Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di La caverna di José Saramago. Il romanzo è pubblicato in Italia da Feltrinelli con un prezzo di copertina di 9,50 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto)
La caverna: trama del libro
La vicenda è incentrata su una onesta famiglia di artigiani composta da Cipriano Algor, vasaio, la figlia Marta e il genero Marçal, guardiano in prova presso il Centro, un luogo misterioso, fulcro di ogni attività economica e amministrativa. La vita procede normalmente, con il vasaio che consegna a scadenze regolari le sue stoviglie al magazzino del Centro, finché un giorno, inaspettatamente, il Centro annulla il suo ordine per le ceramiche, gettando Cipriano nell’angoscia di un futuro improvvisamente incerto. A quel punto padre e figlia decidono di cimentarsi in un nuovo progetto: delle statuette d’argilla raffiguranti diversi personaggi. Contro ogni previsione, il Centro accetta di comprarle. Ma, altrettanto rapidamente, l’ordine viene annullato e Cipriano, la figlia e il genero non hanno altra scelta che traslocare nel Centro, dove Marçal ha diritto a un appartamento. Poco dopo essersi trasferiti, cominciano a sentire misteriosi rumori provenire proprio da sotto la loro casa. La loro indagine li condurrà a svelare un mistero, che trasformerà per sempre la loro esistenza.
In ebook La caverna (in pdf, epub e mobi) può essere acquistato al prezzo di 6,99 euro.
Il paesaggio è fosco, sporco, non merita che lo guardiamo due volte. Qualcuno ha dato a queste vaste distese d’aspetto tutt’altro che campestre il nome tecnico di Cintura Agricola, e anche, per analogia poetica, quello di Cintura Verde, ma l’unico paesaggio che gli occhi riescono a cogliere ai due lati della strada, che copre senza soluzione di continuità percettibile molte migliaia di ettari, sono grandi fabbricati dal tetto piatto, rettangolari, costruiti con plastiche di un colore neutro che il tempo e la polvere hanno fatto digradare, a poco a poco, verso il grigio e il bigio. Sotto di essi, fuori dalla vista di chi passa, cresce la vegetazione. Da vie secondarie che vengono a sboccare nella statale, escono qua e là camion e trattori con rimorchi carichi di vegetali, ma il grosso del trasporto è stato fatto durante la notte, questi, o hanno un’autorizzazione espressa ed eccezionale a fare la consegna più tardi, oppure sono rimasti a dormire. Marçal Gacho ha scostato discretamente la manica sinistra della giacca per guardare l’orologio, è preoccupato perché il traffico si sta intensificando a poco a poco e perché sa che da qui in poi, quando entreranno nella Cintura Industriale, le difficoltà aumenteranno. Il suocero si è accorto del gesto, ma se n’è rimasto zitto, questo suo genero è un giovane simpatico, senza dubbio, ma nervoso, che appartiene alla razza degli esagitati per natura, sempre inquieto per il trascorrere del tempo, anche se ce ne ha d’avanzo, nel qual caso non sembra mai sapere cosa metterci dentro, dentro al tempo, intendiamoci, Come sarà quando arriverà alla mia età, ha pensato. Si sono lasciati la Cintura Agricola alle spalle, la statale, adesso più sporca, attraversa la Cintura Industriale passando proprio in mezzo a stabilimenti di tutte le dimensioni, attività e aspetto, con depositi sferici e cilindrici di combustibile, centrali elettriche, reti di canalizzazione, condotte d’aria, ponti sospesi, tubi di tutte le grandezze, alcuni rossi, altri neri, comignoli che lanciano nell’atmosfera spirali di fumi tossici, gru dalle lunghe braccia, laboratori chimici, raffinerie di petrolio, odori fetidi, amari o dolciastri, rumori stridenti di trapani, ronzii di seghe meccaniche, colpi bruschi di martelli pneumatici, di tanto in tanto una zona di silenzio, nessuno sa cosa mai vi si produca. È allora che Cipriano Algor ha detto, Non ti preoccupare, arriveremo in tempo, Non sono preoccupato, ha risposto il genero, mascherando l’inquietudine, Lo so, era tanto per dire, disse Cipriano Algor. Ha svoltato con il furgone imboccando una strada parallela riservata al traffico locale, Da qui prenderemo una scorciatoia, ha detto, se la polizia ci domanda perché abbiamo lasciato la statale, ricordati cosa si è combinato, abbiamo un affare da trattare in una di queste fabbriche prima di arrivare in città. Marçal Gacho ha fatto un respiro profondo, quando il traffico sulla statale si complicava, il suocero, prima o poi, finiva per prendere una deviazione. Quello che lo infastidiva era la possibilità che si distraesse e prendesse la decisione troppo tardi. Per fortuna, malgrado i timori e gli avvertimenti, la polizia non li aveva mai fermati, Una volta dovrà pur convincersi che non sono più un ragazzino, ha pensato Marçal, e che non deve star lì a ricordarmi tutte le volte questa storia degli affari da trattare in qualche fabbrica. Non immaginavano, né l’uno né l’altro, che fosse proprio l’uniforme di guardiano del Centro che indossava Marçal Gacho il motivo della persistente tolleranza o della benevola indifferenza della polizia stradale, che non era il semplice risultato di molteplici casualità o di una ostinata fortuna, come probabilmente avrebbe risposto se li avessero interrogati sulla ragione per cui ritenevano di essersi risparmiati qualche multa. Se Marçal Gacho l’avesse saputa, forse avrebbe fatto valere con il suocero il peso dell’autorità che la divisa gli conferiva, se l’avesse saputa Cipriano Algor, forse avrebbe cominciato a rivolgersi al genero con meno ironica condiscendenza. È proprio vero che la gioventù non conosce ciò che può, e la vecchiaia non può ciò che conosce.
Dopo la Cintura Industriale inizia la città, be’, non la città vera e propria, che s’intravede più oltre, sfiorata come una carezza dalla prima e rosata luce del sole, qui si vedono solo agglomerati caotici di baracche costruite con tutti quei materiali, per lo più precari, che potrebbero servire a difendere dalle intemperie, soprattutto dalla pioggia e dal freddo, i loro disagiati inquilini. A dire degli abitanti della città, è un luogo inquietante. Di tanto in tanto, da queste parti, e in nome dell’assioma classico per cui anche la necessità è legge, un camion carico di vettovaglie viene assaltato e svuotato in men che non si dica. Il metodo operativo, esemplarmente efficace, è stato elaborato e messo a punto dopo una perseverante riflessione collettiva sul risultato dei primi tentativi, falliti, com’è apparso subito ovvio, per una totale assenza di strategia, per una tattica, se così si può dire, antiquata, e infine per un carente ed erratico coordinamento di sforzi, in pratica, fini a se stessi. Essendo quasi continuo durante la notte il flusso di transito, bloccare la strada per fermare un camion, com’era stata la prima idea, aveva determinato che gli assalitori cadessero nella loro stessa trappola, visto che dietro a quel camion sopraggiungevano altri camion, e quindi rinforzi e aiuti immediati per il conducente nelle pesti. La soluzione del problema, effettivamente geniale, come fu riconosciuto a denti stretti dalle stesse autorità di polizia, fu quella di dividersi gli assalitori in due gruppi, uno tattico, l’altro strategico, e costituire due sbarramenti invece che uno, con il gruppo tattico che iniziava con il bloccare rapidamente la strada dopo il passaggio di un camion abbastanza separato dagli altri, e il gruppo strategico che immediatamente dopo, un centinaio di metri più avanti, appositamente informato da un segnale luminoso, creava con altrettanta sveltezza il secondo sbarramento dove il veicolo condannato dal destino non poteva fare altro che fermarsi e lasciarsi derubare. Per i veicoli che provenivano in direzione contraria non era necessario nessun posto di blocco, erano gli stessi conducenti che s’incaricavano di fermarsi quando capivano cosa stava succedendo più avanti. Un terzo gruppo, definito di pronto intervento, avrebbe avuto il compito di dissuadere con una pioggia di sassi qualsiasi audace solidale. Gli sbarramenti erano fatti con grossi pietroni trasportati con carriole, che alcuni degli stessi assalitori, giurando e spergiurando di non aver niente a che vedere con l’accaduto, venivano poi ad aiutare a trascinare sul ciglio della strada, È questa gente che rende malfamato il nostro quartiere, noi siamo persone oneste, dicevano, e i conducenti degli altri camion, ansiosi che gli sgombrassero la strada per non arrivare tardi al Centro, rispondevano solo, Sì, sì. A tali incidenti di percorso, soprattutto perché circola da queste parti quasi sempre alla luce del giorno, è stato risparmiato il furgone di Cipriano Algor. Almeno fino ad oggi. In effetti, siccome le stoviglie di terracotta sono quelle che più generalmente sono destinate alla tavola del povero e più facilmente si rompono, il vasaio non è esente dal fatto che una donna, fra le tante che stentano in queste baracche, si ricordi uno di questi giorni di dire al capofamiglia, Abbiamo bisogno di piatti nuovi, al che lui di sicuro risponderà, Ci penso io, a volte passa un furgone con una scritta che dice Fornace, è impossibile che non abbia dei piatti, E dei boccali, aggiungerà la donna, approfittando della lu¬na buona, E dei boccali, non me ne dimenticherò.
Fra le baracche e i primi palazzi della città, come una terra di nessuno a separare due fazioni contrapposte, c’è un ampio spazio privo di costruzioni, ma, guardando con un po’ più di attenzione, si scorge nel suolo una rete incrociata di solchi di trattori, certi spianamenti che possono essere stati causati solo da pale meccaniche, quelle implacabili lamine curve che, senza compassione né pietà, spingono avanti tutto, la casa antica, la radice nuova, il muro di sostegno, il luogo di un’ombra che non ci sarà mai più. Eppure, proprio come succede nella vita, quando credevamo di aver portato anche noi tutto avanti e poi ci accorgiamo che in definitiva ci era rimasto qualcosa, anche qui dei frammenti dispersi, degli stracci sudici, dei materiali di scarto, qualche lattina arrugginita, qualche tavola di legno marcia, un pezzo di plastica spinto avanti e indietro dal vento, ci mostrano che questo territorio era occupato prima dai quartieri di esclusi. Ben presto gli edifici della città avanzeranno in linea di tiro e si impadroniranno del terreno, lasciando fra i più avanzati e le prime baracche solo una stretta fascia, una nuova terra di nessuno che rimarrà tale fino al momento in cui si passerà alla terza fase.
Per la biografia e la bibliografia completa dello scrittore portoghese rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a José Saramago.
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