Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di Il partner di John Grisham. Il romanzo è pubblicato in Italia da Mondadori con un prezzo di copertina di 10,00 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto) ed è disponibile in eBook al prezzo di euro 7,99.
Il partner: trama del libro
Per i suoi vicini brasiliani Danilo Silva è solo un uomo come tanti. Qualcuno sostiene però che Silva in realtà sia l’avvocato americano Patrick S. Lanigan, dato per morto quattro anni prima in un incidente. Ora dagli Stati Uniti è arrivato qualcuno che ha delle domande da fare, a proposito di Lanigan e dei novanta milioni di dollari sottratti da un grande studio legale a Biloxi, nel Mississipi.
Lo trovarono in un’ombreggiata casa di mattoni in Rua Tiradentes, un ampio viale con una fila d’alberi al centro e ragazzini scalzi che giocano a calcio sull’asfalto rovente.
Lo trovarono solo, per quanto si poté stabilire, anche se negli otto giorni in cui lo avevano sorvegliato di nascosto avevano visto una donna delle pulizie andare e venire nelle ore più disparate.
Lo trovarono che conduceva una vita comoda, ma certo non agiata. L’abitazione era modesta, sarebbe potuta appartenere a qualsiasi commerciante locale. L’automobile era un Maggiolino Volkswagen del 1983, fabbricata a São Paulo insieme a milioni di altre. Era rossa e pulita, lucida da scintillare. La prima fotografia gliel’avevano scattata mentre la incerava dietro il cancello della sua proprietà.
Lo trovarono molto dimagrito, ben sotto i centodieci chili dell’ultima volta in cui era stato visto. Carnagione e capelli erano più scuri, il mento era più squadrato e il naso più appuntito. Impercettibili modifiche al volto. Avevano pagato profumatamente per corrompere il chirurgo di Rio che lo aveva operato due anni e mezzo prima.
Lo trovarono dopo quattro anni di noiose ma puntigliose ricerche, quattro anni di vicoli ciechi, buchi nell’acqua e false segnalazioni, quattro anni di soldi buoni buttati al vento, soldi che sarebbe stato meglio spendere per qualcosa di più proficuo, sembrava.
Ma lo trovarono. E attesero. Ci fu la tentazione di sequestrarlo subito, drogarlo e portarlo in una casa sicura in Paraguay, prenderlo prima che lui li vedesse o che qualche vicino di casa s’insospettisse. Per l’eccitazione di averlo trovato ebbero voglia di agire all’istante, ma dopo due giorni si adattarono a pazientare. Oziarono in Rua Tiradentes, vestiti come la gente del luogo, a bere tè all’ombra, a evitare il sole, a mangiare gelati, a parlare ai bambini, a sorvegliare la sua casa. Lo pedinarono quando andò in centro a fare compere e lo fotografarono a distanza ravvicinata nel momento in cui uscì dalla farmacia. Gli si accostarono a pochi passi al mercato ortofrutticolo e lo ascoltarono parlare con il venditore. Un portoghese eccellente, con il leggerissimo accento di un americano o un tedesco che ha molto studiato. Dopo la rapida puntata in centro, fece direttamente ritorno a casa, ma la sua breve sortita aveva fruttato loro una decina di ottime istantanee.
In un periodo precedente della sua vita aveva fatto jogging, ma, negli ultimi mesi prima che scomparisse, il suo esercizio si era ridotto in misura inversamente proporzionale al peso. Ora che era quasi pelle e ossa, non c’era da meravigliarsi di vederlo correre di nuovo. Uscì di casa, chiuse a chiave il cancello e partì al piccolo trotto lungo il marciapiede di Rua Tiradentes. Nove minuti per il primo miglio, tutto in perfetto rettilineo, tra case sempre più diradate. Ai margini dell’abitato l’asfalto lasciava il posto alla ghiaia e a metà del secondo miglio l’andatura era scesa a otto minuti e il sudore era copioso. Era un mezzogiorno di ottobre e faceva caldo. In periferia aumentò ancora la velocità, passò davanti a una piccola casa di cura affollata di giovani madri, superò una chiesetta battista, s’inoltrò nella campagna a una velocità di sette minuti a miglio.
Correva da vero fondista e non potevano che compiacersene: Danilo si sarebbe tuffato da solo tra le loro braccia.
All’indomani del primo avvistamento un brasiliano di nome Osmar affittò un piccolo e sporco cottage nei sobborghi di Ponta Porã e di lì a poco fu raggiunto dal resto della squadra. Questa era costituita in egual misura da americani e brasiliani, con Osmar che impartiva ordini in portoghese e Guy che sbraitava in inglese. Poiché conosceva entrambe le lingue, Osmar diventò subito l’interprete ufficiale.
Guy era di Washington, ex funzionario del governo assunto appositamente per ritrovare Danny Boy, com’era stato soprannominato. Guy era considerato un genio per certi versi e un individuo di grandi capacità per altri. Il suo passato era un buco nero. Il contratto annuale per le ricerche di Danny Boy gli era già stato rinnovato per la quinta volta e, per quanto fosse abile nel dissimularlo, l’inutilità di tanti sforzi aveva cominciato a spingerlo verso la depressione.
Quattro anni e tre milioni e mezzo di dollari per un pugno di mosche.
Ma ora l’avevano trovato.
Osmar e la sua banda di brasiliani non sapevano nulla delle malefatte di Danny Boy, ma anche uno sciocco si sarebbe reso conto che doveva essere scomparso portando con sé una vagonata di soldi. Osmar però, nonostante la curiosità, aveva imparato presto a non fare domande, mentre Guy e i suoi americani si guardavano bene dal toccare l’argomento.
Gli ingrandimenti delle foto scattate a Danny Boy furono appesi alla parete della cucina del piccolo cottage ed esaminati da uomini arcigni che, fumando sigarette forti una dopo l’altra, presero a scuotere la testa. Si scambiarono bisbigli e confrontarono le foto nuove con quelle vecchie, quelle che risalivano alla sua vita precedente. Più basso di statura, diverso il mento, diverso il naso. Capelli più corti e pelle più scura. Era davvero lui?
Era già successo diciannove mesi prima a Recife, sulla costa di nordest, dove in un appartamento in affitto avevano esaminato altre foto appese al muro finché si era deciso di sequestrare l’americano e controllargli le impronte digitali. Impronte sbagliate. Americano sbagliato. Lo avevano imbottito di droga e abbandonato ai bordi di una strada.
Erano restii a scavare troppo in profondità nella vita attuale di Danilo Silva. Se era davvero il loro uomo, allora era ricco sfondato. E il denaro contante fa sempre miracoli con le autorità locali. Per decenni aveva garantito protezione ai nazisti e agli altri tedeschi rifugiatisi a Ponta Porã.
Osmar voleva andare a prenderlo. Guy era contrario. Il quarto giorno l’uomo scomparve e per trentasei ore il piccolo cottage si trasformò in un manicomio.
L’avevano visto uscire di casa sul suo Maggiolino rosso. Andava di fretta, secondo la segnalazione. Era filato diritto all’aeroporto, saltando all’ultimo momento a bordo di un piccolo velivolo, e se ne erano perse le tracce. La sua automobile occupava l’unico posto disponibile e fu sorvegliata per ogni secondo di ogni ora. La destinazione dell’aereo era São Paulo, con quattro soste durante il tragitto.
Si pensò all’istante di penetrare nella sua abitazione e catalogare ogni cosa. Dovevano esserci registrazioni riguardanti il denaro. Guy sognava di trovare rendiconti bancari, rapporti di movimenti di valuta, documentazioni contabili, tutto ordinatamente riposto in un incartamento che li avrebbe guidati al ritrovamento del malloppo.
Ma non era così ingenuo. Se Danny Boy si era dileguato per causa loro, allora non avrebbe mai lasciato alcun indizio dietro di sé. E se era davvero il loro uomo, la sua casa era senz’altro a prova di intruso. Dovunque fosse, era prevedibile che Danny Boy avrebbe saputo del loro intervento nel momento stesso in cui avessero aperto una porta o una finestra.
Aspettarono. Imprecarono e litigarono, con i nervi sempre più a fior di pelle. Guy fece la sua quotidiana telefonata a Washington, la conversazione fu rabbiosa. Tennero d’occhio il Maggiolino rosso. A ogni atterraggio spuntavano binocoli e cellulari. Sei voli il primo giorno. Cinque il secondo. Il piccolo cottage diventò un forno e gli uomini della squadra si trasferirono all’esterno, gli americani a sonnecchiare nel filo d’ombra di un albero rachitico sul retro e i brasiliani a giocare a carte vicino allo steccato antistante.
Guy e Osmar uscirono in macchina per ammazzare il tempo e si ripromisero che, se fosse tornato, questa volta lo avrebbero preso. Osmar era sicuro che sarebbe riapparso. Probabilmente era in viaggio d’affari, quali che fossero i suoi affari. Lo avrebbero sequestrato e identificato e, se fosse risultato che non era l’uomo giusto, lo avrebbero semplicemente scaricato in qualche strada di periferia prima di scomparire. Era già accaduto.
Rientrò il quinto giorno. Lo pedinarono fino alla sua abitazione in Rua Tiradentes e tutti furono felici e contenti.
L’ottavo giorno brasiliani e americani abbandonarono il cottage per prendere posizione.
Il percorso era di sei miglia. Era sempre stato lo stesso, tutte le volte che era uscito a correre, partendo pressappoco alla stessa ora, indossando gli stessi calzoncini blu e arancione, le stesse vecchie Nike, calze corte, niente maglietta.
Per la biografia e la bibliografia completa dello scrittore statunitense rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a John Grisham.
Lascia un commento