Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di L’occhio del male di Stephen King, romanzo edito in Italia da Sperling & Kupfer con un prezzo di copertina di 9,90 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto). Il titolo è disponibile anche in eBook al prezzo di euro 6,99.
L’occhio del male: trama del libro
Un tremendo sortilegio gitano incatena a una sorte da incubo Billy Halleck, noto e influente avvocato: dopo aver investito e ucciso con la sua auto una zingara, è stato infatti assolto da tribunale, ma non dal padre della vittima, che gli ha scagliato addosso un terribile anatema. A Billy resta solo un’ultima mossa per salvarsi: affrontare quel vecchio accecato dall’odio in una partita disperata dove ogni mossa è lecita, ma in cui un destino beffardo giocherà il ruolo di protagonista, riservando un’atroce sorpresa…
L’episodio si ripresentò del tutto a proposito alla memoria di Billy Halleck quando verso le sette del mattino salì sulla bilancia con una salvietta intorno ai fianchi. Un buon profumo di uova al prosciutto saliva dal piano di sotto. Per riuscire a vedere il quadrante, doveva quasi sporgersi. Anzi, doveva sporgersi proprio. Parecchio. Era un uomo grande e grosso. Troppo grosso, come si deliziava di ripetergli il dottor Houston: «Nel caso nessuno te l’abbia ancora detto, Billy, permetti che lo faccia io», l’aveva avvertito dopo l’ultimo check-up, «un uomo con il tuo reddito e le tue abitudini entra in zona-infarto intorno ai trentotto anni. Dovresti perdere un po’ di peso».
Stamattina, però, c’erano buone notizie. Aveva perso due chili: da 113 a 111.
Be’… a dire il vero l’ultima volta che aveva avuto il coraggio di salirci la bilancia indicava 114, ma aveva addosso i calzoni e un bel po’ di monete nelle tasche, per non parlare delle chiavi e del coltello mille-usi dell’esercito svizzero. Inoltre la bilancia del bagno segnava un po’ più del giusto. Ne era certo.
Quand’era bambino, a New York, aveva sentito dire che gli zingari avevano la capacità di prevedere il futuro. Forse questa ne era la prova. Cercò di ridere, ma tutto quel che gli riuscì di fare fu un debole sorriso. Era troppo presto per ridere degli zingari. Dopo un po’ di tempo, le cose sarebbero tornate ad apparire nella giusta prospettiva; era grande abbastanza da saperlo già. Ma al momento si sentiva a disagio, alle prese con quello stomaco troppo prominente e il ricordo dello zingaro, quindi sperava sinceramente di non avere più nulla a che fare con le profezie. Anzi, d’ora in poi alle feste avrebbe evitato perfino la rituale lettura della mano e avrebbe puntato subito sui rinfreschi. O forse nemmeno.
«Billy?» Voce dal pianterreno.
«Arrivo!»
Si rivestì in fretta, notando con disappunto perlomeno subliminale che nonostante il rilevante calo di peso i calzoni gli erano ancora stretti in vita. Portava la 56, adesso. Aveva smesso di fumare esattamente alle 00.01 del primo dell’anno, ma gli era costato, boia, se gli era costato. Scese al pianterreno con il colletto slacciato e la cravatta snodata. Linda, la figlia quattordicenne, stava uscendo, in un turbinio di gonna e coda di cavallo stretta da un nastro viola molto sexy. Teneva i libri sottobraccio. Con la mano libera faceva volteggiare una bandierina da ragazza ponpon.
«Ciao, papà.»
«Buona giornata, Lin.»
Si sedette a tavola e arraffò il Wall Street Journal.
«Amore», disse Heidi.
«Dolcezza», rispose lui solenne, e depose il giornale.
Heidi gli mise davanti la colazione: un mucchietto fumante di uova strapazzate, una tartina di pane con le uvette, cinque fette di croccante pancetta alla campagnola. Buona roba da mangiare. Poi si sedette di fronte a lui, accendendosi una sigaretta. Gennaio e febbraio erano stati un po’ tesi: troppe discussioni che non erano altro che liti mascherate, troppe notti in cui avevano finito per dormire schiena a schiena. Adesso avevano trovato un modus vivendi: lei aveva smesso di insistere sul suo peso e lui non le rinfacciava più il pacchetto e mezzo quotidiano di Vantage 100. Era già un bel risultato. Ma oltre al nuovo equilibrio nei loro rapporti privati, erano capitate altre cose belle. In primo luogo, Halleck era stato promosso. La ditta Greely, Penschley e Kinder era diventata la ditta Greely, Penschley, Kinder e Halleck. La madre di Heidi aveva finalmente posto in essere la reiterata minaccia di tornarsene in Virginia. Linda era riuscita a imparare come si maneggia una bandierina, e per Billy non era poco: aveva temuto che una simile continua frustrazione del suo innato esibizionismo l’avrebbe ben presto condotta sull’orlo dell’esaurimento nervoso. Tutto andava per il meglio, dunque.
Poi in città erano arrivati gli zingari.
«Dimagra», aveva detto il vecchio zingaro, e cosa diavolo aveva al naso? Sifilide? Cancro? O qualcosa d’ancor peggio, come la lebbra? E poi perché pensarci ancora? Perché non metterci una pietra sopra?
«Non riesci a togliertelo dalla testa, vero?» chiese Heidi tanto d’improvviso che Billy sobbalzò sulla sedia. «Non è stata colpa tua. Lo ha stabilito il giudice.»
«Non stavo pensando a quello.»
«E allora a cosa pensavi?»
«Il giornale», rispose lui. «Dice che le attività immobiliari stanno calando di nuovo questo trimestre.»
Non era stata colpa sua, giusto. Lo aveva stabilito il giudice. Il giudice Rossington. Cary, per gli amici.
Amici come me, pensò Halleck. Abbiamo giocato tante partite a golf insieme, Heidi, lo sai bene. E alla festa che abbiamo dato a S. Silvestro due anni fa, chi ti ha palpato una tua palpeggiabilissima tetta, con la scusa del tradizionale bacio d’auguri per l’anno nuovo? Indovina un po’? Ma perbacco, il buon vecchio Cary com’è vero Dio!
Già. Il buon vecchio Cary, di fronte a cui Billy aveva discusso una dozzina di casi giudiziari. Cary Rossington con cui qualche volta aveva giocato a poker, al club. Cary Rossington che non aveva fatto lo stupido quando il suo solito compagno di golf e poker, Billy Halleck (Cary ogni tanto gli dava una pacca sulla spalla e berciava «Come va, Big Bill?») gli era comparso innanzi non per discutere una causa civile, bensì in veste di imputato d’omicidio colposo.
E quando Cary Rossington aveva accettato l’incarico senza manco sognarsi di richiedere un sostituto, chi in città aveva detto un ba? Chi nell’amena cittadina di Fairview aveva detto un ba? Nessuno, un accidente di nessuno! Nessun ba. Dopotutto, chi era la parte lesa? Un mucchio di zingari cenciosi e nient’altro. Prima fossero usciti da Fairview, meglio sarebbe stato. Prima avessero ripreso il cammino sui loro scassati carrozzoni con la sigla «nomadi» sugli adesivi vicini alla targa, prima sarebbe tornata la pace. Prima…
Dimagra.
Heidi sbuffò il fumo dal naso e disse: «Vai a cagare, tu e l’attività immobiliare. Ti conosco troppo bene».
Billy non stentava a crederlo. E nemmeno stentava a credere che anche lei stesse pensando a ciò a cui lui pensava. Era troppo pallida. Dimostrava tutti i suoi trentacinque anni, e non le capitava spesso. Si erano sposati molto giovani, e lui non aveva mai dimenticato quel venditore a domicilio che una volta aveva chiesto a Heidi se la mamma era in casa.
«D’accordo, d’accordo», disse lui, «ma la cosa non mi toglie appetito.» Ed era certamente vero. Angoscia o non angoscia, aveva fatto scempio delle uova strapazzate, e della pancetta non rimaneva traccia. Bevve metà della sua spremuta d’arancia ed elargì a Heidi un gran sorriso alla Billy Halleck dei tempi migliori. Lei tentò di restituirglielo, ma con scarso successo. Billy se la immaginò con un cartello in mano: «IL MIO APPARATO SORRIDENTE È MOMENTANEAMENTE FUORI SERVIZIO».
Si sporse attraverso il tavolo e le prese la mano: «Heidi, è tutto a posto. E se anche non lo fosse, se Dio vuole è finita».
«Lo so che è finita».
«E Linda ne soffre ancora?»
«No. Non più. Dice che le sue amiche sono state di grande aiuto».
Per una settimana circa dopo che era accaduto il fatto, Linda era stata male. Tornava a casa da scuola in lacrime o quasi. Non mangiava più. Era pallida ed emaciata. Halleck aveva deciso di non dare troppa importanza alla cosa, ma comunque era andato a parlare con gli insegnanti di Linda, con il responsabile di classe e con la professoressa di Educazione fisica. Aveva accertato (ah, una bella parola in gergo legale) che la prendevano in giro, in quel modo molesto e brutale di cui sono capaci gli studenti di liceo, abituati a considerare l’umorismo nero il massimo divertimento.
Aveva portato Linda a fare una passeggiata in Lantern Drive, dove – elegantemente discoste dalla strada – erano allineate villette di lusso (con piscina e sauna) giusto all’angolo dov’era il club.
Linda indossava i suoi vecchi short, con le cuciture che cominciavano a cedere… e Halleck s’era accorto che le sue gambe s’erano allungate e arrotondate, tanto che gli slip di cotone giallo quasi spuntavano dai calzoncini. Aveva avuto un brivido misto di rimpianto e terrore. Linda cresceva. Immaginava sapesse benissimo anche lei che gli short erano troppo stretti e corti per portarli in pubblico, ma forse costituivano un legame con l’infanzia. Un’infanzia confortevole, senza padri chiamati in giudizio (non importa poi quanto rapido e indolore il processo potesse essere, non importa se il giudice era il compagno di golf, Cary Rossington, l’alticcio palpatore delle tette di tua moglie). Un’infanzia in cui i compagni di giochi non venivano sul campo di football per chiederti quanti punti aveva fatto tuo padre falciando la vecchia zingara.
Per la biografia e la bibliografia completa dello scrittore del Maine rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Stephen King.
Lascia un commento