Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di Ti prendo e ti porto via di Niccolò Ammaniti, romanzo edito in Italia da Einaudi con un prezzo di copertina di 14,00 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto). Il titolo è disponibile anche in eBook al prezzo di euro 6,99.
Ti prendo e ti porto via: trama del libro
A Ischiano Scalo il mare c’è ma non si vede. In questa periferica maremma di paludi e zanzare, di bar e casette affacciate sul nulla di una strada provinciale si svolgono due storie d’amore. Pietro e Gloria sono due ragazzini. Lei è figlia di un direttore di banca, è sveglia, bella e sicura di sé. Lui è figlio di un pastore psicopatico, è introverso, sognatore, e la vittima preferita dei bulli del paese. Graziano Biglia è tornato a Ischiano, con la sua fama di chitarrista sciupafemmine e il cuore spezzato da una cubista. Qui conosce la professoressa Flora Palmieri, una donna sola e misteriosa che ha rinunciato alla propria vita per prendersi cura della madre. E tra i due, in apparenza lontani come i pianeti di due galassie, nasce un’attrazione. Una folla di creature strambe e grottesche si muove attorno ai protagonisti, come nella scia di un vento elettrico e vorticoso.
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Vacanze. Vacanze. Vacanze.
Per tre mesi. Come dire sempre.
La spiaggia. I bagni. Le gite in bicicletta con Gloria. E i fiumiciattoli di acqua calda e salmastra, tra le canne, immerso fino alle ginocchia, alla ricerca di avannotti, girini, tritoni e larve d’insetti.
Pietro Moroni appoggia la bici contro il muro e si guarda in giro.
Ha dodici anni compiuti, ma sembra piú piccolo della sua età.
È magro. Abbronzato. Una bolla di zanzara in fronte. I capelli neri, tagliati corti, alla meno peggio, da sua madre. Un naso all’insú e due occhi, grandi, color nocciola. Indossa una maglietta bianca dei mondiali di calcio, un paio di pantaloncini jeans sfrangiati e i sandali di gomma trasparente, quelli che fanno la pappetta nera tra le dita.
Dov’è Gloria? Si chiede.
Passa tra i tavolini affollati del Bar Segafredo.
Ci sono tutti i suoi compagni.
E tutti ad aspettare, a mangiare gelati, a cercarsi un pezzetto d’ombra.
Fa molto caldo.
Da una settimana sembra che il vento sia sparito, che abbia traslocato da qualche altra parte portandosi appresso tutte le nuvole e lasciando un sole enorme e incandescente che ti bolle il cervello nel cranio.
Sono le undici di mattina e il termometro segna trentasette gradi.
Le cicale strillano come ossesse sui pini dietro il campo di pallavolo. E da qualche parte, non molto lontano, dev’essere morta una bestia, perché a tratti arriva un tanfo dolciastro di carogna.
Il cancello della scuola è chiuso.
I risultati non sono stati ancora affissi.
Una paura leggera si muove furtiva nella pancia, spinge contro il diaframma e riduce il respiro.
Entra nel bar.
Nonostante si schiatti di caldo, ci sono un sacco di ragazzini assiepati intorno all’unico videogioco.
Esce.
Eccola!
Gloria se ne sta seduta sul muretto. Dall’altra parte della strada. La raggiunge. Lei gli dà una pacca sulla spalla e gli chiede: – Hai paura?
– Un po’.
– Pure io.
– Smettila, – fa Pietro. – Ti hanno promosso. Lo sai.
– Che fai dopo?
– Non lo so. E tu?
– Non lo so. Facciamo qualcosa?
– Occhei.
Rimangono in silenzio, seduti sul muretto, e se da una parte Pietro pensa che la sua amica è piú bella del solito con quella maglietta di spugna azzurra, dall’altra sente il panico crescere.
Se ci riflette sa che non c’è nulla da temere, che la cosa, alla fine, si è sistemata.
Ma la sua pancia non la pensa allo stesso modo.
Ha voglia di andare in bagno.
Davanti al bar c’è movimento.
Tutti si risvegliano, attraversano la strada e si accalcano contro il cancello chiuso.
Italo, il bidello, con le chiavi in mano avanza nel cortile urlando. – Piano! Piano! Cosí vi fate male.
– Andiamo –. Gloria si avvia verso il cancello.
Pietro ha la sensazione di avere due cubetti di ghiaccio sotto le ascelle. Non riesce a muoversi.
Intanto tutti che spingono per entrare.
Ti hanno bocciato! Una vocina.
(Cosa?)
Ti hanno bocciato!
È cosí. Non è un presentimento. Non è un sospetto. È cosí.
(Perché?)
Perché è cosí.
Certe cose si sanno e non ha nessun senso chiedersi il perché.
Come ha potuto credere di essere promosso?
Vai a vedere, che aspetti? Vai. Corri.
Rompe finalmente la paralisi e s’incunea tra i compagni. Il cuore gli rulla una marcetta furibonda sotto lo sterno.
Sgomita. – Fatemi passare… Voglio passare, per favore.
– Piano! Sei scemo?
– Stai calmo, imbecille. Dove credi di andare?
Riceve un paio di spinte. Cerca di superare il cancello, ma essendo piccolo quelli piú grandi lo ributtano indietro. Si accuccia e passa, a quattro zampe, tra le gambe dei compagni, superando lo sbarramento.
– Calma! Calma! Non spingete… Piano, mann… – Italo sta al lato del cancello e quando vede Pietro gli muoiono le parole in bocca.
Ti hanno bocciato…
È scritto negli occhi del bidello.
Pietro lo fissa un istante e si lancia di nuovo, a rottadicollo, verso le scale.
Sale i gradini a tre a tre ed entra.
In fondo all’ingresso, accanto a un busto di bronzo di Michelangelo, c’è la bacheca con i risultati.
Sta succedendo una cosa strana.
C’è uno, mi sembra della seconda A, che si chia… uno che non mi ricordo il nome che se ne stava andando e mi ha visto, e si è bloccato, come se davanti non ci fossi io ma ci fosse, che ne so, un marziano, e ora mi guarda e sta dando una gomitata a un altro, che si chiama Giampaolo Rana, questo me lo ricordo, e gli sta dicendo qualcosa e Giampaolo pure si è voltato e mi sta guardando, ora però guarda i quadri e poi mi guarda di nuovo e sta parlando con un altro che mi guarda e un altro mi guarda e tutti mi guardano e c’è silenzio…
C’è silenzio.
Il capannello si è aperto lasciandogli spazio fino ai tabelloni. Le gambe lo portano avanti, tra due ali di compagni. Avanza e si ritrova a pochi centimetri dalla bacheca, pressato da quelli che arrivano dopo di lui.
Leggi.
Cerca la sua sezione.
B! Dov’è!? B? La sezione B? Prima B, seconda B. Eccola!
È l’ultima a destra.
Abate. Altieri. Bart…
Comincia a scorrere con lo sguardo l’elenco dall’alto in basso.
Un nome è scritto in rosso.
C’è un bocciato.
Piú o meno a metà colonna. Roba di M, N, O, P.
Hanno bocciato Pierini.
Moroni.
Strizza gli occhi e quando li riapre intorno tutto è sfocato e ondeggia.
Rilegge il nome.
MORONI PIETRO NON AMMESSO
Rilegge.
MORONI PIETRO NON AMMESSO
Non sai leggere?
Rilegge di nuovo.
M-O-R-O-N-I. MORONI. Moroni. Mor… M…
Una voce gli rimbomba nel cervello. Come ti chiami tu?
(Eh, che c’è?)
Come ti chiami?
(Chi? Io…? Io mi chiamo… Pietro. Moroni. Moroni Pietro).
E lí c’è scritto Moroni Pietro. E proprio accanto, in rosso, in stampatello, grosso come una casa, NON AMMESSO.
Allora la sensazione era giusta.
Eppure aveva sperato che fosse la solita sensazione del cavolo che prova quando gli consegnano un compito in classe, ed è sicuro al novantanove per cento che è andato malissimo. Una sensazione che viene sempre smentita perché lui lo sa che quel microscopico uno per cento vale molto piú del resto.
Gli altri! Guarda gli altri.
PIERINI FEDERICO AMMESSO
BACCI ANDREA AMMESSO
RONCA STEFANO AMMESSO
Cerca del rosso in tutti gli altri fogli, ma è tutto blu.
Non posso essere stato bocciato solo io in tutta la scuola. La Palmieri mi aveva detto che mi avrebbero promosso. Che le cose si sarebbero risolte. Me lo aveva prom…
(No).
Ora non ci deve pensare.
Ora deve solo andarsene.
Perché a Pierini, Ronca e Bacci li hanno ammessi e a me no?
Eccolo.
Il groppo.
Una spia nel cervello lo informa: Caro Pietro, è meglio che te ne vai di corsa, stai per metterti a piangere. E non vorrai farlo davanti a tutti, vero?
– Pietro! Pietro! Allora?!
Si gira.
Gloria.
– Mi hanno promossa?
La faccia della sua amica spunta dietro il capannello.
Pietro cerca Celani.
Blu.
Come tutti gli altri.
Vorrebbe dirglielo, ma non ci riesce. In bocca ha uno strano sapore. Rame. Acido. Prende fiato e deglutisce.
Devo vomitare.
– Allora? Sono stata promossa?
Pietro fa segno di sí.
– Ah! Che bello! Sono stata promossa! Sono stata promossa! – urla Gloria e incomincia ad abbracciare quelli che le stanno intorno.
Perché fa tutte queste scene?
– Tu? E tu?
Rispondile, forza.
Si sente male. Gli sembra che dei calabroni tentino di entrargli nelle orecchie. Ha le gambe molli molli e le guance infuocate.
– Pietro!? Che hai? Pietro!
Niente. È che mi hanno bocciato, vorrebbe risponderle. Si appoggia contro il muro e lentamente si affloscia a terra.
Gloria si fa spazio tra la ressa e lo raggiunge.
– Pietro, che hai? Ti senti male? – gli domanda e guarda i tabelloni.
– Non ti hanno amm…?
– No…
– E gli altri?
– S…
E Pietro Moroni si rende conto che tutti lo fissano e gli stanno addosso, che lui là in mezzo è il giullare, la pecora nera (rossa) e che anche Gloria è dall’altra parte, insieme a tutti gli altri e non importa niente, assolutamente niente, che lo stia guardando con quegli occhi da Bambi.
Per la biografia e la bibliografia completa dello scrittore romano rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Niccolò Ammaniti.
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