Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di Il principe dei ghiacci di Morgan Rhodes. Il romanzo è pubblicato in Italia da Nord, con un prezzo di copertina di 19,00 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto).
Il principe dei ghiacci: trama del libro
È stato sfidato, è stato sconfitto. Eppure re Gaius non ha rinunciato alla ricerca dei Catalizzatori, i mitici cristalli che, secondo la profezia, gli consentiranno di regnare in eterno sul trono di Mytica. Perciò parte per Kraeshia e suggella una nuova alleanza sposando la principessa Amara. Non sa, però, che la sua giovane moglie è persino più ambiziosa di lui. E ben presto Gaius si renderà conto che, nella partita per la conquista del potere, lui è diventato una pedina… È stata ingannata, è stata tradita. È stata costretta ad assistere alla morte dell’uomo che amava. Ora, la principessa Lucia ha un solo obiettivo: la vendetta. E per ottenerla è disposta persino a stringere un accordo col pericolosissimo dio del Fuoco. Tuttavia, ben presto Lucia si renderà conto di essere entrata in un gioco molto più grande di lei, un gioco in cui in palio c’è la salvezza del mondo intero… Dopo «La caduta dei tre regni», «La stirpe dei ribelli» e «La chiave delle tenebre», «Il principe dei ghiacci» è il quarto volume della saga dei Tre Regni.
Approfondimenti sul libro
Il principe dei ghiacci è in vendita anche in formato eBook al prezzo di euro 9,99.
Il monito del padre echeggiava nella memoria di Magnus mentre dal molo di Cresta del Corvo osservava la nave kraeshiana sparire nell’oscurità. Il Re del Sangue non si era mai fidato di nessuna donna. Non della sua regina né della sua vecchia amante e consigliera, e nemmeno dell’immortale che in sogno gli sussurrava segreti. Di solito Magnus ignorava ciò che il suo spietato padre diceva, ma ormai sapeva chi era la più pericolosa e ingannevole di tutte.
Amara Cortas aveva rubato il Catalizzatore, una sfera di acquamarina che custodiva l’essenza della magia dell’acqua, lasciandosi dietro una scia di sangue e distruzione.
La fitta neve gli pungeva la pelle, anestetizzandogli il braccio rotto e dolorante. Mancavano diverse ore all’alba e la notte era abbastanza gelida da rubargli la vita, se lui non avesse prestato attenzione.
Ciononostante non riusciva a far altro che fissare l’acqua scurissima e a pensare al tesoro che gli era stato sottratto.
«E adesso?»
La voce di Cleo interruppe i pensieri nefasti. Per un momento aveva dimenticato di non essere solo.
«’E adesso’, principessa?» sibilò, ogni parola accompagnata da una nuvola ghiacciata. «Immagino che dovremmo goderci il poco tempo che ci resta, prima che gli uomini di mio padre arrivino a giustiziarci.»
La pena per il tradimento era la morte, anche per l’erede al trono. E non vi era dubbio che lui si fosse macchiato di tradimento quando aveva aiutato la principessa che gli stava accanto a scampare all’esecuzione.
Poi fu la voce di Nic a fendere la notte: «Ho una proposta, vostra altezza. Se avete finito di scrutare l’acqua alla ricerca d’indizi, perché non vi tuffate e inseguite a nuoto la nave di quell’assassina?»
Al solito, il servo preferito di Cleo si era rivolto a Magnus con aperto disprezzo.
«Se pensassi di poterla raggiungere, lo farei», replicò con altrettanto astio.
«Ci riprenderemo il Catalizzatore dell’acqua», fece Cleo. «E Amara pagherà per ciò che ha fatto.»
«Temo di non essere così fiducioso», disse Magnus, che si voltò a guardarla: la familiare bellezza della principessa Cleiona Bellos era rischiarata dalla luna e da alcune torce disposte lungo il molo.
Ancora non riusciva a pensare a lei come a una Damora. Quando aveva chiesto di tenere il proprio cognome, poiché era l’ultima discendente, lui aveva acconsentito. Il re lo aveva ammonito per la libertà concessale; dopotutto la principessa era stata costretta a un matrimonio combinato affinché i nuovi regnanti risultassero più digeribili ai sudditi e, con un po’ di fortuna, per soffocare sul nascere la rivolta auraniana.
Nonostante il mantello foderato di pelliccia usato per schermare i lunghi capelli dorati dalla neve, Cleo rabbrividì. Pallida in volto, si strinse nelle braccia. Durante il viaggio repentino dal tempio di Valoria alla città non si era mai lamentata per il freddo e, a dire il vero, si erano scambiati a malapena una parola.
D’altro canto, ne erano state dette fin troppe la notte precedente, prima che imperversasse il caos.
Dammi un buon motivo per cui non hai permesso che Cronus mi uccidesse, aveva preteso, quando finalmente era riuscita a metterlo all’angolo, alla villa di Lady Sophia.
Anziché continuare a ignorare o negare ciò che aveva fatto – vale a dire uccidere la guardia cui il re aveva ordinato di porre fine alla vita della principessa –, le aveva rivolto parole che sembravano uscirgli di bocca senza controllo: Sei l’unica luce che riesca a vedere, aveva sussurrato. E mi rifiuto di lasciare che si spenga, costi quel che costi.
Magnus sapeva di averle dato troppo potere e ora accusava la debolezza cui avevano contribuito gli eventi della notte prima, a cominciare dal bacio sconvolgente che era seguito all’incosciente ammissione di quanto Cleo fosse importante per lui.
Per fortuna il bacio era stato interrotto prima che perdesse definitivamente il controllo.
«Magnus, è tutto a posto?» Cleo gli sfiorò il braccio, ma lui s’irrigidì per poi ritrarsi come se si fosse bruciato. Confusione e preoccupazione si alternavano nei suoi occhi verde-azzurri.
«Sto bene», disse.
«Ma il braccio…»
«Sto bene», ripeté con più convinzione.
Lei serrò le labbra, lo sguardo indurito. «Ottimo.»
«Ci serve un piano», esclamò Nic. «E se possibile prima di morire assiderati.»
Quel tono spostò l’attenzione di Magnus dalla principessa al ragazzo lentigginoso e coi capelli rossi che gli era sempre parso debole e inutile… Almeno fino a quella notte.
«Vuoi un piano?» ringhiò. «Ecco il mio: prendi la tua preziosa principessa e andatevene. Imbarcatevi su una nave per Auranos, scarpinate fino in Paelsia, non m’importa. A mio padre dirò che siete morti entrambi. L’unico modo di sopravvivere è andare in esilio.»
Nic reagì con stupore, come se fosse l’ultima cosa che si sarebbe aspettato di sentire: «Dici sul serio? Possiamo andarcene?»
«Sì, andate.» Era la decisione migliore per tutti. Cleo era diventata una pericolosa distrazione, mentre Nic era nel migliore dei casi un fastidio e nel peggiore una minaccia. «È un ordine.» Guardò Cleo, aspettandosi di vederla sollevata. Invece sembrava furibonda.
«E così sarebbe un ordine?» sibilò. «Sono sicura che non averci tra i piedi ti renderebbe tutto più facile, no? Trovare la tua sorella incantatrice e mettere le mani sugli altri cristalli.»
Il riferimento a Lucia, che era fuggita a Limeros con Alexius, Guardiano nonché suo tutore, fu come un colpo imprevisto. Giunti al tempio, avevano trovato del sangue sul pavimento, e poteva benissimo appartenere a Lucia.
Deve essere viva. Rifiutava di pensare altrimenti. Era viva, e quando l’avesse rintracciata avrebbe ucciso Alexius.
«Pensa ciò che vuoi, principessa», disse, tornando a questioni più incombenti. Era ovvio che lui volesse il Catalizzatore per sé. Cleo si aspettava che fosse disposto a condividerlo con la ragazza che, dall’istante in cui si erano conosciuti, non aveva fatto altro che attendere l’occasione giusta per reclamare il trono? Il Catalizzatore le avrebbe conferito potere a sufficienza per rivendicare non soltanto Auranos, ma qualsiasi altro regno.
Quel potere doveva restare nelle sue mani, così finalmente lui avrebbe avuto pieno controllo della sua vita e del suo futuro, senza temere nessuno e senza doversi giustificare.
Neanche quello che c’era stato tra loro, qualunque cosa fosse, poteva cambiare le cose. Avevano lo stesso obiettivo ma erano schierati su fronti opposti, e soltanto uno avrebbe trionfato. Non era disposto a rinunciare a ciò che aveva sempre desiderato, per nessuno.
Le guance della principessa avevano ripreso colore e lampi di frustrazione le accendevano gli occhi. «Non vado da nessuna parte. Raggiungeremo il palazzo insieme, e insieme cercheremo Lucia. E, quando tuo padre verrà a prenderci, affronteremo insieme la sua collera.»
Lui squadrò la principessa infuriata, che ricambiò lo sguardo senza esserne intimidita: con le spalle rilassate e il mento alto, era una torcia rovente nel mezzo della notte fredda e interminabile. Come desiderava essere abbastanza forte da odiarla…
«D’accordo», disse a denti stretti. «Ma ricorda, l’hai voluto tu.»
La carrozza giunse al palazzo limeriano, varcando il posto di guardia poco dopo il sorgere del sole. Abbarbicato in cima a una scogliera che sovrastava il mare Argentato, il castello nero si stagliava sul candore immacolato del panorama circostante, e le torri di ossidiana si levavano nel cielo mattutino come gli artigli di un dio oscuro e potente.
Molti si facevano intimidire da quella vista, ma per Magnus era «casa». Avvertì un improvviso senso di nostalgia; ricordi di un tempo passato, le lezioni di equitazione e di spada coi figli dei nobili della zona. Le passeggiate con Lucia, che aveva sempre un libro tra le mani. La regina che, avvolta nelle pellicce, dava il benvenuto agli ospiti di spicco di qualche banchetto. Il padre che, di ritorno da una caccia proficua, gli rivolgeva un raro sorriso.
Ovunque guardasse vedeva fantasmi del passato.
Sceso dalla carrozza, percorse la decina di scalini che conduceva al massiccio portone di ebano decorato col cobra, lo stemma limeriano, e il motto FORZA, FEDE, SAGGEZZA. Dietro di lui, sentiva Cleo e Nic bisbigliare con aria confabulatoria.
Aveva dato loro la possibilità di andarsene senza conseguenze, e invece lo avevano seguito. Qualunque cosa fosse successa di lì in avanti, non avrebbero avuto che da incolpare se stessi.
All’ingresso erano di stanza due guardie con indosso l’uniforme rossa limeriana e pesanti mantelli neri per proteggersi dal freddo. Magnus sapeva di non aver bisogno di presentazioni, e infatti le guardie s’inchinarono all’unisono.
«Vostra altezza!» esclamo l’una, prima d’indirizzare un’occhiata stupita verso Cleo e Nic. «Le loro altezze», si corresse. «State bene?»
Con un braccio rotto, il volto ferito e insanguinato e un aspetto nel complesso disastroso, Magnus non si sorprese dell’interesse della guardia. «Abbastanza», disse. «Ora aprite le porte.»
Non doveva certo spiegare a un’umile guardia il perché di un arrivo tanto improvviso e in quello stato. Era casa sua e aveva tutto il diritto di tornarci quando desiderava, soprattutto dopo aver sfiorato la morte per mano dello scagnozzo di Amara.
Tuttavia non poteva scartare la possibilità che al castello fosse già arrivato l’ordine di arrestarlo. Così, quando le guardie spalancarono le porte senza obiezioni, liberò un respiro che non si era accorto di trattenere. Nell’imponente ingresso si prese qualche istante per far vagare lo sguardo, che poi posò sulla scala a chiocciola scavata nelle mura di pietra come se cercasse qualche imperfezione. «Chi è al comando ora che Lord Gareth è ad Auranos? Suppongo che non abbia ancora fatto ritorno dalle celebrazioni per il matrimonio della figlia.»
«Il ritorno di Lord Gareth non è previsto prima di diverse settimane. In sua assenza, Lord Kurtis è stato nominato gran vassallo.»
Magnus non aveva la risposta pronta e si domandò se per caso non avesse capito male. «Lord Kurtis Cirillo è stato nominato gran vassallo?» disse, dopo un po’.
Per la biografia e la bibliografia dello scrittore rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Morgan Rhodes.
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