Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di L’amante di Danielle Steel, romanzo edito in Italia da Sperling & Kupfer con un prezzo di copertina di 14,90 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto). Il titolo è disponibile anche in eBook al prezzo di euro 9,99.
L’amante: trama del libro
La bellezza di Natasha Leonova le ha letteralmente salvato la vita. Notata per strada a Mosca dall’oligarca Vladimir Stanislas, è stata catapultata da una realtà di gelo, fame e miseria in un mondo di lusso inimmaginabile, yacht da mille e una notte, viaggi nelle località più esclusive del mondo. L’unico suo compito è rendere felice Vladimir, rispettare le regole e non fare mai domande sulle sue oscure attività o sulle persone con cui fa affari. Ma in una tiepida serata di giugno, in un borgo medievale in Costa Azzurra, avviene qualcosa di totalmente inaspettato. Natasha conosce Theo Luca, un giovane pittore di talento, e Vladimir mette gli occhi sulla collezione d’arte della famiglia Luca, che però non è in vendita. Nascono così due fatali ossessioni: quella di Theo per la bellissima e inavvicinabile ragazza russa, e quella di Vladimir per quei quadri che il suo denaro non può comprare. E Natasha, che si rende conto di vivere in una gabbia dorata, per la prima volta si trova a desiderare una libertà che non si era mai nemmeno permessa di sognare: la libertà di seguire il suo cuore. In gioco, però, c’è la sua stessa vita… e anche quella di Theo.
Il proprietario, Vladimir Stanislas, possedeva altri tre yacht di quella grandezza, dislocati in altrettanti angoli del mondo, e una barca a vela di novanta metri acquistata da un americano, ma che usava di rado. La sua nave preferita rimaneva la Princess Marina, chiamata così in onore della madre, morta quando il magnate aveva solo quattordici anni. Era una lussuosa isola itinerante, un concentrato di sfarzo e ostentazione che gli era costato una fortuna. Vladimir possedeva anche una delle ville più famose della costa, a St. Jean Cap Ferrat, comprata da una star del cinema, ma non si era mai sentito al sicuro sulla terraferma, dove le abitazioni di lusso, in particolare nel Sud della Francia, erano spesso bersaglio di furti e saccheggi. Al largo, protetto dall’equipaggio – composto in buona parte da professionisti della sicurezza esperti anche di misure antiterroristiche –, con un arsenale a disposizione e un sistema per l’intercettazione di missili, si sentiva tutelato e, soprattutto, in grado di cambiare rapidamente posizione in qualunque momento.
Vladimir Stanislas era uno degli uomini più ricchi non soltanto della Russia ma del mondo; deteneva il monopolio dell’acciaieria russa, accordatogli dal governo una ventina d’anni prima grazie agli importanti agganci coltivati in gioventù. Gli investimenti di Stanislas spaziavano anche nel settore petrolifero e in molte industrie sparse nel mondo. Era difficile quantificare il denaro di cui disponeva. A quarantanove anni, aveva un patrimonio stimato tra i quaranta e i cinquanta miliardi di dollari, calcolati in base agli affari e agli investimenti conosciuti. Era amico di parecchi pezzi grossi del governo nonché del presidente russo ed era noto a molti altri capi di Stato. Il favoloso yacht che brillava come un gioiello alla luce del crepuscolo era solo un piccolo simbolo delle sue relazioni e delle capacità di uomo d’affari che lo avevano portato tanto in alto.
Vladimir era ammirato e temuto al tempo stesso. Ciò che era riuscito a fare in diciannove anni di presenza sulla scena industriale russa di primo piano gli era valso il rispetto e l’invidia di molti personaggi del suo stesso calibro. Chi lo conosceva bene e aveva concluso affari con lui sapeva, però, che dietro quell’apparenza c’era molto di più. Aveva la reputazione di essere spietato e di non perdonare mai i propri nemici, ma possedeva anche un lato gentile: la passione per l’arte, l’amore per le cose belle e la conoscenza della letteratura erano qualità acquisite di recente. Preferiva la compagnia di gente come lui, aveva solo amici russi, tutti capitani d’industria. Anche le donne alle quali si era accompagnato erano sempre state della sua nazionalità. Sebbene avesse una splendida residenza a Londra, una villa nel Sud della Francia e uno spettacolare appartamento a Mosca, preferiva stare fra la sua gente. Era un uomo che aveva sempre ciò che voleva e faceva la parte del leone nella nuova economia russa.
Nonostante la sua importanza e influenza, si mescolava facilmente tra la folla; preferiva passare inosservato, non mettersi in mostra. Vestiva con semplicità e si spostava con estrema discrezione. Solo quando lo si guardava negli occhi si capiva chi e cosa era: un uomo di infinito potere, che osservava ciò che lo circondava con estrema attenzione. La linea dura della mascella, la stessa postura lasciavano intendere che non avrebbe tollerato un rifiuto, eppure, quando sorrideva, si intravedeva una scintilla di calore ben celato e al quale indulgeva di rado. Aveva zigomi alti e un’espressione particolare ereditata dagli avi mongoli, che aggiungevano un tocco di esotico. Le donne erano state incapaci di resistergli sin da quando era ragazzo, ma lui non si mostrava vulnerabile con nessuno. Non aveva legami affettivi, esercitava il controllo totale sul suo mondo e non si sarebbe accontentato di niente di meno.
Alto, robusto, biondo con occhi azzurro-ghiaccio e lineamenti scolpiti, Vladimir non era bello nel senso classico del termine, ma interessante, e nei rari momenti in cui abbassava la guardia, rilassandosi, emanava un’aura di calore e sentimentalità tipica di molti russi. Nella vita di Vladimir nulla capitava per caso o senza una precisa programmazione; ogni dettaglio era frutto di attenta riflessione e parte di un tutto più vasto. Aveva avuto molte amanti dalla sua ascesa al potere, ma non voleva figli e lo dichiarava con fermezza alle donne sin dall’inizio della frequentazione. Non tollerava sentirsi legato o vulnerabile. Non aveva famiglia e coltivava pochi affetti.
La maggior parte dei suoi conoscenti aveva almeno un figlio a relazione, di solito su insistenza delle compagne che, in questo modo, si garantivano un futuro finanziariamente solido. Vladimir si rifiutava di cedere a simili richieste. I bambini non rientravano nei suoi progetti, una decisione presa senza tentennamenti molto tempo addietro. Era piuttosto generoso con le donne, ma non faceva promesse per il futuro, e loro non osavano insistere né tentare di manipolarlo; Vladimir era come un serpente attorcigliato su se stesso pronto a colpire, sempre all’erta e potenzialmente impietoso. Sapeva essere gentile, ma chiunque lo avvicinasse percepiva chiaramente la sua innata ferocia. Se fosse stato provocato o ingannato, si sarebbe trasformato in un uomo pericoloso. Erano poche le persone che desideravano conoscere quel lato di lui, e fino a quel momento nessuna donna si era spinta tanto oltre. Natasha, la sua attuale compagna, sapeva che l’assenza di figli rappresentava una condizione imprescindibile per una storia con Vladimir, il quale aveva sempre ribadito che non ci sarebbe stato alcun matrimonio né nulla di lontanamente simile. Una volta definito il punto e raggiunto l’accordo, per lui l’argomento era chiuso. Quelle che avevano tentato di fargli cambiare idea o che gli avevano teso una trappola erano state liquidate senza indugi, con una discreta somma nelle tasche ma nulla che potesse essere paragonabile ai privilegi di cui avrebbero goduto se si fossero comportate diversamente. Vladimir non scendeva a compromessi, tranne quando gli serviva per ricavare vantaggi negli affari. Ascoltava sempre la testa, non il cuore, in ogni cosa che faceva. Non si fidava di nessuno e aveva imparato sin dalla più giovane età a confidare solo in se stesso. Le lezioni apprese da ragazzino erano state determinanti.
Aveva consolidato sempre più la sua posizione ammassando un’immensa ricchezza a ritmi frenetici; ormai lo si sarebbe potuto definire un uomo nella stratosfera della popolarità con un potere quasi illimitato e un patrimonio solo lontanamente immaginabile. Sapeva godere dei frutti delle sue fatiche. Gli piaceva ostentare i tanti lussi ai quali indulgeva e che per lui erano come giocattoli: le case, le barche, le favolose auto sportive, un aeroplano, due elicotteri che usava di continuo per spostarsi, la collezione d’arte che incarnava la sua passione. Circondarsi di bellezza era importante perché amava possedere il meglio di ogni cosa.
Aveva poco tempo per le sciocchezze, ma non esitava a divertirsi quando ne aveva la possibilità. Il lavoro era sempre al primo posto nei suoi pensieri: era costantemente concentrato sull’affare che stava per concludere, ma di tanto in tanto si concedeva istanti di relax. Aveva pochi amici, una cerchia composta dagli uomini influenti con i quali stringeva accordi commerciali oppure dai politici verso cui aveva qualche debito di riconoscenza. Non temeva il rischio e non tollerava la noia. Vladimir aveva una mente fulminea. Stava insieme alla sua attuale compagna da sette anni e, a parte qualche rara eccezione – non inusuale per uomini come lui –, le era sempre stato fedele. Non aveva tempo per le avventure che, tra l’altro, lo interessavano poco. Lei lo soddisfaceva sotto tutti i punti di vista.
Natasha Leonova era senza dubbio la donna più bella che avesse mai conosciuto. L’aveva vista per la prima volta in una strada di Mosca, intirizzita dal gelo dell’inverno, giovane e orgogliosa; le era piaciuta subito, sebbene all’inizio avesse resistito alle sue profferte di aiuto e avesse dovuto attendere per conoscerla meglio. Dopo un anno di costanti attenzioni, Natasha aveva ceduto diventando la sua amante a soli diciannove anni.
Per la biografia e la bibliografia completa della scrittrice newyorchese rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Danielle Steel.
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