Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di Il diavolo e la signorina Prym di Paulo Coelho. Il romanzo è pubblicato in Italia da La nave di Teseo con un prezzo di copertina di 13,00 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto) ed è in vendita in eBook al prezzo di euro 7,99.
Il diavolo e la signorina Prym: trama del libro
Chi è il misterioso Straniero che un giorno arriva a turbare la tranquillità del piccolo paese di Viscos, duecentottantuno abitanti in prevalenza anziani? E perché la vecchia Berta lo vede camminare “insieme al Diavolo”? Quale terribile proposta, in grado di spingere gli abitanti di Viscos al delitto, lo Straniero porta con sé? E perché la giovane Chantal, unica depositaria del suo segreto, non riesce più a dormire e ha il terrore di raccontare la verità ai suoi concittadini? Il racconto di una sfida estrema tra il bene e il male, e insieme una parabola sulla sconvolgente forza che ciascun essere umano racchiude dentro di sé: la capacità di scegliere, in ogni momento della vita, il percorso da intraprendere.
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Berta, però, aveva una ragione per stare lì. Ma quella mattina, quando vide lo straniero risalire la ripida stradina e dirigersi lentamente verso l’unico albergo del paese, seppe che la sua attesa era terminata. L’uomo non era come lo aveva immaginato tante volte: i suoi abiti erano consunti, aveva i capelli più lunghi del normale e avrebbe dovuto farsi la barba.
Ed era arrivato con un compagno: il diavolo.
‘Mio marito ha ragione,’ si disse Berta. ‘Se non fossi stata qui, nessuno se ne sarebbe accorto.’
Era assolutamente incapace di calcolare le età, perciò valutò che l’uomo avesse tra i quaranta e i cinquant’anni. ‘Un giovane,’ pensò, usando un riferimento che solo i vecchi riescono a capire. Si domandò tacitamente quanto tempo sarebbe rimasto lì, ma non giunse a nessuna conclusione: forse poco, visto che aveva con sé solo un piccolo zaino. Era probabile che si sarebbe fermato soltanto una notte, prima di proseguire verso una meta che lei non conosceva e che non le interessava.
Tutti quegli anni trascorsi davanti alla porta di casa, seduta in attesa del suo arrivo, le erano stati assai utili, perché le avevano insegnato a contemplare la bellezza delle montagne – qualcosa che non aveva mai notato, per il semplice fatto che essendo nata lì era abituata al paesaggio.
L’uomo entrò nell’albergo, come c’era da aspettarsi. Berta considerò la possibilità di parlare con il prete di quella presenza indesiderabile, ma lui non le avrebbe dato ascolto, dicendo che erano solo fantasie di vecchi.
Insomma, non rimaneva che vedere cosa sarebbe accaduto.
Un demonio non ha bisogno di tempo per causare danni – proprio come le tempeste, i tifoni e le valanghe che, in poche ore, riescono a distruggere alberi piantati duecento anni prima. D’un tratto, si rese conto che il fatto di sapere che il Male era appena entrato a Viscos non cambiava minimamente la situazione: i demoni vanno e vengono in continuazione, senza che necessariamente qualcosa soccomba alla loro presenza. Vagano sempre per il mondo, talvolta solo per scoprire ciò che sta accadendo, talaltra per mettere alla prova questa o quell’anima; tuttavia sono incostanti e cambiano bersaglio senza alcuna logica, guidati unicamente dal piacere di una battaglia intrigante. Berta pensava che Viscos non avesse niente di interessante o di particolare per attrarre l’attenzione di chicchessia per più di un giorno – e tanto meno di un essere tanto importante e occupato come un messaggero delle tenebre.
Tentò di concentrarsi su qualcos’altro, ma l’immagine dello straniero non le abbandonava la mente. Il cielo, prima assolato, cominciò a coprirsi di nuvole.
‘È normale. È sempre così in quest’epoca dell’anno,’ pensò. Nessun rapporto con l’arrivo dello straniero, una semplice coincidenza.
Udì allora il fragore lontano di un tuono, a cui ne seguirono altri tre. Da una parte, ciò voleva dire che la pioggia si stava avvicinando; dall’altra, se avesse deciso di prestar fede alle antiche leggende del posto, quel suono si sarebbe potuto interpretare come la voce di un Dio irato, che reclamava perché gli uomini erano ormai indifferenti alla Sua presenza.
‘Forse devo fare qualcosa. In definitiva, ciò che stavo aspettando sta per arrivare.’
Per alcuni minuti, concentrò la sua attenzione su quello che accadeva intorno a lei: le nuvole continuavano ad abbassarsi sul paese, ma non si udì più nessun brontolio. Come ogni buona ex cattolica, non credeva alle tradizioni né alle superstizioni, tanto meno a quelle di Viscos, che affondavano le loro radici nell’antica civiltà celtica, che un tempo era insediata nel luogo.
‘Un tuono è solo un fenomeno della natura. Se Dio volesse parlare con gli uomini, non userebbe dei mezzi così indiretti.’
Appena ebbe formulato questo pensiero, udì di nuovo il rombo di un tuono – questa volta molto più vicino. Berta si alzò, prese la sedia e rientrò in casa, prima che cominciasse a piovere. Adesso il suo cuore era oppresso da una paura indefinibile.
‘Cosa devo fare?’
Desiderò nuovamente che lo straniero se ne andasse subito. Era troppo vecchia per poter aiutare se stessa, il suo paese e, soprattutto, il Signore Onnipotente – il quale, nel caso avesse avuto bisogno di appoggio, avrebbe certamente scelto un individuo più giovane. Tutto era soltanto un delirio: in mancanza di qualcosa da fare, suo marito insisteva nell’inventare cose che l’aiutassero a passare il tempo.
Ma sul fatto che avesse visto il demonio, be’, Berta non aveva il minimo dubbio.
In carne e ossa, e vestito da pellegrino.
L’albergo era nel contempo una bottega che vendeva prodotti regionali, una trattoria che serviva piatti tipici e un bar dove gli abitanti di Viscos si ritrovavano per discutere delle solite cose: il tempo, il disinteresse dei giovani per il paese… “Nove mesi di inverno, tre mesi di inferno,” solevano dire i paesani, riferendosi al fatto che dovevano concentrare in soli novanta giorni il lavoro di aratura dei campi, la concimazione, la semina, l’attesa, il raccolto, l’immagazzinaggio del fieno e il taglio della lana.
Tutti quelli che abitavano lì erano consapevoli di ostinarsi a vivere in un mondo ormai finito: e comunque per loro non era facile accettare di far parte dell’ultima generazione di contadini e pastori che da secoli popolava quelle montagne.
Prima o poi sarebbero arrivate le macchine; il bestiame sarebbe stato allevato lontano dai quei luoghi, con mangimi speciali; forse il paesino sarebbe stato venduto a qualche grande ditta, con sede in un paese straniero, che lo avrebbe trasformato in una stazione sciistica.
Era già accaduto ad altre località della regione, ma Viscos resisteva: perché aveva un debito con il suo passato, con la forte tradizione di coloro che un tempo avevano abitato in quel luogo, insegnando l’importanza di lottare fino all’ultimo secondo.
Lo straniero lesse minuziosamente la scheda dell’albergo, decidendo sul modo di compilarla. Dall’accento, avrebbero sicuramente scoperto che veniva da un paese dell’America del Sud, e così decise per l’Argentina, perché gli piaceva molto la sua squadra di calcio. Sulla scheda era richiesto l’indirizzo, e lui scrisse “Rua Colombia”, supponendo che i sudamericani avessero l’abitudine di rendersi reciprocamente omaggio dando nomi di luoghi importanti appartenenti ai paesi vicini. Come nome, scelse quello di un famoso terrorista del secolo passato.
In meno di due ore, tutti i duecentottantun abitanti di Viscos sapevano che nel paesino era giunto uno straniero di nome Carlos, nato in Argentina, che abitava nella gradevole Rua Colombia, a Buenos Aires. Era questo il vantaggio delle località molto piccole: non c’è bisogno di fare nessuno sforzo perché si scopra immediatamente tutto sulla tua vita privata.
La qual cosa, del resto, soddisfaceva pienamente le aspettative dell’uomo appena arrivato.
L’uomo salì nella sua camera e vuotò lo zaino: aveva pochi capi di abbigliamento, un rasoio, un paio di scarpe di ricambio, vitamine per evitare i raffreddori, un grosso quaderno su cui prendere appunti, e undici lingotti d’oro del peso di due chili ciascuno. Esausto per la tensione, per la salita e per il carico che aveva trasportato, si addormentò quasi immediatamente, ma non prima di aver messo una sedia a bloccare la porta, pur sapendo che poteva fidarsi di tutti i duecentottantun abitanti di Viscos.
Il giorno seguente, fece colazione, lasciò i vestiti nella piccola reception dell’albergo affinché li facessero lavare, ripose i lingotti d’oro nello zaino e uscì, diretto verso la montagna che s’innalzava a est del paese. Lungo la strada, vide solo un abitante del posto: una vecchia seduta davanti alla propria casa, che lo osservava con aria curiosa.
Si addentrò nella foresta e rimase immobile in attesa, affinché il suo udito si abituasse ai rumori degli insetti, degli uccelli e del vento che spirava tra i rami quasi spogli. Sapeva che, in un posto simile, avrebbe potuto esserci qualcuno che lo stava osservando senza essere notato, e perciò rimase quasi un’ora senza fare niente.
Quando ebbe la certezza che, a quel punto, un eventuale osservatore doveva essersi stancato, allontanandosi senza novità da raccontare, scavò una fossa vicino a una roccia a forma di Y e vi nascose uno dei lingotti. Risalì un poco, si trattenne per un’altra ora come se stesse contemplando la natura in profonda meditazione, vide un’altra formazione rocciosa – questa gli ricordava un’aquila – e fece un’ulteriore buca, dentro la quale depose i rimanenti lingotti.
Lungo la via del ritorno, la prima persona che vide fu una giovane seduta sulla riva di uno dei numerosi corsi d’acqua temporanei della regione, formati dai ghiacciai che si scioglievano. La ragazza alzò gli occhi dal libro che stava leggendo, constatò quella presenza e riprese la lettura. Di certo, la madre le aveva insegnato a non rivolgere la parola a un estraneo.
Per la biografia e la bibliografia completa dello scrittore brasiliano rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Paulo Coelho.
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