Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di Il giuoco delle perle di vetro di Hermann Hesse. Il romanzo è pubblicato in Italia, tra gli altri, da Mondadori, con un prezzo di copertina di 12,00 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto)
Il giuoco delle perle di vetro: trama del libro
Il romanzo tratta di un ordine composto di soli intellettuali e collocato nella immaginaria regione di “Castalia”, in un futuro remoto. La voce narrante del romanzo è uno storico dell’epoca. Nella narrazione compaiono solo riferimenti vaghi al mondo di oggi, in genere rappresentato come un passato intellettualmente oscuro e decadente (l’Era del feuilleton). La vita dei monaci del romanzo, e i cerimoniali che osservano, è caratterizzata da una commistione di elementi della ritualità occidentale e orientale. Le vicende di cui narra il romanzo sono imperniate sulla vita di Josef Knecht: un piccolo orfanello le cui doti vengono notate dal Maestro di Musica e che gli consentiranno di venire ammesso in Castalia oltre ad avere accesso fin da giovane alle scuole che formano “l’élite” dei giocatori di perle. È da notare che Knecht in tedesco vuol dire servitore. La natura dell’animo di Knecht colpisce immediatamente i suoi insegnanti e i suoi amici, generando fiducia, e questa farà sì che al giovane studente in pochi anni vengano riconosciuti meriti fuori del comune, fino al punto che verranno affidati a Josef (ormai più grande) compiti diplomatici di grandissima importanza per la piccola comunità Castalia che era di fatto esterna al mondo comune, dove vivevano gli uomini normali.
Il suo compito da ragazzo prima (col suo compagno Designori) e da giovane uomo poi (con padre Jacubus) sarà quello di difendere, in accesi dibattiti, la legittimità e la natura di questa regione in cui si coltivano lo spirito, la meditazione e il gioco delle perle. In questi importanti confronti con uomini mondani, il protagonista del romanzo, svilupperà una sua idea sul mondo esterno alla Castalia e sul rapporto che queste due realtà differenti hanno intrattenuto per secoli, oltre che sulla natura di tutti coloro che vivono al di fuori dalla provincia del sapere. I successi riscontrati, una sensibilità fuori dall’ordinario e un altrettanto notevole fascino, oltre che una padronanza eccezionale del Giuoco fanno sì che Josef si affermi come Magister Ludi in età ancora giovane, specialmente se confrontata con quella dei suoi predecessori. La carica di Magister Ludi è di fatto la più importante onorificenza raggiungibile in Castalia e con essa si accompagnano notevoli impegni e doveri che vengono svolti da questo in maniera esemplare.
Approfondimenti sul libro
L’ebook di Il giuoco delle perle di vetro (in pdf, epub e mobi) può essere acquistato al prezzo di 7,99 euro.
Se, ciò nonostante, abbiamo insistito nel nostro tentativo di stabilire alcuni particolari della vita del Ludi Magister Josephus III e di abbozzare per accenni l’immagine della sua personalità, non lo abbiamo fatto, crediamo, per un culto della persona e in spregio ai costumi, ma al contrario soltanto per servire la verità e la scienza. Non è nuovo il concetto che quanto più una tesi riceve acuta e inesorabile formulazione, tanto più irresistibilmente essa richiama l’antitesi. Noi approviamo e rispettiamo il concetto sul quale si basa l’anonimità delle nostre istanze e della nostra vita spirituale, ma un’occhiata alla preistoria di questa vita, specie allo sviluppo del Giuoco delle perle di vetro, ci mostra con evidenza che ogni stadio di sviluppo, ogni ampliamento, ogni modificazione, ogni intervento essenziale, sia esso progressista o conservatore, rivela in modo innegabile, se non il suo unico e vero autore, certo però il suo volto più preciso proprio nella persona di colui che introdusse la modificazione e fu lo strumento della metamorfosi e del perfezionamento.
Certo, quella che oggi diciamo personalità è cosa alquanto diversa da quella che intendevano i biografi e storici dei tempi passati. Per loro, e particolarmente per gli autori di quelle epoche che avevano un’espressa inclinazione alla biografia, pare, si direbbe, che l’essenza di una personalità andasse ricercata proprio in ciò che aveva di divergente, di anormale e di unico, spesso addirittura di patologico, mentre noi, oggi, parliamo di personalità importanti solo quando incontriamo uomini che, al di là di ogni originalità e stranezza, sono riusciti a inserirsi in maniera possibilmente perfetta nell’universale e a servire nel modo migliore ciò che sta al di sopra della personalità. A ben guardare, già l’antichità conobbe questo ideale: la figura del “sapiente” o del “perfetto” presso gli antichi cinesi o l’ideale della virtù socratica quasi non si distinguono dal nostro ideale odierno, e qualche grande organismo spirituale come, poniamo, la Chiesa romana nelle sue epoche più potenti, ha conosciuto princìpi simili; e qualcuno dei suoi personaggi più grandi, come ad esempio san Tommaso d’Aquino, ci appare, similmente alle sculture greche arcaiche, piuttosto il classico rappresentante di un tipo che una persona singola. Certo nei tempi che precedettero la riforma della vita spirituale iniziata nel secolo XX, riforma della quale siamo eredi, quell’antico genuino ideale era andato quasi del tutto perduto. Noi ci meravigliamo quando nelle biografie di quei tempi troviamo, per esempio, largamente esposto quanti fratelli avesse il protagonista o quali tracce e cicatrici psichiche gli avessero lasciato il distacco dall’infanzia, la pubertà, la lotta per il riconoscimento, la ricerca d’amore. A noi oggi non importa la patologia né la storia della famiglia, non importano la vita istintiva, la digestione o il sonno di un personaggio; e non ci sembrano nemmeno gran che importanti i suoi precedenti spirituali, la sua formazione attraverso gli studi preferiti, le sue letture predilette e così via. Per noi è eroe e degno di particolare interessamento soltanto colui che la natura e l’educazione hanno messo in grado di far assorbire quasi interamente la propria persona dalla sua funzione gerarchica, senza però che andasse perduta quella forte, fresca, ammirevole spinta che costituisce il profumo e il valore dell’individuo. E se sorgono conflitti fra la persona e la gerarchia, consideriamo precisamente questi conflitti come pietra di paragone per la grandezza di una personalità. Come non approviamo il ribelle che le passioni e i desideri inducono a infrangere l’ordine, così veneriamo la memoria delle vittime, delle nature veramente tragiche.
Negli eroi dunque, in questi uomini esemplari, l’interessamento per la persona, per il nome, il volto, il gesto ci sembra lecito e naturale, perché anche nella gerarchia più perfetta, nell’organismo più scorrevole non scorgiamo affatto una macchina composta di parti morte e in sé indifferenti, bensì un corpo vivo formato di parti e animato da organi, ognuno dei quali possiede una sua natura e una sua libertà e partecipa delle meraviglie della vita. In questo senso ci siamo affaticati a cercare notizie sulla vita di Josef Knecht, Maestro del Giuoco delle perle, e in particolare tutto ciò che scrisse di suo pugno, e siamo venuti anche in possesso di parecchi autografi degni, secondo noi, di essere letti.
Le comunicazioni che potremo fare sulla persona e la vita di Knecht sono certamente già note in tutto o in parte ai membri dell’Ordine, specie ai giocatori di perle, e non foss’altro per questa ragione il nostro libro si rivolge non solo a questa cerchia, ma spera di trovare anche al di fuori di essa lettori benevoli.
Per quella cerchia ristretta il nostro libro non avrebbe bisogno di introduzione o di commento. Ma siccome ci auguriamo lettori della vita e degli scritti del nostro eroe anche fuori dell’Ordine, ci spetta il compito piuttosto difficile di premettere al libro, per i meno preparati, una breve introduzione popolare sul significato e la storia del Giuoco delle perle di vetro. Ripetiamo che questa introduzione è e vuol essere popolare e non pretende di far luce su problemi del Giuoco e della sua storia che sono in discussione entro l’Ordine stesso. Non è giunto ancora neanche lontanamente il tempo di esporre quest’argomento in forma oggettiva.
Non ci si aspetti dunque da noi un’esauriente storia e teoria del Giuoco delle perle: oggi non la saprebbero dare neanche autori più degni e più abili di noi. Questo compito è riservato a epoche a venire, sempreché non se ne perdano prima le fonti e le premesse spirituali. Ancor meno il nostro saggio vuol essere un manuale del Giuoco delle perle, perché un simile manuale non sarà scritto mai. Le regole di questo Giuoco dei giuochi non s’imparano se non per le vie consuete e prescritte, attraverso anni, e nessuno degli iniziati potrebbe mai desiderare che si riesca ad apprenderle con maggiore facilità.
Queste regole, il linguaggio figurato e la grammatica del Giuoco sono una specie di linguaggio esoterico, sommamente evoluto, che comprende parecchie scienze e arti, massime la matematica e la musica (o musicologia), ed è capace di esprimere e mettere in rapporto fra loro il contenuto e i risultati di quasi tutte le scienze. Il Giuoco delle perle è dunque un modo di giocare con tutti i valori e con il contenuto della nostra civiltà. Esso gioca con questi come, mettiamo, nei periodi aurei delle arti un pittore può aver giocato con i colori della sua tavolozza. Le conoscenze, i pensieri elevati e le opere d’arte che l’umanità ha prodotto nei suoi periodi creativi, ciò che le successive epoche di studi eruditi hanno ridotto a concetti e a possesso intellettuale, tutto questo enorme patrimonio di valori dello spirito è trattato dal giocatore di perle come un organo dall’organista; e quest’organo è di una perfezione a malapena immaginabile: i manuali e i pedali tasteggiano tutto il cosmo spirituale, i suoi registri sono quasi infiniti e teoricamente, grazie a questo strumento, si potrebbe riprodurre in suoni l’intero contenuto spirituale dell’universo. Le tastiere, i pedali e i registri sono ormai fissi e soltanto in teoria si potrebbe modificarne o tentare di perfezionarne il numero e l’ordinamento: chi voglia arricchirne il linguaggio introducendovi nuovi contenuti sottostà al più severo controllo da parte della suprema direzione del giuoco. Per contro, entro questa compagine fissa o, per rimanere nel paragone, entro la complicata meccanica di quest’organo gigantesco, il singolo suonatore dispone di tutto un mondo di possibilità e combinazioni ed è quasi impossibile che fra mille sonate rigorosamente eseguite due sole possano assomigliarsi più che in superficie. Persino nel caso in cui due suonatori dovessero fortuitamente imperniare la loro musica sulla scelta dei medesimi temi, perfettamente uguali, le due musiche potrebbero presentarsi e svolgersi in modo del tutto diverso, secondo la mentalità, il carattere, l’umore e il virtuosismo degli esecutori.
In fin dei conti dipende dall’arbitrio dello storico fin dove egli voglia far risalire gli inizi e la preistoria del Giuoco delle perle di vetro. Infatti, come tutte le grandi idee, esso non ha un vero e proprio inizio, ma come idea c’è sempre stato. Come idea, presentimento e aspirazione lo troviamo già in qualche epoca passata, per esempio in Pitagora, poi nel tardo periodo della civiltà antica, nei circoli gnostico-ellenistici, come pure presso gli antichi cinesi, poi ancora nei punti culminanti della vita spirituale mauro-araba, mentre in seguito le vie della sua preistoria ci portano, attraverso la scolastica e l’umanesimo, alle accademie di matematici dei secoli XVII e XVIII, alle filosofie romantiche e alle rune dei sogni magici di Novalis. Ogni moto dello spirito verso la meta ideale di una Universitas Litterarum, ogni accademia platonica, ogni convivenza di un’élite spirituale, ogni tentativo di avvicinamento fra le scienze esatte e le scienze più libere, ogni sforzo di conciliare la scienza e l’arte o la scienza e la religione ebbero il loro fondamento in quella stessa idea eterna che per noi si è concretata nel Giuoco delle perle. Menti come Abelardo, Leibniz, Hegel hanno indubbiamente conosciuto il sogno di imprigionare l’universo spirituale in sistemi concentrici e di unire la vivente bellezza dello spirito e dell’arte alla magica potenza formulatrice delle discipline esatte. Nell’epoca in cui la musica e la matematica celebrarono quasi contemporaneamente un loro periodo classico, i rapporti amichevoli e le reciproche fecondazioni tra le due discipline erano frequenti.
Per la biografia e la bibliografia completa dello scrittore rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Hermann Hesse.
Qualsiasi libro di Herman Hesse ha una profondità ma anche uno stile psicologico ma anche esoterico che riesce ad attirare in modo particolare il lettore con una sua scrittura che affascina e cattura in ogni suo libro io penso di averli letti più o meno tutti dal Lupo della steppa, Narciso e Boccadoro, Siddhartha…il gioco delle perle di vetro…hanno tutto uno stile che si collega ma ognuno lancia un messaggio particolare