Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di La caduta dei tre regni di Morgan Rhodes, primo volume della saga dei tre regni. Il romanzo è pubblicato in Italia da TEA, con un prezzo di copertina di 6,90 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto).
La caduta dei tre regni: trama del libro
In un mondo in decadenza e sul’orlo dell’abisso – flagellato da lunghi periodi di siccità e da inverni interminabili -, tre giovani sono destinati a incontrarsi e ad affrontare insieme epiche battaglie, intrighi di corte e tradimenti. Perché la guerra è alle porte, e il futuro dei tre regni è nelle loro mani. Regno di Auranos. L’erede al trono sta morendo. Sebbene il palazzo reale sia gremito di medici e guaritori giunti da ogni angolo del regno, nessuno è ancora riuscito a sconfiggere il male che l’affligge. Cleo però non vuole arrendersi e, pur di salvare la sorella, parte alla volta di Paelsia in cerca dell’ultima Guardiana, la maga che, secondo la leggenda, possiede delle erbe in grado di curare qualsiasi malattia. E non importa se, per trovarla, Cleo dovrà mettere a rischio la sua stessa vita… Regno di Paelsia. Si è trattato di un incidente: durante una rissa, un nobile di Auranos ha accoltellato un giovane di Paelsia. Ma per Jonas, che ha visto il fratello spirare davanti ai propri occhi, rappresenta l’ennesima umiliazione. Per troppo tempo ha sopportato i soprusi perpetrati contro la sua gente. E giunto il tempo di organizzare una ribellione. E non importa se, per riuscirci, Jonas dovrà stringere un’alleanza col diavolo, il temibile signore di Limeros… Regno di Limeros. Lo chiamano il Re del Sangue. E crudele, inflessibile, manipolatore. Eppure Magnus non credeva che, per ottenere la vittoria contro Auranos, suo padre fosse disposto a sacrificare persino la principessa Lucia.
Approfondimenti sul libro
La caduta dei tre regni è in vendita anche in formato eBook al prezzo di euro 4,99.
Avevano lasciato il porto meno di due ore prima e lui era già ubriaco: non che ci fosse di che stupirsi, conoscendo il soggetto.
Cleo lanciò un’occhiata alla guardia di palazzo che li scortava. Dal suo sguardo, era evidente che al giovane non piacesse vedere Aron troppo vicino alla principessa di Auranos. Ma non c’era motivo di preoccuparsi. Anche se alla cintura portava un pugnale tempestato di gemme, Aron non era più pericoloso di una farfalla. Anzi di una farfalla ubriaca.
«Non potrei essere più d’accordo», gli rispose lei, con una piccola bugia.
«Quanto mancherà?» chiese Mira.
Era una ragazza splendida, con lunghi capelli rosso scuro e una pelle liscia e perfetta. Oltre a essere amica di Cleo, Mira era la dama di compagnia di sua sorella maggiore, Emilia. Un improvviso mal di testa l’aveva costretta a casa, tuttavia Emilia aveva insistito affinché Mira accompagnasse lo stesso Cleo in quel viaggio. Quando la nave era giunta al porto, la maggior parte dei loro amici aveva preferito restare a bordo, mentre Cleo e Mira avevano accompagnato Aron, deciso a raggiungere un villaggio vicino in cerca del vino «perfetto». Nelle cantine del palazzo erano stipate migliaia di bottiglie provenienti da Auranos e da Paelsia, ma Aron aveva sentito parlare di un vigneto particolare la cui produzione era ritenuta ineguagliabile. Così, dietro sua richiesta, Cleo aveva preso una delle navi di suo padre e aveva invitato diversi amici a unirsi alla caccia al vino perfetto.
«Bisognerebbe chiedere ad Aron. È lui a capo della spedizione.» Cleo si strinse addosso il mantello orlato di pelliccia per proteggersi dal freddo pungente.
Anche se il terreno era sgombro dalla neve, qualche fiocco cominciava a cadere sul sentiero sassoso. Paelsia era molto più a nord di Auranos, ma la temperatura aveva comunque colto Cleo di sorpresa. Nel suo regno, il clima era sempre mite, anche nei mesi invernali; le colline restavano sempre verdeggianti, punteggiate di robuste piante di olivi e acri su acri di ricco terreno coltivato. Paelsia, invece, era l’opposto: non si vedeva altro che grigio e polvere a perdita d’occhio.
«Quanto mancherà?» ripeté Aron. «Quanto mancherà? Mira, mia cara, le cose buone richiedono tempo, ricordatelo.»
«Mio signore, sono la persona più paziente del mondo, ma mi fanno male i piedi.» Per addolcire la lamentela, gli sorrise.
«È una splendida giornata, e sono così fortunato da trovarmi in compagnia di due donne magnifiche. Dobbiamo ringraziare la dea per l’accoglienza che ci ha riservato in questa terra.»
Cleo notò che la guardia aveva alzato gli occhi al cielo tuttavia, quando si accorse che lei l’aveva visto, il giovane non distolse subito lo sguardo, come avrebbe fatto chiunque altro: rimase a fissarla a testa alta, con un’aria di sfida che la affascinò. E in quel momento si rese conto che non aveva mai visto quella guardia prima di allora.
«Come ti chiami?» le chiese.
«Theon Ranus, vostra altezza.»
«Bene, Theon, hai qualche commento da fare a proposito di questa nostra passeggiata pomeridiana?»
Aron ridacchiò e bevve dalla sua fiaschetta.
«No, principessa.»
«Me ne sorprendo, dal momento che sarai tu a trasportare le casse di vino alla nave.»
«Sono onorato di servirvi.»
Cleo lo squadrò per un attimo. Aveva i capelli del colore del bronzo scuro, la pelle abbronzata e liscia. Sembrava più uno dei suoi ricchi amici rimasti sulla nave che una delle guardie armate che il padre le aveva dato come scorta.
A quanto pareva, Aron stava pensando la stessa cosa. «Non sei un po’ giovane per essere una guardia di palazzo? Avrai la mia età», biascicò, osservando il ragazzo con le palpebre socchiuse.
«Ho diciotto anni, mio signore.»
«Però! Mi correggo. Sei immensamente più vecchio di me.»
«Ma se avete solo un anno di differenza!» sottolineò Cleo.
Lui sorrise. «Un anno può essere una beata eternità. E io ho intenzione di godermi sino in fondo la mia giovinezza… e la mancanza di responsabilità, almeno finché dura.»
Cleo lo ignorò, perché quando aveva sentito il nome della guardia nella sua mente era scattato qualcosa. Mentre usciva da un consiglio, suo padre aveva detto qualcosa a proposito della famiglia del ragazzo. Il padre di Theon era morto una settimana prima, in seguito a una caduta da cavallo. Si era spezzato il collo.
«Le mie condoglianze per la perdita di tuo padre. Simon Ranus era la migliore guardia del corpo di mio padre», gli disse con sincerità.
Theon annuì. «Era molto orgoglioso del suo incarico. E spero che, quando re Corvin dovrà scegliere il suo sostituto, avrò l’onore di essere tra i candidati.» Sembrava stupito, come se non si fosse aspettato che lei sapesse della morte del padre. Sul suo sguardo scese un velo di tristezza. «Grazie per le vostre parole gentili, altezza.»
Aron sbuffò e Cleo lo fulminò con lo sguardo. «È stato un buon padre?» chiese.
«Il migliore. Mi ha insegnato tutto quello che so, da quando sono diventato abbastanza grande da tenere in mano una spada.»
Lei annuì con benevolenza. «Allora la sua saggezza continuerà a vivere grazie a te.»
Ora che la bellezza oscura della guardia aveva attirato la sua attenzione, Cleo trovava difficile tornare a concentrarsi su Aron, la cui figura esile e la pelle chiara erano frutto di una vita trascorsa tra le comode mura di un palazzo. Theon invece aveva spalle larghe, braccia e torace muscolosi, e riempiva l’uniforme blu scuro della guardia di palazzo meglio di quanto lei non avrebbe mai creduto possibile.
Sentendosi in colpa, la principessa si costrinse a tornare a rivolgersi ai suoi amici. «Aron, ti do ancora mezz’ora, poi dovremo tornare alla nave. Non possiamo farci aspettare troppo.»
Gli auraniani apprezzavano la buona compagnia, ma non erano famosi per la loro pazienza. Tuttavia, dato che erano arrivati al porto paelsiano sulla nave del padre di Cleo, sarebbero stati costretti ad aspettare il suo ritorno prima di poter ripartire.
«Il mercato è proprio laggiù.»
Davanti a loro s’intravedeva un gruppo di bancarelle di legno e tende consunte, che distava una decina di minuti di cammino. Era il primo segno di civiltà che incontravano da quando, un’ora prima, avevano superato un falò intorno al quale era radunato un gruppetto di ragazzini vestiti di stracci.
«Presto mi direte se ne è valsa la pena o no di affrontare il viaggio.»
Si diceva che il vino paelsiano non avesse eguali in nessun altro Paese. Era un nettare degli dei: dolce, equilibrato, non dava mai emicranie o malesseri il giorno dopo, per quanto se ne bevesse. Secondo alcuni, nel suolo del regno operava una potente magia della terra che si trasmetteva agli acini d’uva, rendendoli l’unica cosa perfetta in un luogo funestato dall’imperfezione.
Cleo non aveva intenzione di assaggiarlo. Non ne beveva più da molti mesi. Prima di allora aveva consumato fin troppo vino auraniano, per quanto il suo sapore non fosse poi troppo migliore dell’aceto. Ma la gente – o almeno Cleo – non lo beveva certo per il gusto, quanto per l’ebbrezza che dava, per la sensazione di non avere un problema al mondo. L’ubriachezza, però, spazzando via l’ancora che teneva legati alla riva, poteva far naufragare in acque pericolose. E Cleo non aveva nessuna voglia di bere qualcosa di più forte dell’acqua o di un succo di pesca, nel prossimo futuro.
In compenso, Aron svuotò la fiaschetta, scolandosi sia la sua parte sia quella di lei, come sempre. E come sempre non si sarebbe scusato per il comportamento che aveva mentre era sotto gli effetti dell’alcol. Eppure, nonostante tutti i suoi difetti, non pochi a corte ritenevano che il re avrebbe scelto proprio lui come promesso sposo di Cleo. Il solo pensiero la faceva rabbrividire. Tuttavia non poteva evitare quel ragazzo. Perché Aron conosceva il suo segreto. E, anche se non ne parlavano da diverso tempo, era sicura che non l’aveva dimenticato. Né l’avrebbe mai fatto.
Se qualcuno l’avesse scoperto, per lei sarebbe stata la fine.
Per quello sopportava la sua presenza col sorriso sulle labbra. Nessuno avrebbe mai immaginato quanto lo detestasse.
«Eccoci arrivati», annunciò infine Aron mentre attraversavano i cancelli del mercato del villaggio.
Oltre i banchi, sulla destra, Cleo vide alcune casette e fattorie non troppo lontane. Anche se assai meno opulente delle tenute della campagna auraniana, con sua grande sorpresa, notò che quelle piccole abitazioni d’argilla, coi tetti di paglia e con le finestre minuscole, erano pulite e ben tenute, diversamente da quelle che avevano superato durante il viaggio.
Paelsia era una terra di poveri bifolchi, governata non da un re bensì da un capoclan, che a detta di alcuni era un potente stregone. Anche se confinava con Auranos, Cleo non ne sapeva molto; solo, di tanto in tanto, per passare il tempo ascoltava distratta i racconti di quel popolo così «selvaggio».
Aron si fermò davanti a una bancarella coperta da un tendaggio viola scuro che arrivava fino al terreno polveroso.
Mira tirò un sospiro di sollievo. «Finalmente.»
Cleo si voltò a sinistra e si ritrovò di fronte a un paio di occhi neri lucenti. D’istinto, arretrò di un passo e sentì la presenza forte e rassicurante di Theon alle sue spalle.
L’uomo aveva un’aria burbera, quasi pericolosa, molto simile a quella dei pochi altri paelsiani che avevano incrociato sul loro cammino. Il vinaio aveva un viso rugoso e abbronzato e un incisivo scheggiato, ma che appariva bianchissimo al sole luminoso. Indossava abiti semplici, fatti di lino e pelle di pecora conciata, e una spessa tunica di lana per tenersi caldo.
Imbarazzata, Cleo strinse il mantello orlato di zibellino sull’abito di seta azzurro con ricami dorati.
Aron scrutò l’uomo con attenzione. «Sei tu Silas Agallon?»
«Sì.»
«Bene. Oggi è il tuo giorno fortunato, Silas. Mi hanno detto che il tuo vino è il migliore di tutta Paelsia.»
«Hanno detto bene.»
Una graziosa fanciulla dai capelli scuri uscì dal retro del banco. «Mio padre è un vinaio di grande talento.»
Silas fece un cenno col capo nella sua direzione. «Lei è Felicia, mia figlia. Che in questo momento dovrebbe prepararsi per le nozze.»
Lei rise. «E lasciarvi qui a trascinare casse di vino per tutto il giorno? Sono venuta a chiedervi di chiudere prima.»
«Chissà.» L’allegria nello sguardo dell’uomo divenne sdegno quando i suoi occhi si posarono sugli abiti raffinati di Aron. «E voi chi sareste?»
«Tu e la tua adorabile figlia avete il grande onore di trovarvi di fronte a sua altezza reale, la principessa Cleiona Bellos di Auranos», rispose Aron inclinando il capo verso Cleo. Poi si girò verso Mira. «Lei invece è Lady Mira Cassian. Io sono Lord Aron Lagaris. Mio padre è il signore del Passo dell’Antico, sulla costa meridionale di Auranos.»
La figlia del vinaio guardò Cleo con sorpresa e abbassò il capo in segno di rispetto. «È un onore, vostra altezza.»
«Sì, proprio un onore», concordò Silas, ma a Cleo non sfuggì il sarcasmo nella sua voce. «Non capita spesso che i regnanti di Auranos o Limeros si degnino di far visita al nostro umile villaggio. Non ricordo nemmeno quand’è stata l’ultima volta. Sarei lieto di farvi assaggiare il mio vino prima di discutere i termini dell’acquisto, vostra altezza.»
Cleo sorrise e scosse il capo. «È Aron la persona interessata alla tua merce. Io l’ho solo accompagnato.»
Per la biografia e la bibliografia dello scrittore rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Morgan Rhodes.
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