Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di Il posto che cercavo di Nicholas Sparks, romanzo edito in Italia da Sperling & Kupfer con un prezzo di copertina di 9,90 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto). Il titolo è disponibile anche in eBook al prezzo di euro 6,99.
Il posto che cercavo: trama del libro
Jeremy è il newyorkese modello: bello, vive a Manhattan, fa il redattore in una nota rivista, ha una potenziale carriera televisiva all’orizzonte. Ma come la maggior parte degli uomini quasi perfetti, è disilluso sull’amore, preferisce dedicarsi anima e corpo al lavoro. Finché un viaggio nel North Carolina, alla ricerca delle inspiegabili luci che baluginano nei pressi di un cimitero e che una lettera giunta in redazione descrive, gli fa incontrare lo spirito stesso dell’amore.
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Si sforzò di concentrarsi nuovamente sull’ospite. Quella guida spirituale era una vera sagoma, pensò. Sotto la luce impietosa dei riflettori l’uomo aveva un aspetto emaciato, mentre affermava di udire delle voci dall’oltretomba. Era riuscito a creare un clima di falsa intimità, atteggiandosi a fratello o miglior amico di tutti, e la maggior parte dei presenti, compresa la bionda in jeans e la donna a cui si stava rivolgendo, lo fissava con espressione ammaliata, come se fosse veramente un dono dal cielo. Il che aveva senso, rifletté ancora Jeremy, dal momento che era lì che finivano immancabilmente le persone care quando se ne andavano. Gli spiriti dell’oltretomba erano sempre circonfusi da un chiarore angelico e avvolti in un’aura di pace e serenità. Non aveva mai sentito di una guida spirituale che entrasse in contatto con quell’altro luogo più rovente. Un caro estinto non dichiarava mai di trovarsi lì ad arrostire su uno spiedo o a bollire in un calderone di olio per motori, per esempio. Jeremy riconosceva di essere cinico. E comunque, doveva ammettere che si trattava di una trasmissione riuscita. Timothy Clausen era bravo, molto meglio degli altri ciarlatani di cui lui aveva scritto nel corso degli anni.
«So che è difficile», continuò Clausen parlando nel microfono, «ma Frank ti sta dicendo che ormai è tempo di lasciarlo andare.»
La donna a cui si stava rivolgendo con tanta, tanta enfasi, sembrava sul punto di svenire. Sulla cinquantina, portava una camicetta a righe verdastre ed esibiva una chioma fulva che sparava e si attorcigliava in tutte le direzioni. Teneva le dita intrecciate all’altezza del petto e aveva le nocche bianche da quanto le stringeva.
Clausen fece una pausa e si portò la mano alla fronte, entrando di nuovo in contatto con «l’altro mondo», come lo chiamava lui. L’intero pubblico, in rispettoso silenzio, si sporse in avanti sulle poltroncine. Tutti sapevano che cosa stava per accadere: la donna era già la terza persona che la guida aveva scelto tra di loro quel giorno. Non a caso Clausen era l’unico ospite di quella puntata del popolare talk show.
«Ricordi la lettera che ti scrisse?» chiese lui. «Prima di morire?»
La donna trattenne il fiato. L’assistente di studio che le reggeva il microfono glielo avvicinò di più alla bocca, in modo che anche i telespettatori a casa potessero udirla chiaramente.
«Sì, ma come fa lei a sapere…?» balbettò.
Clausen non la lasciò finire. «Ricordi che cosa c’era scritto?»
«Sì», ansimò la donna.
Clausen fece un cenno affermativo con la testa, come se avesse letto anche lui la lettera. «Parlava del perdono, vero?»
Seduta sul divano, la presentatrice del programma, il più seguito talk show pomeridiano in tutta l’America, spostava lo sguardo dall’uno all’altra. Aveva un’espressione stupita e insieme soddisfatta. Le guide spirituali erano sempre un successo per l’ascolto.
Mentre la donna in mezzo al pubblico annuiva, Jeremy notò che il mascara aveva cominciato a colarle sulle guance. Le telecamere zoomarono su di lei per inquadrarla più da vicino. Un picco del pathos televisivo pomeridiano.
«Ma come fa…» ripeté la donna, allibita.
«Si riferiva anche a tua sorella», mormorò Clausen. «Non soltanto a se stesso.»
Lei lo fissò come ipnotizzata.
«Tua sorella Ellen», aggiunse la guida spirituale e, a tale rivelazione, la donna si lasciò sfuggire un verso roco. Le lacrime le scaturirono copiose come da un annaffiatore automatico. Clausen – abbronzato e azzimato, con il completo nero e nemmeno un capello fuori posto – continuava a dondolare la testa come uno di quei finti cagnolini che si appoggiano accanto al lunotto della macchina. Il pubblico continuava a fissare la donna in assoluto silenzio.
«Frank ti ha lasciato anche qualcos’altro, vero? Qualcosa che appartiene al vostro passato.»
Nonostante il calore prodotto dalle luci di scena, la donna sembrò impallidire. In un angolo dello studio, nascosto alla vista dei più, il produttore alzò un dito ruotandolo a mo’ di elicottero. Si avvicinava il momento dell’interruzione pubblicitaria. Clausen lanciò un’occhiata quasi impercettibile in quella direzione. Soltanto Jeremy parve accorgersene, e si domandò per l’ennesima volta come mai gli spettatori non si chiedessero come la comunicazione con il mondo degli spiriti potesse sincronizzarsi con tanta precisione con le pause pubblicitarie.
Clausen proseguì. «Una cosa di cui nessun altro poteva essere a conoscenza, una chiave, giusto?»
La donna annuì di nuovo continuando a singhiozzare.
«Non pensavi che l’avrebbe conservata, vero?»
Bene, ecco il pezzo forte, pensò Jeremy. Un’altra adepta sulla via della conversione.
«Viene dall’albergo dove trascorreste la luna di miele. La mise lì in modo che tu, ritrovandola, ripensassi ai momenti felici trascorsi insieme. Non vuole che lo ricordi con sofferenza, perché lui ti ama.»
«Ooohhhh…» singhiozzò la donna.
Il suo gemito venne interrotto da un improvviso ed entusiastico applauso. Tutto a un tratto il microfono le venne allontanato e le telecamere zoomarono altrove. Trascorso il suo momento di celebrità, la donna crollò sulla sedia. A un segnale della regia, la presentatrice si alzò dal divano e si mise davanti all’obiettivo.
«Ricordate che tutto ciò che vedete è reale. Nessuna di queste persone ha mai incontrato prima d’ora Timothy Clausen.» Sorrise. «Torneremo con un’altra dimostrazione tra pochi minuti.»
Ancora applausi, mentre la trasmissione si interrompeva per lasciare posto agli spot. Jeremy si appoggiò alla spalliera.
Come giornalista investigativo specializzato in argomenti scientifici, lui si era fatto un nome scrivendo di personaggi come quello. In genere, amava ciò che faceva ed era fiero del proprio mestiere, che considerava un prezioso servizio pubblico, una professione talmente speciale da avere i propri diritti elencati nel Primo Emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti d’America. Per la sua rubrica su Scientific American aveva intervistato premi Nobel, spiegato in termini divulgativi le teorie di Stephen Hawking e Albert Einstein, e una volta gli era stato attribuito il merito di aver creato un tale subbuglio nell’opinione pubblica da indurre la FDA a ritirare dal commercio un pericoloso antidepressivo. Aveva scritto molto anche sul progetto Cassini, sullo specchio difettoso del telescopio spaziale Hubble, ed era stato uno dei primi a denunciare pubblicamente come frode l’esperimento di fusione a freddo condotto nello Utah.
Purtroppo, nonostante il riconosciuto peso intellettuale della sua rubrica, non guadagnava molto. La maggior parte delle entrate gli derivava dai suoi articoli come freelance, e così era sempre a caccia di storie che potessero interessare i direttori di quotidiani e riviste. Il suo raggio d’azione si era ampliato sino a comprendere ogni fenomeno «insolito», e negli ultimi quindici anni aveva fatto ricerche e studi nei campi della parapsicologia, delle guide spirituali, dei guaritori e dei medium. Aveva denunciato frodi e mistificazioni. Aveva visitato case infestate dagli spiriti, cercato prove dell’esistenza di creature misteriose e indagato sulle origini delle leggende metropolitane. Scettico per natura, possedeva la rara capacità di spiegare i concetti scientifici più complessi in un linguaggio comprensibile anche da un lettore medio e i suoi pezzi erano stati pubblicati su centinaia di giornali in tutto il mondo. Secondo lui l’attività di verifica scientifica era nobile e importante, anche se non tutti l’apprezzavano. Spesso, la posta che riceveva dopo la pubblicazione di un suo articolo del genere era costellata di espressioni come «idiota», «deficiente» o, la sua preferita, «servo del governo».
Ormai aveva capito che il giornalismo investigativo era una missione improba.
Mentre era immerso in tali riflessioni, osservava il pubblico che parlava animatamente, chiedendosi chi sarebbe stato il successivo prescelto. Lanciò un’altra occhiata furtiva alla bionda che si stava controllando il trucco in uno specchietto da borsetta.
Jeremy sapeva che le persone scelte da Clausen ufficialmente non erano in combutta con lui, anche se la sua apparizione era stata annunciata con grande anticipo e i suoi seguaci avevano letteralmente fatto a pugni per ottenere i biglietti per la trasmissione. Questo significava che il pubblico era costituito in maggioranza da individui che credevano fermamente nella vita dopo la morte. Ai loro occhi Clausen era una figura molto seria e rispettabile. Come poteva conoscere particolari tanto intimi della vita di ciascuno, se non parlava con gli spiriti? Ogni bravo illusionista, però, aveva il suo repertorio e poco prima dell’inizio della trasmissione Jeremy non solo aveva capito il trucco, ma ne aveva anche raccolto la prova fotografica.
Demolire la credibilità di Clausen sarebbe stato un’opera meritoria e sarebbe servito di lezione a quel mistificatore. L’uomo apparteneva al peggior tipo di imbroglioni. E poi, con il suo pragmatismo Jeremy si rendeva conto che occasioni del genere si presentavano raramente e voleva trarne il massimo vantaggio possibile. Dopo tutto, Clausen era all’apice della celebrità e in America la fama contava più di tutto. Si concesse di fantasticare su che cosa sarebbe successo se la guida spirituale ora avesse deciso di scegliere proprio lui. Era altamente improbabile – sarebbe stato come vincere il primo premio alla lotteria – e comunque quella era già una storia eccellente. Ma l’eccellenza e lo straordinario spesso erano separati da semplici capricci del fato e, al termine dell’interruzione pubblicitaria, Jeremy si sentì animato dall’ingiustificata speranza che, per qualche motivo, Clausen scegliesse di concentrarsi sul suo caso.
E, come se neppure Dio in persona fosse contento del comportamento di quell’uomo, fu proprio ciò che accadde.
Tre settimane più tardi, l’inverno si era ormai abbattuto con tutta la sua forza su Manhattan. Era giunto dal Canada un fronte freddo che aveva fatto precipitare le temperature vicino allo zero e dai tombini si levavano sbuffi di vapore che in un attimo si condensavano sui marciapiedi ghiacciati. Non che importasse a qualcuno. I coriacei abitanti di New York manifestavano la loro abituale indifferenza per le questioni meteorologiche continuando la vita di sempre. La gente lavorava sodo per tutta la settimana e il venerdì sera voleva uscire a tutti i costi, in particolare se c’era un motivo per festeggiare. Nate Johnson e Alvin Bernstein stavano festeggiando già da un’ora, assieme a una ventina di amici e giornalisti – alcuni di Scientific American – che si erano riuniti in onore di Jeremy. In gran parte erano già parecchio su di giri e si stavano divertendo immensamente, soprattutto dato che i giornalisti tendono a essere attenti al portafoglio e quella sera Nate avrebbe offerto a tutti.
Nate era l’agente di Jeremy e Alvin, un cameraman freelance, il suo migliore amico. Si erano ritrovati in un locale trendy dell’Upper West Side per celebrare l’apparizione di Jeremy a Primetime Live della ABC. Durante la settimana erano andate in onda delle anticipazioni della trasmissione in cui Jeremy prometteva scottanti rivelazioni, e le richieste di interviste erano fioccate nello studio di Nate da ogni parte del paese. Quel pomeriggio aveva chiamato anche la redazione di People ed era stato fissato un incontro per il lunedì mattina successivo.
Per la biografia completa dello scrittore americano rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata ad Nicholas Sparks. Per la bibliografia rimandiamo invece alla nostra pagina riassuntiva su tutti i libri dell’autore.
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