Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di L’inverno di Frankie Machine di Don Winslow. Il volume è pubblicato in Italia da Einaudi con un prezzo di copertina di 13,00 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto)
L’inverno di Frankie Machine: trama del libro
A sessantadue anni, Frank Machianno, alias Frankie Machine, è un tranquillo uomo d’affari, ancora nel pieno delle sue forze: proprietario di un negozio di esche sul molo di San Diego, agente immobiliare, rifornitore di pesce e tovaglie per ristoranti. Con una figlia da mantenere all’università, una ex moglie cui pagare gli assegni, una fidanzata, giovane e bella, che ama divertirsi. E un amico poliziotto cui ha salvato la vita ma che sa tutto del suo passato, della sua lunga militanza in Cosa Nostra. Quando i suoi antichi “datori di lavoro” si fanno vivi e gli chiedono di intervenire come mediatore in una lite tra famiglie, Frank non può rifiutare. Anche se ciò significa precipitare di nuovo nel mondo della mafia. Per sopravvivere, a Frank Machianno non resta che tornare a essere il terribile Frankie Machine; e nel frattempo cercare nel suo passato, per scoprire chi, tra i suoi vecchi “amici”, è così ansioso di vederlo morto.
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In ebook L’inverno di Frankie Machine (in pdf, epub e mobi) può essere acquistato al prezzo di 6,99 euro.
È il primo pensiero di Frank Machianno quando la sveglia trilla alle 3.45 del mattino. Frank scivola fuori dal letto e poggia i piedi nudi sul gelido parquet.
E ha ragione.
La sua è proprio una vitaccia.
Frank attraversa a passo felpato il parquet, levigato e verniciato con le sue mani, e s’infila sotto la doccia. Impiega appena un minuto a lavarsi, per questo porta i capelli argentati molto corti.
– Cosí non ci vuole niente a lavarli, – si giustifica con Donna, quando lei se ne lamenta.
In trenta secondi si asciuga, lega l’asciugamano intorno alla vita – adesso un po’ troppo pingue per i suoi gusti – si rade e si lava i denti. Nel tragitto verso la cucina fa tappa in soggiorno per accendere lo stereo con il telecomando. Dalle casse si diffondono le note della Bohème. Uno dei vantaggi di vivere soli – forse l’unico, considera tra sé Frankie – è quello di poter ascoltare l’opera alle quattro del mattino, senza infastidire nessuno. La sua casa è di quelle solide, con le pareti massicce, come se ne costruivano un tempo, quindi la musica non disturba nemmeno i vicini.
Frank ha acquistato un paio di biglietti per il teatro dell’Opera di San Diego, e Donna è cosí gentile da mostrarsi entusiasta di accompagnarlo. Una volta ha persino finto di non accorgersi che lui piangeva, alla fine della Bohème, per la morte di Mimí.
Adesso, entrando in cucina, canta insieme a Victoria de Los Angeles:
… ma quando vien lo sgelo,
il primo sole è mio
il primo bacio dell’aprile è mio!
il primo sole è mio!…
Frank adora la sua cucina.
Ha posato da sé le piastrelle bianche e nere, e con l’aiuto di un amico falegname ha montato i pensili e i mobiletti. Il vecchio tagliere da macellaio lo ha scovato in un negozio di antiquariato a Little Italy. Era mal messo quando lo ha trovato – il legno troppo asciutto aveva cominciato a creparsi – e si è dedicato per mesi a sfregarlo con l’olio per farlo tornare come nuovo. In realtà gli piaceva cosí tanto proprio perché era tutto scheggiato, pieno di tagli e vecchie sbeccature – «segni di onore», come li chiama, testimonianze di anni di fedele servizio.
– Vedi, è un oggetto vissuto, – aveva spiegato a Donna, che non si capacitava del perché non ne avesse comprato uno nuovo, potendo tranquillamente permetterselo. – Se ti avvicini, senti anche dov’è che tagliavano l’aglio.
– I maschi italiani e le loro madri… – aveva osservato Donna.
– Mia madre era una brava cuoca, – aveva detto Frankie, – ma chi sapeva veramente cucinare era il mio vecchio. È stato lui a insegnarmi.
Ed era stato un ottimo maestro, Donna glielo doveva concedere. Checché si potesse dire di Frank Machianno – per esempio che era un gran rompicoglioni – bisognava riconoscere che in cucina era un asso. E sapeva anche come trattare le donne. Forse le due cose erano collegate. A dire il vero, era stato lo stesso Frank a suggerirlo a Donna.
– Fare l’amore è come preparare una salsa gustosa, – le aveva detto una notte a letto, mentre ancora assaporavano la piacevole sensazione che pervade i corpi dopo l’amore.
– Frank, dàcci un taglio, – lo aveva rimbeccato.
Ma lui se ne era ben guardato. – Ci vuole il tempo necessario, bisogna usare le spezie giuste nella giusta quantità, assaporarle una per una, poi alzare lentamente il fuoco finché la salsa non bolle.
Il fascino ineffabile di Frank Machianno, aveva riflettuto lei distesa al suo fianco, era che riusciva a paragonare il tuo corpo a un ragú alla bolognese senza farti venire voglia di sbatterlo a calci giú dal letto. Forse perché la sua era una passione autentica. Donna lo aveva atteso pazientemente in macchina, mentre lui scorrazzava su e giú per la città, fermandosi in cinque negozi diversi ad acquistare cinque ingredienti per una sola pietanza («Donna, la salsiccia migliore ce l’ha Cristofaro’s»). E la stessa attenzione ai dettagli ce l’ha quando fa l’amore, e bisogna riconoscergli di sapere, come dire, rosolarla bene, la sua salsa.
Questa mattina, come ogni giorno, Frank prende dei chicchi di caffè Kona da un barattolo chiuso ermeticamente e con un cucchiaino li versa nella piccola tostatrice acquistata da uno di quei cataloghi per cuochi che riceve via posta.
Donna gli rompe sempre le scatole per quella storia del caffè in grani.
– Comprati una caffettiera automatica con il timer, – gli aveva consigliato. – Quando esci dalla doccia trovi il caffè pronto, cosí puoi dormire qualche minuto in piú.
– Ma non è cosí buono.
– Certo, fai proprio una vitaccia.
Be’, che posso rispondere? aveva pensato lui. È vero.
– Mai sentito parlare di «qualità della vita»? – le aveva chiesto.
– Certo. È un’espressione usata per i malati terminali, quando ci si interroga se bisogna staccare la spina.
– Be’, anche qui si tratta di qualità della vita.
Proprio cosí, pensa Frank questa mattina, mentre gusta l’aroma del caffè tostato e mette su l’acqua. La qualità della vita riguarda le piccole cose: farle per bene e nella maniera giusta. Prende una padellina dal pensile sopra il tagliere e la poggia sul gas. Ci mette una fettina di burro e non appena comincia a sfrigolare, rompe un uovo sul bordo della padella e mentre frigge taglia a metà un bagel alle cipolle. Quindi facendo molta attenzione prende l’uovo con una spatola di plastica (rigorosamente di plastica: il metallo graffierebbe la superficie antiaderente della padella, cosa che a Donna pare non entri in testa, motivo per cui non le è permesso di usare la cucina di Frank), lo adagia su una metà del bagel, ci mette sopra l’altra quindi avvolge il sandwich con un tovagliolo di lino per mantenerlo caldo.
Naturalmente Donna ha da ridire anche su quell’uovo giornaliero.
– È solo un uovo, – dice lui, – non una bomba a mano.
– Hai sessantadue anni, Frank, – gli ricorda lei. – Devi stare attento al colesterolo.
– Macché, hanno scoperto che le uova non c’entrano, – dice lui. – Hanno fatto una cagnara per niente.
Anche sua figlia, Jill, lo tormenta con quella storia. Si è appena laureata in medicina all’università di San Diego, e naturalmente crede di sapere tutto. Ma lui controbatte: – Non sei ancora un medico. Quando lo sarai mi potrai terrorizzare con le tue uova.
L’America, pensa Frank: siamo l’unica nazione al mondo ad aver paura del cibo.
Quando il letale sandwich all’uovo è pronto, il caffè è tostato. Allora Frank versa i chicchi nel macinino, lo aziona per dieci secondi esatti, quindi versa la polvere nella caffettiera francese a pressione, aggiunge l’acqua bollente e lascia in infusione per i quattro minuti di prammatica.
Ma non è tempo perso.
Quei minuti li impiega per vestirsi.
– Come faccia un essere umano civilizzato a vestirsi in quattro minuti è al di là della mia comprensione, – ha osservato Donna in piú di un’occasione.
Facile, pensa Frank, soprattutto se prepari i vestiti la sera prima e devi solo andare ad aprire un negozietto di attrezzature per la pesca. Cosí questa mattina indossa un paio di mutande pulite, spessi calzettoni di lana, una camicia di flanella, un vecchio paio di jeans, poi si siede sulla sponda del letto per infilare gli stivali da lavoro.
Quando torna in cucina il caffè è pronto. Lo versa in una tazza di metallo da asporto e lo assaggia.
Frank adora il primo sorso di caffè. Soprattutto quando è appena tostato, macinato e fatto al momento.
Qualità della vita.
Sono le piccole cose, pensa, quelle che contano.
Copre la tazza con un coperchio e la poggia sul ripiano di cucina, prende la vecchia felpa col cappuccio dall’attaccapanni appeso al muro e la indossa, si infila in testa un berretto nero di lana, recupera il portafoglio e le chiavi della macchina dal posto dove è solito lasciarli.
Poi prende lo «Union-Tribune» del giorno prima, che ha tenuto da parte per le parole crociate. Vi si dedica nella tarda mattinata, quando al negozio c’è un po’ di quiete.
Prende la tazza e il sandwich all’uovo, spegne lo stereo ed è pronto a uscire.
È inverno a San Diego, e fuori fa freddo.
Be’, relativamente freddo.
Non è il Wisconsin o il North Dakota, non c’è quel gelo pungente che blocca il motore dell’automobile e ti sferza il viso dandoti la sensazione che si spacchi e cada in pezzi, ma alle 4.10 del mattino del mese di gennaio qualsiasi luogo dell’emisfero boreale è quantomeno freddo. Soprattutto, pensa Frank mentre monta sul suo pickup Toyota, quando hai superato la sessantina e al mattino ti ci vuole un po’ prima che il sangue si metta in circolo.
Ma Frank ama le prime ore del mattino. È la parte della giornata che preferisce.
È l’unico momento tranquillo delle sue intense giornate, e adora vedere il sole spuntare da dietro le colline a est della città, il cielo sull’oceano che si tinge di rosa, l’acqua nera svaporare nel grigio.
Ma adesso è presto.
Il mondo è ancora avvolto dalle tenebre.
Accende la radio e la sintonizza su una stazione locale per ascoltare le previsioni del tempo.
Pioggia, sempre pioggia.
Un ampio fronte proveniente dal nord del Pacifico.
Ascolta distrattamente le ultime del radiogiornale locale. Le solite notizie: altre quattro case su un pendio a Oceanside sono sprofondate nel fango, i revisori dei conti stanno valutando se la città sia sull’orlo della bancarotta, i prezzi degli immobili di nuovo in aumento.
Poi lo scandalo del consiglio comunale: l’«Operazione Perizoma» condotta dall’Fbi ha portato all’incriminazione di quattro consiglieri, con l’accusa di aver intascato tangenti dai proprietari di locali notturni per far revocare l’ordinanza comunale che proibisce i «palpeggiamenti» nei night club. Un paio di poliziotti della Buoncostume avevano preso delle bustarelle per chiudere un occhio.
Niente di nuovo, riflette Frank. San Diego è un porto, c’è la marina, la prostituzione ha sempre costituito un florido settore economico. Allungare una mazzetta a un consigliere comunale affinché un marinaio possa concedersi una lap dance è in pratica un dovere civico.
Ma se l’Fbi vuole perdere tempo con le spogliarelliste, fatti suoi.
Saranno… quanto, venti anni, che non entra in un locale notturno?
Frank sintonizza la radio su una stazione che trasmette musica classica, apre il tovagliolo di lino poggiato in grembo e addenta il sandwich, sempre guidando verso Ocean Beach. Gli piace il contrasto tra il sapore di cipolla del bagel salato, quello dell’uovo e l’amaro del caffè.
Per la biografia e la bibliografia completa dello scrittore statunitense rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Don Winslow.