Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di La grande rapina al treno di Michael Crichton. Il romanzo è pubblicato in Italia da Garzanti con un prezzo di copertina di 8,90 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto)
La grande rapina al treno: trama del libro
Anno 1855. L’Impero Britannico manda al suo esercito impegnato in Crimea 12.000 sterline in lingotti d’oro custoditi in casse a prova di tutto. Le casseforti vengono caricate sul sorvegliatissimo espresso Londra-Parigi. A Parigi, però, ecco la sorpresa: le casseforti sono giunte con i sigilli intatti, ma dentro non c’è oro, solo pallini da caccia. L’incredibile storia del più audace colpo del secolo e del suo geniale ideatore, il ladro gentiluomo Edward Pierce.
Approfondimenti sul libro
L’ebook di La grande rapina al treno (in pdf, epub e mobi) può essere acquistato al prezzo di euro 6,99.
A quaranta minuti da Londra, il treno del mattino della South Eastern Railway raggiunse la velocità massima, ottantasei chilometri all’ora, percorrendo i verdi campi ondulati e i ciliegeti del Kent. Sulla locomotiva verniciata di un blu intenso, si poteva vedere ritto in piedi il macchinista in divisa rossa, senza la protezione di una cabina o di un parabrezza, e il fuochista accovacciato ai suoi piedi che gettava palate di carbone nella caldaia rosseggiante. Dietro la sbuffante locomotiva e il tender c’erano tre carrozze gialle di prima classe, sette vagoni verdi di seconda e infine un grigio bagagliaio senza finestrini.
Mentre il treno sferragliava sui binari verso la costa, la porta scorrevole del bagagliaio si aprì, rivelando all’interno una lotta disperata. Era una competizione assolutamente impari: uno snello giovanotto vestito di cenci si buttava contro una massiccia guardia ferroviaria in divisa blu. Il giovane, pur essendo più debole, se la cavò brillantemente, mettendo a segno un paio di colpi efficaci sul suo corpulento avversario. Solo per caso la guardia, ormai ridotta in ginocchio, riuscì a buttarsi avanti in modo da cogliere il giovane alla sprovvista e da scaraventarlo giù dal treno attraverso la porta aperta, facendolo ruzzolare e rotolare al suolo come una bambola di stracci.
La guardia, ansimando per riprender fiato, si volse indietro a guardare il corpo sempre più lontano del giovane caduto. Poi chiuse la porta scorrevole. Il treno procedeva veloce riempiendo l’aria del suo stridulo fischio. Ben presto sparì oltre una leggera curva e rimasero soltanto il suono attutito della sbuffante locomotiva e la scia di fumo grigio che si posava lentamente sui binari e sul corpo immobile del giovane.
Dopo un paio di minuti, il giovane si mosse. Riuscì con un enorme sforzo a sollevarsi su un gomito e sembrava che stesse ormai per rimettersi in piedi. Ma le sue fatiche risultarono vane: tornò immediatamente ad afflosciarsi al suolo e, dopo un ultimo brivido convulso, vi rimase completamente immobile.
Mezz’ora dopo un elegante brougham con ricche ruote cremisi arrivò dalla strada battuta che scorreva parallela ai binari. Quando fu su un rialzo, il cocchiere fermò il cavallo. E dalla carrozza scese un personaggio assai singolare, che indossava, secondo la moda, una redingote di velluto verde scuro e un cappello a cilindro di castoro. L’uomo salì sul rialzo, s’accostò agli occhi un binoccolo e perlustrò la linea ferroviaria in tutta la sua lunghezza. Immediatamente il suo sguardo si posò sul giovane che giaceva lungo i binari. Ma l’uomo non tentò né di avvicinarsi né di prestargli soccorso. Rimase sul rialzo finché non ebbe la certezza che era morto. Solo allora si mosse, risalì sulla carrozza rimasta ad aspettarlo e ripartì nella direzione da cui era venuto, verso Londra.
2. L’armatore
Quel singolare personaggio era Edward Pierce e, per essere un uomo destinato a tanta fama che persino la regina Vittoria espresse il desiderio di conoscerlo — o almeno di assistere alla sua impiccagione — rimane una figura stranamente misteriosa. All’aspetto era un bell’uomo, alto, sulla trentina, con una folta barba rossa secondo la moda che imperversava soprattutto tra gli impiegati statali. Dal modo di parlare, di comportarsi e di vestire sembrava un gentiluomo e un benestante; era inoltre, dotato di un notevole fascino e di una «personalità accattivante.» Sosteneva di essere orfano di una famiglia altoborghese dei Midlands e di aver studiato a Winchester e a Cambridge. Era noto in molti ambienti della migliore società londinese e annoverava tra i suoi conoscenti ministri, parlamentari, ambasciatori stranieri, banchieri e altre importanti personalità. Pur essendo scapolo, teneva casa aperta al 12 di Harrow Road, in uno dei più eleganti quartieri di Londra. Ma viaggiava per buona parte dell’anno e, a quanto si diceva, non si recava soltanto sul Continente ma anche a New York.
I contemporanei credevano realmente nelle sue origini aristocratiche: i resoconti giornalistici lo definirono spesso «rogue», nel senso non di furfante ma di animale maschio finito malamente. L’idea che un gentiluomo di alto lignaggio avesse scelto la carriera del crimine era così sorprendente e solleticante che nessuno in realtà aveva voglia di confutarla.
Nulla però autorizza a credere che Pierce avesse origini altoborghesi; anzi si sa ben poco della sua vita prima del 1850. I lettori moderni, avvezzi al concetto di «identificazione sicura» come fatto normale possono ritenere sconcertanti queste ambiguità del passato di Pierce. Ma in un’epoca in cui i certificati di nascita erano un’innovazione, la fotografia un’arte ai suoi albori e le impronte digitali assolutamente sconosciute, era difficile identificare una persona con qualche certezza, e Pierce si preoccupava particolarmente di sfuggire a ogni indagine in tal senso. È incerto persino il suo nome: durante il processo diversi testimoni sostennero di averlo conosciuto come John Simms, Andrew Miller o Robert Jeffers.
Oggetto di discussione era anche la fonte dei suoi redditi, palesemente cospicui. Secondo alcuni era segretamente socio di Jukes in una prospera azienda che fabbricava attrezzature per il croquet. Il croquet era la mania del momento tra le giovani donne con tendenze sportive ed era del tutto plausibile pensare che un giovane e sveglio uomo d’affari, investendo in un’iniziativa del genere un’eredità sia pur modesta, riuscisse a vivere brillantemente.
Altri lo dicevano invece padrone di diversi pub e di una piccola scuderia di carrozze pubbliche, gestita da un certo Barlow, un vetturino dall’aria particolarmente sinistra, con una cicatrice bianca sulla fronte. Era un’ipotesi più attendibile, in quanto possedere pub e carrozze di piazza era un’attività nella quale giovava avere relazioni con la malavita.
Non è ovviamente impossibile che Pierce fosse effettivamente un uomo di buona famiglia e di formazione aristocratica. Non bisogna dimenticare che a quei tempi Winchester e Cambridge erano spesso caratterizzate più dalla licenziosità e dall’ubriachezza dei loro allievi che da una seria e pacata erudizione. Lo scienziato più profondo dell’epoca vittoriana, Charles Darwin, dedicò gran parte della giovinezza al gioco d’azzardo e ai cavalli, e alla maggioranza dei giovani di buona famiglia interessava di più il «”tratto” dell’universitario» che una laurea.
È anche vero che della malavita vittoriana facevano parte molte persone istruite che non avevano avuto fortuna. Erano di solito «scribacchini», cioè autori di false lettere di raccomandazione, o falsari che «facevano un po’ di carta». In certi casi potevano diventare dei «bindoli», cioè degli artisti della truffa, ma in generale, nonostante la loro cultura, erano piccoli criminali abbastanza patetici, meritevoli più di pietà che di condanna.
Edward Pierce ebbe invece una carriera criminale clamorosa. Qualunque fossero le sue fonti di reddito, qualunque fosse il suo vero passato, una cosa era certa: era un grande «carbonista», cioè uno svaligiatore di appartamenti, che col trascorrere degli anni aveva accumulato un capitale sufficiente a finanziare operazioni criminali su vasta scala, diventando così quello che si chiamava allora «un armatore.» E verso la metà del 1854 era già a buon punto del complicato piano per il più grande furto della sua carriera: la Grande Rapina al Treno.
Per la biografia e la bibliografia completa dello scrittore e regista statunitense rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Michael Crichton.
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