Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di Il buio oltre la siepe di Harper Lee. Il romanzo è pubblicato in Italia da Feltrinelli con un prezzo di copertina di 9,50 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto)
Il buio oltre la siepe trama del libro
In una cittadina del “profondo” Sud degli Stati Uniti, all’inizio degli anni 30, l’onesto avvocato Atticus Finch è incaricato della difesa d’ufficio di un “negro” accusato di violenza carnale, il bracciante Tom Robinson; Finch riuscirà a dimostrarne l’innocenza (e la colpevolezza del padre della vittima, il crudele Bob Ewell), ma Robinson sarà ugualmente condannato a morte. La vicenda, che è solo l’episodio centrale del romanzo, è raccontata da Scout, la figlia di Atticus, un Huckleberry in gonnella, che scandalizza le signore con un linguaggio non proprio ortodosso, testimone e protagonista di fatti che nella loro atrocità e violenza non riescono mai a essere più grandi di lei. Nel suo raccontare lieve e veloce, ironico e pietoso, rivive il mondo dell’infanzia che è un po’ di tutti noi, con i suoi miti, le sue emozioni, le sue scoperte.
Approfondimenti sul libro
In ebook Il buio oltre la siepe (in pdf, epub e mobi) può essere acquistato al prezzo di 6,99 euro.
Poi, quando di anni ne furono trascorsi tanti da poterli ormai ricordare e raccontare, ogni tanto si discuteva di come erano andate le cose, quella volta. Secondo me tutto cominciò a causa degli Ewell, ma Jem, che ha quattro anni più di me, diceva che bisognava risalire molto più indietro, e precisamente all’estate in cui capitò da noi Dill e per primo ci diede l’idea di far uscire di casa Boo Radley.
Ma allora, ribattevo io, se si voleva proprio risalire alle origini, perché non dire che la colpa era di Andrew Jackson? Se il generale Jackson non avesse incalzato gli indiani creek lungo il ruscello, Simon Finch non avrebbe risalito l’Alabama con la sua piroga, e dove saremmo noi, a quest’ora? Eravamo troppo grandi, ormai, per risolvere la controversia a botte; consultammo nostro padre Atticus, e lui disse che avevamo ragione tutti e due.
Siccome eravamo nel Sud, per alcuni di noi in famiglia era fonte di vergogna il fatto di non contare antenati che, dall’una o dall’altra parte, avessero combattuto a Hastings. Non avevamo che Simon Finch, un farmacista cacciatore di pellicce venuto dalla Cornovaglia, la cui religiosità era superata soltanto dalla taccagneria. In Inghilterra, a Simon non era piaciuta la persecuzione nei confronti di quelli che si dicevano metodisti per mano dei confratelli più liberali, e poiché anche lui si sentiva metodista, s’era deciso ad attraversare l’Atlantico, era sbarcato prima a Filadelfia, poi in Giamaica e quindi a Mobile, e infine aveva risalito il fiume Saint Stephens. Memore dei rimproveri di John Wesley a chi spreca parole per comprare e vendere, Simon aveva fatto fortuna praticando la medicina, ma anche in questa attività si sentiva infelice perché temeva sempre di cadere nella tentazione di fare qualcosa che non avesse per fine la gloria di Dio, come mettersi addosso ori e abiti sontuosi. Così Simon, dimenticate le parole del suo maestro contro la proprietà di beni terreni, acquistò tre schiavi e con il loro aiuto fondò una fattoria sulle rive dell’Alabama, una quarantina di miglia a nord di Saint Stephens. Ritornò a Saint Stephens una volta sola, per procurarsi una moglie, e con lei originò una discendenza composta in prevalenza di figlie. Simon visse fino a tardissima età e morì ricco.
Da allora, gli uomini della famiglia abitarono per tradizione nella casa fondata da Simon, l’“Approdo dei Finch”, e coltivarono il cotone. La proprietà era autosufficiente; l’Approdo, pur essendo un possedimento modesto in confronto agli imperi agricoli che lo circondavano, produceva tutto il necessario per vivere, salvo il ghiaccio, la farina di frumento e il vestiario, che si facevano venire, via fiume, da Mobile.
Se fosse stato vivo, Simon avrebbe assistito furioso, ma impotente, ai disordini tra Nord e Sud, che lasciarono i suoi discendenti spogli di tutto fuorché della terra; pure, la tradizione che li legava a quei campi non subì interruzioni sino alla fine dell’Ottocento, quando mio padre, Atticus Finch, andò a Montgomery a studiare legge e suo fratello minore, John, a Boston a studiare medicina. La sorella Alexandra fu la sola, dei Finch, che rimase all’Approdo; sposò un uomo taciturno che trascorreva la maggior parte del suo tempo in un’amaca presso il fiume a chiedersi se le trote avevano abboccato agli ami.
Quando mio padre fu abilitato, ritornò a Maycomb e si dedicò alla professione. Situata a una ventina di miglia a est dell’Approdo dei Finch, Maycomb era il capoluogo della contea. Lo “studio” di Atticus, in tribunale, consisteva più che altro in un appendiabito, una sputacchiera, una scacchiera e un intonso Codice dell’Alabama. I suoi primi clienti furono gli ultimi due cui toccò di morire impiccati nel carcere della contea. Atticus aveva cercato in ogni modo di convincerli ad accettare la generosità del governo: potevano dichiararsi colpevoli di omicidio preterintenzionale e avrebbero avuto salva la vita; ma erano due Haverford, e nella contea di Maycomb era come dire due imbecilli. I due Haverford avevano accoppato il miglior fabbro di Maycomb per via di un malinteso, sorto, sostenevano, perché lui s’era tenuto una giumenta non sua, ed erano stati tanto imprudenti da farlo in presenza di tre testimoni; dopodiché avevano preteso di impostare la propria difesa sul fatto che “quel bastardo era andato a cercar grane”; e questo, secondo loro, doveva bastare a giustificarli. Si intestardirono a dichiararsi innocenti, e Atticus non poté far altro che assistere alla dipartita dei suoi clienti; di qui probabilmente ebbe origine la profonda antipatia di mio padre per la professione di penalista.
Nei primi cinque anni che passò a Maycomb, Atticus più che al diritto si dedicò alla finanza, e i guadagni li investì nell’istruzione del fratello minore. John Hale Finch aveva dieci anni meno di mio padre e aveva deciso di studiare medicina perché a quel tempo coltivare il cotone non rendeva nulla; ma è anche vero che, avviato zio Jack alla sua professione, ad Atticus era rimasta pur sempre una rendita soddisfacente. Maycomb gli piaceva; era nato e cresciuto in quella contea, conosceva la gente, la gente conosceva lui, e, grazie alla solerzia di Simon Finch, Atticus si trovava imparentato per sangue o per matrimonio con quasi tutte le famiglie della città.
Maycomb era una vecchia città, e quando la conobbi io era una città vecchia e stanca. Nei giorni di pioggia le strade si trasformavano in una fanghiglia rossa, sui marciapiedi cresceva l’erba, e il palazzo del tribunale sprofondava a poco a poco nella piazza. A quei tempi faceva anche in un certo senso più caldo che adesso, e, come si suol dire, un cane nero soffriva parecchio in una giornata d’estate. Le mule ossute attaccate ai carri di Hoover scacciavano le mosche con la coda all’ombra afosa delle querce della piazza, e i colletti inamidati degli uomini erano già flosci alle nove di mattina. Le signore facevano il bagno prima di mezzogiorno e lo rifacevano dopo il sonnellino delle tre pomeridiane, e al calar della sera parevano morbidi pasticcini da tè canditi di sudore e talco profumato.
La gente si muoveva lentamente. Passeggiavano pian piano per la piazza, entravano e uscivano pigramente dai negozi strascicando i piedi, e facevano tutto con molta calma. La giornata era, sì, di ventiquattr’ore, ma pareva più lunga. La fretta era ignorata perché non c’era dove andare, nulla da comprare (a parte il fatto che mancava anche il denaro per comprarlo), e nulla da vedere fuori dei confini della contea di Maycomb. Eppure era un’epoca di confuso ottimismo per una parte della popolazione: qualcuno aveva detto, di recente, alla gente di Maycomb, che non doveva temere nulla, tranne il timore.
Atticus, Jem e io vivevamo nella strada principale del quartiere residenziale, e con noi c’era anche Calpurnia, la cuoca. Jem e io eravamo abbastanza soddisfatti di nostro padre: giocava con noi, leggeva per noi ad alta voce e ci trattava con cortese distacco.
Calpurnia era una personalità completamente diversa. Angolosa, ossuta, era miope, strabica, e aveva le mani larghe come le assi di un letto e dure il doppio. Non faceva che cacciarmi dalla cucina chiedendomi perché non mi comportassi bene come Jem (eppure lo sapeva che Jem era più grande di me!), o mi chiamava in casa proprio quando meno ero disposta a tornarci. Le nostre battaglie erano epiche e monotone: vinceva sempre Calpurnia, soprattutto perché Atticus puntualmente prendeva le sue parti. Stava con noi da quando era nato Jem, e per quel che ricordavo la sua presenza tirannica m’aveva sempre ossessionata.
Per la biografia e la bibliografia completa della scrittrice rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Harper Lee.