Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di I lupi del Calla di Stephen King, romanzo edito in Italia da Sperling & Kupfer con un prezzo di copertina di 12,90 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto). Il titolo è disponibile anche in eBook al prezzo di euro 7,99 ed è il quinto volume della saga della Torre Nera.
I lupi del Calla: trama del libro
Rumore di passi sul Sentiero del Vettore. Roland, l’ultimo cavaliere di un mondo che è “andato avanti”, e il suo bizzarro seguito – il giovane Jake, Eddie e sua moglie Susannah – cercano di raggiungere la Torre per arrestare il disfacimento della realtà e il suo annullamento nel caos. Ma attraversando le foreste del Calla, una regione del Medio-Mondo, si imbattono nella tragedia di una piccola comunità rurale sfinita dalle incursioni di un nemico ignoto e spaventoso. Non sono infatti predoni comuni quelli che scendono dalle alture circostanti, ma creature dal muso di lupo che assaltano le case con armi invincibili seminando morte e distruzione. E portandosi via i bambini, ai quali, prima di restituirli, fanno qualcosa di orribile.
Tian aveva la fortuna di possedere delle bestie, fra cui tre muli, ma bisognava essere pazzi a voler cercare di usare un mulo in Figlio di Puttana; la bestia a cui fosse toccata la sventura di quella corvée si sarebbe ritrovata quasi certamente con una zampa spezzata o punta a morte dopo non più di mezza giornata di lavoro. Qualche anno prima uno degli zii di Tian aveva rischiato la vita proprio per questa seconda eventualità. Era tornato a casa correndo e urlando a pieni polmoni, inseguito da enormi vespe mutanti con pungiglioni grossi come chiodi.
Avevano trovato il nido (oddio, lo aveva trovato Andy; Andy delle vespe non s’accorgeva neppure, grandi o piccole che fossero) e lo avevano bruciato con il kerosene, ma potevano essercene altri. E poi c’erano i buchi. Come si fa a bruciare un buco? Impossibile. E Figlio di Puttana si trovava in quella zona che i vecchi chiamavano di «terreno lasco». C’erano di conseguenza quasi tanti buchi quanti sassi, per non dire di almeno una grotta che mandava zaffate di una brutt’aria puzzolente di putrefazione. Chi poteva dire quali spauracchi si nascondessero nella sua gola buia?
Quanto ai buchi, quelli peggiori non erano dove un uomo (o un mulo) potesse vederli. Niente affatto, caro mio. Non pensarci proprio, grazie-sai. Gli spezzagambe erano sempre celati in grovigli di sterpi e di erba alta dall’aria innocente. Il tuo mulo ci finiva dentro, si sentiva uno schiocco secco come di un ramo che si spacca e il disgraziato si ritrovava steso a terra, denti scoperti, occhi sparati, a ragliare al cielo la sua sofferenza. Fino a quando mettevi fine alla sua agonia, si capisce, e il bestiame era prezioso a Calla Bryn Sturgis, anche il bestiame non proprio normale.
Tian dunque arò con la sorella al giogo. Nessuna ragione per non farlo. Tia era guasta, buona perciò per poco altro. Era una ragazzona, e infatti i guasti spesso crescevano fino a dimensioni prodigiose, ed era volenterosa, l’amasse l’Uomo-Gesù. Il Vegliardo le aveva fatto un albero di Gesù, quello che lui chiamava un cruci-fisso, che lei portava dappertutto. Ora dondolava avanti e indietro, le sbatteva sulla pelle sudata mentre lei tirava.
L’aratro che trascinava era agganciato a una bardatura di cuoio grezzo. Dietro di lei, ora guidando l’aratro per le vecchie impugnature di legno duro, ora la sorella con le tirelle, Tian grugniva e strattonava e spingeva quando il vomere dell’aratro s’inclinava e minacciava di incastrarsi. Era la fine di Piena Terra. Ma lì, a Figlio di Puttana, faceva caldo come in estate; la tuta da lavoro di Tia era scura e umida e incollata alle cosce lunghe e carnose. Ogni volta che Tian scuoteva la testa per togliersi i capelli dagli occhi, spruzzava sudore dalla zazzera.
«Ohi, stronza!» esclamò. «Quello è un sasso spaccalame, sei cieca?»
Cieca no; nemmeno sorda; solo stupida. Guasta. Poggiò a sinistra e tirò con forza. Dietro di lei Tian avanzò incespicando con uno strattone da schiantare il collo e cozzò con lo stinco su un altro sasso, uno che non aveva visto e che l’aratro aveva, per miracolo, schivato. Nel sentire i primi rivoletti caldi di sangue che gli scendevano sulla caviglia, si domandò (e non per la prima volta) quale follia avesse da sempre spinto i Jaffords in quel campo. Nel profondo del suo cuore c’era il sospetto che il madrigal non avrebbe attecchito meglio del porin, sebbene in quella terra si potesse coltivare l’erba diavola; già, avrebbe facilmente trasformato tutti quegli otto ettari in una piantagione di quella merda, se avesse voluto. Il trucco stava nell’impedirle di crescere ed era sempre quella la prima incombenza di Nuova Terra. Quell’erba…
L’aratro oscillò verso destra e poi avanzò di scatto quasi staccandogli le braccia dalle spalle. «Arr!» proruppe. «Piano, ragazza! Non posso certo farmele ricrescere se me le strappi, giusto?»
Tia rivolse al cielo pieno di nuvole basse la faccia larga, sudata, vuota, e ragliò una risata. Uomo-Gesù, se non sembrava un ciuco. Eppure era riso, riso umano. Tian si chiese, come certe volte non poteva evitare, se quella risata avesse un significato. Tia capiva qualcosa di ciò che le diceva, o reagiva solo al tono della sua voce? C’era forse tra i guasti qualcuno che…
«Buongiorno sai», salutò dietro di lui una voce forte quasi completamente atona. Il proprietario della voce ignorò il grido di sorpresa di Tian. «Giorni lieti e che siano lunghi sulla terra. Giungo qui da una discreta camminata e sono al tuo servizio.»
Tian si girò, vide Andy, imponente in tutti i suoi due metri e rotti di statura, e in quel mentre fu quasi atterrato dallo strattone che gli inflisse la sorella avanzando di un altro dei suoi passi impetuosi. Le tirelle, strappate alle sue mani, gli si avvinghiarono alla gola con uno schiocco sonoro. Tia, ignara del potenziale disastro, fece un altro passo vigoroso. A quel punto Tian non poté più respirare. Boccheggiò in un verso convulso e artigliò le tirelle. Tutto questo Andy osservò con il suo solito grande sorriso ebete.
Tia tirò di nuovo e Tian rimase senza appoggio per i piedi. Cadde su un sasso che gli si conficcò con sadismo nella fessura tra le natiche, ma almeno respirava di nuovo. Per il momento. Maledetto campo della scalogna! Sempre così era stato! Sempre così sarebbe stato!
Afferrò con rabbia la correggia di cuoio prima che gli si stringesse di nuovo intorno alla gola e gridò: «Ferma, stronza! Buona là se non vuoi che ti torca e strappi quelle inutili poppone che hai lì davanti!»
Tia si fermò di buon grado e si girò a guardare che cosa stesse succedendo. Il suo sorriso si illuminò. Levò un braccio più che muscoloso che luccicava di sudore e puntò il dito. «Andy!» esclamò. «È Andy!»
«Non sono cieco», ribatté Tian e si rialzò in piedi massaggiandosi il sedere. Gli stava sanguinando anche quella parte di corpo? Aveva idea di sì.
«Buongiorno sai», la salutò Andy e si batté la gola metallica tre volte con le tre dita metalliche. «Lunghi giorni e piacevoli notti.»
Sebbene Tia avesse sicuramente udito mille volte o più la risposta prevista – due volte tante a te – tutto quello che riuscì a fare fu alzare ancora una volta la larga faccia da idiota e lanciare il suo raglio asinino al cielo. Tian avvertì un inaspettato momentaneo dolore, non alle braccia o alla gola o al culo violato, ma nel cuore. La ricordava vagamente da bambina: graziosa e veloce come una libellula, sveglia come più non si potrebbe desiderare. Poi…
Ma prima che potesse completare il pensiero, giunse una premonizione. Provò un tuffo al cuore. Era inevitabile che la notizia mi arrivasse quaggiù, pensò. Quaggiù in questo campo dimenticato da Dio dove non c’è niente di buono e ogni sorte è avversa. Era tempo, vero? Anzi, lo era da tempo.
«Andy», disse.
«Sì!» rispose Andy sorridendo. «Andy, tuo amico! Di ritorno da una discreta camminata e al tuo servizio. Desideri conoscere il tuo oroscopo, sai Tian? È Piena Terra. La luna è rossa, la Luna Cacciatrice del Medio-Mondo che fu. Un amico verrà! Prospereranno gli affari! Tu avrai due idee, una buona e una cattiva…»
«Quella cattiva è stata venire qui a dissodare questo campo», rispose Tian. «Lascia perdere il mio dannato oroscopo, Andy. Perché sei qui?»
Per la biografia e la bibliografia completa dello scrittore del Maine rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Stephen King.
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