Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di Io confesso di John Grisham. Il romanzo è pubblicato in Italia da Mondadori con un prezzo di copertina di 12,50 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto) ed è disponibile in eBook al prezzo di euro 7,99.
Io confesso: trama del libro
Quando in una fredda mattina d’inverno uno sconosciuto si presenta nella sua parrocchia e chiede insistentemente di vederlo, il reverendo Keith Schroeder non può immaginare che quell’incontro cambierà la sua vita per sempre. L’uomo si chiama Travis Boyette, ha subito varie condanne per reati sessuali, è in libertà vigilata e sostiene di custodire da molti anni un terribile segreto che è deciso a confessare. Perché proprio adesso? Dice di avere un tumore incurabile al cervello e di volersi liberare dal peso che grava sulla sua coscienza. Con la sua testimonianza potrebbe scagionare Donté Drumm, un giovane di colore condannato a morte in una piccola città del Texas per l’omicidio di una ragazza bianca il cui corpo non è mai stato ritrovato. Boyette afferma di sapere chi è il vero assassino, ma non ha intenzione di rivelarlo a nessuno se non al reverendo Schroeder. Mancano quattro giorni all’esecuzione. Basteranno per salvare Donté, o almeno per una sospensione della condanna?
La stanza era un’area ricevimento, con quell’aspetto polveroso e disordinato che ci si aspetta di trovare in una vecchia chiesa. Sulla scrivania al centro del locale c’era una targhetta che annunciava la presenza di Charlotte Junger, la quale sedeva poco dietro il proprio nome. «Buongiorno» salutò la donna con un sorriso.
«Buongiorno» disse l’uomo. Una pausa. «Fa molto freddo fuori.»
«Sì, è vero» concordò la donna, mentre dava una rapida occhiata al visitatore. Il problema più evidente era che non aveva il cappotto né qualcosa che gli riparasse testa e mani.
«Immagino che lei sia Miss Junger» disse l’uomo, fissando il nome sulla targhetta.
«No, Miss Junger oggi non c’è: ha l’influenza. Per il momento la sostituisco io. Mi chiamo Dana Schroeder, sono la moglie del pastore. Cosa possiamo fare per lei?»
C’era una sedia davanti alla scrivania e l’uomo la guardò speranzoso. «Posso?» domandò.
«Naturalmente» rispose Dana. L’uomo si sedette quasi con cautela, come se ogni movimento richiedesse un’attenta riflessione.
«C’è il reverendo?» domandò, guardando una grande porta chiusa sulla sinistra.
«Sì, ma è occupato. Cosa possiamo fare per lei?» Dana era minuta, con un bel seno sotto il maglione aderente. A causa della scrivania, l’uomo non poteva vedere nulla al di sotto della cintura. Le donne piccole di statura erano sempre state le sue preferite. Questa aveva un viso grazioso, grandi occhi azzurri e zigomi alti; nel complesso una bella ragazza, la perfetta mogliettina del pastore.
Era passato parecchio tempo dall’ultima volta che aveva toccato una donna.
«Ho bisogno di parlare con il reverendo Schroeder.» L’uomo congiunse le mani in un gesto di preghiera. «Ieri ero in chiesa, ho ascoltato il suo sermone e… be’, mi serve un consiglio.»
«Mio marito è molto occupato, oggi» disse Dana con un sorriso. Bei denti.
«È che si tratta di una questione piuttosto urgente» insistette l’uomo.
Dana era sposata con Keith Schroeder da abbastanza tempo per sapere che nessuno era mai stato cacciato via dal suo ufficio, avesse o meno un appuntamento. Inoltre era un gelido lunedì mattina, e Keith non era poi così occupato. Qualche telefonata, un colloquio con una giovane coppia che stava battendo in ritirata davanti all’imminente matrimonio – incontro in corso proprio in quel momento – e poi le solite visite negli ospedali. Dana frugò tra i fogli sulla scrivania e trovò il questionario che stava cercando. «Okay, adesso le chiederò qualche dato personale e poi vedremo cosa si può fare.» Aveva già la penna in mano.
«Grazie» disse l’uomo, chinando leggermente la testa.
«Nome?»
«Travis Boyette.» L’uomo sillabò istintivamente il proprio cognome. «Data di nascita: 10 ottobre 1963. Luogo: Joplin, Missouri. Età: quarantaquattro anni. Single, divorziato, nessun figlio. Nessun indirizzo. Nessun lavoro. Nessuna prospettiva.»
Dana assorbì i dati mentre la penna cercava freneticamente gli spazi giusti da riempire. Le informazioni dell’uomo suscitavano molte più domande di quelle che prevedeva il suo elementare modulo. «A proposito dell’indirizzo…» disse, continuando a scrivere. «Dove abita attualmente?»
«Attualmente mi trovo sotto la responsabilità del dipartimento Amministrazione penitenziaria del Kansas. Mi hanno mandato in un centro di recupero in Seventeenth Street, a qualche isolato da qui. Sto per essere rilasciato, o “reinserito”, come piace dire a loro. Qualche mese nel centro qui a Topeka e poi sarò un uomo libero, con niente in cui sperare se non la libertà vigilata per il resto della vita.»
La penna smise di scrivere, ma Dana continuò comunque a fissarla. Il suo interesse nel questionario era improvvisamente scemato. Esitava a chiedere altro. Tuttavia, avendo lei dato inizio all’interrogatorio, si sentiva obbligata a continuare. Cos’altro avrebbero potuto fare mentre aspettavano il reverendo?
«Le andrebbe del caffè?» domandò, sicura che quella fosse una domanda innocua.
Ci fu una pausa, troppo lunga, come se Boyette non riuscisse a decidersi. «Sì, grazie. Nero, con poco zucchero.»
Dana uscì in fretta dalla stanza. Boyette la guardò allontanarsi, osservandola attentamente nei particolari, notando il bel sedere rotondo sotto i pantaloni sportivi, le gambe affusolate, le spalle atletiche, perfino la coda di cavallo. Un metro e sessanta, forse sessantadue. Cinquanta chili al massimo.
Dana se la prese comoda, e quando rientrò trovò Travis Boyette esattamente dove l’aveva lasciato, ancora seduto come un monaco, la punta delle dita della mano destra che picchiettavano la punta delle dita della sinistra, il bastone di legno scuro di traverso sulle cosce, gli occhi che fissavano il nulla sulla parete di fronte. La testa era calva, piccola, perfettamente rotonda e lucente. Mentre gli porgeva la tazza di caffè, Dana si pose l’assurda domanda se avesse perso i capelli da giovane o se semplicemente preferisse tenere la testa rasata. Un inquietante tatuaggio risaliva strisciando lungo il lato sinistro del collo. Boyette prese la tazza e ringraziò. Dana riguadagnò la propria posizione, con la scrivania tra di loro.
«Lei è luterano?» domandò, impugnando di nuovo la penna.
«Ne dubito. In realtà non sono niente. Non ho mai sentito il bisogno di appartenere a una chiesa.»
«Però ieri era qui. Perché?»
Boyette teneva la tazza davanti al mento con tutte e due le mani, come un topo che rosicchia un boccone. Se la risposta a una semplice domanda sul caffè richiedeva dieci secondi, per quella sulla chiesa poteva forse servire un’ora. L’uomo bevve un sorso e si passò la lingua sulle labbra. «Quanto tempo pensa che ci vorrà prima di poter vedere il reverendo?» domandò alla fine.
“Non sarà mai abbastanza presto” pensò Dana, a quel punto ansiosa di passare il visitatore a suo marito. Guardò l’orologio appeso alla parete e rispose: «Solo pochi minuti, ormai».
«Sarebbe possibile restarcene seduti in silenzio, mentre aspettiamo?» domandò Boyette con grande educazione.
Dana assorbì il colpo, e decise rapidamente che il silenzio non era poi una cattiva idea. Ma la curiosità ebbe la meglio. «Certo. Solo un’ultima domanda.» Aveva lo sguardo abbassato sul questionario, come se il modulo esigesse un’ultima risposta. «Per quanto tempo è stato in prigione?»
«Metà della mia vita» rispose Boyette senza esitare, quasi fosse abituato a fornire quell’informazione cinque volte al giorno.
Dana scribacchiò qualcosa, poi rivolse l’attenzione alla tastiera del computer. Picchiettò sui tasti con gesti decisi e teatrali, come se all’improvviso avvertisse un’urgenza. L’e-mail che aveva inviato a Keith diceva: “Qui c’è un ex detenuto che vuole parlare con te. Non se ne andrà finché non lo avrà fatto. Sembra abbastanza a posto. Offerto caffè. Sbrigati”.
Cinque minuti più tardi, la porta dell’ufficio del reverendo si aprì. Una giovane donna sgusciò in fretta all’esterno. Si stava asciugando gli occhi. La seguiva il suo ex fidanzato, il quale riuscì a produrre contemporaneamente un’espressione seria e accigliata e un sorriso. Nessuno dei due rivolse la parola a Dana. Nessuno dei due notò Travis Boyette. Tutti e due scomparvero.
Per la biografia e la bibliografia completa dello scrittore statunitense rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a John Grisham.