Corredata da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di La ragazza dello Sputnik di Haruki Murakami, romanzo edito in Italia da Einaudi con un prezzo di copertina di 15,00 euro (ma acquistabile online con il 15% di sconto). Il titolo è disponibile anche in eBook al prezzo di euro 6,99.
Gli assalti alle panetterie: trama del libro
Un gruppo di giovani male in arnese è cosi affamato da decidere di ricorrere agli estremi rimedi: rapinare una panetteria. Non per il denaro, ma per il pane. Quando arrivano però nel negozio scelto “per il colpo” hanno la prima di molte sorprese. Il panettiere non si opporrà in nessun modo all’esproprio, anzi sarà ben felice di dare loro il pane, a patto che facciano una cosa, una cosa molto semplice per lui: ascoltare un brano di Wagner…
Prosegue la “serie di fuori serie” dei racconti di Murakami illustrati da artisti italiani e internazionali. Questa volta a dare forma e colore alle atmosfere del maestro giapponese è Igort, al secolo Igor Tuveri.
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Cos’era a provocare una fame simile? La mancanza di cibo, naturalmente. E come mai non avevamo cibo a sufficienza? Perché non possedevamo niente da poter dare in cambio di viveri. Quanto alla causa di questa situazione, molto probabile che fosse la nostra mancanza di fantasia. Anzi, forse c’era un collegamento diretto tra la mancanza di fantasia e la fame.
Comunque non ha importanza.
Dio era morto, al pari di Marx e di John Lennon. E noi eravamo famelici. Il risultato fu che decidemmo di compiere un reato. Non era la fame a spingerci a fare il male, no. Il male si trasformava in bisogno di cibo per istigarci a delinquere. Non me ne intendo molto, ma era qualcosa vicino all’esistenzialismo.
– Senti, io dò di matto, – disse il mio amico. Una triviale e perfetta sintesi della situazione.
Non c’era da stupirsene. Negli ultimi due giorni avevamo bevuto solo acqua. Una volta avevamo provato a mangiare delle foglie di girasole, ma non ce la sentivamo di farlo di nuovo.
Ragion per cui ci armammo di coltelli da cucina e partimmo alla volta della panetteria. La quale si trovava nel centro del quartiere commerciale, tra un negozio di futon e una cartoleria. Il padrone era un uomo calvo che aveva passato la cinquantina, ed era un membro del Partito comunista. I coltelli stretti in mano, ci avviammo lentamente verso il quartiere commerciale. Avete presente il finale di Mezzogiorno di fuoco? Man mano che ci avvicinavamo, la fragranza del pane caldo si faceva piú forte. E piú intenso era l’odore, piú cresceva la nostra propensione a delinquere. L’idea di attaccare una panetteria e, al contempo, un membro del Partito comunista ci eccitava, ci metteva in uno stato di esaltazione simile a quello della Gioventú Hitleriana.
Era già pomeriggio inoltrato e nel negozio c’era solo una cliente. Una donna di mezza età piuttosto sciatta che teneva la borsa appesa con incuria a una spalla. Intorno a lei aleggiava un’aura pericolosa: era quel tipo di donna che manda a monte i piani criminali. Perlomeno, è quello che succede sempre nelle serie televisive. Con gli occhi, feci cenno al mio amico di non muoversi finché lei non fosse uscita. I coltelli nascosti dietro la schiena, facemmo finta di guardare il pane esposto sugli scaffali.
Dopo un tempo infinito − c’era da uscire pazzi −, con una prudenza degna dell’acquisto di un armadio o di una coiffeuse a tre specchi, la donna finalmente prese con le pinze un melonpan1 e un krapfen, e li posò sul suo vassoietto. Ma non crediate che sia andata subito a pagare. No, per lei quel melonpan e quel krapfen erano semplici ipotesi. O un polo remoto, un estremo Nord per adattarsi al quale aveva bisogno di tempo.
Col passare dei minuti, il melonpan cominciò a perdere il suo stato di ipotesi. La donna scuoteva la testa, con l’aria di chiedersi perché mai avesse preso quella roba. No, era la scelta sbagliata, sembrava pensare. Troppo dolce. Rimise il melonpan al suo posto, e in cambio, dopo qualche esitazione, depose sul vassoietto due croissant. Una nuova ipotesi era nata. L’iceberg cominciava a scricchiolare, mentre un raggio di sole primaverile iniziava a farsi strada fra le nuvole.
– Cosa sta aspettando? – sibilò il mio amico. – Facciamo fuori anche la vecchia, già che ci siamo.
– Aspetta…
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