Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di China girl di Don Winslow. Il volume è pubblicato in Italia da Einaudi con un prezzo di copertina di 16,00 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto)
China girl: trama del libro
Robert Pendleton è un genio della chimica e ha appena brevettato un fertilizzante che potrebbe valere una fortuna. Partito per una conferenza a San Francisco, smette di dare notizie di sé e dei frutti delle sue ricerche. Non c’è da stupirsi se gli Amici di Famiglia, che hanno finanziato il suo lavoro, vogliono scoprire che fine abbia fatto, decidendo anche stavolta di rivolgersi a Neal Carey, il loro uomo migliore. Quella che sembra un’indagine facile si rivela però un incubo. Neal sarà costretto a un lungo viaggio costellato di pericoli, tra la Chinatown di San Francisco e le strade di Hong Kong, fino ad arrivare nella Cina piú profonda e arcaica. E dovrà vedersela con la Cia, con il governo cinese e con un’organizzazione altrettanto letale, che agisce nell’ombra. Ma soprattutto con la bellissima Li Lan: una dark lady, o forse una vittima innocente.
In ebook China girl (in pdf, epub e mobi) può essere acquistato al prezzo di 7,99 euro.
– Non sei felice di vedermi? – chiese.
– Faccio i salti di gioia.
Neal non lo vedeva da agosto quando, all’aeroporto Logan di Boston, Graham gli aveva consegnato un biglietto di sola andata per Londra, un assegno di diecimila sterline e l’ordine di sparire, perché negli Stati Uniti aveva pestato i piedi a gente importante. Neal gli aveva restituito metà della cifra, era andato a Londra, aveva messo il denaro in banca ed era sparito nel cottage in mezzo alla brughiera.
– Qual è il problema? – chiese Graham. – Sei con una ragazza e non vuoi farmi entrare?
– Entra.
Graham entrò nel cottage. Un metro e sessantadue di cattiveria e astuzia, l’uomo aveva cresciuto Neal fin da ragazzino. Si tolse l’impermeabile e lo scosse sul pavimento. Poi aprí l’armadio, spinse da parte i vestiti di Neal e lo appese. Sotto, indossava un completo blu elettrico con una camicia arancione scuro e cravatta bordeaux. Prese un fazzoletto dalla tasca della giacca, pulí la sedia di Neal e si sedette.
– Grazie di tutte le lettere e le cartoline, – disse.
– Mi avevi detto di sparire.
– Era una figura retorica.
– Sapevi dov’ero.
– Figliolo, noi sappiamo sempre dove trovarti.
Di nuovo quel ghigno. Non è cambiato molto in sette mesi, pensò Neal. I suoi occhi azzurri erano ancora piccoli e brillanti e i suoi capelli color sabbia forse un minimo piú radi. La sua faccia da folletto sembrava sempre sbirciare da sotto un fungo velenoso. E poteva indicarti ogni volta la pentola di merda dove finisce l’arcobaleno.
– A cosa devo il piacere, Graham? – chiese Neal.
– Non lo so, Neal. Alla tua mano destra?
Fece il classico gesto osceno con la sua pesante mano di gomma, che era sempre nella stessa posizione semichiusa. Riusciva a fare quasi tutto con quella mano, ma Neal ricordava quando Graham si era fratturato la sinistra in una rissa. – È quando devi pisciare, – aveva detto Graham, – che scopri chi sono i tuoi veri amici –. Neal era stato uno di quegli amici.
Graham si guardò intorno nella stanza, con movimenti esagerati, anche se Neal sapeva che aveva assorbito ogni particolare nei pochi secondi in cui si era tolto l’impermeabile.
– Che posto carino, – disse, sarcastico.
– È adatto a me.
– Questo è vero.
– Un caffè?
– Ce l’hai una tazza pulita?
Neal andò nella piccola cucina e tornò con una tazza. La gettò in grembo a Graham, il quale la esaminò con attenzione.
– Forse è meglio andare fuori, – disse.
– Forse è meglio se mi dici cosa ci fai qui.
– È arrivato il momento di tornare al lavoro.
Neal indicò la pila di libri sul pavimento, accanto al camino.
– Sono già al lavoro.
– Intendevo lavoro lavoro.
Neal ascoltò il gocciolio della pioggia sul tetto di paglia. Era strano, pensò, che potesse udire quel suono e non avesse riconosciuto il modo in cui Graham bussava alla porta. L’uomo aveva usato la sua mano di gomma, perché con la mano vera teneva la valigia. Neal Carey era fuori forma, e lo sapeva.
Sapeva anche che era inutile tentare di spiegare a Graham che i libri sul pavimento erano «lavoro lavoro», quindi si limitò a dire: – L’ultima volta che ci siamo parlati, ero stato «sospeso», ricordi?
– Era solo per darti modo di raffreddare i bollenti spiriti.
– E ora sono abbastanza freddo, mi sembra di capire.
– Come il ghiaccio.
Sí, sono proprio io, pensò Neal. Ghiaccio. Freddo al tatto ma si fonde subito. L’ultimo lavoro per poco non mi ha lasciato in ghiacciaia in modo permanente.
– Non lo so, papà, – disse Neal. – Ormai credo di essere in pensione.
– Hai ventiquattro anni.
– Sai cosa intendo.
Graham si mise a ridere, stringendo gli occhi a fessura. Sembrava un Buddha irlandese, senza la pancia.
– Hai ancora buona parte del denaro, vero? – disse. – Quanto credi che durerà?
– Un bel po’.
– Chi ti ha insegnato a far durare a lungo ogni dollaro?
– Tu.
Mi hai insegnato molto piú di questo, pensò Neal. Come seguire una persona senza farsi scoprire, come entrare e uscire da un appartamento, come aprire uno schedario chiuso a chiave, come perquisire una stanza. E come mettere insieme tre pasti al giorno con pochi soldi, come tenere una casa pulita e vivibile e come avere rispetto per sé stessi. Tutto ciò che un investigatore privato ha bisogno di sapere.
Neal aveva undici anni quando aveva conosciuto Graham. Quel giorno aveva cercato di borseggiarlo, si era fatto pizzicare ed era finito a lavorare per lui. La madre di Neal faceva la puttana e suo padre era sparito dalla circolazione, quindi Neal non aveva una grande autostima, diciamo cosí. E non aveva neppure soldi, cibo o un’idea di cosa fare della sua vita.
– Non c’è di che, – disse Graham, interrompendo i suoi pensieri.
– Grazie, – disse ancora Neal, sentendosi un ingrato. Era cosí che Graham voleva farlo sentire. E aveva un talento di alto livello.
– Voglio dire, alla tua università da fighetti vuoi tornarci, no? – chiese.
Di sicuro ha già parlato con il mio professore, pensò Neal. Joe Graham raramente faceva una domanda di cui non conoscesse la risposta.
– Hai parlato con il professor Boskin?
Graham annuí, allegro.
– E?
– Ha detto quello che diciamo anche noi. «Torna a casa, tesoro, tutto è perdonato».
Perdonato?, pensò Neal. Ho fatto solo quello che mi hanno chiesto di fare. E in cambio ho ricevuto un po’ di soldi e un periodo in esilio. Be’, l’esilio va benissimo, grazie. Mi è costato solo l’amore della mia vita e un anno perso all’università. Ma Diane mi avrebbe lasciato in ogni modo, e avevo bisogno di tempo per la ricerca.
Graham non voleva che si fermasse a pensare troppo a lungo, quindi disse: – Non puoi vivere per sempre come un monco, no?
– Come un monaco, intendi.
– Sai benissimo cosa intendo.
In realtà, pensò Neal, potrei davvero vivere per sempre come un monaco ed essere molto felice.
Era la verità. Ci aveva messo del tempo ad abituarsi, ma adesso era felice di pompare l’acqua, scaldarla sulla stufa e fare bagni tiepidi nella vasca davanti a casa. Era felice di scendere al villaggio due volte alla settimana, per fare la spesa, bere una pinta e magari perdere una partita a freccette, poi mettersi le borse della spesa in spalla e risalire sulla collina.
La sua routine non variava quasi mai, e gli piaceva. Si alzava all’alba, metteva su il caffè e andava a lavarsi. Poi si sedeva fuori con la prima tazza e guardava sorgere il sole. Tornava dentro, preparava la colazione – toast alle uova fritti da entrambe le parti – e leggeva fino all’ora di pranzo. Che di solito era costituito da pane, formaggio e frutta. Dopo pranzo andava a camminare fino all’altro lato della brughiera e poi tornava a studiare. Hardin e il suo cane si facevano vedere verso le quattro, e tutti e tre bevevano un sorso di whisky, visto che il cane e il pastore avevano entrambi un po’ d’artrite. Dopo un’oretta Hardin finiva di raccontare le sue balle da pescatore e Neal riguardava gli appunti che aveva preso nella giornata, dopodiché accendeva il generatore. Per cena si preparava una zuppa in scatola o dello stufato, leggeva ancora, poi andava a letto.
Era una vita solitaria, ma gli piaceva. Stava facendo progressi con la tesi di laurea, che aveva rimandato a lungo, e si godeva la solitudine. Forse era una vita da monaco, ma forse lui era un monaco.
Certo, Graham, potrei vivere cosí per sempre, pensò.
Invece chiese: – Che lavoro è?
– Una stronzata da nulla.
– Sicuro. Sei venuto fin qui da New York per una stronzata da nulla?
Graham si stava divertendo un mondo. Il suo piccolo viso da arpia splendeva come quello di un cherubino che avesse appena ricevuto una pacca sulla schiena da Dio.
– No, figliolo, è davvero una roba da poco.
Lí Neal commise il suo terzo errore: gli credette.
Graham aprí la valigia, tirò fuori un grosso fascicolo e glielo porse.
– Ti presento il dottor Robert Pendleton.
La foto di Pendleton sembrava presa da un notiziario aziendale, uno di quei ritratti a mezzobusto con la didascalia: «Il nostro nuovo vicepresidente allo Sviluppo». Naso affilato, mento affilato e occhi affilati: un viso contro il quale rischiavi di tagliarti. I capelli neri corti erano radi in cima alla testa. Il suo valoroso sforzo di sorridere sembrava un atto innaturale e la cravatta poteva aiutare gli aerei ad atterrare in una notte di nebbia.
– Il dottor Pendleton è uno scienziato, – disse Graham. – Si occupa di ricerca per l’AgriTech, un’azienda di Raleigh, North Carolina. Sei settimane fa, ha preso i suoi appunti, i dischi del computer e lo spazzolino da denti ed è andato a un convegno alla Stanford University, vicino…
– So dov’è.
– Vicino a San Francisco, dove ha preso alloggio al Mark Hopkins Hotel. Il convegno è durato una settimana, ma Pendleton non è mai tornato.
– Cosa dice la polizia?
– Non ho parlato con loro.
– Non è la procedura standard, in un caso di persona scomparsa?
Graham si produsse in un ghigno su misura per farlo sentire un idiota. – Chi ha detto che Pendleton è scomparso?
– Tu.
– No, io ho detto che non è tornato. C’è una differenza. Sappiamo dove si trova. Solo che non vuol tornare a casa.
E va bene, pensò Neal, giochiamo pure.
– Perché?
– Perché cosa?
– Perché non vuol tornare a casa?
– Sono felice di vedere che cominci a fare domande sensate, figliolo.
– Allora rispondi.
Per la biografia e la bibliografia completa dello scrittore statunitense rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Don Winslow.
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