Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di Le pagine della nostra vita di Nicholas Sparks, romanzo edito in Italia da Sperling & Kupfer con un prezzo di copertina di 9,90 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto). Il titolo è disponibile anche in eBook al prezzo di euro 6,99.
Le pagine della nostra vita: trama del libro
North Carolina, 1946: il giovane Noah, tornato nel paese natale dopo la guerra, realizza il sogno – coltivato da tempo – di abitare nella grande casa vicino al fiume, da lui riportata all’antico splendore. Alla perfezione del quadro manca però Allie, una seducente ragazza incontrata anni prima, amata disperatamente nel breve spazio di un’estate e mai più ritrovata. Invece, un giorno lei ricompare, per vederlo un’ultima volta prima di sposarsi… Ma il destino ha deciso altrimenti, scrivendo per loro una storia diversa…
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Il sole è sorto e siedo accanto al vetro della finestra appannato dal fiato di una vita scivolata via. Sono un vero spettacolo stamattina: due camicie, calzoni di panno pesante, una sciarpa avvolta a doppio giro attorno al collo e infilata nel maglione fatto a mano da mia figlia trenta compleanni fa. Il termostato in camera mia è regolato sul livello massimo e ho una piccola stufa piazzata proprio alle spalle. Sibila e geme e sputa aria calda come il drago di una favola, e tuttavia il mio corpo trema di freddo, un freddo di cui non riuscirò mai a liberarmi, un freddo che ha impiegato ottant’anni per consolidarsi. Ottant’anni, a volte ci penso, e sebbene abbia accettata la mia età, mi stupisce ancora questo gelo nelle ossa che non mi abbandona più da quando George Bush era presidente. Chissà se capita la stessa cosa a tutti gli ottantenni.
La mia vita? Difficile definirla. Non è stata il trionfo spettacolare che avevo immaginato, ma non sono nemmeno rimasto sepolto in un buco come una talpa. Potrei fare un paragone con un portafoglio di Blue chips: titoli di Borsa solidi, tendenti più al rialzo che al ribasso e che si valorizzano gradualmente nel corso degli anni. Un buon investimento, un investimento fortunato, e ho imparato che non tutti possono dire altrettanto della loro vita. Ma non fraintendetemi. Non sono nulla di speciale, su questo punto non ho dubbi, un uomo come tanti che la pensa come tanti e ha vissuto come tanti. Non mi hanno dedicato monumenti e il mio nome sarà presto dimenticato, ma ho amato qualcuno con tutto il mio cuore e con tutta la mia anima, e lo considero un dono che mi ha colmato.
Per i romantici questa è una storia d’amore; i cinici la definirebbero una tragedia. Nella mia mente è un po’ tutt’e due le cose, e comunque si voglia interpretarne la fine, non cambia il fatto che ha coinvolto una grande parte della mia esistenza determinando la via da seguire. Non rimpiango tale scelta e i luoghi dove mi ha condotto; esistono altri rimpianti, quanto basta per riempire una tenda da circo; ma la via prescelta era quella giusta, non avrei potuto accettarne una diversa.
Il tempo, purtroppo, non agevola il cammino. Il sentiero si allunga davanti a me diritto come sempre, ma ingombro di massi e di terriccio franoso accumulatosi nel corso di una vita. Fino a tre anni fa potevo ignorarli, ma ora mi è impossibile. Un malessere percorre rullando tutto il mio corpo, mi mancano forza e salute e trascorro i giorni come un pallone dimenticato in un canto dopo una festa: inerte, grinzoso e sempre più sgonfio.
Tossisco, e con un’occhiata un po’ strabica controllo l’orologio. È tempo di andare. Mi alzo dalla poltrona accanto alla finestra, attraverso la stanza strascinando i piedi e mi fermo accanto alla scrivania per prendere il taccuino che ho letto centinaia di volte. Non lo sfoglio nemmeno e me lo infilo sotto un braccio per proseguire il mio cammino verso il luogo dove devo andare.
I miei piedi si posano su un pavimento di piastrelle bianche chiazzate di grigio. Come i miei capelli e quelli di quasi tutti gli ospiti qui, sebbene stamattina io sia l’unico a percorrere il corridoio. Sono tutti nelle loro stanze, soli, con la televisione. Ma, come me, ci sono abituati. Una persona si abitua a tutto, se le si dà tempo a sufficienza.
Odo l’eco soffocata di singhiozzi in distanza e so esattamente chi sta singhiozzando. Poi le infermiere mi vedono e ci sorridiamo scambiandoci saluti. Sono amiche mie e parliamo spesso, ma di certo si pongono domande su di me e su ciò che sopporto volontariamente ogni giorno. Le sento sussurrare mentre passo: «Eccolo che ci va ancora… speriamo che finisca bene». Ma con me non affrontano direttamente l’argomento, forse pensano che mi ferirebbe parlarne così presto al mattino e, da come mi conosco, credo abbiano probabilmente ragione.
Un minuto dopo raggiungo la camera. La porta è rimasta spalancata per me, come sempre. Dentro ci sono altre due infermiere e anche loro sorridono quando mi vedono. «Buongiorno», dicono con voci allegre, e io chiedo notizie dei loro bambini, dei voti a scuola e delle imminenti vacanze. Le nostre voci si incrociano al di sopra dei singhiozzi. Sembra che le infermiere non ci facciano caso, forse non li sentono più. Ma capita anche a me, se è per questo.
Poi siedo nella poltrona che ha ormai assunto la mia forma. Le infermiere stanno completando il loro lavoro, lei ormai è vestita, ma continua a piangere. Si calmerà un po’ quando quelle due se ne saranno andate, lo so. L’eccitazione del mattino la sconvolge sempre e oggi non fa eccezione. Finalmente la tapparella è rialzata e le infermiere escono, sorridendomi di nuovo e sfiorandomi una spalla. Mi chiedo che cosa significhi.
Mi siedo e la fisso per un secondo, ma non risponde al mio sguardo. Comprensibile, perché non sa chi io sia. Uno sconosciuto, per lei. Poi, voltandomi, piego il capo e prego in silenzio per ottenere la forza di cui avrò bisogno. Ho sempre creduto fermamente in Dio e nel potere della preghiera, anche se, per essere sincero, la fede mi ha suggerito una serie di domande per le quali esigo assolutamente una risposta quando me ne sarò andato.
Ci siamo. Via gli occhiali, la lente di ingrandimento sfilata dalla tasca. La poso sul tavolo mentre apro il taccuino. Devo leccare due volte il mio dito nocchiuto per aprirlo alla prima pagina. Poi metto a fuoco la lente.
C’è sempre un attimo, prima che io cominci a leggere, in cui il mio cervello turbina e mi chiedo: Accadrà oggi? Non lo so, non so mai nulla in anticipo, e nel più profondo di me so che non importa. È la possibilità, non la garanzia, quella che mi fa andare avanti. Una specie di scommessa da parte mia. E chiamatemi pure pazzo o sognatore o quel che vi pare, io credo che tutto sia possibile.
Mi rendo conto che il calcolo delle probabilità e la scienza sono contro di me. Ma la scienza non è la risposta totale, lo so perché ho avuto una vita per capirlo. E ciò mi lascia la fede nei miracoli. Per quanto inspiegabili e incredibili, i miracoli sono autentici e possono verificarsi a dispetto dell’ordine naturale delle cose. Perciò anche oggi, come tutti i giorni, comincio a leggere il taccuino a voce alta in modo che lei senta, sperando che il miracolo in grado di cambiare la mia vita si ripeta.
E forse, solo forse, si ripeterà.
Per la biografia completa dello scrittore americano rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata ad Nicholas Sparks. Per la bibliografia rimandiamo invece alla nostra pagina riassuntiva su tutti i libri dell’autore.
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