Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di Le parole che non ti ho detto di Nicholas Sparks, romanzo edito in Italia da Sperling & Kupfer con un prezzo di copertina di 9,90 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto). Il titolo è disponibile anche in eBook al prezzo di euro 6,99.
Le parole che non ti ho detto: trama del libro
Theresa Osborne, giornalista di Boston, divorziata e madre di un ragazzino dodicenne, raccoglie sulla spiaggia, durante una vacanza, una bottiglia contenente una lettera. Garrett, l’uomo che la firma, ha perso la donna amata e le strazianti parole del suo messaggio insinuano in Theresa una sottile curiosità. Profondamente turbata da emozioni che non riesce a frenare, Theresa si avventura, grazie anche a fortunate coincidenze, in una località turistica della costa alla ricerca del protagonista di questo amore infelice.
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Era arrivata in auto quella mattina, anche se ricordava ben poco del viaggio. Quando aveva deciso di venire, pensava di trattenersi una notte. Aveva organizzato ogni cosa e persino pregustato la tranquillità di una serata lontano da Boston, ma guardando l’oceano ribollire e spumeggiare minaccioso si accorse di non avere voglia di rimanere. Concluso quel che doveva fare, sarebbe tornata a casa, non importava a che ora.
Quando finalmente fu pronta, Theresa si avviò lentamente verso l’acqua. Sotto il braccio reggeva una borsa che aveva preparato con cura quella mattina, badando a non dimenticare nulla. Non aveva detto a nessuno che cosa portava con sé, né che cosa intendeva fare quel giorno. Aveva detto che sarebbe andata a fare compere per Natale. Era una scusa perfetta; pur essendo sicura che sarebbe stata capita se avesse detto la verità, quel viaggio era un’esperienza che non voleva spartire con nessuno. Lo aveva intrapreso sola, e sola voleva terminarlo.
Theresa sospirò e guardò l’orologio. Ben presto sarebbe arrivata l’alta marea, e quello era il momento in cui sarebbe stata finalmente pronta. Dopo avere trovato su una piccola duna un posticino che sembrava comodo, sedette sulla sabbia e aprì la borsa. Frugò all’interno fino a trovare la busta che cercava. L’aprì lentamente, con un profondo respiro.
Conteneva tre lettere, ripiegate con cura, lettere che aveva letto più volte di quante riuscisse a ricordare. Tenendole davanti a sé, rimase seduta sulla sabbia a guardarle.
La borsa conteneva altri oggetti, ma per quelli non era ancora pronta. Continuava invece a fissare le lettere. Lui aveva usato una stilografica, e in diversi punti, dove la penna aveva sbavato, c’erano delle macchie. La carta da lettere, con il disegno di una barca a vela nell’angolo in alto a destra, incominciava qua e là a scolorirsi, sbiadendo lentamente con il passare del tempo. Theresa sapeva che un giorno le parole sarebbero state illeggibili, ma sperava che, dopo ciò che si apprestava a fare, non avrebbe più provato il bisogno di guardarle così spesso.
Quando le ebbe lette, le infilò di nuovo nella busta con la stessa cura con cui le aveva tirate fuori. Poi, rimessa la busta nella borsa, tornò a contemplare la spiaggia. Dal punto in cui era seduta, poteva vedere il luogo dove tutto aveva avuto inizio.
Stava facendo jogging all’alba, ricordò, e rivide con chiarezza quella mattina estiva. Era l’inizio di una bella giornata. Theresa osservava il mondo intorno a sé, ascoltando il richiamo stridulo delle rondini di mare e lo sciacquio gentile delle onde che si rompevano sulla riva. Pur essendo in vacanza, si era alzata presto per correre senza dover badare a dove metteva i piedi. Nel giro di poche ore la spiaggia si sarebbe riempita di turisti stesi sugli asciugamani a crogiolarsi sotto il caldo sole del New England. Cape Cod era sempre affollato in quella stagione, ma gran parte dei turisti tendeva a dormire un po’ più a lungo. A Theresa piaceva la sensazione di correre sulla sabbia compatta e levigata lasciata dal ritiro della marea. A differenza dei marciapiedi, la sabbia cedeva quel tanto che bastava per non indolenzire le ginocchia, come a volte le capitava dopo avere corso sul cemento.
Le era sempre piaciuto correre, un’abitudine mantenuta dai tempi della scuola superiore. Pur non facendo più gare e cronometrando raramente i tempi, correre era diventato uno dei pochi momenti in cui poteva rimanere sola con i suoi pensieri. Per lei era una specie di meditazione, e per questo preferiva la solitudine. Non era mai riuscita a capire perché alla gente piacesse correre in gruppo.
Per quanto amasse suo figlio, era lieta che Kevin non fosse con lei. Tutte le madri hanno bisogno di tanto in tanto di uno stacco, e Theresa aveva tutte le intenzioni di prendersela comoda mentre era in vacanza. Niente partite di calcio o gare di nuoto la sera, niente musica assordante di sottofondo, niente compiti da controllare, niente levatacce nel cuore della notte per consolarlo se faceva dei brutti sogni. Lo aveva accompagnato tre giorni prima all’aeroporto, dove Kevin aveva preso un aereo per andare dal padre in California. Solo dopo che lei glielo aveva fatto notare, il figlio si era accorto di non averle dato un bacio. «Scusa, mamma», aveva detto abbracciandola. «Ti voglio bene. Non morire di nostalgia, okay?» Poi si era girato, aveva consegnato il biglietto all’assistente di volo e si era imbarcato sull’aereo senza voltarsi indietro.
Non lo biasimava per questo. A dodici anni era in quella fase in cui pensava che abbracciare e baciare la mamma in pubblico fosse una cosa da femminucce. E poi aveva la mente altrove. Era da Natale che aspettava questo viaggio. Avrebbe visitato con suo padre il Grand Canyon, poi avrebbero passato una settimana in gommone sul fiume Colorado, infine sarebbero andati a Disneyland. Era il viaggio dei sogni di ogni ragazzo, e Theresa era felice per lui. Anche se Kevin sarebbe stato via per sei settimane, sapeva che passare un po’ di tempo con il padre gli avrebbe fatto bene.
Lei e David erano rimasti in discreti rapporti da quando, tre anni prima, avevano divorziato. Pur non essendo gran che come marito, David era un buon padre. Non dimenticava mai di mandare un regalo per il compleanno di Kevin o per Natale, telefonava tutte le settimane e un paio di volte all’anno attraversava gli Stati Uniti per passare il fine settimana con il figlio. Poi, ovviamente, c’erano i periodi stabiliti dal tribunale, sei settimane d’estate, un Natale sì e uno no, infine le vacanze di Pasqua, in cui la scuola chiudeva una settimana. Annette, la nuova moglie di David, era molto occupata con il bambino piccolo, ma Kevin le voleva bene e non tornava mai a casa arrabbiato o con la sensazione di essere stato trascurato. Anzi, di solito non la smetteva più di raccontare e di dire quanto si fosse divertito. A volte Theresa provava una fitta di gelosia, ma faceva del suo meglio per nasconderla a Kevin.
Adesso correva sulla spiaggia a un’andatura moderata. Brian era sicuramente già uscito, e Deanna l’avrebbe aspettata per fare colazione. Theresa aveva voglia di passare un po’ di tempo con lei. Erano una coppia anziana, entrambi sulla sessantina, ma Deanna era la sua migliore amica.
Era la direttrice del giornale dove lavorava Theresa, e veniva da parecchi anni a Cape Cod con il marito Brian. Alloggiavano sempre nello stesso posto, la Fisher House, e quando era venuta a sapere che Kevin sarebbe stato via con il padre per buona parte dell’estate Deanna aveva insistito perché Theresa si unisse a loro.
«Quando è qui, Brian va a giocare a golf tutti i giorni, e a me farebbe piacere un po’ di compagnia», le aveva detto. «E poi, che cosa faresti altrimenti? Ogni tanto devi pur mettere il naso fuori casa.» Theresa sapeva che aveva ragione, e dopo qualche giorno di riflessione aveva accettato. «Sono davvero contenta», aveva detto Deanna con aria trionfante. «Ti piacerà.»
Theresa doveva riconoscere che il posto era bello. Fisher House era la casa di un capitano ristrutturata con gusto, su un promontorio roccioso che si affacciava su Cape Cod Bay. Scorgendola da lontano, rallentò. A differenza del corridori più giovani, che accelerano alla fine della corsa. Theresa preferiva diminuire l’andatura e riprendere fiato. A trentasei anni incominciava a non avere più le stesse capacità di recupero di un tempo.
Mentre il respiro si faceva più regolare, pensò a come avrebbe trascorso il resto della giornata. Si era portata cinque libri che desiderava leggere da un anno, ma che non era mai riuscita ad aprire. Sembrava non ci fosse più il tempo per farlo, con Kevin e la sua inesauribile energia, le faccende di casa e tutto il lavoro che si ammucchiava in continuazione sulla scrivania. Come titolare di una rubrica settimanale sul Boston Times era sempre sotto pressione. La maggior parte dei suoi colleghi pensava che fosse facile: bastava buttare giù tre cartelle ed era fatta. Ma non era così. Riuscire a trovare continuamente qualcosa di originale sul tema dei rapporti fra genitori e figli non era per niente facile, soprattutto considerando che la sua rubrica «Genitori moderni» veniva ripresa su una sessantina di giornali in tutto il Paese. Questa opportunità, molto ambita fra i giornalisti, le era stata offerta soltanto diciotto mesi prima, e dato che lei era ancora poco conosciuta da molti dei giornali consorziati, non poteva permettersi di «staccare» nemmeno un giorno ogni tanto.
Per la biografia completa dello scrittore americano rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata ad Nicholas Sparks. Per la bibliografia rimandiamo invece alla nostra pagina riassuntiva su tutti i libri dell’autore.
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