Edito da Piccin-Nuova Libraria nel 2019 • Pagine: 705 • Compra su Amazon
Manuale preciso e completo, di facile lettura e comprensione. Contiene tutte le conoscenze necessarie all'attività socio sanitaria del personale OSS e di altre figure che operano nella sanità. Questa sesta edizione è stata ampiamente aggiornata, sia nel contenuto che nell'aspetto grafico. Vi sono nuove illustrazioni e molti schemi riepilogativi per facilitare l'apprendimento di argomenti e sequenze operative importanti. È stato anche inserito il Nuovo Regolamento Europeo Dispositivi Medici (DM) 2017/45. Oltre 200 domande di verifica permettono di esercitarsi su quesiti che potrebbero essere posti all'esame finale e in sede di selezione per l'accesso al mondo del lavoro.
Prefazione alla VI edizione
Anche con questa, sesta, nuova edizione continuiamo l’impegno a mantenere il testo aggiornato sia in base ai cambiamenti normativi e sociali, sia in base a quelli derivanti dalle nuove evidenze scientifiche, sia in base alle segnalazioni degli utilizzatori, siano essi docenti o discenti, che qui ringraziamo per ogni suggerimento inviatoci.
Questo testo, scritto a più mani, sin dalla prima edizione è nato con l’obiettivo di realizzare un manuale preciso e completo, di facile lettura e comprensione, ma evitando di fare dei riassunti semplificativi degli argomenti relativi alle varie discipline proprie del programma. In questo testo offriamo le conoscenze necessarie all’attività socio sanitaria del personale OSS, in modo volutamente non banale e, infatti, i contenuti sono usufruibili anche da altre figure che operano nella sanità. Questa edizione, rinnovata nella grafi ca e nel formato, presenta anche nuove illustrazioni e rinnovati schemi riepilogativi, il tutto non tanto per un gradimento estetico, ma per focalizzare l’attenzione dello studente su argomenti e sequenze operative nodali così da facilitarne
l’apprendimento.
In questa sesta edizione sono stati aggiornati gran parte dei capitoli, rivisto l’indice analitico, aggiunto il testo del Nuovo Regolamento Europeo Dispositivi Medici (DM) 2017/45.
In modo particolare abbiamo ritenuto utile permettere allo studente di valutare il proprio apprendimento per ogni argomento trattato. Infatti, sono state aggiunte oltre 200 domande di verifica tutte finalizzate da una parte a verificare l’acquisizione delle conoscenze fondamentali, dall’altra ad offrire allo studente una possibile panoramica delle domande che potrebbero essergli
poste sia in sede di esame finale, sia – soprattutto – in sede di selezione per l’accesso al mondo del lavoro.
Con questa nuova edizione siamo fiduciosi di essere stati capaci, da una parte, di stimolare nel lettore inesperto qual è lo studente l’attenzione alle innumerevoli questioni scientifiche e tecniche offerte, dall’altra ci auguriamo che per i docenti il testo possa avere una valida funzione di memorandum, di traccia espositiva della loro disciplina: certi che di conseguenza continueranno, con i loro eventuali contributi, a dimostrarci la loro fattiva collaborazione permettendo così agli autori e all’editore di continuare ad arricchire e mantenere aggiornato questo testo.Per gli autori
MASSIMO SCHIRRU
Premessa alla VI edizione
Nella seconda metà degli anni ’70, con l’abolizione della formazione dell’Infermiere Generico e negli anni ’80 con l’abolizione della formazione complementare per gli Infermieri, si era passati ad una erogazione dell’assistenza basata su di un operatore unico che, in teoria, avrebbe dovuto essere capace di intervenire in tutte le situazioni assistenziali: l’Infermiere Professionale.
Questa tendenza alla formazione di un operatore unico dell’assistenza contrastava peraltro con la superspecializzazione dei medici che in quegli anni prendeva sempre più piede.
Nel 1990 (DPR 384) è stata istituita una nuova figura nel campo dell’assistenza: l’OTA od Operatore Tecnico addetto all’Assistenza; tale figura nasceva per rispondere ad un’esigenza che era andata sempre più delineandosi, negli ultimi anni, per la rarefazione di operatori intermedi e la necessità di disporre di professionisti particolarmente formati in alcuni ambiti come l’area critica, oltre alla carenza di infermieri che ormai si incominciava a far sentire, soprattutto nel nord del nostro paese. L’OTA rappresentava così un compromesso che avrebbe permesso di contemperare fra due opposte esigenze: quella di aver un operatore economico e versatile che togliesse all’infermiere, unico “titolare” dell’assistenza, tutta una serie di compiti prettamente tecnici o di base e l’altra, che risultava come conseguenza della prima, ovvero un minor numero di personale infermieristico nei reparti ed elevazione dei compiti di quest’ultimi verso attività per le quali fossero necessarie conoscenze approfondite.
L’OTA, che aveva una connotazione prettamente ospedaliera, lasciava tuttavia scoperte tutte le necessità che giungevano dall’Assistenza Territoriale, sia per quanto concerneva l’aspetto sanitario che quello sociale. La carenza del legislatore in questo settore venne quindi superata attraverso l’istituzione, da parte delle singole Regioni, di un operatore di supporto per il settore sociale, che avesse una preparazione specifica per soddisfare i bisogni di base delle persone che restavano all’interno del proprio contesto abitativo o comunque in residenze assistite. Tutto questo portò alla formazione di uno stuolo di figure “locali” che frammentarono il panorama italiano degli operatori “socio-assistenziali”.
Questo continuo aumento di operatori sanitari contribuì, con gli altri fattori più sopra analizzati, a rendere necessario un riordino generale, per quanto concerneva le figure impiegate nell’assistenza a livello nazionale, che mettesse ordine in questa materia per certi aspetti complessa e delicata. Il lavoro di riorganizzazione portò quindi all’istituzione di un nuovo operatore che racchiudesse in sé la possibilità di svolgere i compiti dell’OTA e dell’OSA (Operatore Socio Assistenziale), oltre a nuove attività che gli avrebbero permesso, ancorché con gradualità, di inserirsi, a pieno titolo, nell’attività ospedaliera ed in quella territoriale con competenze ben più ampie di quelle degli operatori da cui derivava.
Ovviamente, l’avvento di nuovi operatori si è portato dietro una ridistribuzione di attività e l’esigenza di un cambiamento culturale delle figure già impegnate in quelle stesse attività (in questo caso gli Infermieri), che sono state costrette dagli eventi (vedi nuovi percorsi formativi) ad accollarsi-riappropiarsi delle competenze relative alla programmazione, organizzazione, guida e controllo del processo assistenziale che la politica “dell’operatore unico” aveva messo in disparte.
L’inserimento delle due nuove figure, se ben gestito dalle Direzioni Sanitarie, è quindi potenzialmente portatore di un miglioramento importante nella qualità dell’assistenza
erogata, oltre che nel miglioramento della “considerazione sociale” per l’infermiere.
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