Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di Orfani bianchi di Antonio Manzini. Il romanzo è pubblicato in Italia da Chiarelettere con un prezzo di copertina di 16,00 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto)
Orfani bianchi: trama del libro
Mirta è una giovane donna moldava trapiantata a Roma in cerca di lavoro. Alle spalle si è lasciata un mondo di miseria e sofferenza, e soprattutto Ilie, il suo bambino, tutto quello che ha di bello e le dà sostegno in questa vita di nuovi sacrifici e umiliazioni. Per primo Nunzio, poi la signora Mazzanti, “che si era spenta una notte di dicembre, sotto Natale, ma la famiglia non aveva rinunciato all’albero ai regali e al panettone”, poi Olivia e adesso Eleonora. Tutte persone vinte dall’esistenza e dagli anni, spesso abbandonate dai loro stessi familiari. Ad accudirle c’è lei, Mirta, che non le conosce ma le accompagna alla morte condividendo con loro un’intimità fatta di cure e piccole attenzioni quotidiane. Ecco quello che siamo, sembra dirci Manzini in questo romanzo sorprendente e rivelatore con al centro un personaggio femminile di grande forza e bellezza, in lotta contro un destino spietato, il suo, che non le dà tregua, e quello delle persone che deve accudire, sole e votate alla fine. “Nella disperazione siamo uguali” dice Eleonora, ricca e con alle spalle una vita di bellezza, a Mirta, protesa con tutte le energie di cui dispone a costruirsi un futuro di serenità per sé e per il figlio, nell’ultimo, intenso e contraddittorio rapporto fra due donne che, sole e in fondo al barile, finiscono per somigliarsi. Dagli occhi e dalle parole di Mirta il ritratto di una società che sembra non conoscere più la tenerezza.
In ebook Orfani bianchi (in pdf, epub e mobi) può essere acquistato al prezzo di 3,99 euro.
A: ilie-mitea@list.ru
Perché non mi scrivi, Ilie? Nonna mi ha detto che hai tre voti insufficienti. Dice che stai sempre in giro con Andrea Monteanu e lo sai che a me quello non piace. Tu devi andare a scuola e studiare ogni giorno, non solo quando fanno le interrogazioni o ci sono i compiti in classe. Sempre. E se spendi tutti i soldi per andare in giro con Monteanu, come mi ha detto nonna, non mi piace, anzi, mi fai piangere il cuore. Sai quanto costano quei soldi? Promettimi che non succede più, che obbedisci a nonna Tatiana e che non fai stare in pensiero tua madre. E scrivimi.
Tua madre
Da: mirta.mitea@gmail.com
A: boris_noica@list.ru
Padre, ho bisogno di parlare con mamma. Le può chiedere perché Ilie non mi risponde? Provo anche sul cellulare ma ce l’ha sempre staccato. Ha già finito i soldi che gli avevo caricato? Quando lo vede per favore gli dica di scrivermi.
Poi dovrebbe dire a mamma che fra tre giorni mando la roba con Pavel. Arriverà al paese il 25. Le dica di controllare sempre bene dentro le tasche laterali, mi raccomando. I soldi li metto lì. Mi avverta se c’è bisogno di qualcosa.
Sua, Mirta Mitea
Da: boris_noica@list.ru
A: mirta.mitea@gmail.com
Cara Mirta, tua madre è qui con me. Ti chiede se puoi comprarle una medicina che qui non si trova, si chiama Almarytm, e se per favore la puoi spedire con Pavel. Tua madre dice: Ilie sta bene, ma va a scuola un giorno sì e altri tre no. È stanco, non può più fare tutti quei chilometri ogni mattina con la neve. Si gelano i piedi e la scuola è fredda. Tua madre dice: Forse dovresti tornare, anche solo due giorni. Lei non ce la fa, ormai è anziana. Ha una tosse da giorni che con questo freddo non le passa. Sempre tua madre dice: L’elettricità ora costa più di duecento lei al mese e le medicine si portano via la pensione del compianto tuo padre.
Poi c’è il problema della stufa. Questo te lo dico sinceramente è una brutta cosa. È troppo vecchia e fa fumo. Potremo risolvere la cosa?
Che il signore illumini la tua via.
Padre Boris
Da: mirta.mitea@gmail.com
A: boris_noica@list.ru
Padre, può dire a mia madre che io non posso tornare? Non posso, non ho i giorni liberi per almeno due mesi. La stufa posso provare a prenderla qui in Italia. A legna, costa sui cinquecento euro e poi la spedisco con Pavel. Qualcuno poi la può montare?
E la tosse? Che dice il medico? Padre Boris, può provare a parlare lei con Ilie che non si fa sentire?
Da: boris_noica@list.ru
A: mirta.mitea@gmail.com
Cara Mirta, con Ilie ci parlerò io. Ma credo che la cosa migliore da fare è continuare a scrivergli. Tutto quello che ti succede. Così magari ha la sensazione di averti qui accanto. E non preoccuparti se quello che scrivi è noioso. Per lui non lo è. Si beve con gli occhi le tue lettere. Passando alla tosse di Tatiana, il medico dice che è sì una brutta tosse, ma niente che un buon antibiotico non possa risolvere. Lo sai com’è tua madre, piena di ansie e di paure, ma le cose vanno bene.
Se riesci a risolvere la stufa è una bella cosa. Qui al paese costa un occhio della testa e non è abbastanza buona. Con l’aiuto di Nostro Signore Gesù e dei Santi vedrai che tutto si aggiusterà. Ilie è un bambino vivace, ride e gioca, non gli va di andare a scuola. Ma alla sua età tu e io eravamo forse diversi?
Stai tranquilla, e che il Signore Iddio vegli su di te.
Da: mirta.mitea@gmail.com
A: ilie-mitea@list.ru
Caro Ilie, ora mamma ti racconta un fatto.
Ero in camera mia quando mi sono sentita chiamare dalla signora Olivia dall’altra parte della casa. Era mezzanotte. Ogni tanto la signora fa così, si sveglia all’improvviso, chissà cosa le dice la testa. Mi sono alzata e sono andata da lei.
«Che c’è Olivia, che succede?» le chiedo.
Sta a letto, con le coperte tirate fino al mento e chissà come ha acceso l’abat-jour. Mi guarda e mi dice: «Ho fame! Che c’è per pranzo?».
Capito Ilie? A mezzanotte! Io ero stanca morta, e allora le dico: «Olivia, non è ora di pranzo. È ora di dormire!».
Ma lei non si accontenta: «Non voglio il brodo, e neanche il minestrone. Voglio la pasta!».
A me calano gli occhi dal sonno. Mi siedo accanto a lei sul letto. «Ascolta Olivia. È mezzanotte passata» le dico. «Non è ora di cena. Adesso devi dormire. Domattina ti faccio la colazione, poi andiamo insieme a fare la spesa e compriamo quello che vuoi al mercato. Ma adesso è notte. Vedi?», e indico la finestra.
Olivia gira la testa a guardare il cielo che è buio, Ilie, a parte un po’ di chiarore, ma quello lo fanno le luci della strada.
«Capito Olivia? Devi dormire. Ti sei svegliata e pensi che è giorno, ma è notte. E la notte si dorme.»
Olivia sembra capire, chiude gli occhi e si infila sotto le coperte, hai presente? Come un serpente che rientra nella tana.
«Dormo ora?» mi chiede.
«Sì Olivia. Ora dormi.»
La sai una cosa? Sembrava vergognarsi di essere sveglia nel cuore della notte, di avermi infastidito.
«Scusa…» mi dice.
«Niente.»
«Domani viene Pierpaolo?»
«No Olivia, domani è giovedì. Pierpaolo viene il sabato.»
Pensa solo al figlio grande. Chiede di lui ogni giorno. Ma lui lo vediamo solo il sabato sera. Quando Pierpaolo viene sta pochissimo, se ne va e lo sai? Passano cinque minuti e la signora è già lì a chiedere se il giorno dopo torna suo figlio.
Ma Pierpaolo le concede un solo giorno a settimana, il sabato. E qualche volta lo salta pure. Allora si presenta il lunedì mattina prima che le banche aprano oppure la domenica sera per una mezz’oretta. Neanche si leva il cappotto. È sempre così coi figli. Infatti tu non scrivi.
Olivia ne ha un altro di figlio, si chiama Andrea. Io non l’ho mai visto. Cioè, solo in fotografia. Ha il naso grande, gli occhi neri come la madre. Non telefona, non scrive, neanche manda saluti tramite suo fratello. Nessuno ha il numero di Andrea, nessuno sa dove abita. Vedrai che quando la signora Olivia se ne andrà si rifarà vivo. «L’appartamento vale seicentomila euro!» mi ha detto una volta Pierpaolo sulla porta di casa mentre si annodava la sciarpa intorno al collo. Capito Ilie? Seicentomila euro. Secondo Pierpaolo Andrea è solo interessato ai soldi. Comunque è un rischio che io e te non corriamo, giusto? Non puoi augurarmi la morte, non ho niente da lasciarti (eh eh eh, scherzo!). Però mi fa pensare, e una cosa te la voglio dire. Adesso siamo lontani, tanti chilometri ci dividono, ma presto le cose andranno meglio e noi non saremo mai una famiglia così. Io se potessi starei lì, accanto a te e a nonna a vivere insieme e fare le cose insieme. Qui in Italia ognuno vive per i fatti suoi. Hanno tutto ma sorridono poco e non gli viene da essere felici. Per questo la signora Olivia mi fa una tenerezza enorme. La lasciano qui, con me, un’estranea che viene da lontano. E quando se ne andrà, forse avrà solo i miei occhi accanto. Quelli di una sconosciuta che le sta vicino solo per il mensile.
«Domani andiamo al mercato?» mi ha chiesto Olivia.
«Sì. Ora però dormi» le ho risposto. E ha chiuso gli occhi a comando. Io sono rimasta ancora qualche minuto seduta. Poi, appena ha spalancato la bocca e ha cominciato a russare, me ne sono tornata in camera mia. Come quando tu eri piccolo, aspettavo sempre che prendevi sonno. Ti ricordi le notti che volevi la storia, l’acqua, la papera grassa? Non ti addormentavi mai! Io mi sentivo svenire. Poi però alla fine chiudevi gli occhi, e io ti guardavo. Avevi sempre il sorriso sulle labbra e senza che te ne accorgessi ti davo un bacio, spegnevo la luce e tornavo in camera mia. Però lo sai? L’orecchio restava accanto al tuo letto.
Tua madre
Da: boris_noica@list.ru
A: mirta.mitea@gmail.com
Cara Mirta, ti scrivo per dirti che Ilie legge le tue lettere in cinque minuti e sorride. Ed è andato a scuola. Qui accanto a me c’è tua madre. Dice: Ilie non usa il telefono perché non ci sono soldi. Oggi qui fa freddo e ho tossito tutta la notte. Il medico viene ogni tre giorni ma, ora che c’è neve, solo una volta a settimana. Il cielo è nero e come se non bastasse nevicherà di nuovo. Dice sempre tua madre: La settimana scorsa se n’è andata anche Grigora. Ormai a parte tuo figlio e Andrea Monteanu e io, padre Boris che ti sta scrivendo, in paese sono tutti vecchi. Dice tua madre: Ieri Anna si lamentava che da anni non mangiava salsicce. Invece le aveva mangiate tre giorni prima. Anche il cervello di Anna se n’è andato.
Cara Mirta, io intanto voglio rifare il centro qui in chiesa. Non ho soldi, e ho fermato i lavori, ma rischia di crollare da un momento all’altro. Tua madre e gli altri del villaggio dicono che è inutile. Invece io credo che serva per stare insieme a pregare e guardare la televisione, oppure leggere un libro. Poi se uno ha problemi, viene al centro e troverà sempre un piatto caldo. Dice tua madre: Lasci perdere il centro, padre, tanto la televisione non si prende bene e gli occhi per leggere libri non li ha più nessuno.
Come vedi Mirta tua madre è sempre in forma, e così tuo figlio Ilie. Che il Signore Iddio ti illumini la strada.
Da: mirta.mitea@gmail.com
A: ilie-mitea@list.ru
Caro Ilie, ora mamma ti racconta un fatto.
Oggi c’è una tramontana fortissima. Lo sai cos’è? È un vento che viene dal Nord. Quindi è freddo freddo, però non freddo come su da noi. E siccome è un vento forte lo sai che fa? Spazza via tutte le nuvole e fa splendere il sole, ma non scalda. È bello il sole nel cielo azzurro e pulito. Fa sorridere. A me fa sorridere. Ai romani un po’ meno. Devi vedere come si coprono per un po’ di vento! Però ti dico la verità. Da quando sono qui anche io ho freddo. Forse sto diventando romana anche io!
Allora, stamattina esco con la signora Olivia.
Guardo sempre tutte le vetrine dei negozi. Quanta roba che c’è! Mi chiedo sempre come faranno a venderla tutta. Ci sono vestiti che luccicano come palle di Natale, e scarpe che costano più di cento euro! E non ti dico i negozi di giocattoli. Quando verrai a Roma e li vedrai ti sentirai come in paradiso. Pensa che qui sotto c’è un negozio che vende solo videogiochi. Insomma, io e Olivia arriviamo al mercato coperto. Per entrare ci sono tre gradini. La signora Olivia che si aiuta sempre col bastone mi guarda e mi dice: «Ora li salgo tutti e tre!». E ce la fa! A te farà sorridere, invece per la signora Olivia è una conquista, un po’ come quando d’estate ti sei arrampicato per primo sull’albero. Ricordi? Quello a cui legammo l’altalena?
Il mercato è una bolgia, Ilie. Ci sono decine di bancarelle e frutta, e carne e formaggi. Un odore fortissimo, soprattutto di merluzzo, che lo tengono sotto sale, lo chiamano baccalà. Tutti parlano ad alta voce e le grida rimbombano. Chi urla i prezzi, chi tasta la frutta, chi chiede quali sono le mele migliori o le banane. Ma tanto noi andiamo sempre da Pina, che è la terza bancarella dopo l’entrata. Lei e il marito stanno qui da tanti anni. Pina mastica sempre qualcosa. Mangia più frutta di una scimmia, secondo me. Sulla sua bancarella c’è tutto. È talmente carica che da sola è più grande di tutte le bancarelle che a Logofteni vengono il primo sabato del mese. Pina ha gli occhi cerchiati di nero. Sembra sempre arrabbiata, ma è perché dorme poco. Lei è sveglia da prima che il sole spunti dietro i tetti.
«Signora Olivia! Oggi ho delle arance che ridono!» Dice sempre così. Parla con Olivia. A me neanche un cenno di saluto. Perché Olivia in quella bancarella ci va da quarant’anni. Da quando Pina era una bimba. Parla con Olivia, ma a rispondere sono io. Sempre.
«Ci servono un po’ di banane…» le dico.
E lei: «Banane pronte!». Pesa la frutta, la mette in una busta e poi chiede, sempre a Olivia: «E poi signora mia bella?».
«Poi queste arance che fanno un bel profumo!» dico io.
«E lo so» risponde Pina, e guarda Olivia che se ne sta in piedi con lo sguardo fisso su una cesta di noci. «Sono siciliane. Sono d’oro. Queste signora Olivia sono speciali. Facciamo due chili? L’insalata la volete signora mia bella?»
«No, niente insalata. Olivia non la può mangiare. E manco gli spinaci» rispondo io. Perché bisogna stare attenti a quello che mangia. Prende delle medicine e io ho il divieto di comprare certe verdure. Porto sempre la lista. Se sbaglio la signora Olivia può sentirsi male.
«Invece le mele sì. Alla signora le piacciono le Fuji.»
E Pina sempre guardando Olivia: «Signora Olivia, quelle non ce l’ho. Però le Golden stamattina sono eccezionali!».
Per la biografia e la bibliografia completa dello scrittore romano rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Antonio Manzini.
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