Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di Emmaus di Alessandro Baricco, romanzo edito in Italia da Feltrinelli con un prezzo di copertina di 8,00 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto). Il titolo è disponibile anche in eBook al prezzo di euro 4,99.
Emmaus: trama del libro
Luca, Bobby, il Santo e l’anonimo narratore sono quattro diciassettenni che vivono in una città italiana. Frequentano la parrocchia, suonando durante la messa domenicale con i loro strumenti, e passano parte del loro tempo libero in attività di volontariato suggerite dal Santo, capo carismatico del gruppetto. I quattro sentono di appartenere ad un ambiente sociale e culturale radicalmente diverso da quello dei loro compagni di scuola di ricca famiglia, che hanno atteggiamenti molto più disinibiti e trasgressivi della morale tradizionale. Un giorno Bobby propone di suonare col complesso in un locale pubblico, perché non resti legato al solo repertorio chiesastico, e suggerisce di coinvolgere come vocalist Andrea detta Andre, una loro compagna di scuola con genitori agiati e un tentativo di suicidio alle spalle. Il più contrario è il Santo, che però deve fare buon viso a cattivo gioco; ha tuttavia un duro scontro con Bobby durante una gita in montagna. Dopo la loro prima esibizione con Andre, Bobby appare il più desideroso di inserirsi nella rete di rapporti sociali della ragazza, arrivando a fare uso di droghe come diversi conoscenti di lei…
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Tuttavia siamo felici, o quanto meno crediamo di esserlo.
Nel corredo della normalità d’ordinanza è dato, irrinunciabile, il fatto che siamo cattolici – credenti e cattolici. In realtà quella è l’anomalia, la pazzia con cui ribaltiamo il teorema della nostra semplicità, ma a noi pare tutto molto ordinario, regolamentare. Si crede, e non sembra esserci un’altra possibilità. Ciò nondimeno, si crede con ferocia, e fame, non di una fede tranquilla, ma di una passione incontrollata, come un bisogno fisico, un’urgenza. È il seme di una qualche follia – l’addensarsi evidente di un temporale all’orizzonte. Ma padri e madri non leggono la burrasca in arrivo, solo invece il falso messaggio di una mite acquiescenza alle rotte della famiglia: così ci lasciano andare al largo. Giovani che passano il loro tempo libero a cambiare le lenzuola a malati dimenticati nella propria merda – questo non appare a nessuno per quello che è – una forma di follia. O il gusto della povertà, la fierezza degli abiti miserandi. Le preghiere, il pregare. Il senso di colpa, sempre. Siamo dei disadattati, ma nessuno vuole accorgersene. Crediamo nel Dio dei Vangeli.
Così il mondo ha, per noi, confini fisici molto immediati, e confini mentali fissi come una liturgia. E quello è il nostro infinito.
Più lontano, al di là delle nostre consuetudini, in un iperspazio di cui non sappiamo quasi nulla, ci sono quegli altri, figure all’orizzonte. Ciò che balza all’occhio è che non credono – apparentemente non credono a niente. Ma anche una certa dimestichezza col denaro, e i riflessi luccicanti dei loro oggetti e dei loro gesti, la luce. Probabilmente sono semplicemente ricchi – e il nostro sguardo è lo sguardo dal basso di ogni borghesia colta nello sforzo dell’ascesa – sguardi dalla penombra. Non so. Ma percepiamo chiaramente che in loro, padri e figli, la chimica della vita non produce formule esatte ma spettacolari arabeschi, come dimentica della sua funzione regolatrice – scienza ubriaca. Ne risulta l’effetto di esistenze che non capiamo – scritture di cui si è persa la chiave. Non sono morali, non sono prudenti, non hanno vergogna, e sono così da un sacco di tempo. Evidentemente possono contare su granai colmi all’inverosimile, perché dissipano senza calcoli il raccolto delle stagioni, che sia denaro o anche solo sapere, esperienza. Mietono indistintamente bene e male. Bruciano la memoria, e nelle ceneri leggono il loro futuro.
Vanno solenni, e impuniti.
Da lontano, noi li lasciamo passare nei nostri occhi, e poi talvolta nei pensieri. Può anche succedere che nel suo liquido assestamento quotidiano la vita ci porti a sfiorarli, per caso, sospendendo per brevi attimi le distinzioni che vengono naturali. A mischiarsi sono i genitori, di solito – di rado qualcuno di noi, un’amicizia passeggera, una ragazza. Così possiamo guardarli da vicino. Quando poi ritorniamo nei ranghi – non veramente ricacciati indietro, piuttosto sollevati dall’incarico – restano nella memoria alcune pagine aperte, scritte nella loro lingua. Il suono pieno, rotondo, che suonano le corde dei loro padri, nel gioco del tennis, quando le racchette colpiscono la palla. Le case, soprattutto quelle al mare o in montagna, di cui loro sembrano spesso dimenticarsi – senza problemi ne danno le chiavi ai figli, sui tavolini ci sono ancora bicchieri impolverati di alcol, e negli angoli sculture antiche, come in un museo, ma dagli armadi spuntano scarpe di vernice. Le lenzuola, nere. Le foto, abbronzati. Quando si studia insieme a loro – da loro – il telefono squilla in continuazione e lì vediamo le madri, che spesso si scusano di qualcosa, ma sempre ridendo, e con un tono di voce che non conosciamo. Poi si avvicinano e ci passano una mano tra i capelli…
Per la biografia e la bibliografia completa dello scrittore torinese rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata ad Alessandro Baricco.
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