Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di Il posto delle margherite di Monika Peetz. Il romanzo è pubblicato in Italia da Garzanti, con un prezzo di copertina di 17,99 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto).
Il posto delle margherite: trama del libro
Kiki ne ha abbastanza della vita di città. È arrivato per lei il momento di cambiare aria e acquistare quel vecchio casolare in campagna di cui è innamorata per farne un bed & breakfast. È qui, da questo luogo circondato da distese di margherite e immerso nella calma dei laghi, che vuole ricominciare da capo. Ma a poche settimane dall’inaugurazione, si rende conto che c’è ancora tanto da fare. Per fortuna, arrivano a darle man forte le sue amiche di sempre, che hanno deciso di anticipare la loro gita annuale e raggiungere Kiki nel suo paradiso in mezzo al verde. Forse può essere l’occasione giusta per passare del tempo insieme. Del resto, è stato per tutte un anno complicato: l’avvocato Caroline è tuttora alle prese con un caso difficile, la timida Judith è sempre alla ricerca di un suo equilibrio, Estelle non sopporta più l’invadenza del figlioccio e della sua consorte. E poi c’è Eva, l’intrepida mamma single, che fatica a tenere a freno l’esuberanza del figlio. Tra confidenze, litigi, consigli, le “amiche del martedì” si rimboccano le maniche e insieme realizzano il sogno di Kiki. Sono sicure che ormai niente potrà dividerle. A meno che al b&b non si presenti un uomo misterioso intenzionato a conquistarsi la simpatia di ognuna di loro…
Approfondimenti sul libro
Il posto delle margherite è in vendita anche in formato eBook al prezzo di euro 9,99.
Era sembrato tutto così facile: sfilare le porte dai cardini, estrarre i cassetti, sollevare il cassettone in legno di betulla e poi via… giù per le scale. Un gradino per volta, quarantadue in tutto. Arrivati al portone, restavano soltanto un paio di metri fino al furgone dei traslochi.
L’appartamento claustrofobico, l’eterna ricerca di un parcheggio, il rumore e i gas di scarico: Kiki aveva un sacco di buoni motivi per lasciare il quartiere di Eigelstein. Nello stress del trasloco, però, se li era dimenticati quasi tutti. Dove era andato a finire Max? Ci voleva così tanto a portare Greta dai nonni? Quel giorno, infatti, i genitori del suo compagno si erano offerti di badare alla nipotina. Da quando lui aveva concluso gli studi di design, ogni tanto prendeva delle commesse per lo studio del padre. Uno scambio esplosivo.
«È una continua alternanza tra guerra e pace», diceva sempre Kiki. «Molta guerra, poca pace. L’unico cessate il fuoco si verifica quando tengono Greta.»
Il rapporto fra i nonni Thalberg e la quasi-nuora piombata nella vita del figlio come un uragano era tutt’altro che facile. Probabilmente, in quel momento, stavano bombardando Max di presunti buoni consigli per convincerlo a ripensarci e persuaderlo a restare a Colonia.
Kiki era contenta di avere perlomeno l’appoggio delle amiche del martedì. Caroline la stava aiutando nell’impresa di spostare il famigerato cassettone di betulla, Eva stava smontando le mensole e Judith cercava di infilare cianfrusaglie varie negli scatoloni. Soltanto Estelle – che in realtà, con la sua tutina intera, era quella che assomigliava di più a un incaricato di una ditta di traslochi – si era defilata. Era in cucina, forse, a controllare che il suo champagne avesse raggiunto la temperatura ideale per fare una pausa.
«Ognuno secondo le sue capacità», aveva commentato Kiki citando Marx.
Estelle era capace di fare ben poco, ma soprattutto voleva fare ancora meno. Di solito la ricca consorte del magnate delle farmacie tirava in ballo fantomatici impegni di famiglia prima ancora che il suo interlocutore finisse di pronunciare la parola «trasloco». Tuttavia, da quando il suo figliastro Alexander si era trasferito a Colonia con moglie al seguito per dare una mano in azienda, persino un trasloco le era sembrato meglio di una domenica in famiglia.
Dalla strada arrivò un vociare convulso. Zekeriya, il vicino turco di Kiki che aveva un negozio di abiti da sposa, stava discutendo sul marciapiede con gli avventori del centro scommesse a fianco su come andasse caricato un camion dei traslochi. In realtà gli aspiranti re delle scommesse erano usciti solo per fumare, ma questo non aveva impedito loro di esprimere un’opinione. Anche perché in quel primo pomeriggio domenicale non c’era nulla su cui scommettere, e quindi ben poco di cui chiacchierare. Zekeriya ripeteva spesso che nelle sue vene non scorreva sangue ma benzina: anzi, diesel. Quindi, in fatto di macchine e simili aveva sempre ragione lui. Tutta la sua famiglia – nonno, padre, fratello, zii e genero – era impegnata nell’import-export. Per lui era stato un onore rimediare un furgone per Kiki, mezzo che però purtroppo era ancora vuoto, a parte la lampada con la cascata 3D in cui sembrava scrosciare acqua vera. Era vuoto perché Caroline e Kiki, con la loro cassettiera, si erano arenate sulle scale, al primo pianerottolo. Non c’era stato verso di proseguire: a nulla erano servite le rotazioni, le imprecazioni e le lamentele. Kiki era rimasta incastrata fra il parapetto e il mobile, che le pesava sulle braccia come fosse il mondo intero. Non si andava né avanti né indietro.
«Ma come mi è venuto in mente di trasferirmi in campagna?» si mise a sbraitare. «Quale demone mi ha sussurrato nell’orecchio di dare una svolta alla mia vita? Cavolo! Non riesco ad andare oltre il pianerottolo!»
«Piuttosto, non si spiega come questo mostro possa essere entrato nel tuo minuscolo appartamento», ribatté Caroline con il volto paonazzo dalla fatica usando le sue ultime forze per sollevare il cassettone ancora più in alto.
«A sinistra, più a sinistra! Ahia! La mano!» strillò Kiki. Uno spigolo del mobile le stava premendo dolorosamente sul palmo. «Ma chi ha detto che la città non è un posto adatto per crescere i bambini? Alla peggio potevamo allargarci qui sul pianerottolo… Guarda quanto spazio!»
«Sì, ma adesso fa’ qualcosa! Gira!» urlò Caroline sempre più disperata.
Le voci delle due donne nel panico si sentivano fino in strada.
«Avreste dovuto spostarlo in verticale», osservò Judith dalle retrovie. Ignorando che le due amiche, in quel momento, di tutto avrebbero avuto bisogno fuorché di un buon consiglio. Le espressioni colorite e le imprecazioni che Caroline vomitò all’istante addosso a Judith erano comunque una versione all’acqua di rose del gergo da scaricatore di porto che l’avvocato difensore sentiva dai suoi sempre più numerosi clienti. Finalmente i sedicenti «esperti di traslochi» di sotto entrarono e presero posizione nella tromba delle scale per dare indicazioni alla loro futura ex vicina. O almeno in teoria.
2.
Judith era in camera da letto. A imprecare contro Estelle.
La grande dame si era barricata in un angolo cercando di rendersi il più invisibile possibile, mentre sulle scale era in corso la terza guerra balcanica.
«Io ho problemi alla schiena, non posso chinarmi», cercava di difendersi Estelle. «Mi occuperò delle piante.» Ed effettivamente stava avvolgendo nel pluriball un enorme cactus pieno di spine. «Altrimenti sarà impossibile portarlo di sotto», disse. «A meno che tu non sia un’amante dei tatuaggi botanici.»
«Più che altro mi chiedo come abbia fatto quella pianta a sopravvivere qui da Kiki», osservò Judith. «Non ha mai avuto il pollice verde, anzi…»
«Forse… perché somiglia un po’ a un dildo?» ironizzò Estelle.
Le stragi di cuori di Kiki erano rinomate tra le amiche del martedì. Ma da quando la più giovane del gruppo aveva conosciuto Max Thalberg, di tredici anni più giovane, ed era diventata mamma, le cose erano cambiate. Kiki aveva deciso di lasciarsi alle spalle la sua vita da animale di città. Addio dunque alle notti brave in Brüsseler Platz, addio ai suoi locali notturni preferiti – Hallmackenreuther, E-Werk, Six Pack e King Georg –, addio Coffe To Go, addio amiche del martedì. E tutto questo per un fine superiore.
«Non voglio che Greta cresca in una città, pensando che il latte sgorghi dagli scaffali del supermercato», aveva detto per motivare la sua scelta radicale. E aveva investito il denaro guadagnato con il progetto di design per una caffetteria della catena Coffee To Go in una nuova vita. Kiki e Max erano diventati i felici titolari di un’ipoteca e di una vecchia scuola bisognosa di ristrutturazioni ma con intorno terreno a sufficienza per i loro sogni di autosostentamento. Nella regione dei laghi del Meclemburgo. Di meglio le finanze della giovane famiglia non si erano potute permettere.
«Un’ora e mezzo da Berlino, un’ora e mezzo da Amburgo, un’ora e mezzo dal mare», aveva detto Kiki entusiasta.
Quanto alla distanza tra la nuova casa e Colonia, aveva preferito restare sul vago. Aveva scoperto il casolare durante un viaggio nel Land del Meclemburgo-Pomerania Anteriore: sul retro c’erano 3400 metri quadrati di terreno coltivabile, un frutteto abbandonato, un accesso privato al lago con un pittoresco capanno per i pescatori e un granaio mezzo diroccato in attesa di essere abbattuto. Ma perché abbattere qualcosa che poteva ancora essere utilizzato? Kiki era rimasta stregata da quel posto carico di storia fin dal primo istante. La sua banca molto meno. Liberi professionisti? Nessuna entrata fissa? Nemmeno sposati? E quanto a capitale di partenza… tutto lì? Quello che a Kiki era sembrato un patrimonio sostanzioso, nel personale del reparto crediti della Cassa di risparmio di Eigelstein aveva suscitato solo un sorrisino scettico. Anche la geniale trovata di trasformare l’ex scuola in un bed and breakfast per cittadini stressati e bisognosi di pace ed eco-turisti aveva convinto poco quei feticisti dei numeri. Soltanto la promessa di Estelle di affittare un determinato numero di stanze per sei mesi all’anno per uno dei suoi progetti di beneficenza aveva spinto la banca a dire di sì. Soprattutto perché la grande dame avrebbe dato sostanza alla sua promessa con un cospicuo anticipo. L’idea era offrire a bambini di famiglie disagiate la possibilità di trascorrere un periodo di vacanza nella struttura dell’amica. Estelle adorava il suo lavoro nella charity. Fintanto che non richiedeva sforzi fisici.
Per la biografia e la bibliografia della scrittrice tedesca rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Monika Peetz.
Lascia un commento