Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di Eva Luna di Isabel Allende. Il romanzo è pubblicato in Italia da Feltrinelli con un prezzo di copertina di 8,50 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto)
Eva Luna: trama del libro
Alcuni missionari trovano una bambina abbandonata e decidono di chiamarla Consuelo. Quando Consuelo diventa troppo grande per stare con i missionari, viene mandata a lavorare come cameriera presso l’abitazione del Professor Jones, un imbalsamatore. Consuelo si appassiona in modo particolare alla lettura prendendo di nascosto i volumi presenti nella fornitissima libreria del professore. Dopo qualche anno il professore assume un giardiniere indiano. Quando questi rimane quasi in fin di vita a causa del morso di una vipera,Consuelo si innamora di lui e dalla loro unione nasce una bambina. Consuelo decide di chiamare la bimba Eva Luna (il padre apparteneva al popolo della luna). Durante l’infanzia Eva Luna resta particolarmente affascinata dai racconti della madre. Dopo qualche tempo, il giorno della vigilia di Natale, la madre muore, soffocata da un osso di pollo. Eva Luna viene quindi affidata alla sua madrina, ovvero la “mammana” che aveva aiutato Consuelo a partorire. Poco dopo muore anche il professore Jones. La madrina, non potendo più mantenere la bambina, è costretta a far lavorare Eva Luna come cameriera presso una famiglia. Qui Eva incontra Elvira che sarà come una nonna per lei. In questa nuova abitazione Eva Luna racconta a tutta la servitù le stesse storie che le raccontava la madre. Un giorno, Eva reagisce malamente alle provocazioni della padrona e le strappa la parrucca. Pensando di averle strappato il cuoio capelluto, la bambina scappa dalla casa spaventata ed inizia a vagare per la città. Per caso la ragazza conosce una ragazzino poco più grande di lei, chiamato Huberto Naranjo. Per qualche giorno i due vivono insieme come vagabondi. Alcuni giorni dopo però la ragazza ritorna dalla madrina e la donna la riporta dalla padrona…
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In ebook Eva Luna al momento non sembra disponibile.
I missionari raccolsero Consuelo quando non sapeva ancora camminare, era solo una marmocchia nuda e coperta di fango e di escrementi, che era arrivata sgattaiolando lungo il ponte dell’imbarcadero come un minuscolo Giona vomitato da una balena di acqua dolce. Mentre la lavavano, constatarono senz’ombra di dubbio che era femmina, cosa che suscitò in loro una certa confusione, ma ormai c’era e non si poteva buttarla nel fiume, sicché le misero un pannolino per nasconderle le vergogne, le spremettero qualche goccia di limone negli occhi per guarirle l’infezione che le impediva di aprirli e la battezzarono col primo nome femminile che venne loro in mente. La educarono poi senza cercare spiegazioni sulla sua origine e senza troppe ansie, sicuri che se la Divina Provvidenza l’aveva tenuta in vita finché loro non l’avevano trovata, avrebbe continuato a vegliare sulla sua integrità fisica e spirituale, o, nel peggiore dei casi, se la sarebbe portata in cielo insieme ad altri innocenti. Consuelo crebbe senza un ruolo fisso nella severa gerarchia della Missione. Non era esattamente una domestica, non apparteneva al rango degli indiani della scuola e quando aveva chiesto quale dei sacerdoti era suo padre, si era beccata un ceffone per la sua insolenza. Mi raccontò che era stata abbandonata su una barca alla deriva da un navigatore olandese, ma questa è sicuramente una leggenda che si era inventata in seguito per liberarsi dall’assillo delle mie domande. Credo che in realtà non sapesse nulla dei suoi genitori né di come fosse finita in quel luogo.
La Missione era una piccola oasi in mezzo a una vegetazione voluttuosa, che cresce avviluppata su se stessa, dalla riva del fiume fino alla base delle monumentali torri geologiche, alte contro. il firmamento come errori di Dio. Il tempo si è contratto e le distanze ingannano l’occhio umano, inducendo in errore il viaggiatore. L’aria, umida e densa, odora spesso di fiori, erbe, sudore di uomini e fiato di animali. Il caldo è opprimente, senza il sollievo di una brezza, e arroventa le pietre e il sangue nelle vene. All’imbrunire il cielo si riempie di zanzare fosforescenti, le cui punture provocano incubi interminabili, e di notte si sentono nitidamente i pigolii degli uccelli, le grida delle scimmie e lo strepito lontano delle cascate, che nascono in alto sui monti ed esplodono giù con un fragore di guerra. Il modesto edificio, di paglia e fango, con una torretta di tronchi incrociati e una campana che chiamava alla messa si reggeva, come tutte le capanne, su pali piantati nel fango di un fiume dalle acque opalescenti i cui limiti sfumano nel riverbero della luce. Le abitazioni sembravano galleggiare alla deriva fra canoe silenziose, immondizia, cadaveri di cani e di ratti, inspiegabili fiori bianchi.
Era facile notare Consuelo anche da lontano, per via dei lunghi capelli rossi come una fiamma nel verde eterno di quella natura. I suoi compagni di giochi erano alcuni piccoli indiani dal ventre prominente, un pappagallo sfacciato che recitava il Padrenostro intercalandovi parolacce e una scimmia incatenata alla gamba di un tavolo, che lei liberava ogni tanto perché andasse a fidanzarsi nel bosco, ma che tornava sempre a spulciarsi nello stesso posto. In quel periodo già si aggiravano da quelle parti i protestanti, che distribuivano bibbie, predicavano contro il Vaticano e trasportavano sui carri, sotto il sole e la pioggia, i pianoforti che avrebbero accompagnato gli inni dei convertiti nelle cerimonie pubbliche. I sacerdoti cattolici si impegnavano a fondo per battere quella concorrenza, sicché badavano poco a Consuelo e lei sopravviveva bruciata dal sole, mal nutrita con yucca e pesce, infestata di parassiti, punta dalle zanzare, libera come un uccello. Doveva solo aiutare nelle faccende domestiche, assistere ai servizi religiosi e a qualche lezione di lettura, di aritmetica e di catechismo, e poi era libera di scorrazzare tra flora e fauna, con la mente piena di immagini, di odori, colori e sapori, di racconti arrivati dalla frontiera e di miti trascinati giù dal fiume.
Aveva dodici anni quando conobbe l’uomo delle galline, un portoghese cotto dall’intemperie, duro e secco di fuori, colmo di risate dentro. Le sue galline andavano in giro a divorare ogni oggetto luccicante che si parasse loro dinnanzi, e poi il padrone le sgozzava con una coltellata e ne ricavava qualche granello d’oro, insufficiente per arricchirlo, ma sufficiente per nutrire le sue illusioni. Un mattino, il portoghese scorse quella ragazzina dalla pelle bianca con un incendio in testa, la sottana tirata su e le gambe immerse nel pantano e pensò di essere in preda a un ennesimo attacco di febbre quartana. Lanciò un fischio di stupore, che avrebbe fatto partire a razzo un cavallo. Il richiamo solcò lo spazio, lei sollevò il viso, i loro sguardi si incrociarono ed entrambi sorrisero nello stesso modo. Da quel giorno cominciarono a vedersi spesso, lui per contemplarla come abbagliato e lei per imparare a cantare canzoni portoghesi.
– Andiamo a raccogliere oro – disse un giorno l’uomo.
Per la biografia e la bibliografia completa della scrittrice di origine cilena rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Isabel Allende.
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