La controvita: la trama del libro
Quale che sia il loro scenario, tutti i personaggi della “Controvita” si confrontano con l’incessante tentazione di un’esistenza alternativa che possa ribaltare il loro destino. A illuminare queste vite in transizione e a guidarci fra i suggestivi panorami del libro, familiari o alieni che siano, c’è la mente dello scrittore Nathan Zuckerman. Sua è l’intelligenza scettica e avvolgente che calcola il prezzo da pagare nella lotta per cambiare le sorti personali e dare un nuovo volto alla storia, che si attui in uno studio dentistico di un quartiere residenziale del New Jersey o in un villaggio inglese improntato alla tradizione nel Gloucestershire o in una chiesa del West End londinese o ancora in un minuscolo insediamento israeliano nel deserto della West Bank occupata. “Il problema non consiste nell'”o/o”, nella scelta consapevole tra possibilità ugualmente difficili e incresciose: non è un “o/o”, ma un “e/e/e/e/e” e ancora “e”. La vita è composta di “e”: l’accidentale e l’immutabile, l’elusivo e l’afferrabile, il bizzarro e il prevedibile, l’attuale e il potenziale, tutte realtà che si moltiplicano, si aggrovigliano, si sovrappongono, entrano in collisione, si combinano tra loro, più il moltiplicarsi delle illusioni! Questo moltiplicato per questo, moltiplicato per questo, moltiplicato per questo. Possibile che un essere umano dotato di intelligenza non sia molto di più che un produttore di incomprensioni su larga scala?”
I guai cominciarono un paio di mesi dopo l’inizio della cura.
“L’ho già sentito mille altre volte,” gli rispose il cardiologo, quando Henry gli telefonò per riferirgli quel che gli stava succedendo.
l medico, non oltre la quarantina come Henry e, al pari di lui, professionista di successo e uomo vigoroso, si mostrò estremamente comprensivo. Avrebbe cercato di ridurre la dose per far sì che il farmaco, un beta-bloccante, pur seguitando a tener a bada il disturbo coronarico e a ridurre l’ipertensione, non interferisse però con la funzione sessuale di Henry. Con un opportuno dosaggio si riesce a volte, disse, a stabilire un ‘compromesso’.
Fecero esperimenti per sei mesi, dapprima variando le dosi poi, quando ciò non sortì alcun effetto, cambiando tipo di medicina.
Inutile: non si svegliava più, la mattina, con il membro in erezione né aveva sufficiente potenza per avere rapporti con la moglie, Carol, o con l’assistente, Wendy, la quale era convinta di esser lei, e non la medicina, responsabile di quell’increscioso mutamento.
Alla fine della giornata lavorativa, chiusa a chiave la porta dell’ambulatorio, abbassate le tapparelle, Wendy usava tutto il suo savoir-faire per eccitarlo, ma era fatica sprecata, e dura fatica per entrambi, e quando lui le disse che era inutile, e la pregò di smettere, e gli toccò addirittura aprirle le mascelle per scalzarla di là, lei rimase più che mai convinta che la colpa fosse sua. Una sera, quando lei, scoppiando in lacrime, gli disse che era solo questione di tempo, poi lui si sarebbe cercata un’altra, Henry le diede uno schiaffo.
Fosse stato il gesto di un forsennato, in preda a frenesia d’orgasmo, o la reazione di un bruto, Wendy si sarebbe mostrata, da par suo, accomodante; era, invece, una manifestazione non di estasi, bensì di estrema stanchezza di fronte alla cecità di lei. Non capiva, quella stupida ragazza! Del resto, neanche lui riusciva ancora a comprendere la confusione che cotanta perdita poteva procurare a una donna che lo adorava.
Immediatamente dopo, Henry fu sopraffatto dal rimorso. Tenendola fra le braccia, assicurò a Wendy, che ancora piangeva, ch’essa era virtualmente l’unica cui pensasse, ora, ogni giorno: anzi (sebbene questo non potesse dirglielo), se Wendy fosse andata a lavorare presso un altro dentista, lui non avrebbe dovuto rammentarsi ogni cinque minuti di quello che non poteva più avere. C’erano tuttavia momenti, durante le ore di lavoro, in cui Henry l’accarezzava di sfuggita o rimirava con l’antica bramosia le sue forme sotto il camice attillato, ma poi – ripensando a quelle pillole rosa per il cuore – ripiombava nella disperazione. Non tardarono a venirgli le più diaboliche fantasie sulla giovane donna che l’adorava e avrebbe fatto di tutto per ridonargli la perduta potenza e allora la immaginava posseduta, sotto i suoi occhi, da tre, quattro, cinque altri uomini.
Non riusciva a controllarle, quelle fantasie di Wendy e i cinque uomini senza volto, e tuttavia al cinema, con Carol, preferivano adesso abbassare le palpebre e riposare gli occhi finché le scene d’amore non fossero finite. Non sopportava i rotocalchi procaci a disposizione dei clienti dal suo barbiere. Doveva fare un duro sforzo su se stesso per non alzarsi da tavola se, durante una cena conviviale, uno dei commensali si metteva a raccontare una barzelletta spinta.
Cominciò a provare le emozioni tipiche di una persona tutt’altro che attraente, un astioso disdegno puritano per gli uomini virili e per le donne appetitose intente ai loro giochi di seduzione erotica.
Il cardiologo, dopo avergli prescritto quel farmaco, gli aveva detto: “Dimentichi adesso il suo cuore, e viva.” Senonché lui non ci riusciva: cinque giorni alla settimana, dalle nove alle cinque, non poteva dimenticare Wendy.
Tornò dal dottore per avviare un serio discorso, riguardo a un intervento chirurgico. Il cardiologo aveva già sentito anche questo mille volte. Pazientemente, spiegò che non si era propensi a operare persone che non accusassero sintomi e in cui la malattia desse chiari segni di venir stabilizzata mediante farmaci. Se Henry avesse alla fine deciso di farsi operare, non sarebbe stato il primo lui a trovar ciò preferibile a un numero indefinito di anni privi d’attività sessuale; nondimeno, il medico gli consigliava decisamente di aspettare ancora e vedere in che modo il passaggio del tempo incidesse sul suo “adattamento”. Sebbene Henry non fosse il peggior candidato a un by-pass, l’ubicazione degli innesti necessari non faceva di lui neppure il candidato ideale. “Cosa significa questo?” domandò Henry. “Significa che questa operazione non è una cosa da ridere, nelle migliori delle circostanze, e le sue non sono proprio le migliori. C’è anche il caso di rimetterci la pelle, Henry. Si tenga quel che ha.”
Editore: Einaudi
Pagine: 393
Collana: Super ET
eBook: 6,99 euro
Philip Roth è uno dei maggiori scrittori contemporanei e uno dei più importanti romanzieri ebrei di lingua inglese in assoluto. Il suo romanzo più famoso è Pastorale Americana, per il quale Roth ha ricevuto il Premio Pulitzer nel 1998.
Altri libri
Il complotto contro l’America
Il teatro di Sabbath
La macchia umana
Lamento di Portnoy
Pastorale Americana
Everyman
Quando lei era buona
Nemesi
Ho sposato un comunista
L’animale morente
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