Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di Nevada Connection di Don Winslow. Il volume è pubblicato in Italia da Einaudi con un prezzo di copertina di 15,50 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto)
Nevada Connection: trama del libro
Cody McCall è scomparso. Ha due anni, ed è stato suo padre a rapirlo. Gli Amici di Famiglia hanno accettato di ritrovarlo per conto della madre e hanno affidato l’incarico a Neal Carey, il loro uomo migliore. Sulle tracce del piccolo, Neal si ritrova cosí a passare dalle scintillanti colline di Hollywood alle desolate Terre Alte del Nevada: sei mesi di neve, tre di fango e tre di polvere che taglia la pelle. La base perfetta per una milizia di fanatici razzisti, i Figli di Seth. Suprematisti bianchi che spargono odio e violenza in attesa dello scontro finale con quella società corrotta che tanto disprezzano. Harley McCall, il padre di Cody, era uno di loro. Se vuole ritrovare il bambino, sperando sia ancora vivo, Neal deve entrare nell’organizzazione, conquistare la fiducia del capo, diventare uno di loro. Nulla di piú facile.
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Erano seduti in una piccola pagoda su un lato del poggio. I tetti del monastero, in basso, luccicavano al sole. Le scimmie se ne stavano sulle grondaie curve, pronte a balzare giú per afferrare qualsiasi boccone di cibo non sorvegliato. Monaci dalle tonache brune attraversavano il cortile tenendo una mano sopra le ciotole per proteggerle. Tra le dita filtrava il vapore del pastone di riso.
– Dillo a me, – rispose Neal. Era prigioniero in quel posto parecchio assurdo da tre anni, e ormai le stranezze gli erano diventate familiari. Riempí di tè verde la ciotola di Graham, la forza dell’abitudine lo spinse a inchinarsi brevemente, poi riempí la propria.
– Niente caffè? – chiese Graham.
Neal scosse la testa. Tre anni di reclusione in un monastero buddista se non altro lo avevano curato dalla dipendenza da caffeina.
– Latte e zucchero, almeno? – chiese Graham.
– Mi dispiace.
– Una tazza pulita?
– Quella è pulita.
Come no, pensò Graham. Aveva visto i topi zampettare nella sala da pranzo, giú dalla collinetta.
– Mi sei mancato, figliolo, – disse.
– Anche tu, papà.
Neal non aveva mai conosciuto il suo vero padre, un tizio che probabilmente non aveva mai saputo di aver vinto un bambino per il suo investimento di venti dollari, ed era stato Joe Graham ad assumersi quel ruolo. Neal aveva pensato a lui ogni giorno della sua prigionia in quel monastero. No, non prigionia… «confino», lo avevano definito i cinesi. Un confino che era finalmente giunto al termine. O no?
– Sei venuto per portarmi via? – chiese.
– No, sono venuto a ritirare il bucato –. Deficiente, pensò Graham. Sono soltanto tre anni che ti cerco, da quando mi hanno detto che eri morto.
– Stammi a sentire, ragazzo, – disse. – La banca ha dovuto spendere un sacco di soldi per la tua libertà. La prossima volta fatti arrestare nel Rhode Island. Lí basta una pizza con formaggio extra e sei fuori –. Assaggiò il tè e fece una smorfia. – Merda, ma questi falciano il prato e gettano l’erba in una pentola d’acqua bollente?
– Quanti soldi?
– Non voglio riempirti la testa di numeri. Ma stiamo parlando di un prestito non assicurato, a basso interesse, per lo «sviluppo agricolo della provincia del Sichuan».
– Una tangente, – disse Neal.
– Bella grossa.
– Grazie.
– Sei un amico di famiglia.
Gli Amici di Famiglia, pensò Neal. Il dipartimento ombra della banca, che si occupava di risolvere problemi difficili per gli investitori piú importanti. La banca era il suo ex datore di lavoro. Oppure no?
– Lavoro ancora per gli Amici? – chiese.
– L’hai mai fatto?
Da quando avevo dodici anni, papà, pensò Neal. Da quando mi hai beccato mentre cercavo di sfilarti il portafoglio e hai deciso di servirti della mie abilità. E ora sei venuto per riportarmi a casa.
– A proposito, – disse Graham. – Abbiamo un lavoro per te.
– Cosa?
Graham lo fissò, perplesso. – Tre anni di vacanza non ti bastano?
– Vacanza! Portare secchi di legno su e giú per questa fottuta montagna lo chiami vacanza? O trasportare fascine di legno sulla schiena? O ascoltare un mucchio di fanatici religiosi che intonano sempre la stessa nota? Per tre anni. È una vacanza, secondo te?
– A ciascuno il suo, – ribatté Graham, con una scrollata di spalle.
– Voglio tornare a New York, papà. Voglio sedermi al Burger Joint e mordere un hamburger al sangue, mentre la salsa mi cola sul polso e macchia l’inchiostro della mia copia del «New York Times». E voglio un caffè ghiacciato che appanna il bicchiere, proprio davanti a me, dove basta allungare una mano per afferrarlo. Voglio passeggiare sul lato ovest di Broadway, e poi tornare indietro da est. Voglio…
– «Voglio, voglio, voglio…»
– Graham!
– Non agitarti. Sto solo parlando di un lavoretto per il quale ho bisogno del tuo aiuto. Facciamo tappa a Los Angeles, sbrighiamo la faccenda e poi te ne vai a New York a ingozzarti di cibo unto. Mi preoccupi, sai? Tutto questo tempo rinchiuso qui dentro, e pensi agli hamburger.
– Quale «faccenda»? – chiese Neal. – Di che si tratta?
Era stato il suo ultimo lavoro a farlo finire in quel posto.
Graham fissò la tazza di tè. – Immagino che qui non abbiano neppure un egg cream, vero? – chiese ironicamente pensando al beverone americano al latte e cioccolato, che a dispetto del nome non conteneva né uova, né panna. Neal scosse la testa.
– Un bambino scomparso, – proseguí Graham. – Il padre è andato a prenderlo il venerdí per il fine settimana mensile da passare insieme. E non lo ha riportato indietro la domenica sera. Niente di che.
– E perché non può occuparsene il dipartimento dello sceriffo?
– Il fatto è che loro non prestano molta attenzione a casi di questo tipo, anche se la madre è famosa.
– Per che cosa è famosa? – chiese Neal. La fama era un male, era l’annuncio di guai in arrivo.
– Vuoi il suo curriculum? Lavora nel cinema. E tu lavori per noi, sí o no? Devo dirti che i cinesi non possono incassare l’assegno finché tu non sarai al sicuro negli States, quindi possiamo ancora dirgli che preferisci restare qui. Ho bisogno di una mano, ma posso anche trovare qualcun altro.
In realtà no, pensò Graham. Ho bisogno proprio della tua mano. Ma dobbiamo fare un passo alla volta; prima di tutto riportarti all’ovile tenendoti d’occhio, per capire se puoi ancora lavorare o se ormai sei bruciato.
Tre anni di isolamento possono avere strane conseguenze anche nei migliori. E Neal Carey era il migliore… o lo era stato.
– Ascoltami, – continuò, mentre Neal se ne stava chiuso in un silenzio cupo. – Recuperiamo il piccolo Cody, lo riportiamo in braccio alla mamma e ce ne torniamo a New York, dove avrai tutta l’estate per farti le seghe prima della ripresa delle lezioni.
– Quali lezioni?
– Non frequentavi un’università da fighetti, l’ultima volta che ci siamo visti? Non cercavi di convincerli a conferirti una laurea in masturbazione? Cosa che dovrebbe riuscirti facilissima, se vuoi la mia opinione.
Neal pensò alla Columbia University, facoltà di Letteratura inglese. Alla sua tesi di dottorato: Tobias Smollett, il fuoriclasse del Diciottesimo secolo. Sembrava un’altra vita. E pensandoci bene…
– Aspetta un attimo, – disse Neal. – All’università mi danno per morto.
Graham annuí. – Sí, è una fantasia seducente, lo ammetto. E allora? Prima eri morto, ora sei vivo. Un problema del computer. Nulla che un po’ di lubrificante e un contributo alla biblioteca non possano risolvere.
Dobbiamo farlo tornare all’università, pensò Graham. Se ormai come detective è finito, avrà bisogno di un lavoro. E visto che non sa fare niente di utile, può anche fare il professore universitario, che alla fine è quello che voleva.
Neal si versò un’altra tazza di ottimo tè verde. Sapeva che glielo avevano servito solo perché c’era un ospite straniero, perciò era meglio approfittarne. Ascoltò il suono delle invocazioni mattutine che saliva dal tempio principale, la cui monotonia serviva a concentrarsi sul nulla… e otteneva proprio quello scopo.
– Quindi, – cominciò, con diffidenza, – tutto ciò che devo fare è aiutarti a recuperare questo bambino, poi posso tornare a New York e all’università?
Avere di nuovo una vita. Sembrava troppo bello per essere vero.
Graham chiese: – Pensi di aver già capito o vuoi che te lo ripeta? Deciditi; io voglio una birra fredda e una bistecca calda.
Neal rise. – È una lunga camminata fino a valle, papà.
Graham lo fissò per un lungo momento. – Non hai mai sentito parlare degli elicotteri? Sinceramente…
Neal portò la tazza alle labbra, ci pensò su e versò a terra il tè.
– Ci sarà del caffè, su quell’elicottero? – chiese.
– Visto quello che paghiamo, sarà meglio che ci sia.
Neal si alzò. – Andiamo.
– Era ora, – disse Graham, alzandosi a sua volta.
Poi Neal fece una cosa molto poco cinese. Afferrò Joe Graham dietro il collo e se lo strinse al petto.
– Grazie di essere venuto a prendermi, papà, – disse.
– Non c’è di che, figliolo.
Cosí Neal Carey tornò dal regno dei morti.
Per la biografia e la bibliografia completa dello scrittore statunitense rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Don Winslow.