Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di Innocente – Una storia vera di John Grisham. Il romanzo è pubblicato in Italia da Mondadori con un prezzo di copertina di 10,00 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto) ed è disponibile in eBook al prezzo di euro 7,99.
Innocente: trama del libro
Ron Williamson lascia il natio Oklahoma nel 1971, poco più di un ragazzo, inseguendo il sogno di diventare un campione di baseball. Dopo sei anni nel campionato minore un incidente mette fine alle sue speranze di gloria. Torna a casa, cerca un lavoro stabile, ma un crescente disagio psichico ne farà presto un malato di mente. Qualche anno dopo, la tranquilla cittadina di Ron è scossa da un terribile evento: la giovane Debbie Carter viene stuprata e uccisa in circostanze poco chiare che vedono Williamson tra i principali sospetti. Comincia per Ron un’odissea che lo vedrà dapprima incriminato del delitto e poi condannato a morte. Dodici anni nel braccio della morte in cui continua a dichiararsi innocente. Ma quando mancano ormai cinque giorni all’esecuzione, l’estrema speranza di salvezza è rappresentata da un esame del DNA che non arriva mai. Il caso di Ron Williamson ha ossessionato John Grisham per anni, da quando il maestro del legal thriller ha letto incidentalmente la sua vicenda su un giornale locale, decidendo di raccontare per la prima volta un fatto realmente accaduto. Il risultato è una storia pervasa da una forte tensione morale che arriva a mettere in discussione il sistema legale americano.
Intorno a Ada, una cittadina di sedicimila abitanti con un college e un tribunale di contea, gli impianti sono fermi ormai da tempo, perché i pozzi sono esauriti. Ormai a Ada l’economia ruota intorno alle fabbriche di mangimi e alle coltivazioni di pecan.
Il centro della città è vivo. Non ci sono palazzi abbandonati o botteghe chiuse da assi di legno: i commercianti sopravvivono, benché la maggior parte dei negozi si sia trasferita in periferia, e all’ora di pranzo bar e ristoranti sono pieni.
Il palazzo di giustizia è piccolo, vecchio e sempre pieno di gente. Vicino, ci sono uffici amministrativi, diversi studi legali e il carcere, un bunker privo di finestre, occupato prevalentemente da spacciatori e tossicomani.
In fondo alla via principale della città, Main Street, c’è il campus della East Central University, che ha quattromila iscritti, molti dei quali vanno e vengono dalle città vicine. L’università rende la cittadina più vitale, attira molti giovani e dà un tocco di multiculturalismo al Sudest dell’Oklahoma.
Il quotidiano locale si chiama «Ada Evening News», copre tutta la regione e cerca di competere con «The Oklahoman», la principale testata. In genere la prima pagina tratta notizie nazionali e internazionali, e all’interno ci sono fatti di cronaca statale e locale, politica, sport e necrologi.
Gli abitanti di Ada e della contea di Pontotoc sono un gradevole mix fra meridionali di provincia e occidentali indipendenti. Il loro accento non è molto diverso da quello del Texas orientale o dell’Arkansas, con le vocali allungate. È la terra dei Chickasaw. Nell’Oklahoma ci sono più nativi americani che in qualsiasi altro Stato del Nordamerica e quasi tutti i bianchi hanno un po’ di sangue pellerossa. Un tempo se ne vergognavano, adesso ne vanno fieri.
Ada è compresa nella cosiddetta Bible Belt, e vanta cinquanta chiese e una dozzina di confessioni cristiane diverse. Ci sono anche una chiesa cattolica e una episcopale, ma niente templi né sinagoghe. La maggioranza della popolazione è o si dichiara cristiana, in genere appartiene a una congregazione specifica, è attivamente praticante e non si limita ad andare in chiesa la domenica. Lo status sociale è spesso determinato dall’affiliazione religiosa.
Con i suoi sedicimila abitanti, Ada è considerata una città grande nell’Oklahoma rurale e ha parecchi stabilimenti industriali e centri commerciali che attirano gente dalle contee vicine. Si trova circa centotrenta chilometri a sud di Oklahoma City e tre ore a nord di Dallas. Tutti conoscono qualcuno che lavora o che abita in Texas.
Il suo vanto principale sono i cavalli da corsa. Alcuni dei più grandi campioni vengono infatti da allevatori locali. E quando gli Ada High Cougars vincono il campionato statale di football, la città festeggia per anni.
La gente è cordiale, tutti si parlano, sono cortesi con gli sconosciuti e sempre pronti a dare una mano a chi ne ha bisogno. I bambini giocano nei giardini davanti a casa, di giorno la gente lascia la porta aperta e la notte i ragazzi fanno le loro solite bravate, ma senza mai causare grossi problemi.
Se non fosse stata teatro di due omicidi all’inizio degli anni Ottanta, Ada sarebbe rimasta sconosciuta al mondo. E la gente della contea di Pontotoc sarebbe stata più contenta.
Come obbedendo a una legge non scritta, la maggior parte dei night e dei locali malfamati di Ada erano in periferia, relegati ai margini in maniera tale da tenere la marmaglia lontana dalla brava gente. Il Coachlight, una baracca di metallo male illuminata, con birra scadente, jukebox, pista da ballo e musica dal vivo il weekend, era fra questi. Nel suo ampio parcheggio di ghiaia si contavano sempre molti più pick-up che berline. Era frequentato perlopiù da operai che si fermavano per un bicchiere dopo il turno in fabbrica e da ragazzi di campagna in cerca di divertimento, specie quando c’era la musica dal vivo o si ballava. Vi si esibirono anche Vince Gill e Randy Travis, agli inizi della loro carriera.
Era un locale popolare e sempre pieno, con parecchio personale fra baristi, buttafuori e cameriere. Una di queste si chiamava Debbie Carter, aveva ventun anni, era nata e cresciuta lì, si era diplomata alla Ada High School e viveva da sola. Faceva altri due lavoretti part-time e ogni tanto faceva anche la baby-sitter. Aveva la macchina e abitava in un appartamento di tre locali sopra un garage in Eighth Street, vicino alla East Central University. Era graziosa, bruna, snella, con un bel fisico scattante, piaceva ai ragazzi ed era molto indipendente.
Sua madre, Peggy Stillwell, era preoccupata del fatto che la figlia passasse tanto tempo al Coachlight e in altri locali del genere. L’aveva educata a solidi principi cristiani e avrebbe preferito che facesse una vita diversa. Invece, dopo il liceo Debbie aveva cominciato a uscire sempre la sera e a tornare tardi. Sua madre protestava e spesso bisticciavano. Così Debbie si era cercata casa ed era andata a vivere da sola. Voleva la propria indipendenza, ma era comunque molto affezionata alla madre.
La sera del 7 dicembre 1982, Debbie era di turno al Coachlight. Serviva ai tavoli, ma c’era poco lavoro e lei era impaziente; a un certo punto chiese al suo capo se poteva smontare prima, visto che erano arrivati dei suoi amici. Lui acconsentì e Debbie andò a sedersi al tavolo con Gina Vietta, che conosceva dai tempi del liceo, e altra gente. A un certo punto un ex compagno di scuola, Glen Gore, la invitò a ballare. Debbie accettò, ma prima che il pezzo finisse si allontanò arrabbiata. In seguito, nella toilette, disse che si sarebbe sentita più sicura se una delle sue amiche fosse andata a dormire da lei, senza però specificare perché.
Il Coachlight cominciò a chiudere presto, intorno a mezzanotte e mezzo, e Gina Vietta invitò alcuni del gruppo a bere qualcosa a casa sua. Molti accettarono, ma Debbie disse di essere stanca e affamata, e preferì andare a casa. Si salutarono fuori del locale, senza particolare fretta.
Diverse persone videro Debbie parlare con Glen Gore nel parcheggio del Coachlight. Tommy Glover conosceva bene Debbie perché lavoravano tutti e due nella stessa vetreria. Conosceva anche Glen Gore. Mentre saliva sul pick-up, lo vide vicino alla macchina di Debbie. Parlarono qualche secondo, poi la ragazza lo spinse via.
Mike e Terri Carpenter lavoravano tutti e due al Coachlight, lui come buttafuori e lei come cameriera. Mentre andavano verso la loro macchina, passarono davanti a quella di Debbie. La ragazza era seduta al volante e parlava con Glen Gore, che era in piedi vicino alla portiera. I Carpenter li salutarono e proseguirono. Un mese prima, Debbie aveva confidato a Mike di aver paura di Glen Gore e del suo caratteraccio.
Toni Ramsey faceva la lustrascarpe al Coachlight. Nel 1982 i pozzi petroliferi fruttavano ancora molti quattrini e a Ada c’erano parecchi ricconi che si facevano lucidare gli stivali. Toni li accontentava. Conosceva bene Glen Gore. Uscendo dal Coachlight, quella sera, vide Debbie seduta al volante e Gore chino a parlarle dalla parte del passeggero, con la portiera aperta. Sembravano tranquilli e Toni non si preoccupò.
Gore non aveva l’automobile e si era fatto dare un passaggio da un amico che si chiamava Ron West. Erano arrivati al Coachlight verso le undici e mezzo; West aveva ordinato da bere e Gore era andato a salutare degli amici. Sembrava conoscere tutti. Quando i baristi annunciarono che il bar stava per chiudere, West andò da Gore per chiedergli se aveva bisogno di un passaggio anche per tornare a casa. Gore disse di sì. West cominciò a uscire. Dopo pochi minuti, Gore lo raggiunse di corsa.
Decisero di andare al Waffler, un caffè del centro, dove ordinarono uova e pancetta. A pagare il conto fu West, che aveva già offerto da bere al Coachlight. West aveva iniziato la serata all’Harold’s Club, dove sperava di trovare dei colleghi e dove invece aveva incontrato Gore, che ogni tanto lavorava lì come barista e disc jockey. Non erano amici, ma quando Gore gli aveva chiesto un passaggio fino al Coachlight, West non se l’era sentita di dirgli di no.
Felicemente sposato e padre di due bambine, in genere non faceva le ore piccole. Sarebbe rientrato prima anche quella sera, ma non riusciva a staccarsi di dosso Gore, che oltretutto si stava rivelando uno scroccone. Usciti dal Waffler, West gli chiese dove voleva che lo portasse. A casa di sua madre, rispose lui, in Oak Street. Oak Street era a pochi isolati dal Waffler e West vi si diresse. A metà strada, però, Gore cambiò improvvisamente idea. Voleva fare due passi, disse. Eppure faceva freddo e tirava un vento gelido, perché si stava avvicinando una perturbazione.
Per la biografia e la bibliografia completa dello scrittore statunitense rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a John Grisham. Vi invitiamo inoltre a leggere il nostro articolo dedicati ai migliori libri di John Grisham diventati film o serie TV.
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