Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di Guerra e pace di Lev Tolstoj. Il romanzo è pubblicato in Italia, tra gli altri, da Feltrinelli con un prezzo di copertina di 19,00 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto) ed è disponibile in eBook a partrire dal prezzo di euro 0,49.
Guerra e pace: trama del libro
“Guerra e pace” è indubbiamente il capolavoro di Tolstoj, che vi lavorò ininterrottamente, animato da un entusiasmo creativo che non ammetteva soste né riposo, dal 1863 al 1869, cioè negli anni della sua piena maturità. “Guerra e pace” ci appare come una storia infinita, una matassa di filo che si svolge con un ritmo ora lento, ora veloce e incalzante, seguendo la gioia di raccontare del narratore, perennemente affascinato dallo spettacolo della vita. Il libro narra gli avvenimenti russi tra il 1805, l’anno della prima sfortunata campagna contro Napoleone, e il 1812, l’anno dell’insorgenza popolare contro l’armata francese. Nel narrare il periodo napoleonico, Tolstoj dà forma alle vicende di due famiglie dell’alta nobiltà, i Bolkonskij e i Rostov, ispirate da valori onesti e genuini, in contrapposizione al corrotto clan dei Kuragin, e in questo scenario delinea alcuni meravigliosi ritratti dei protagonisti, tra cui quello di Natasa Rostova. Un romanzo-poema di straordinaria complessità ma di folgorante bellezza, in cui i motivi storico-filosofici e psicologici si intrecciano in unità con armoniosa maestria. L’opera continua a essere fonte di ispirazione per numerose traduzioni cinematografiche e televisive.
Così diceva nel giugno 1805 la famosa Anna Pàvlovna Scherer, damigella di corte e intima confidente dell’imperatrice Màrija Feodòrovna, accogliendo il principe Vasìlij, funzionario di alto grado, il primo arrivato degli ospiti alla sua serata. Anna Pàvlovna tossiva da qualche giorno, aveva la grippe, come lei diceva (grippe era allora una parola nuova, usata soltanto da poche persone). I biglietti distribuiti al mattino da un servitore in livrea rossaerano tutti dello stesso tenore:
“Si vous n’avez rien de mieux à faire, Monsieur le comte (o mon prince), et si la perspective de passer la soirée chez une pauvre malade ne vous effraye pas trop, je serai charmée de vous voir chez moi entre 7 et 10 heures. Annette Scherer”.
“Dieu, quelle virulente sortie!” rispose, senza minimamente turbarsi per una tale accoglienza, il principe che entrava in uniforme di corte, calze di seta e scarpini, con le decorazioni sul petto e una gioviale espressione sul viso insulso.
Parlava quel francese ricercato in cui non soltanto si esprimevano, ma addirittura pensavano i nostri nonni, con certe sommesse intonazioni protettive proprie di un uomo importante, invecchiato nell’alta società e a corte. Si appressò ad Anna Pàvlovna, le baciò la mano, chinando davanti a lei la sua profumata e lucida calvizie, e sedette tranquillamente sul divano.
“Avant-tout dites moi, comment vous allez, chère amie? Tranquillizzatemi,” disse il principe, senza cambiare il timbro della voce e in un tono in cui, sotto la cortesia e la sollecitudine, si avvertiva l’indifferenza e addirittura l’ironia.
“Come si può star bene in salute… quando si soffre moralmente? Per chi ha una certa sensibilità è forse possibile vivere tranquilli di questi tempi?” chiese Anna Pàvlovna. “Spero che resterete da me tutta la sera…”
“E il ricevimento dell’ambasciatore inglese? Oggi è mercoledì e bisogna che mi faccia vedere,” rispose il principe. “Mia figlia passerà a prendermi e mi ci porterà.”
“Pensavo che il ricevimento di oggi fosse stato disdetto. Je vous avoue que toutes ces fêtes et tous ces feux d’artifice commencent à devenir insipides.”
“Se avessero saputo che tale è il vostro desiderio il ricevimento sarebbe stato disdetto,” disse il principe, parlando in un tono regolare come quello di un orologio che spacca il secondo e dicendo cose a cui neppure lui pretendeva che si credesse.
“Ne me tourmentez pas. Eh bien, qu’a-t-on décidé par rapport à la dépêche de Novosìlzoff? Vous savez tout.”
“Che cosa dirvi?” disse il principe in tono freddo e annoiato. “Qu’a-t-on décidé? On a décidé que Buonaparte a brûlé ses vaisseaux, et je crois que nous sommes en train de brûler les nôtres.”
Il principe Vasìlij parlava sempre pigramente, come un attore che recita la sua parte in una vecchia commedia. Anna Pàvlovna, al contrario, a dispetto dei suoi quarant’anni, parlava in un tono pieno di vivacità e di slancio.
Recitare la parte dell’entusiasta era diventato il suo ruolo in società e talvolta, perfino quando non ne aveva voglia, lei, per non deludere le aspettative dei suoi conoscenti, si atteneva a quel ruolo. Il contenuto sorriso che aleggiava in permanenza sul viso di Anna Pàvlovna, sebbene non si addicesse ai suoi tratti appassiti, esprimeva, come in un bambino viziato, la continua coscienza del proprio grazioso difettuccio a cui essa non voleva, non poteva e non considerava necessario rinunziare.
Nel bel mezzo di una discussione su eventi politici Anna Pàvlovna s’infervorò.
“Ah, non parlatemi dell’Austria! Forse io non capisco nulla, ma l’Austria non ha mai voluto e non vuole la guerra. Lei ci tradisce. Soltanto la Russia dev’essere la salvatrice dell’Europa. Il nostro benefattore conosce bene la sua sublime missione e le sarà fedele. Ecco l’unica cosa in cui io credo. Al nostro ottimo, meraviglioso sovrano spetta il compito più alto che ci sia al mondo, ed egli è così buono e così generoso che Iddio non lo abbandonerà e lui adempirà alla sua missione, che è quella di schiacciare l’idra della rivoluzione, che adesso è più spaventosa che mai nel sembiante di questo assassino e bandito. Tocca a noi soltanto riscattare il sangue del giusto. In chi possiamo sperare, vi domando?… L’Inghilterra con quel suo spirito affaristico non comprenderà, non può comprendere tutta la sublimità di spirito dell’imperatore Alessandro. Si è rifiutata di sgombrare Malta. Lei vuol vedere e sempre cerca un’arrière-pensée nelle nostre azioni. Che cosa hanno detto a Novosìl’cev? Niente. Loro non hanno compreso, non sono in grado di capire lo spirito di sacrificio del nostro imperatore, che non vuole nulla per sé e vuole tutto per il bene del mondo intero. E che cosa hanno promesso? Nulla. E non faranno neppure quello che hanno promesso! La Prussia ha già dichiarato che Bonaparte è invincibile e che tutta l’Europa non può nulla contro di lui… E io non credo neppure a una sola parola di Hardenberg e di Haugwitz. Cette fameuse neutralité prussienne, ce n’est qu’une piêge. Io credo unicamente in Dio e nel sublime destino del nostro grazioso imperatore. Lui salverà l’Europa!…” Qui lei si arrestò di colpo con un sorriso canzonatorio per la propria foga.
“Io penso,” disse il principe sorridendo, “che se mandassero voi al posto del nostro caro Wintzingerode, strappereste d’assalto l’assenso del re di Prussia. Siete così eloquente. Mi offrite del tè?”
“Subito. À propos,” aggiunse lei riprendendo un tono calmo, “stasera da me ci saranno due persone interessanti, le vicomte de Mortemart, il est allié aux Montmorency par les Rohans, una delle migliori famiglie di Francia. È un emigrato di quelli autentici. E poi l’abbé Morio; voi conoscete quello spirito profondo? È stato ricevuto dall’imperatore. Lo sapevate?”
“Ah! Ne sarò lietissimo,” rispose il principe. “Ditemi,” aggiunse in un tono particolarmente noncurante, come se si trattasse di qualcosa che gli fosse appena venuto in mente, mentre quella sua domanda era proprio il principale scopo della sua visita, “è vero che l’impératrice-mère desidera che il barone Funke venga nominato primo segretario a Vienna? C’est un pauvre sire, ce baron, à ce qu’il paraît.” Il principe Vasìlij desiderava che suo figlio venisse destinato a quel posto che invece, per mezzo dell’imperatrice Màrija Feodòrovna, si cercava di assegnare al barone.
Anna Pàvlovna socchiuse gli occhi fin quasi a chiuderli, a significare che né lei, né nessun altro poteva esprimere un giudizio su ciò che l’imperatrice desiderava o riteneva opportuno.
“Monsieur le baron de Funke a été recommandé à l’impératrice-mère par sa sœur,” si limitò a dire in tono mesto e asciutto. Quando Anna Pàvlovna nominava l’imperatrice il suo volto assumeva immediatamente un’espressione di profondo e sincero rispetto e contemporaneamente di mestizia, e questo le accadeva ogni volta che, durante la conversazione, pronunciava il nome della sua alta protettrice. Disse che sua maestà si degnava di dimostrare al barone Funke beaucoup d’estime, e di nuovo il suo sguardo assunse una mesta espressione.
Il principe taceva con aria indifferente. Anna Pàvlovna, con la prontezza di tatto che le era propria come donna e come dama di corte, aveva voluto dare uno schiaffetto al principe per essersi permesso di esprimersi a quel modo sul conto di una persona che era stata raccomandata dall’imperatrice, ma al tempo stesso volle consolarlo.
“Mais à propos de votre famille,” gli disse, “sapete che vostra figlia, da quando ha fatto il suo ingresso in società, fait les délices de tout le monde. On la trouve belle comme le jour.”
Il principe fece un inchino con il capo in segno di rispetto e di riconoscenza.
“Mi capita spesso di pensare,” riprese a dire Anna Pàvlovna dopo un minuto di silenzio, avvicinandosi al principe con un carezzevole sorriso, come se con ciò volesse far intendere che le conversazioni sulla politica e sul bel mondo erano finite e si passava sul piano delle confidenze, “mi capita spesso di pensare come talvolta è ingiusta la distribuzione della felicità nella vita. Perché mai il destino vi ha dato due così meravigliosi figli (“escludendo Anatole, il vostro minore, che io non amo,” aggiunse in tono perentorio, inarcando le sopracciglia), dei figli così stupendi? E voi, davvero, li apprezzate meno di tutti e pertanto non li meritate.”
E così dicendo sorrise del suo sorriso entusiasta.
“Que voulez-vous? Lavater aurait dit que je n’ai pas la bosse de la paternité,” rispose il principe.
“Smettete di scherzare. Io volevo parlare seriamente con voi. Sapete, io sono scontenta del vostro figlio minore. Resti fra noi (e qui il suo volto assunse la mesta espressione di prima), si è parlato di lui presso sua maestà, e vi si compiange…”.
Per la biografia e la bibliografia completa dello scrittore russo rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Lev Tolstoj.
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