Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di I misteri della montagna di Mauro Corona. Il romanzo è pubblicato in Italia da Feltrinelli con un prezzo di copertina di 19,00 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto)
I misteri della montagna: trama del libro
Non tutti hanno la capacità immediata di comprendere fino in fondo i segreti della montagna. Vedono le cime come blocchi turriti, pilastri di roccia scabri e senza valore, ammassi di pietre inutili sorti qua e là per capriccio del tempo. Basta, però, alzare lo sguardo ed essere sovrastati dall’imponenza del mare verticale, con i suoi milioni di granelli di sabbia, per sentire nascere lo stupore. Lo stupore che genera domande. Le domande che generano misteri: chi ci sarà lassù? Vi abita qualcuno? E, se esiste, come sarà fatto? Nei boschi, tra le rocce, dentro l’alba, sotto le foglie, sulle vette ancora inesplorate. Lì dormono i segreti della montagna. E Mauro Corona ci accompagna ancora una volta a scoprirli, tendendoci la mano, aiutandoci a salire. Ci esorta a giocare con il rimbalzo dell’eco, che vuole sempre l’ultima parola, ad ascoltare la voce del vento, che non sapremo mai da dove nasce. Ci conduce lungo i ruscelli a spiare le ninfe dai lunghi capelli d’acqua, ci indica il sentiero per raggiungere il grande abete bianco – adagiando l’orecchio al tronco, sentiremo il suo cuore battere. La montagna è viva, ha cinque sensi protesi a conoscere il mondo. E come tutti gli esseri speciali ha anche un senso in più: la percezione. Grazie a lei, può scoprire in anticipo le barbare intenzioni dei politici che vogliono ferirla, strizzarla, spremerla fino a distruggerla, pur di incassare moneta sonante..
Approfondimenti sul libro
In ebook I misteri della montagna (in pdf, epub e mobi) può essere acquistato al prezzo di 7,99 euro.
Se non c’è l’autunno le foglie non si staccano. L’amore sta sul ramo e non si vede. Quando cade, si vede che è finito. Vento e pioggia non mettono d’accordo le foglie, eppure spesso danzano insieme per strapparle, fare il vuoto, svelare segreti. Le foglie stanno appese, fino all’autunno, vibrano, cantando ognuna la propria canzone. Sotto la sferza di vento e pioggia le foglie cantano e ballano. Nel frattempo nascondono spazi, creano orizzonti. Quando si posano coprono il sottobosco, occultando quella vita minima che striscia invisibile al terreno dove riposa il cielo estenuato delle stagioni.
È tutto un mistero, la montagna. Nei boschi, tra le rocce, nell’erba, dentro l’alba e i tramonti. Nelle notti senza sonno e sotto le foglie, dormono i segreti. Stanno negli occhi di uno scricciolo, nei deserti, in fondo al mare e nelle sconfinate pianure del mondo.
Dappertutto abitano i segreti perché nascono e vivono dentro di noi. L’uomo stesso è un mistero. Con un po’ di pazienza si possono scoprire e toccare i segreti delle montagne, mai quelli degli uomini. Gli uomini se li tengono ben stretti. Li proteggono con recite e bugie e atteggiamenti atti a depistare. Forse è paura. Chissà.
Occorre essere bambini e pensare ai segreti come qualcosa di necessario. Allora si andrà a cercarli. Da grandi, si frugherà nel luogo d’infanzia per trovarli. Il luogo d’infanzia può essere dovunque. Ci segue, si sposta con noi anche se andiamo in capo al mondo. Anche se finiamo alle Colonne d’Ercole, dove tutto sprofonda nel nulla. Il luogo dell’infanzia brilla nel ricordo, finché la sentinella della memoria non abbandona la postazione.
L’esistenza altro non è se non continua ricerca di segreti nel mondo. Essi riposano nella natura, dormono con un occhio aperto, vigilano, tendono l’orecchio. Appena sentono pericolo si celano più a fondo. Giocano a nascondino, e si fanno desiderare. Ognuno percepisce segreti nel posto dove vive, ma la voglia di cercarli ha origine nell’infanzia.
Erano in tre, tre bambini dei monti, e andavano a caccia di segreti lassù. Nati sul ripido di luoghi ostili, cresciuti tra le costole magre della miseria, avevano poche gioie da spartire. E nessun giocattolo. Per la verità uno esisteva. Un giocattolone immenso appeso sulle teste come i santi sopra le madie: la montagna. Giocavano razzolandovi come pulcini sulla chioccia. D’estate scalzi, d’inverno con galosce di legno. Calde ma dure, per niente comode. Però calde. A primavera, con gli scarpetti di tela confezionati dalle vecchie. D’autunno, scambiavano scarpetti e galosce coi piedi scalzi. Piedi nudi su tappeti di foglie appena cadute.
Veniva avanti il tempo a farli crescere. Piano, senza fretta. Senza nessuna fretta. O per lo meno così pareva. Gli anni invece passavano veloci. Furono anni duri, cattivi. Anni in cui molti segreti rimasero tali, sepolti nell’eterno abbraccio dei monti. E della morte. Tanti invece si svelarono. E ogni volta i fratelli rimanevano stupiti. Le scoperte cavate come tuberi dalla terra li esaltavano.
Molti uomini cercano di conoscere i segreti della montagna. Vogliono stanarli, renderli visibili. Vi riescono con maggior o minor successo in base ad alcuni fattori. Per esempio è importante dove uno è nato, come è cresciuto, quanto ha sofferto, chi gli è stato vicino. Chi ha avuto per maestri. Soprattutto quanto è sensibile la sua anima. Non a tutti interessano i segreti della natura. Forse non li sentono, o non hanno tempo di cercarli. Vedono le montagne come blocchi turriti, pilastri di roccia scabri e senza valore. Ammassi di pietre inutili, sorti qua e là per capriccio del tempo. Altri vedono il mare come una superficie piatta e monotona, utile a scivolarvi con le barche o le navi da crociera. O pigliare il sole sulla riva. Ma se alziamo lo sguardo, all’orizzonte del mare, si vede accennarsi la curva della terra. Proprio lì s’affacciano i misteri. Se frughiamo nel fondo, non bastano mille vite a contenere lo stupore. I pescatori lo sanno. I pescatori di un tempo, quelli che il mare amano e rispettano.
Il mare è una montagna che dorme, la montagna un oceano verticale. Non vi è differenza se non che uno è liquido e l’altra solida. Deserti, pianure, ghiacciai, paludi e monti sconosciuti sono pieni di segreti. Essi albergano anche in un granello di sabbia. Da dove sarà venuto? Chi l’avrà ridotto così? Com’era prima? Chi era? Queste sono le domande che innescano la caccia ai misteri.
Quei tre bambini se le ponevano, in maniera semplice. Senza aspettarsi nulla, si chiedevano le cose mossi dall’inguaribile curiosità di conoscere. Percepivano che i monti nascondevano qualcosa. Crescendo aumentava la voglia di penetrare nelle montagne. Sentivano odori, intuivano tracce, segnali, rumori. Giungevano suoni lontani che attiravano l’attenzione. Erano soli, forse per questo inseguivano i segreti: per avere compagnia, fare esperienza, imparare. Il vento spingeva i suoni in paese. Quei bambini ascoltavano e guardavano le cime dei monti fasciate di nebbie. Erano sempre avvolte da quelle che Hermann Hesse definiva “azzurre lontananze”. Bisognava salire in cima a quei picchi, trapassare le lontananze e vedere cosa si celava tra l’ultima scheggia di roccia e il cielo. La domanda sorgeva spontanea: “Che ci sarà lassù? Chi vi abita? Vi abita qualcuno? E, se esiste, com’è fatto?”.
Decisero allora di andare a cercare, perché sulle cime dimorano i misteri. Ancora non sapevano che cercavano se stessi, volevano conoscere l’origine dei loro spaventi, quel non poter dire mai nulla, l’assenza di risposte da parte degli adulti. Paure e drammi, fame, botte e miseria non erano sulle vette ma dentro di loro e li avrebbero accompagnati alla tomba. Lo capirono dopo. Molto tempo dopo, quando le cose avevano perso il primitivo splendore e la vita stava andando dall’alto verso il basso. Ma in quegli anni correvano sui monti a distrarsi. Lassù i segreti rimanevano intatti, sempre nuovi, affascinanti, rispondevano sempre ai loro desideri.
Passò il tempo. A diciotto anni uno di quei fratelli morì. Se ne andò presto. I due rimasti intrapresero un declino senza scampo. È il destino degli uomini. Ma oggi guardano ancora ai monti con l’occhio di chi cerca e aspetta qualcosa. Da lassù torna il vento dei ricordi, porta visioni del passato, belle e disperate. Porta il desiderio di salire ancora. Riconduce al tempo delle scoperte. Esiste un tempo che non tramonta, quello di porsi domande, trovare risposte. Il tempo delle curiosità non ha scadenza, spinge a cercare fino all’ultimo giorno. Come un cane cerca il padrone, l’uomo insegue i segreti per capire.
Ma la montagna ha un potere speciale: più si scoprono i versanti nascosti, i lati oscuri, più essa li cambia e li rinnova. Li rivela o li nasconde, stimolando gli uomini a impegnarsi di nuovo. In montagna non vi è nulla da mettere in banca, si inizia ogni volta da zero, ogni mattina da quello che resta. Alla sera si stringono vuoti d’aria, blu di cieli, un pugno di visioni scomparse. Per questo vi si torna. Per non avere nulla. La montagna è l’unica madre che gratifica i figli di niente. La montagna premia col nulla, ciò che offre non dura, non è cumulabile. Scompare presto.
Per la biografia e la bibliografia completa dello scrittore rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Mauro Corona.
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