilmente tra il 1928 e il 1929, “Addio alle armi” è la storia di amore e guerra che Hemingway aveva sempre meditato di scrivere ispirandosi alle sue esperienze del 1918 sul fronte italiano, e in particolare alla ferita riportata a Fossalta e alla passione per l’infermiera Agnes von Kurowsky. I temi della guerra, dell’amore e della morte, che per diversi aspetti sono alla base di tutta l’opera di Hemingway, trovano in questo romanzo uno spazio e un’articolazione particolari. È la vicenda stessa a stimolare emozioni e sentimenti collegati agli incanti, ma anche alle estreme precarietà dell’esistenza, alla rivolta contro la violenza e il sangue ingiustamente versato. La diserzione del giovane ufficiale americano durante la ritirata di Caporetto si rivela, col ricongiungimento tra il protagonista e la donna della quale è innamorato, una decisa condanna di quanto di inumano appartiene alla guerra. Ma anche l’amore, in questa vicenda segnata da una tragica sconfitta della felicità, rimane un’aspirazione che l’uomo insegue disperatamente, prigioniero di forze misteriose contro le quali sembra inutile lottare.
Approfondimenti sul libro
In ebook Addio alle armi (in pdf, epub e mobi) può essere acquistato al prezzo di euro 7,99.
Sul finire dell’estate di quell’anno eravamo in una casa in un villaggio che di là del fiume e della pianura guardava le montagne. Nel letto del fiume c’erano sassi e ciottoli, asciutti e bianchi sotto il sole, e l’acqua era limpida e guizzante e azzurra nei canali. Davanti alla casa passavano truppe e scendevano lungo la strada e la polvere che sollevavano copriva le foglie degli alberi. Anche i tronchi degli alberi erano polverosi e le foglie caddero presto quell’anno e si vedevano le truppe marciare lungo la strada e la polvere che si sollevava e le foglie che, mosse dal vento, cadevano e i soldati che marciavano e poi la strada nuda e bianca se non per le foglie.
La pianura era ricca di messi; c’erano molti frutteti e di là della pianura le montagne erano brune e spoglie. Sulle montagne si combatteva e di notte vedevamo i lampi delle artiglierie. Nell’oscurità erano come fulmini estivi, ma le notti erano fredde e non si aveva la sensazione di un temporale imminente.
A volte nell’oscurità sentivamo le truppe marciare sotto la finestra e passare i cannoni trainati dai trattori. C’era un gran traffico di notte e molti muli sulle strade, con cassette di munizioni ai due lati del basto, e camion grigi che portavano uomini, e altri camion coi carichi coperti da teloni, che si muovevano più adagio nel traffico. C’erano anche cannoni pesanti che passavano di giorno trascinati dalle trattrici, con le lunghe volate mascherate di rami verdi, e frasche e pampini verdi coprivano le trattrici. A nord guardavamo una valle e si vedeva un castagneto e, al di là di questo, un’altra montagna sulla stessa riva del fiume. Anche per quella montagna si combatteva, ma senza successo, e in autunno quando incominciarono le piogge le foglie caddero tutte dai castagni e i rami rimasero nudi e i tronchi neri di pioggia. Anche le vigne erano smilze e spoglie e tutta la campagna era bagnata e bruna e morta nell’autunno. C’erano nebbie sul fiume e nubi sulla montagna, e sulla strada i camion schizzavano fango e le truppe erano infangate e fradice sotto le mantelline; avevano i fucili bagnati, e sotto le mantelline le due giberne sul davanti delle cinture, scatole grigie di cuoio piene di caricatori con le sottili e lunghe cartucce da 6,5 mm, sporgevano sotto le mantelline di modo che gli uomini che passavano nella strada avevano l’aria di donne incinte di sei mesi.
C’erano piccole automobili grigie che passavano a grande velocità; di solito con un ufficiale accanto all’autista e parecchi altri sul sedile posteriore. Schizzavano fango perfino più dei camion, e se uno degli ufficiali seduto dietro fra due generali era piccolo, così piccolo che non gli si poteva vedere il viso ma soltanto la cima del berretto e la schiena stretta, e se l’auto andava più veloce del solito, era probabile che fosse il re. Stava a Udine e usciva a quel modo quasi ogni giorno per vedere come andavano le cose, e le cose andavano molto male.
Al principio dell’inverno vennero le piogge continue e con le piogge il colera. Ma riuscirono a fermarlo e in tutto l’esercito ne morirono soltanto settemila.
II
L’anno dopo ci furono molte vittorie. La montagna di là della valle e il fianco della collina col castagneto furono conquistati e ci furono vittorie di là della pianura sull’altopiano a sud e attraversammo il fiume in agosto e andammo a stare in una casa di Gorizia che aveva una fontana e molti grandi alberi ombrosi in un giardino cintato e da una parte un pergolato di glicini violacei. Ora i combattimenti si svolgevano nelle montagne adiacenti, meno di un miglio lontano. La città era molto carina e la casa molto bella. Il fiume scorreva dietro di noi e la città era stata conquistata molto bene, ma le montagne non eravamo riusciti a prenderle ed ero molto contento che gli austriaci avessero l’aria di voler ritornare nella città a guerra finita, perché così non la bombardavano per distruggerla ma soltanto un poco…
Per la biografia e la bibliografia completa dello scrittore francese rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Ernest Hemingway.
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