Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di Saggio sulla lucidità di José Saramago. Il romanzo è pubblicato in Italia da Feltrinelli con un prezzo di copertina di 9,50 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto)
Saggio sulla lucidità: trama del libro
Cosa succede a un paese se alle elezioni i cittadini decidono in massa di votare scheda bianca? Quali ingranaggi vengono sollecitati fino alla rottura, quali contromisure andranno messe in atto? Se lo chiede José Saramago con questo straordinario romanzo, avvincente come un giallo e penetrante come un’analisi (fanta)politica. L’ipotesi più accreditata è che ci sia un legame fra questa “rivolta bianca” e l’epidemia di cecità che, solo quattro anni prima, si era diffusa come la peste. Gli indimenticabili protagonisti di “Cecità” fanno quindi ritorno, per condurci in un viaggio alla scoperta delle radici oscure del potere. Un viaggio che ci fa gettare uno sguardo nuovo e spietato sui meccanismi del mondo nel quale esercitiamo (o crediamo di esercitare) ogni giorno la nostra libertà.
In ebook Saggio sulla lucidità (in pdf, epub e mobi) può essere acquistato al prezzo di 6,99 euro.
Oltre all’umidità che rendeva più spessa l’atmosfera, già di per sé pesante in quella sala interna, con due sole finestrelle che davano su un cortile buio anche nei giorni di sole, l’inquietudine, per usare il paragone vernacolo, si tagliava con il coltello. Sarebbe stato preferibile rinviare le elezioni, disse il rappresentante del partito di mezzo, p.d.m., è da ieri che sta piovendo senza sosta, ci sono frane e allagamenti dappertutto, l’astensione, stavolta, avrà un’impennata. Il rappresentante del partito di destra, p.d.d., fece un cenno di assenso col capo, ma considerò che il suo contributo alla conversazione doveva assumere la forma di un commento prudente, Ovviamente, non minimizzo questo rischio, penso tuttavia che l’affinato spirito civico dei nostri concittadini, in tante altre occasioni dimostrato, sia creditore di tutta la nostra fiducia, loro sono consapevoli, oh sì, decisamente consapevoli della trascendente importanza di queste elezioni municipali per il futuro della capitale. Detto ciò, l’uno e l’altro, il rappresentante del p.d.m. e il rappresentante del p.d.d., con aria un po’ scettica e un po’ ironica, si rivolsero al rappresentante del partito di sinistra, p.d.s., curiosi di sapere che specie di opinione sarebbe stato capace di produrre costui. In quel preciso istante, schizzando acqua dappertutto, fece irruzione nella sala il supplente della presidenza e, come c’era da aspettarsi, visto che l’elenco del seggio della sezione veniva così completato, l’accoglienza fu, più che cordiale, calorosa. Non siamo dunque giunti a conoscere il punto di vista del rappresentante del p.d.s., ma, a giudicare da alcuni precedenti noti, c’è da presumere che non avrebbe mancato di esprimersi sulla linea di un chiaro ottimismo storico, con una frase come questa, per esempio, I votanti del mio partito sono persone che non si intimoriscono per così poco, non è gente da restarsene a casa per quattro misere gocce d’acqua che cadono dalle nuvole. Per la verità, non erano quattro misere gocce, erano secchiate, erano brocche, erano nili, iguazús e iangtsés, ma la fede, sia essa per sempre benedetta, oltre a rimuovere le montagne dal cammino di coloro che del suo potere beneficiano, è fin capace di avventurarsi nelle acque più torrenziali e venirne fuori asciutta.
Si costituì dunque il seggio, ciascuno nel posto che gli competeva, il presidente firmò il bando e ordinò al segretario di andare ad affiggerlo, come determina la legge, alla porta dell’edificio, ma questi, dando prova di una sensatezza elementare, fece notare che il foglio di carta non avrebbe resistito sul muro neanche un minuto, in due amen si sarebbe stinto l’inchiostro, al terzo se lo sarebbe portato via il vento. Allora lo metta dentro, dove la pioggia non ci arrivi, su questo particolare la legge è lacunosa, l’importante è che il bando sia affisso e bene in vista. Domandò ai colleghi se fossero d’accordo, tutti risposero di sì, con la riserva avanzata dal rappresentante del p.d.d. che la decisione fosse registrata agli atti per prevenire eventuali impugnazioni. Quando il segretario tornò dalla sua umida missione, il presidente domandò com’era il tempo e lui, stringendosi nelle spalle, rispose, Tale e quale, alluvionale, C’è qualche elettore fuori, Neanche l’ombra. Il presidente si alzò e invitò i membri del seggio e i rappresentanti dei partiti ad accompagnarlo nell’ispezione della cabina di voto, che risultò scevra da elementi che potessero svisare la purezza delle scelte politiche che vi avrebbero avuto luogo durante il giorno. Compiuta la formalità, tornarono ai propri posti per esaminare i registri elettorali, che pure riscontrarono scevri da irregolarità, lacune e sospetti. Era giunto il momento grave in cui il presidente scoperchia ed esibisce l’urna agli elettori perché possano accertarsi che sia vuota, affinché un domani, se necessario, siano validi testimoni che nessuna azione delittuosa vi avesse introdotto, di soppiatto, i voti falsi che avrebbero corrotto la libera e sovrana volontà politica dei cittadini, che ancora una volta non si sarebbe ripetuta in questa occasione quella famosa frode cui si dà il pittoresco nome di broglio che, non dimentichiamolo, tanto si potrà commettere prima come durante o dopo l’atto, secondo l’occasione e l’efficienza dei suoi autori e complici. L’urna era vuota, pura, immacolata, ma nella sala non c’era un solo elettore, uno soltanto per campione, cui poterla esibire. Forse ce n’è qualcuno che vaga smarrito, alle prese con l’acquazzone, sotto le sferzate del vento, stringendosi al cuore il documento che lo accredita come cittadino in diritto di votare, ma, da come stanno le cose nel cielo, ci metterà un bel pezzo ad arrivare fin qua, a meno che alla fine non se ne torni a casa e lasci i destini della città nelle mani di quelli che un’automobile nera viene a lasciare davanti alla porta e davanti alla porta verrà poi a riprendere, compiuto il dovere civico di chi ne occupava il sedile posteriore.
Terminate le operazioni di ispezione dei vari materiali, detta la legge di questo paese che votino immediatamente il presidente, i membri del seggio e i rappresentanti di lista, nonché i rispettivi supplenti, purché, sia chiaro, siano iscritti nella sezione elettorale del cui seggio fanno parte, come in questo caso. Pur facendo fruttare il tempo, quattro minuti bastarono perché l’urna ricevesse i suoi primi undici voti. E l’attesa, non c’era altro da fare, cominciò. Non era ancora passata mezz’ora quando il presidente, preoccupato, suggerì a uno dei membri di andare a dare un’occhiata per vedere se veniva qualcuno, magari era comparso qualche elettore, ma si era ritrovato davanti alla porta che il vento aveva chiuso e quindi se n’era andato protestando, se le elezioni erano state rinviate, che almeno avessero la delicatezza di avvisare la popolazione per radio e per televisione, che per informazioni di tal fatta ancora servono. Disse il segretario, Lo sanno tutti che una porta che si chiude sbattuta dal vento fa un baccano di trentamila diavoli, e qui non si è udito niente. Il membro ebbe un attimo di esitazione, vado, non vado, ma il presidente insistette, Vada, mi faccia il favore, e stia attento, non si bagni. La porta era aperta, ben fissata con la sua zeppa. Il membro mise fuori la testa, un attimo fu sufficiente per guardare da un lato e dall’altro e ritirarla gocciolante come se l’avesse messa sotto una doccia. Desiderava comportarsi da bravo scrutatore, compiacere il suo presidente, e, visto che era la prima volta che veniva chiamato a tali funzioni, voleva farsi apprezzare per la rapidità e l’efficienza nei servizi che doveva prestare, con il tempo e l’esperienza, chissà, forse sarebbe arrivato il giorno in cui anche lui avrebbe presieduto una sezione elettorale, voli ben più alti di questo hanno percorso il cielo della provvidenza e ormai non si stupisce nessuno. Quando rientrò nella sala, il presidente, fra il pensoso e il divertito, esclamò, Ehi, non c’era bisogno di bagnarsi in questo modo, Non ha importanza, signor presidente, disse il membro mentre si asciugava il mento con la manica della giacca, È riuscito a vedere qualcuno, Fin dove è giunto il mio sguardo, nessuno, la strada è come un deserto d’acqua. Il presidente si alzò, fece qualche passo indeciso davanti al tavolo, arrivò fino alla cabina, guardò dentro e tornò indietro. Il rappresentante del p.d.m. prese la parola per rammentare il suo pronostico che l’astensione avrebbe avuto un’impennata, il rappresentante del p.d.d. suonò di nuovo la corda pacificatrice, gli elettori avevano tutto il giorno per votare, probabilmente stavano aspettando che il temporale scemasse. Mentre il rappresentante del p.d.s. preferì stare zitto, pensava alla figuraccia che avrebbe fatto in quel momento se si fosse lasciato sfuggire di bocca ciò che si accingeva a dire nel momento in cui il supplente del presidente era entrato nella sala, Quattro misere gocce d’acqua non è roba che basti per intimorire i votanti del mio partito. Il segretario, che tutti guardarono in attesa, optò per presentare un suggerimento pratico, Credo non sarebbe una cattiva idea telefonare al ministero chiedendo informazioni su come sta andando la tornata elettorale qui e nel resto del paese, scopriremmo se questa interruzione di energia civica è generale, o se siamo gli unici che gli elettori non sono venuti a illuminare coi loro voti. Indignato, il rappresentante del p.d.d. si alzò, Chiedo sia registrata agli atti la mia più viva protesta, come rappresentante del partito di destra, contro i termini irrispettosi e contro l’inaccettabile tono di beffa con cui il segretario si è appena riferito agli elettori, quelli che sono i supremi difensori della democrazia, quelli senza i quali la tirannia, una qualunque di quante ne esistono nel mondo, e sono tante, si sarebbe già impossessata della patria che ci ha dato l’esistenza. Il segretario si strinse nelle spalle e domandò, Prendo nota della richiesta dell’esimio rappresentante del p.d.d., signor presidente, Ritengo non sia il caso, il fatto è che siamo nervosi, perplessi, sconcertati, e si sa che in uno stato d’animo così è facile dire cose che in realtà non pensiamo, sono certo che il segretario non voleva offendere nessuno, egli stesso è un elettore consapevole delle proprie responsabilità, prova ne sia che, come tutti noi che ci troviamo qui, ha sfidato le intemperie per venire dove il dovere lo chiamava, tuttavia, questo riconoscimento sincero non mi impedisce di pregare l’esimio segretario di attenersi al compimento rigoroso della missione che gli è stata affidata, astenendosi da qualsiasi commento che possa colpire la sensibilità personale e politica dei presenti. Il rappresentante del p.d.d. fece un gesto secco che il presidente preferì interpretare come di consenso, e il conflitto non andò oltre, alla qual cosa contribuì fortemente che il rappresentante del p.d.m. avesse rammentato la proposta del segretario, Per la verità, aggiunse, siamo qui come naufraghi in mezzo all’oceano, senza vela e senza bussola, senza albero maestro e senza remi, e senza nafta nel serbatoio, Ha perfettamente ragione, disse il presidente, telefonerò al ministero. C’era un telefono su un tavolo un po’ discosto e vi si diresse tenendo in mano il foglio di istruzioni che gli era stato consegnato giorni prima e dove si trovavano, fra altre indicazioni utili, i numeri telefonici del ministero dell’interno.
Per la biografia e la bibliografia completa dello scrittore portoghese rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a José Saramago.
Lascia un commento