Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di Andromeda di Michael Crichton. Il romanzo è pubblicato in Italia da Garzanti con un prezzo di copertina di 9,90 euro (ma online lo si può acquistare con il 5% di sconto)
Andromeda: trama del libro
Se in una bottiglia può trovar posto un numero di batteri dieci volte maggiore del numero degli abitanti del pianeta, allora è probabile che un eventuale incontro dell’uomo con una forma di vita extraterrestre avvenga su un piano ben diverso da quanto immaginato da certi scrittori affetti da romanticismo. Arizona, fine anni Sessanta. Un satellite, atterrato dopo aver compiuto la sua missione nello spazio, sparge una terribile, misteriosa malattia… La scoperta del ceppo Andromeda provoca un vero terremoto nella comunità scientifica: “quasi tutti gli interessati alternano momenti di brillante intuito a momenti d’inspiegabile stupidità”. In gioco la vita stessa dell’uomo sulla Terra.
Approfondimenti sul libro
L’ebook di Andromeda (in pdf, epub e mobi) può essere acquistato al prezzo di euro 7,99.
L’uomo teneva un binocolo in mano. Cominciò così: con un uomo in piedi sul ciglio della strada, sopra un’altura che dominava un paesino dell’Arizona, in una notte d’inverno.
Probabile che il binocolo fosse scomodo da maneggiare per il tenente Roger Shawn. Il metallo freddo, l’uomo impacciato dal giubbone imbottito e dai guanti pesanti. Il respiro, uscendo con un sibilo nell’aria imbiancata dalla luna, di sicuro gli appannava le lenti. Shawn deve essere stato costretto a interrompersi per pulirle ripetutamente, con un dito tozzo nei guanti.
Impossibile che abbia ignorato la futilità di quel gesto. Il binocolo non serviva a chi voleva spingere lo sguardo nell’interno di quel paesino, e scoprirne i segreti. Shawn sarebbe rimasto sbalordito se qualcuno gli avesse detto che gli uomini che finalmente vi riuscirono avrebbero usato strumenti un milione di volte più potenti di un binocolo.
C’è qualcosa di malinconico, di sciocco e molto umano, nell’immagine di Shawn appoggiato a un masso, coi gomiti puntati sulla roccia e il binocolo in equilibrio davanti agli occhi. Scomodo che fosse, il binocolo era almeno un oggetto familiare, che si teneva in mano volentieri. E stava per essere una delle ultime sensazioni familiari di Shawn, prima di morire.
Quello che accadde in seguito possiamo immaginarlo e tentare di ricostruirlo.
Il tenente Shawn scrutò il paese lentamente e con metodo. Vedeva bene che non era grande: non più di una mezza dozzina di case di legno, disposte lungo la strada maestra. C’era un grande silenzio: niente luci, nessuna attività, neanche un suono portato dal vento leggero.
Shawn spostò l’attenzione dal paese ai colli circostanti, bassi, polverosi e smussati, con una vegetazione intristita e, qua e là, una pianta di iucca vizza e incrostata di neve. Oltre le colline, altre colline, e poi la distesa uniforme del deserto del Mojave, sterminata e impraticabile. Gli indiani lo chiamavano Il Paese dai Confini Sperduti.
Il tenente Shawn sentì un brivido lungo la schiena; il mese di febbraio è il più freddo. Erano passate le dieci. Tornò indietro, lungo la strada, verso il Ford Econovan, con la grossa antenna rotante sul tetto. Il motore, al minimo, mandava un ronzio basso: l’unico rumore che si udisse. Shawn aprì gli sportelli posteriori ed entrò nel furgone, tirandoseli dietro.
Si trovò immerso in una luce rosso cupo: una luce notturna, perché non restasse accecato quando usciva. Alla luce rossa le file di strumenti e apparecchi elettronici mandavano bagliori verdastri.
Dentro, il soldato semplice Lewis Crane, tecnico elettronico, anche lui infagottato in un giubbone, era curvo su una carta geografica, e faceva dei calcoli basandosi, di tanto in tanto, sugli strumenti che aveva di fronte.
Shawn domandò a Crane se era sicuro che fossero arrivati sul posto, e Crane gliene diede conferma. Erano molto stanchi tutt’e due: partiti da Vandenberg, avevano viaggiato tutto il giorno, alla ricerca dell’ultimo satellite Scoop. Nessuno dei due s’intendeva molto degli Scoop: sapevano soltanto che erano una serie di capsule segrete destinate ad analizzare gli strati superiori dell’atmosfera e poi far ritorno sulla terra. Shawn e Crane avevano l’incarico di trovare le capsule una volta ridiscese sul nostro pianeta.
Per facilitare le operazioni di recupero, i satelliti erano muniti di segnalatori elettronici che cominciavano a trasmettere impulsi quando si trovavano a ottomila metri di altezza.
Ecco perché il furgone aveva una così ricca apparecchiatura di radiolocalizzazione. In sostanza, eseguiva da solo la triangolazione. Nel gergo militare, era nota come triangolazione con una singola unità e, benché lenta, era efficacissima. Si procedeva abbastanza semplicemente: il furgone si fermava per stabilire la propria posizione, registrando la forza e la direzione del fascio di onde radio emesso dal satellite. Fatto questo, ripartiva nella direzione più probabile e percorreva una trentina di chilometri. Poi si fermava a prendere nuove coordinate. In tal modo era possibile segnare sulla carta una serie di vertici trigonometrici, e il furgone poteva avvicinarsi al satellite secondo un percorso a zig-zag, fermandosi ogni trenta chilometri per correggere gli errori. Un metodo più lento che se si fossero usati due furgoni, ma più sicuro: due furgoni in una sola zona, pensavano quelli dell’esercito, avrebbero potuto destare dei sospetti.
Per sei ore il furgone aveva accorciato la distanza che lo separava dallo Scoop. Erano quasi arrivati, ormai.
Crane tamburellò sulla carta con una matita e disse il nome del paesino ai piedi del colle: Piedmont, Arizona. Popolazione: quarantotto abitanti. I due uomini scoppiarono in una risata, senza riuscire a scacciare l’intima preoccupazione. Il luogo di arrivo previsto era circa venti chilometri a nord di Piedmont. I calcoli di Vandenberg si basavano sulle osservazioni radar e sulle stime della traiettoria fatte da un calcolatore 1410. In genere le previsioni non sbagliavano più di qualche centinaio di metri.
Eppure non si poteva smentire l’impianto radio-direzionale, che aveva localizzato il trasmettitore del satellite proprio al centro del paese. Forse, disse Shawn, qualcuno lo aveva visto scendere, e forse l’aveva recuperato, portandolo a Piedmont.
Sembrava un’idea ragionevole. Ma se un abitante di Piedmont si fosse imbattuto in un satellite americano appena venuto dallo spazio l’avrebbe sicuramente detto a qualcuno: ai giornalisti, alla polizia, alla NASA, all’esercito; a qualcuno, insomma.
Nessuno, invece, ne aveva saputo niente.
Shawn tornò a scendere dal furgone, seguito da Grane, rabbrividendo quando l’aria fredda lo investì. Insieme, i due uomini contemplarono il paesino.
Era tranquillo, ma completamente buio. Shawn notò che erano spente anche le luci del distributore di benzina e del motel. Eppure rappresentavano l’unica stazione di servizio e l’unico albergo per automobilisti in un raggio di molti chilometri.
E poi notò gli uccelli.
Li vedeva bene, nel chiarore della luna piena. Erano grossi, planavano sopra le case descrivendo cerchi lentissimi, passavano come ombre nere sulla faccia della luna. Chissà perché prima non li aveva notati, si disse Shawn; e chiese a Grane cosa ne pensava.
Crane disse che non ci capiva nulla. Scherzando, aggiunse: «Saranno poiane».
«Infatti», disse Shawn. «È proprio quello che sembrano.»
Crane scoppiò in un risolino nervoso, col fiato che fischiava nella notte. «Ma perché dovrebbero esserci delle poiane, da queste parti? Arrivano solo quando c’è qualche carogna.»
Shawn si accese una sigaretta, tenendo le mani a coppa intorno all’accendino per riparare la fiamma dal vento. Non disse nulla ma abbassò lo sguardo agli edifici, allo scuro profilo del paesino. Poi scrutò ancora una volta le case col binocolo, senza vedere segno di vita né di movimento.
Alla fine abbassò il binocolo e lasciò cadere la sigaretta sulla neve scricchiolante, dove sfrigolò e si spense.
Si rivolse a Crane e disse: «Sarà meglio andare a vedere».
Per la biografia e la bibliografia completa dello scrittore e regista statunitense rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Michael Crichton.
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