Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di Non è un paese per vecchi di Cormac McCarthy. Il romanzo è pubblicato in Italia da Einaudi con un prezzo di copertina di 12,00 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto)
Non è un paese per vecchi: trama del libro
Nel Texas di oggi, lungo il confine con il Messico, si incrociano i destini di tre uomini. Uno di loro sta fuggendo con una borsa piena di soldi, gli altri due lo inseguono. Llewelyn Moss, un reduce del Vietnam, si è ritrovato sul luogo affollato di cadaveri di una battaglia fra narcotrafficanti e ha colto al volo un’occasione troppo grande per lui. Sulle sue tracce si muovono Anton Chigurh, un assasino psicopatico con una pericolosa filosofia della giustizia, e lo sceriffo Bell, un uomo del passato che non sa farsi una ragione della ferocia del presente. Il destino di Moss dipende da quale dei due inseguitori lo troverà per primo. Un romanzo crudo e implacabile come una premonizione di tragedia, che riporta il lettore in quei paesaggi del Sudest degli Stati Uniti dove i vecchi valori hanno ceduto il passo a una violenza cieca e incontrollata. Dove vivono uomini che, «se uno li ammazzasse tutti, toccherebbe costruire una dépendance dell’inferno».
Approfondimenti sul libro
In ebook Non è un paese per vecchi (in pdf, epub e mobi) può essere acquistato al prezzo di 6,99 euro.
Dicono che gli occhi sono le finestre dell’anima. Io non so di cos’erano la finestra quegli occhi e mi sa che preferisco non saperlo. Ma da qualche parte intorno a noi esiste un’altra visione del mondo e altri occhi per vederlo ed è lí che questa storia sta andando a parare. Mi ha portato a un punto della mia vita dove non avrei mai pensato di arrivare. Da qualche parte là fuori c’è un profeta della distruzione in carne e ossa e io non voglio trovarmelo di fronte. Lo so che esiste davvero. Ho visto cos’è capace di fare. Sono già passato una volta davanti a quegli occhi. E non lo farò mai piú. Non ho intenzione di mettere la mia posta sul tavolo, alzarmi e uscire per andargli incontro. Non sono invecchiato. Magari fosse per questo. E non posso neanche dire che dipende da quello che uno è disposto a fare. Perché l’ho sempre saputo che uno dev’essere disposto a morire se vuole fare questo lavoro. E io sono sempre stato disposto. Non per vantarmene ma è cosí. Se non sei disposto a morire quelli lo capiscono. Lo vedono in un batter d’occhio.
Il vicesceriffo lasciò Chigurh in piedi in un angolo dell’ufficio con le braccia ammanettate dietro la schiena, poi andò a sedersi sulla poltroncina girevole, si levò il cappello e mise i piedi sulla scrivania e chiamò Lamar al telefono.
Sono rientrato in questo momento. Sceriffo, aveva addosso un aggeggio tipo bombola di ossigeno per i malati di enfisema o qualcosa del genere. E poi aveva un tubo che gli passava dentro la manica e andava a finire in una di quelle pistole ad aria compressa che usano al mattatoio. Sissignore. Be’, è un affare fatto cosí. Lo vedrà quando arriva. Sissignore. Ci penso io. Sissignore.
Poi si alzò dalla poltroncina e si sganciò le chiavi dalla cintura e aprí il cassetto della scrivania per prendere le chiavi delle celle. Mentre era chino in avanti, Chigurh si accovacciò e fece scivolare le mani legate fin dietro le ginocchia. Con un unico movimento si sedette e si dondolò all’indietro e si passò la catena delle manette sotto i piedi, e poi si rialzò all’istante e senza sforzo. Sembrava una mossa che aveva provato molte volte e infatti lo era. Gettò le braccia ammanettate attorno al collo del vicesceriffo e con un salto andò a sbattergli le ginocchia contro la nuca e tirò violentemente indietro la catena.
Caddero a terra. Il vicesceriffo cercava di infilare le mani sotto la catena ma non ci riusciva. Chigurh faceva forza sulle manette, con le ginocchia fra le braccia e il volto girato dall’altra parte. Il vicesceriffo si dibatteva come una furia e aveva cominciato a scalciare lateralmente per tutto il pavimento, in cerchio, rovesciando il cestino della carta straccia e scaraventando la poltroncina all’altro capo della stanza. Chiuse la porta con un calcio e avvoltolò entrambi nel tappeto. Gorgogliava e sanguinava dalla bocca. Si stava strozzando col suo stesso sangue. Chigurh non fece altro che tirare piú forte. Le manette nichelate tagliarono fino all’osso. La carotide destra del vicesceriffo scoppiò e un fiotto di sangue schizzò per tutta la stanza, colpí la parete e colò giú. Le gambe del vicesceriffo rallentarono e poi si fermarono. Rimase a terra scosso dagli spasmi. Poi smise di muoversi del tutto. Chigurh restò lí a respirare piano, tenendolo fra le braccia. Quando si rialzò prese le chiavi dalla cintura del vicesceriffo, aprí le manette, si infilò la rivoltella del vicesceriffo nella cintura dei pantaloni e andò in bagno.
Si fece scorrere l’acqua fredda sui polsi finché non smisero di sanguinare, poi strappò dei brandelli di asciugamano con i denti, si fasciò i polsi e tornò nell’ufficio. Si sedette sulla scrivania e fissò le bende con il nastro adesivo, studiando il morto che lo guardava a bocca aperta da terra. Quando ebbe finito prese il portafoglio dalla tasca del vicesceriffo e tirò fuori i soldi, se li mise nel taschino della camicia e gettò a terra il portafoglio. Poi raccolse la bombola dell’ossigeno e la pistola ad aria compressa e uscí dalla porta, salí sulla macchina del vicesceriffo, mise in moto, venne fuori in retromarcia dal parcheggio e partí lungo la strada.
Sulla statale adocchiò una berlina Ford ultimo modello con solo il guidatore, accese i lampeggianti e suonò per un attimo la sirena. La macchina accostò. Chigurh si fermò poco piú indietro, spense il motore, si mise la bombola a tracolla e uscí. L’uomo lo guardò avvicinarsi nello specchietto.
C’è qualche problema, agente?, disse.
Le dispiace uscire dall’auto, per favore?
L’uomo aprí la portiera e uscí. Perché, cosa c’è?, disse.
Si allontani dall’auto, per favore.
L’uomo si allontanò dall’auto. Chigurh scorse il dubbio affiorargli negli occhi alla vista della figura sporca di sangue che aveva davanti, ma era troppo tardi. Gli appoggiò la mano sulla testa come un guaritore. Il sibilo e lo scatto dello stantuffo pneumatico fecero il rumore di una porta che si chiude. L’uomo scivolò a terra senza un suono, con un buco rotondo sulla fronte da cui il sangue uscí gorgogliando per poi scorrere fin dentro gli occhi portando con sé il suo mondo che si smembrava pian piano, visibilmente. Chigurh si asciugò la mano col fazzoletto. Non volevo sporcare la macchina di sangue, tutto qui, disse.
Per la biografia e la bibliografia completa dello scrittore rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Cormac McCarthy.
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