Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di Il cammino dell’arco di Paulo Coelho. Il romanzo è pubblicato in Italia da La nave di Teseo con un prezzo di copertina di 14,00 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto) ed è in vendita in eBook al prezzo di euro 9,99.
Il cammino dell’arco: trama del libro
Tetsuya è il miglior arciere del paese, ma si è ritirato a vivere come un umile falegname in una valle remota. Un giorno, un altro arciere venuto da lontano lo rintraccia e si presenta a lui per confrontarsi col migliore di tutti. Tetsuya raccoglie la sfida, in cui dimostra allo straniero che non basta l’abilità tecnica per avere successo, con l’arco e nella vita. Un giovane del villaggio ha assistito al confronto, e implora Tetsuya di insegnargli il cammino dell’arco di cui ha tanto sentito parlare. Il maestro cede all’entusiasmo del giovane e decide di rivelargli i suoi segreti, che non faranno di lui soltanto un bravo arciere, ma soprattutto un grande uomo. Il ragazzo, attraverso una serie di consigli ed esempi, impara così a scegliere con cura gli alleati, a concentrarsi sul giusto obiettivo, a lavorare su di sé con costanza per migliorarsi, trovando la serenità anche nei momenti burrascosi.
Il ragazzo guardò con stupore lo straniero.
-Nessuno in questa città ha mai visto Tetsuya con un arco in mano – rispose.- Sappiamo tutti che lavora nella falegnameria.
-Può darsi che abbia smesso, che si sia scoraggiato, a me questo non interessa insistette lo straniero. – Ma se ha rinunciato al suo talento non può essere considerato il miglior arciere del paese. E per questo motivo sono stato in viaggio tanti giorni: per sfidarlo e mettere la parola fine a una fama che non merita più.
Il ragazzo capì che non serviva continuare a discutere: era meglio portarlo dal falegname affinché vedesse con i propri occhi che si stava sbagliando.
Tetsuya stava lavorando nella bottega sul retro della sua casa. Si voltò per vedere chi stava arrivando, e il suo sorriso si interruppe a metà. Gli occhi si fissarono sulla lunga borsa a tracolla che lo straniero portava con sé.
-É esattamente quello che stai pensando – disse l’uomo appena arrivato. -Non sono venuto fin qui per umiliare né per provocare l’uomo che è diventato una leggenda. Vorrei soltanto dimostrare che, con tutti i miei anni di esercizio, sono riuscito a raggiungere la perfezione.
Tetusya accennò a tornare al suo lavoro: stava finendo di mettere i piedi ad un tavolo.
-Un uomo che fu di esempio per tutta una generazione, non può sparire come spariste voi – continuò lo straniero. – Seguii i vostri insegnamenti, cercai di rispettare il cammino dell’arco, e merito che voi mi vediate tirare. Se farete ciò, io me ne andrò e non dirò ad alcuno dove si trova il più grande di tutti i maestri.
Lo straniero estrasse dal suo bagaglio un lungo arco, fatto di bambù laccato, con l’impugnatura posta un poco più in basso rispetto al centro. Fece un inchino verso Tetsuya, si diresse fino al giardino, e fece un altro inchino verso un luogo determinato. Poi, estrasse una freccia ornata con piume di aquila, aprì le gambe in modo da formare una base solida per il tiro, con una mano portò l’arco fino all’altezza del viso, con l’altra incoccò la freccia.
Il ragazzo osservava con un misto di allegria e stupore. E Tetsuya aveva interrotto il suo lavoro, guardando lo straniero con curiosità.
L’uomo portò l’arco – con la freccia già incoccata alla corda – fino al centro del petto. Lo innalzò sopra la sua testa, e a man mano che faceva scendere le mani, iniziò a tenderlo.
Quando la freccia arrivò all’altezza del suo volto, l’arco era già completamente teso. Per un istante che sembrò durare un’eternità, l’arciere e l’arco rimasero immobili. Il ragazzo guardava il punto verso il quale la freccia stava puntando, ma non vide niente.
Improvvisamente, la mano sulla corda si aprì, il braccio venne spinto all’indietro, l’arco descrisse un cerchio elegante nell’altra mano, e la freccia scomparve dalla vista, per tornare ad fare la sua comparsa lontano.
-Vai a prenderla- disse Tetsuya.
Il ragazzo tornò con la freccia: aveva trafitto una ciliegia che si trovava per terra, a quaranta metri di distanza.
Tetsuya fece un inchino verso l’arciere, andò verso un angolo della sua falegnameria, e prese una specie di legno sottile, dalle curve eleganti, avvolto in una lunga fettuccia di cuoio. Sciolse la fettuccia senza la benché minima fretta, e comparve un arco simile a quello dello straniero – con la differenza che sembrava essere stato molto usato.
-Non ho frecce, e ne avrei bisogno di una delle tue. Farò ciò che mi hai chiesto, ma dovrai mantenere la promessa che hai fatto: non rivelerai mai il nome del villaggio dove vivo.
“Se qualcuno chiederà di me, dì che sei andato fino agli estremi confini del mondo per cercare di trovarmi, per poi scoprire che ero stato morso da un cobra e che dopo due giorni morii.”
Lo straniero annuì con al testa, e gli allungò una delle sue frecce.
Appoggiando una delle estremità del lungo arco di bambù alla parete, e facendo una sforzo molto considerevole, Tetsuya sistemò la corda. Quindi, senza proferire parola, uscì in direzione delle montagne.
Lo straniero e il ragazzo lo accompagnarono. Camminarono per un’ora, finché giunsero ad una fenditura fra due rocce, dove scorreva un fiume impetuoso: quel luogo poteva essere attraversato solo per mezzo di un ponte di corda fradicio, mezzo pericolante.
Con tutta calma, Tetsuya arrivò fino al centro del ponte – che oscillava pericolosamente – fece un inchino verso qualcosa dall’altra parte, armò l’arco nella maniera in cui aveva fatto lo straniero, lo innalzò, lo porto nuovamente al petto, e tirò.
Il ragazzo e lo straniero videro che una pesca matura, che si trovava a venti metri dal punto preso di mira, era stata trafitta dalla freccia.
-Tu hai colpito una ciliegia, io ho colpito una pesca – disse Tetsuya, tornando verso la sicurezza rappresentata dalla sponda. – La ciliegia è più piccola. “Tu hai colpito il tuo bersaglio a quaranta metri, e il mio si trovava a metà di quella distanza. Quindi, tu sei in grado di ripetere quello che hai fatto. Vieni fin qui al centro di questo ponte, e rifai la stessa cosa.”
Terrorizzato, lo straniero si diresse fino al centro del ponte semi fradicio, tenendo gli occhi fissi al burrone sotto ai suoi piedi. Fece gli stessi gesti rituali, tirò in direzione dell’albero delle pesche, ma la freccia passò molto distante.
Facendo ritorno verso la sponda, il suo volto era pallido.
-Possiedi capacità, possiedi dignità, e possiedi la postura giusta – disse Tetsuya.-Conosci bene la tecnica e padroneggi lo strumento, ma non sai dominare la tua mente. Sai tirare quando tutte le circostanze ti sono favorevoli, ma trovandoti su un terreno rischioso, non riesci a raggiungere l’obiettivo. Invece, l’arciere non sempre può scegliere il suo campo di battaglia, per cui ricomincia l’allenamento e tieniti pronto per le situazioni non a tuo favore. “Prosegui nel cammino dell’arco, poiché è il cammino di una vita. Ma cerca di imparare che un tiro corretto e preciso è molto diverso da un tiro fatto con la pace nell’anima.”
Lo straniero fece ancora una volta un profondo inchino, ripose il suo arco e le sue frecce nella lunga sacca a tracolla che portava sulle spalle, e partì.
Sulla strada del ritorno, il ragazzo era esultante.
-Lo avete umiliato, Tetsuya! Dovete essere proprio il più bravo di tutti!
-Non dobbiamo giudicare le persone senza prima imparare ad ascoltarle e rispettarle.
Lo straniero era un uomo buono: non mi ha umiliato, né ha tentato di dimostrare di essere il migliore, nonostante desse l’impressione contraria. Desiderava mostrare il suo talento e vederlo riconosciuto, al costo di dare l’impressione di starmi sfidando.”D’altronde, fa parte del cammino dell’arco affrontare di tanto in quanto delle prove inaspettate, ed è stato esattamente ciò che oggi lo straniero mi ha permesso di fare”.
-Ha detto che eravate il più bravo di tutti, e io neppure sapevo che eravate un maestro del tiro con l’arco. Se è così, perché lavorate in una falegnameria?
-Perché il cammino dell’arco è utile per tutto, e il mio sogno era di lavorare il legno. Inoltre, un arciere che percorre questo cammino non ha bisogno dell’arco, né della freccia, né del bersaglio.
-In questo villaggio non succede mai niente di interessante, e improvisamente mi rendo conto di stare al cospetto di un maestro in un’arte alla quale nessuno è più interessato – disse il ragazzo, con gli occhi che gli brillavano. – Che cos’è il cammino dell’arco? Potete insegnarmelo?
-Insegnare non è difficile. Posso farlo in meno di un’ora, mentre facciamo ritorno al villaggio. Ciò che è difficile è esercitarsi tutti i giorni fino a raggiungere la precisione necessaria.
Per la biografia e la bibliografia completa dello scrittore brasiliano rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Paulo Coelho.
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