In questo articolo trovate la descrizione del libro Il nuovo ordine erotico di Diego Fusaro, i dati sul volume pubblicato da Rizzoli e un’anteprima dalle prime pagine.
Il nuovo ordine erotico di Diego Fusaro
Edito da RIZZOLI LIBRI • Pagine: 416 • Compra su Amazon
C'è stato un tempo in cui il diktat del capitale conosceva dei limiti. Si arrestava ai cancelli della fabbrica: oltre, la vita scorreva in forme che non si lasciavano imbrigliare nell'orizzonte limitato della logica di produzione e dello scambio di merci. Quel tempo è ormai lontano. Oggi, alla so- cietà basata sull'economia di mercato si è sostituita una società di mercato e basta.Viviamo in un mondo «a capitalismo integrale e mercificazione sconfinata». Il che, è chiaro, coinvolge anche la sfera dell'affet- tività e dell'erotismo. Il globalitarismo al potere - nuovo totalitarismo glamour onniavvolgente - ci vuole precari e omologati, neutri anche in amore. Novelli Don Giovanni, figura emblema- tica dell'instabilità amorosa e dell'isolazionismo sentimentale. Le relazioni solide, basate su progetti di vita condivisi e una visione dell'amore come forza eterna, cedono il passo a forme consumistiche di rapporto: incontri fugaci e privi di conseguenze, legami occasionali facili tanto da instaurare quanto da spezzare, sesso virtualizzato e rapporti online. Dalla precarizzazione erotica e sentimentale alla femminizzazione del maschio, dal nuovo femminismo postmoderno alla crisi della famiglia, dalla gendercrazia al trionfo del neutro indifferenziato unisex, Diego Fusaro accompagna il lettore attraverso i temi principali di una riflessione che ci coinvolge tutti, in quanto esseri eminentemente amorosi... → CONTINUA SU AMAZON
Paesaggi di seducente illibertà
Vi fu un tempo in cui il capitale si arrestava ai cancelli della fabbrica, «laboratorio segreto»1 della produzione del plusvalore. Conosceva un limite, che era insieme materiale e immateriale. Vi era un’ulteriorità reale e simbolica rispetto alle regioni colonizzate dalla logica mortifera della valorizzazione del valore.
Fuori dalla fabbrica, oltre i suoi cancelli, la vita scorreva in forme e secondo determinazioni che non si lasciavano ricondurre all’orizzonte unidimensionale della produzione e dello scambio delle merci. Vi era, in altri termini, una Lebenswelt, un «mondo della vita»2 essenzialmente non soggiogato dalla logica del capitale.
Comunque si voglia intendere l’evo post 1989, esso si configura come il tempo della colonizzazione integrale del mondo della vita a opera delle dinamiche del capitale fattosi mondo. In ciò è custodito il senso del transito da una società a economia di mercato a una società di mercato tout court. Tale è l’orizzonte del nuovo totalitarismo glamour dei mercati speculativi e della libera circolazione sconfinata.
Tende ad annichilirsi la linea divisoria che, in passato, anche se in forme talvolta labili e solo in parte marcate, aveva distinto il campo del capitale da quello che, genericamente, abbiamo etichettato come il «mondo della vita».
Fatta ideologicamente coincidere con il trionfo della libertà, la vittoria epochemachend del capitale, nel 1989, ha segnato, in pari tempo, il sempre più rapido estinguersi di un campo altro rispetto a esso: ossia di un’esteriorità materiale e immateriale rispetto alla logica della forma merce nel frattempo planetarizzatasi. Si è, in tal modo, compiuta la profezia annunciata, con timbro rabdomantico, da Marx, nel 1847:3 giunse, infine, un tempo in cui tutto divenne merce.
È questo, nei suoi tratti fondamentali, il nostro mondo a capitalismo integrale e a mercificazione sconfinata: un regno storico del quale, complici anche le ovunque dominanti prestazioni ideologiche all’insegna dell’hic manebimus optime dei suoi cultori, non siamo più in grado di avvertire il carattere storicamente determinato. Lo viviamo, au contraire, come una seconda natura, già da sempre esistente e, quindi, destinata a conservarsi in eterno.
Autocelebrandosi compulsivamente e a piè sospinto come panglossiano meilleur des mondes possibles o come ordo sempiternus rerum da accettarsi con depressivo disincantamento, il capitale ci signoreggia, ormai, nel tempo libero e nella malattia, nei sogni e nella veglia, nel divertimento e nel lutto, nella fantasia e nel raziocinio.
Anche la dimensione dell’amore ne è stata conquistata.
Le pur diverse e niente affatto monolitiche maniere con cui l’Occidente ha inteso e praticato l’eros paiono, infatti, oggi, essere state spodestate dal rinnovato modo capitalistico della produzione erotica:4 ossia da un nuovo ordine amoroso che, per sua essenza, si pone come il raddoppiamento delle dinamiche della produzione e della circolazione delle merci. E che costituisce il nucleo tematico fondamentale di questo libro.
Nel nuovo ordine dell’accumulazione flessibile del capitalismo assoluto post 1989, si compie appieno e senza residui quel processo, già embrionalmente delineato da Fromm, di indebolimento mercatistico dell’amore, culminante nella «sua disintegrazione nella società occidentale contemporanea».5
Come si è evidenziato poc’anzi, il mondo della vita e, con esso, quella sua parte integrante che è la dimensione dell’amare, sono sussunti sotto il capitale flessibile e sotto il suo regime della sconfinata liberalizzazione dei consumi e dei costumi. Quest’ultimo li ridefinisce, li rimodella e li ricompone sul fondamento della logica stessa dell’onnimercificazione, trasformandoli in sue funzioni variabili.
Ridisponendosi nella forma di una merce tra le merci, anch’esso consumabile e liberamente circolante, l’amore viene, così, prodotto su misura per consumatori unisex che, senza limitazioni, se non di ordine economico, possono fruirne in forme liberalizzate. Da vincolo solidale e antiutilitaristico, gratuito e relazionale, donativo ed etico, decade a merce di libero consumo per individui solidali e dal nesso intersoggettivo interrotto.
L’amore mercificato viene svilito, in tal modo, al rango di godimento istantaneo e senza differimenti, consumato nel fugace spazio dell’hic et nunc e sempre da capo ricercato nell’ambito della libera circolazione concorrenziale. E il discorso del capitalista, per parte sua, non fa che saturare lo spazio mediatico, spronandoci a consumare il maggior numero possibile di queste nuove merci specifiche che sono i sentimenti e le passioni, i piaceri e le relazioni: i ritmi della produzione, della circolazione e del consumo debbono, anche in questa sfera così particolare, mantenersi a livelli ragguardevoli, senza mai rallentare e, ove possibile, velocizzandosi in misura sempre crescente negli spazi deregolamentati dell’open society planetarizzata.
La logica dialettica di sviluppo del modo capitalistico della produzione consiste in un graduale abbattimento di ogni limite, di ogni barriera, di ogni confine in grado di frenare e disciplinare l’estensione multilaterale reale e simbolica della forma merce, la quale deve potersi affermare in forma absoluta, ossia: a) «compiuta» pienamente perché b) «sciolta» da ogni limite superstite, sia esso di ordine materiale o immateriale, etico o religioso, geografico o morale.6
Se questa è, nella sua logica essenziale, la dinamica dialettica di sviluppo del modo capitalistico della produzione, ne scaturisce more geometrico una conseguenza decisiva: esso, nella sua avanzata, deve di necessità mettere in congedo la sfera dell’amore, tanto nella sua immediatezza di sentimento relazionale puramente donativo, quanto in quella eticizzata nella forma della famiglia come sintesi realizzata dell’eros. L’amore relazionale e impermeabile alla grigia geometria del do ut des deve essere spodestato dal godimento individuale mercificato, deregolamentato e senza limitazioni di alcun tipo.
Più precisamente, il nuovo ordine mondiale classista e reificato deve, a propria immagine e somiglianza, instaurare un parallelo ordine amoroso planetarizzato. Se la cifra del globalismo del mercato è la distruzione di ogni istanza etico-comunitaria, di modo che il pianeta intero si riconfiguri come l’open space per la libera circolazione delle merci e dei consumatori, la stessa logica deve valere nella sfera dell’eros: che da legame solidale, comunitario, donativo e irriducibile alla logica mercantile dello scambio, viene ridisponendosi nella nuova forma di un consumismo amoroso neolibertino e postfamiliare. Esso considera e tratta l’amore stesso come merce tra le merci, come relazione individualistica orientata a quella specifica forma del plusvalore che, in ambito erotico, è il plusgodimento.
Il neoliberismo economico del nuovo ordine mondiale trapassa, senza soluzione di continuità, nel neolibertinismo del nuovo ordine amoroso. Le relazioni d’amore sono sostituite dalle effimere «prestazioni occasionali», dal «consumismo erotico».
La struttura economica dell’accumulazione flessibile del capitale ridefinisce la sovrastruttura della relazione amorosa, che diviene svincolata da ogni «eticità» (Sittlichkeit) intesa in senso hegeliano, secondo quell’endiadi di stabilità e solidarietà che fa dell’amore un progetto esistenziale a due, un legame aspirante a durare in eterno.
L’amore, da fondamento della vita e, secondo la tradizione aristotelica, di ogni movimento dell’universo – «l’amor che move il sole e l’altre stelle»7 –, si ridispone dunque nella forma della merce disponibile.
Richiamandoci alla sociologia dei «campi» (champs)8 di Bourdieu, potremmo verosimilmente asserire che esiste un «campo amoroso», governato da leggi e logiche sue (iuxta propria principia), ossia secondo strutture che dall’esterno si impongono all’individuo e alla sua attività.
Quando però il campo amoroso tende a essere disarticolato e ridefinito secondo i parametri specifici di quello economico, prevale un osceno modello unico che disciplina e mortifica insieme, nella misura in cui considera e tratta in maniera analoga, quasi fossero una identica realtà, scuole e aziende, ospedali e banche, investimenti finanziari e vite umane, progetti d’impresa e sogni di libertà, operazioni di Borsa e questioni sentimentali.
Diego Fusaro
Diego Fusaro (nato a Torino il 15 giugno 1983) è un saggista italiano. Secondo Raffaele Alberto Ventura, nelle sue pubblicazioni ha trattato del pensiero di Marx nell’ottica dell’idealismo tedesco, accostando alla critica del sistema capitalistico elementi tratti dalla tradizione comunitarista e sovranista. Segue le orme del filosofo italiano Costanzo Preve. Si occupa inoltre di storia delle idee e tra gli autori studiati da Fusaro ci sono Reinhart Koselleck, Hans Blumenberg, Baruch Spinoza, Karl Marx, Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Johann Gottlieb Fichte, Antonio Gramsci e Giovanni Gentile