Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di Gli occhi del drago di Stephen King, romanzo edito in Italia da Sperling & Kupfer con un prezzo di copertina di 9,90 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto). Il titolo è disponibile anche in eBook al prezzo di euro 6,99.
Gli occhi del drago: trama del libro
Dalla straordinaria penna del “re del brivido”, una storia fantasy di eroi, principi e stregoni, una favola suadente destinata a conquistare i lettori di ogni età. Nel regno di Delain, il vecchio re Roland vive i suoi ultimi giorni con la certezza di lasciare il trono nelle fidate mani di Peter, il figlio primogenito, bello, valoroso e leale. Ma il malvagio Flagg, mago di corte, da secoli aspetta di prendere il potere e, morto misteriosamente Roland, imprigiona Peter con l’orrenda accusa di aver avvelenato il padre.
Oltre i monti e oltre i mari, in un regno che si chiamava Delain, c’era una volta un re con due figli. Delain era un regno antico che aveva avuto centinaia di re, se non addirittura migliaia: quando è davvero molto il tempo trascorso, nemmeno gli storici riescono a ricordare tutto. Roland il Buono non era né il migliore né il peggiore fra i re che avevano governato quel Paese. Nell’evitare eccessi di malvagità metteva un grande impegno e in questo riusciva quasi sempre. Uguale buona volontà dedicava alle grandi opere, che purtroppo non gli riuscivano altrettanto bene. Ne risultava un re decisamente mediocre, tanto che lui stesso dubitava che sarebbe stato ricordato a lungo dopo la sua morte. La quale morte sarebbe potuta giungere da un momento all’altro, ormai, perché era diventato vecchio e il suo cuore era affaticato. Gli restava forse un anno, a dir molto gliene restavano tre. Tutti coloro che lo conoscevano e coloro che notavano il grigiore del suo volto e il tremito delle sue mani quando dava udienza, erano d’accordo nel pronosticare che di lì a cinque anni al massimo nella grande piazza dominata dall’Obelisco si sarebbe incoronato un nuovo re… e volendo Iddio mancavano non più di cinque anni a quel momento. Perciò dal più ricco barone e dalla più leziosa cortigiana al più povero servo della gleba e alla più umile contadina, tutti nel regno pensavano e parlavano del re prossimo venturo, Peter, figlio primogenito di Roland.
E uno solo fra tanti pensava e architettava e rimuginava su come fare in modo che venisse incoronato in sua vece Thomas, secondogenito di Roland. Costui era Flagg, il mago di corte.
2
Sebbene re Roland fosse anziano – confessava settant’anni, ma era sicuramente più vecchio – i suoi figli erano giovani. Gli era stato permesso di sposare tardi, poiché non aveva trovato donna di cui incapricciarsi e poiché sua madre, la grande regina madre di Delain, era sembrata immortale a lui e a tutti, sovrana inclusa. Aveva regnato per quasi cinquant’anni fino al giorno in cui, mentre prendeva un tè, si era messa in bocca una fettina di limone per alleviare una tosse fastidiosa che la tormentava già da più di una settimana. In occasione di quel tè in particolare era stato ingaggiato un giocoliere per il divertimento della regina madre e della sua corte. Il giocoliere stava maneggiando con destrezza cinque sfere di cristallo di squisita fattura, sennonché, nel momento in cui la regina si metteva in bocca la fettina di limone, se ne lasciò sfuggire di mano una. La sfera s’infranse sul pavimento piastrellato del salone di Levante con un terribile schianto. A quel rumore la regina madre aveva boccheggiato e, boccheggiando, aveva risucchiato in gola la fettina di limone e in pochi attimi era morta soffocata. Quattro giorni dopo Roland era stato incoronato nella piazza dell’Obelisco. Il giocoliere non aveva assistito alla cerimonia: era stato decapitato sul ceppo del boia dietro all’Obelisco già tre giorni prima.
Un re senza eredi rende tutti nervosi, specialmente se il re ha cinquant’anni e pochi capelli. Era perciò nell’interesse di Roland sposarsi subito e fare al più presto un erede. Flagg, suo primo consigliere, gli aveva fatto presente la gravità del problema. Aveva aggiunto che, alla sua età, gli anni in cui poteva sperare di dar vita a un figlio nel ventre di una donna erano ormai pochi. Flagg gli consigliava di prendere moglie al più presto e di rinunciare ad aspettare una dama di nobile casato che suscitasse la sua simpatia. Se una simile dama non gli era apparsa in cinquant’anni, gli faceva osservare Flagg, probabilmente non l’avrebbe mai trovata.
Roland si era lasciato convincere dalla saggezza dei suoi consigli, senza sapere che Flagg, con quei suoi capelli smorti, e la faccia bianca quasi sempre nascosta sotto il cappuccio, era consapevole del suo più intimo segreto, che cioè non aveva mai trovato una donna che gli piacesse perché in realtà le donne non gli piacevano affatto. Le donne lo impaurivano. Né gli era mai piaciuto l’atto con il quale si mettono bambini nel ventre delle donne. Anche quell’atto lo impauriva.
Aveva però riconosciuto l’avvedutezza dei consigli del suo mago e, sei mesi dopo i funerali della regina madre, c’era stato nel regno un avvenimento assai più lieto: le nozze di re Roland con Sasha, che sarebbe stata la madre di Peter e Thomas.
Roland non era né amato né odiato a Delain. Sasha, invece, era amata da tutti. Quando era morta dando alla luce il secondo figlio, il regno era precipitato in un lutto cupo che era durato un anno e un giorno. Sasha era una delle sei donne suggerite da Flagg al suo re come possibili spose. Roland non conosceva alcuna di quelle donne, che poco si differenziavano tra loro per natali e posizione sociale. Tutte erano di sangue nobile, ma nessuna di sangue reale; tutte erano miti, affabili e riservate. Flagg si era ben guardato dal proporgli donna che potesse prendere il suo posto di bocca più vicina all’orecchio del re. Roland aveva scelto Sasha perché in quella mezza dozzina gli era sembrata la più riservata e mansueta, e aveva pensato che meno delle altre gli avrebbe fatto paura. Così erano stati uniti in matrimonio. Sasha del baronato occidentale (un baronato di dimensioni davvero modeste) aveva all’epoca diciassette anni ed era pertanto di trentatré anni più giovane di suo marito. Prima della sera delle nozze non aveva mai visto un uomo senza le mutande. E quando, giunto il momento, aveva posato gli occhi sul suo pene flaccido, aveva domandato con grande interesse: «Che cos’è quello, marito?» Se avesse diversamente commentato, o se avesse pronunciato quelle stesse parole con un’inflessione di voce solo lievemente diversa, i fatti di quella notte e anche tutta questa storia avrebbero preso forse un altro corso: nonostante la speciale bevanda che Flagg gli aveva fornito un’ora prima, alla fine del banchetto nuziale, probabilmente Roland se la sarebbe semplicemente svignata. L’aveva vista invece esattamente per come era, una ragazza molto giovane che di come si facevano i bambini sapeva ancor meno di lui, e aveva notato che la sua bocca era dolce, così aveva cominciato ad amarla, come tutti gli abitanti di Delain avrebbero imparato ad amarla.
«È il Ferro del re», le aveva risposto.
«Ma non sembra ferro», aveva osservato Sasha, dubbiosa.
«È prima della forgia», aveva spiegato lui.
«Ah!» aveva esclamato lei. «E dov’è la forgia?»
«Se avrai fiducia in me», aveva detto il re mettendosi a letto con lei, «ti farò vedere, perché l’hai portata tu con te dal baronato occidentale, ma senza saperlo.»
3
Il popolo di Delain l’amava perché era buona e sensibile. Era stata la regina Sasha a fondare l’Ospedale Maggiore; era stata la regina Sasha a spargere tante lacrime per la crudeltà del combattimento dei cani contro l’orso incatenato nella Piazza, da spingere re Roland a vietarli per sempre; era stata la regina Sasha a invocare una Remissione delle Tasse Reali nell’anno della grande siccità, quando persino le foglie del Grande Albero Antico si erano ingrigite. E Flagg, vi chiederete, complottava contro di lei? Bene, non sulle prime. Tutte quelle iniziative erano relativamente di poco conto, ai suoi occhi, perché Flagg era un mago autentico, con centinaia e centinaia di anni di vita sulle spalle.
Aveva approvato persino la Remissione delle Tasse perché l’anno precedente la flotta di Delain aveva sbaragliato i pirati anduani, che da più di un secolo costituivano un vero flagello per la costa meridionale del regno. Il teschio del re pirata anduano ghignava in cima a una guglia fuori delle mura del palazzo e i forzieri di Delain erano colmi di bottino recuperato. Per le questioni di più vasta portata, negli affari di Stato, la bocca più vicina all’orecchio di re Roland era ancora la sua, perciò Flagg dapprincipio non si era dato pensiero.
4
Sebbene in Roland fosse cresciuto l’amore per la moglie, non si era mai sviluppato l’amore per quell’attività che il più degli uomini considerano piacevole, l’atto cioè che produce sia il più umile sguattero delle cucine, sia l’erede al più alto trono. Roland e Sasha dormivano in camere separate e lui non andava spesso a farle visita. Tali visite avvenivano non più di cinque o sei volte all’anno e non sempre in quelle occasioni si riusciva a far ferro alla forgia, malgrado le più potenti bevande di Flagg e l’infinita dolcezza di Sasha.
Nondimeno, quattro anni dopo le nozze, nel letto di Sasha era stato concepito Peter e per quell’unica volta Roland non aveva avuto bisogno della bevanda di Flagg, che era verde e schiumosa e sempre gli dava una sensazione strana alla testa, quasi che fosse ammattito. Quel giorno era stato a caccia nelle Riserve con dodici dei suoi uomini. La caccia era sempre stata la grande passione di Roland, perché tanto amava l’odore della foresta, la fragranza pungente dell’aria, il suono del corno e l’esaltazione dell’arco, allo scoccare di una freccia su una traiettoria tesa e verace. La polvere da sparo era conosciuta ma rara a Delain e tendere agguati alla selvaggina con un tubo di ferro era considerato in ogni caso meschino e spregevole.
Sasha stava leggendo a letto quando le si era presentato il re, con un’espressione accesa sul volto sanguigno e barbuto, ma si era posata il libro sul seno e aveva ascoltato rapita la storia che lui le aveva raccontato muovendo le mani. Sul finire il re aveva spinto il gomito all’indietro per mostrarle come aveva incoccato Mazzammazza, il famoso dardo di suo padre, per poi lasciarlo sfrecciare nel silenzio della valletta. Per quel suo gesto lei rise e batté le mani e conquistò il suo cuore.
Per la biografia e la bibliografia completa dello scrittore del Maine rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Stephen King.
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