Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di La ricetta dell’assassino di Anne Holt. Il volume è pubblicato in Italia da Einaudi con un prezzo di copertina di 13,50 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto)
La ricetta dell’assassino: trama del libro
Quando Brede Ziegler, cuoco celeberrimo, viene assassinato, l’ispettore Billy T. e la squadra Omicidi si trovano a svolgere un’indagine che si rivela ogni giorno più complessa. Ricco, ambizioso e spietato, Ziegler aveva troppi nemici per individuare con sicurezza un sospetto. Anzi, forse due sospetti, visto che l’uomo è stato per cosi dire ucciso due volte: con un pregiato coltello da cucina la prima, con un farmaco in dose letale la seconda. Ci vorrebbe Hanne Wilhelmsen per orientarsi fra testimoni reticenti, contrabbando di vini, eredità milionarie, malavita organizzata e un passato oscuro… Ma Hanne è ancora in lutto per la morte della sua compagna e non è sicura di volere – o potere – riprendere l’esistenza di prima. Così fra interrogatori, perquisizioni e colpi di scena, prende corpo l’indagine più difficile: quella per distinguere apparenza e realtà, per comprendere chi siamo dietro la facciata che offriamo al mondo.
In ebook La ricetta dell’assassino (in pdf, epub e mobi) può essere acquistato al prezzo di 6,99 euro.
La famiglia di Kirkenes era riuscita a tenerla in vita quasi per miracolo. L’avevano ospitata per sei mesi e, ancora prima di compiere dieci anni, Marry aveva già alle spalle quattro altre famiglie adottive. Era sveglia e d’aspetto tutto fuorché gradevole. Al momento della nascita aveva riportato un danno permanente a una gamba e per questo zoppicava: ogni volta che appoggiava il piede destro, si torceva a metà con il corpo, come se avesse paura che qualcuno la seguisse. Quando arrancava con piú fatica del solito, la sua lingua diventava piú tagliente e pungente che mai. Dopo due anni bellicosi trascorsi in un orfanotrofio a Fredrikstad, Marry se n’era andata a Oslo per cavarsela da sola. Aveva dodici anni.
E in un certo senso c’era anche riuscita.
Adesso era la prostituta piú vecchia di Oslo.
Era una donna degna di nota, sotto molti aspetti. Forse era stato il genio dell’ostinazione presente nel suo Dna che l’aveva aiutata a sopravvivere in quel ramo per quasi mezzo secolo. O forse la pura caparbietà. Per i primi quindici anni l’aveva tenuta in piedi l’alcol, poi nel 1972 era diventata eroinomane. Per via dell’età avanzata, era diventata uno dei primi tossicodipendenti cui fosse stato proposto in Norvegia il metadone.
– Troppo tardi, – aveva commentato prima di allontanarsi zoppicando.
All’inizio degli anni Settanta aveva avuto il suo primo e ultimo incontro con i servizi sociali. Le servivano soldi per mangiare, dopo che aveva sofferto la fame per sedici giorni. Solo qualche spicciolo. Aveva continuato a battere, ma sveniva in continuazione e la cosa non faceva bene agli affari. Dopo essere stata umiliata e sballottata da un ufficio all’altro, l’unica offerta concreta che le avessero fatto erano tre giorni di disintossicazione: da quella volta non aveva mai piú messo piede in una struttura del genere. Anche quando nel 1992 le avevano riconosciuto l’invalidità, tutta la documentazione necessaria era stata preparata dal suo medico. Il dottore era davvero un tipo di quelli giusti. Aveva la sua stessa età e mai una volta le aveva mancato di rispetto quando si recava da lui per le ginocchia doloranti e i geloni. Nel corso degli anni si era beccata anche qualche malattia venerea, ma non per questo il sorriso del medico era diventato meno cordiale quando, zoppicando, lei faceva il suo ingresso nello studio caldo in Schous plass. Il sussidio mensile della previdenza sociale le bastava appena per l’affitto, la luce e la televisione via cavo. I soldi che guadagnava prostituendosi le occorrevano per comprarsi la droga. Marry non aveva mai messo da parte denaro pensando al cibo. Quando la situazione degenerava e si dimenticava di pagare conti e bollette, spuntava l’ufficiale giudiziario. Lei non era mai a casa e non protestava neanche. Le piombavano la porta dopo essersi portati via le sue quattro cose. Trovare un nuovo alloggio poteva essere complicato, quindi le toccava pernottare in un dormitorio comunale per un inverno o due.
Adesso era sfinita, completamente esausta. La notte era molto fredda. Marry indossava una gonna rosa che le arrivava alla coscia, calze a rete smagliate e una giacca di lamé color argento che le scendeva lungo i fianchi. Cercò di stringersi ancora di piú i vestiti intorno al corpo. Serví a poco. Doveva trovare ricovero da qualche parte. Il dormitorio della Bymisjon, gestito dalla Chiesa protestante luterana, rimaneva nonostante tutto l’alternativa migliore. A dire il vero l’ingresso era proibito a chi era fatto, ma Marry usava droga da cosí tanti anni che era impossibile capire se fosse o meno sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.
All’altezza della centrale di polizia s’incamminò verso destra.
Il parco che circondava l’edificio curvo in Grønlandsleiret 44 era il suo rifugio. La gente perbene si teneva alla larga da quel posto. Forse qualche muso nero con tanto di moglie e uno stuolo di marmocchi si sedeva lí al pomeriggio mentre la prole giocava a pallone, ridacchiando impaurita quando lei si avvicinava. Gli alcolizzati erano a posto e neanche gli sbirri davano fastidio: da tempo avevano smesso di prendersela con una prostituta che svolgeva onestamente il proprio lavoro.
Quella notte il parco era deserto. Strascicando i piedi, Marry la Zarra si allontanò dal cono di luce che si diffondeva dal riflettore posto sopra il portone d’ingresso del carcere di Botsfengselet. In tasca aveva la dose quotidiana che si era guadagnata e meritata. Doveva soltanto trovare un posto per bucarsi. Sul lato nord della centrale, a un passo dal muro che circondava la prigione, c’era la sua scala. Qualcuno l’aveva occupata.
– Ehi, tu! Senti un po’!
L’uomo non fece segno di averla sentita. Lei gli si avvicinò arrancando. I tacchi alti sprofondavano nelle foglie marce e negli escrementi di cane. Il tipo dormiva come un sasso.
Forse era pure bello. Difficile a dirsi anche quando si chinò su di lui, era troppo buio. Dal petto gli spuntava un coltello enorme.
Marry la Zarra era dotata di senso pratico. Superato l’uomo, si mise a sedere sul gradino piú alto e si preparò a iniettarsi la dose. La sensazione bella e calda del bisogno la pervase prima ancora che avesse il tempo di togliersi l’ago.
Era morto. Probabilmente ucciso. Marry aveva già visto vittime di omicidi, per quanto non portassero vestiti tanto costosi. Un’aggressione, presumibilmente. Una rapina. O forse il tipo era un frocio che si era preso qualche libertà di troppo con quei ragazzini che si vendevano a cinque volte il prezzo che lei chiedeva per un pompino.
Si alzò indolenzita, vacillando un poco. Rimase per un attimo immobile a scrutare il cadavere. L’uomo indossava un solo guanto. Il gemello giaceva accanto. Senza troppe esitazioni, Marry si chinò e si impadroní con cautela di entrambi. Erano troppo grandi, ma di vera pelle e foderati di lana. Lo sconosciuto non ne aveva piú bisogno. Dopo esserseli infilati, s’incamminò per andare a prendere l’ultimo autobus che l’avrebbe portata al dormitorio. A qualche metro di distanza dal cadavere c’era una sciarpa. Quella sera Marry aveva la fortuna dalla sua. Se la arrotolò intorno al collo. Non avrebbe saputo dire se fosse grazie ai nuovi indumenti o all’eroina, ma non sentiva piú cosí tanto freddo. Magari avrebbe potuto concedersi addirittura un taxi. O forse avrebbe dovuto chiamare la polizia per informarli della presenza di un morto nel giardino sul retro.
Comunque la cosa piú importante era trovare un letto. Non riusciva neanche a concentrarsi su che giorno fosse e aveva un disperato bisogno di dormire.
Per la biografia e la bibliografia completa della scrittrice norvegese rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Anne Holt.
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