Corredata da un’ampia anteprima, ecco la trama di Finalmente noi di Tijan, romanzo edito in Italia da Garzanti con un prezzo di copertina di 12,00 euro (come di consueto acquistabile online con il 15% di sconto).
Finalmente noi: trama del libro
Samantha ha diciassette anni e pensa di avere una vita perfetta. Brava a scuola, un fidanzato innamorato, delle amiche fedeli. Ma quando un giorno rientra in casa, sua madre, con gli occhi bassi, le confessa di aver lasciato suo padre per un altro uomo: lei e Samantha si trasferiranno a casa sua. Ma il peggio deve ancora venire, perché Sam sarà obbligata a vivere con le persone che odia di più al mondo: Mason e Logan Kade, i figli del nuovo compagno della madre. Li conosce di fama, ma lei non ci ha mai voluto avere nulla a che fare. Campioni di football, attaccabrighe, ribelli, con una ragazza diversa ogni giorno. I classici cattivi ragazzi da cui stare lontani. I più temuti del liceo. I primi giorni in casa, Sam decide di evitarli. Anche se si sente sempre più sola ora che il suo fidanzato l’ha tradita con la sua migliore amica e il suo mondo crolla pezzo dopo pezzo.
Anche se avverte sempre su di sé gli occhi magnetici di Mason. Prova a resistere, ma giorno dopo giorno è più difficile. Perché sotto il suo sguardo si sente come non si è mai sentita, come nessuno l’ha mai fatta sentire. Mason è l’unico che la sa capire, che conosce la strada per il suo cuore. Ma la loro è una storia che sembra impossibile: le loro famiglie si oppongono, e a scuola hanno tutti contro. Finché un segreto terribile non cambierà completamente i loro destini…
Per ulteriori dettagli sul libro rimandiamo alla scheda completa di Finalmente noi su Amazon.
Qui potete leggere le recensioni dei lettori su Amazon.
«Oh, Sam!» Ho sentito una risatina soffocata. «Scusa. Non volevo…» Poi ha ripreso a ridere.
Jessica si è aggrappata al sedile del passeggero allungandosi in avanti. «Possiamo andare a un’altra festa?»
«Ti pree-go?» le ha fatto eco Lydia.
«No.» Mi sono slacciata la cintura di sicurezza per scendere.
Loro si sono precipitate fuori, o almeno ci hanno provato. Infatti Lydia è inciampata e per un soffio non ha sbattuto la faccia contro lo specchietto. Subito dopo Jessica ha incespicato a sua volta e le si è buttata addosso di peso per non cadere.
Che amica!
«Perché no? È l’ultimo venerdì prima che inizi la scuola. E dai, Sam!» ha insistito Jessica.
Lydia si è raddrizzata, sistemandosi le tette strizzate nel top e la gonna che le copriva a malapena il sedere, e mi ha rivolto uno sguardo implorante. «Ci divertiremo, vedrai. So dove c’è una festa della scuola pubblica.»
Jessica si è girata di scatto verso di lei. «Oh! Mi sembra un’idea fantastica.»
Hanno preso a saltellare insieme. Entrambe indossavano gonne svasate e top aderenti, e i loro capelli castani ricci svolazzavano da tutte le parti. Quando una ciocca mi ha colpita in faccia, l’ho scostata con la mano.
«Vi porto a casa, ragazze. Siete tutt’e due sbronze.»
«Uffa, stasera sei proprio pesante», ha protestato Lydia.
Jessica si è gettata indietro i capelli con un’espressione imbronciata. «Sì, eccome. Cos’hai?»
«Tu e Jeffrey avete litigato?» Lydia ha mosso le sopracciglia su e giù prima di scoppiare a ridere di nuovo.
Quando ho rivolto loro il mio più garbato sorriso da vaffanculo, hanno alzato gli occhi al cielo. Poi Lydia ha fiutato l’odore di pizza proveniente dalla stazione di servizio. Lo stomaco ha preso a brontolarle, e lei e Jessica si sono allontanate all’istante. Appoggiata all’auto, le ho osservate trotterellare tenendosi per mano e ridacchiando.
Mentre l’auto ingurgitava benzina, ho ripensato alla domanda di Jessica. Cosa mi prendeva? Ho sospirato: quel pomeriggio il mio mondo si era capovolto. Mi sembrava ancora di vedere la faccia di mia madre quando ero tornata a casa dopo aver lasciato Jessica. Eravamo così contente di uscire… persino io. Sì, Jeffrey era un idiota, ma una piccola parte di me si era chiesta se quella sera l’avremmo fatto. Ormai stavamo insieme da tre anni. Era carino e, be’, anche se a volte si comportava da stupido, a quanto pareva gli piacevo sempre. E lui piaceva a me. Ma se mia madre era passata allegramente da un letto all’altro prima di restare incinta, io non volevo fare la sua fine. Perciò con Jeff avevo proceduto con calma. Ciò nonostante, mentre tornavo a casa a prepararmi per la festa, avevo le farfalle nello stomaco.
Quella sensazione era svanita non appena avevo aperto la porta e visto mia madre seduta al centro di pile e pile di scatoloni, con addosso una vestaglia di seta e accanto una bottiglia di vino mezza vuota. Aveva il viso rigato di lacrime, ma si era sforzata di farmi un bel sorriso.
«Ehi, tesoro», aveva detto singhiozzando. «Come stai?»
Avevo lasciato andare la porta, che si era chiusa sbattendo alle mie spalle. «Cos’è successo?»
«Oh.» Lei aveva fatto un gesto con la mano, come per invitarmi a lasciar perdere. «Niente. Non devi preoccuparti.»
«Preoccuparmi di cosa?»
«Ce la caveremo.»
Non mi ero mossa, la borsa ancora appesa al braccio. «Mamma, cos’è successo?» C’erano scatole dappertutto, perfino in cucina. Avevo notato due bottiglie vuote nel lavandino.
«Io e te, tesoro, ce la caveremo.»
«Dov’è papà?»
Mia madre, che stava sigillando uno scatolone con il nastro adesivo, si era bloccata di colpo trattenendo il fiato.
«Mamma?»
Aveva scolato quel che restava del vino e per poco non era caduta all’indietro prima di posare la bottiglia.
«Mamma, che sta succedendo?» avevo insistito.
A quel punto si era messa a singhiozzare. «Oh, tesoro. Mi dispiace tanto, davvero.»
«Mamma!»
«Misonoinnamoratadiunaltroelasciamopapà.» Con un singulto si era asciugata le lacrime dal viso.
«Cosa?»
Aveva fatto un respiro profondo. «Io… noi lasciamo papà.»
Dentro di me stavo gridando. Avevo chiuso le mani a pugno, sentendo il forte impulso di scagliarmi contro di lei. Avrei voluto massacrarla di botte, invece ero crollata sul divano e l’avevo ascoltata raccontare l’accaduto. Si era innamorata di un altro. Voleva stare con lui. Lo aveva detto a papà, e lui ci aveva cacciate di casa. Il giorno seguente saremmo andate a vivere con il suo nuovo fidanzato.
«Chi è?»
«Eh?» Mia madre aveva alzato gli occhi lacrimosi per guardarmi.
«Chi è?»
«James Kade», mi aveva risposto tra i singhiozzi, con un filo di voce.
«James Kade?»
Aveva annuito passandosi un braccio sul viso. «Ha due figli della tua età, tesoro. Magari li conosci.»
E chi non conosceva Mason e Logan Kade? Pur essendo ricchi – il padre possedeva cinque delle fabbriche più grandi della nostra cittadina − frequentavano la scuola pubblica. I fratelli Kade sarebbero stati ammessi senza problemi a quella privata, come gran parte dei ragazzi benestanti e perfino come me – anche se solo perché mio padre allenava la loro squadra di football –, invece erano andati controcorrente scegliendo la pubblica.
E adesso mi sarei trasferita da loro?
Mentre osservavo la mamma disperarsi come se fosse stata lei a subire un tradimento, qualcosa in me si era spezzato. Non sarei mai stata come lei, mai. E, per sfortuna di Jeff, questo significava niente sesso ancora per un bel po’.
Dopo aver passato gran parte del pomeriggio e della sera a impacchettare le mie cose, avevo scoperto che Jeff non era entusiasta del fatto che quella sera non sarei uscita con lui e tantomeno che Lydia e Jessica mi stessero aspettando per andare alla festa. Anzi, si era comportato da idiota. Non avrei dovuto sorprendermi. Un paio di imprecazioni scelte con cura, un paio di birre, e mi aveva già cancellata.
«Troverò di meglio, brutta stronza. Non sei l’unica figa da queste parti», aveva concluso prima di andarsene, i jeans abbassati sui fianchi, una birra in mano e i capelli sparati in testa con il gel, come i duri.
Avevo alzato gli occhi al cielo ed ero andata in cerca delle mie amiche.
Chissà se Jeff sarebbe tornato da me. A quel punto, però, non ero sicura che mi importasse davvero.
Mentre stavo ripensando a tutto questo, un Escalade si è fermato accanto alla Corolla. All’inizio non ci ho fatto caso, persa nelle mie cupe fantasticherie, ma poi le grida mi hanno riportata bruscamente alla realtà.
Quattro ragazzi si sono riversati fuori dall’auto e due di loro mi sono passati accanto.
Ho trattenuto il fiato.
«’Fanculo quella, amico. Andiamo invece da Molly», ha esclamato uno aggrappandosi al compagno. Ha gettato la testa all’indietro ridendo sguaiatamente. I suoi riccioli castani hanno ondeggiato, e lui è parso rianimarsi. «Là troverai parecchia gnocca, garantito.»
Ha fatto un’altra risata delirante prima di entrare con lui nel negozio.
Io stringevo con forza la pistola del distributore, senza riuscire a staccargli gli occhi di dosso.
Logan Kade, il mio futuro compagno d’appartamento. Attraverso la vetrina, l’ho visto ridere di nuovo a una battuta dell’amico. Quando Lydia e Jessica si sono accorte dei due nella corsia accanto alla loro, hanno preso subito a flirtare. Il tipo che non conoscevo pareva interessato, invece Logan le ha guardate con aria annoiata ed è andato in cerca di qualcosa di più interessante.
Non mi capitava di incrociare i fratelli Kade da parecchio tempo, ma ne sentivo parlare spesso. Logan frequentava la terza liceo, come me. Mason aveva un anno in più. Erano tutti e due attraenti. Mason superava il metro e ottanta ed era muscoloso. Non a caso nella squadra di football giocava in attacco. Logan, più esile, era alto un paio di centimetri in meno.
Ho sbuffato. Perché mai ero al corrente di quei particolari? Mentre dentro di me maledicevo quelle pettegole delle mie amiche, ho guardato verso l’Escalade e sono rimasta di sasso. Due occhi verdi mi fissavano.
Mason stava facendo benzina e mi squadrava.
Ho deglutito a fatica, accorgendomi a stento che il serbatoio della Corolla era pieno. Non riuscivo a distogliere lo sguardo da lui.
Logan era bello, non c’erano dubbi, ma non tanto quanto il fratello maggiore. Ora capivo il motivo di tutte quelle chiacchiere sui fratelli Kade. Mi si sono drizzati i peli sulla nuca e i nostri occhi sono rimasti incollati, come in una specie di duello.
Non potevo distoglierli. Sapevo solo questo.
Il quarto ragazzo ha girato attorno all’auto e si è appoggiato a Mason. Poi mi ha guardata e ha sorriso. È rimasto lì a piedi incrociati, come se fosse al cinema, con tanto di popcorn e tutto il resto.
Quando ha detto qualcosa a Mason, lui mi ha scoccato un sorrisetto compiaciuto.
«Ehi, Mase, profilattici al gusto di caramella.» Logan ha attraversato il parcheggio a grandi balzi e si è esibito in un balletto prima di dare una scatola al fratello.
Sapevo che non avrei dovuto fissarli, ma non potevo farne a meno. Ero ipnotizzata da quei due. Mentre Logan scuoteva la testa al ritmo della musica che usciva a tutto volume dagli altoparlanti della stazione di servizio, Mason continuava a guardarmi.
E in quel momento ho avuto l’assoluta certezza che lui sapeva chi fossi.
Ho trattenuto il fiato, le ginocchia che mi tremavano. Cosa potevo aver combinato? Poi ho pensato alla mamma, seduta in mezzo agli scatoloni con il volto rigato di lacrime e la bottiglia di vino vuota di fianco.
’Fanculo a loro. E ’fanculo al loro padre.
Mia madre non era una santa, questo lo sapevo bene, ma negli ultimi diciassette anni era rimasta con papà. Perché adesso lo aveva tradito? Perché aveva deciso che dovevamo andare a vivere con il nuovo fidanzato e la sua famiglia?
’Fanculo a tutti.
Ho indurito lo sguardo, e quello di Mason si è fatto sospettoso. Prima di entrare a pagare gli ho rivolto un sorriso beffardo. Quando sono uscita, Lydia e Jessica erano ancora in bagno. Mason mi è passato accanto per andare alla cassa. Indossava un paio di jeans e un giubbotto di pelle nera sopra una camicia dello stesso colore, e aveva i capelli corvini tagliati corti. Mentre mi superava, eravamo così vicini che il suo giubbotto ha sfregato contro il mio, e ci siamo voltati.
Per un istante il mio cuore ha smesso di battere.
Nei suoi occhi ho visto lo stesso odio che provavo per lui.
’Fanculo a Mason.
Ho fatto una smorfia e mi sono resa conto che aveva colto il messaggio, perché mi ha squadrata con diffidenza prima di entrare nel negozio dandomi uno spintone.
Con un sospiro sono tornata alla macchina ad aspettare Lydia e Jessica. Logan e i suoi amici erano nell’Escalade e stavano ridendo. Quando il campanello ha segnalato l’apertura della porta, mi sono irrigidita. Sapevo chi stava per uscire.
Lascia un commento