Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di La scelta di Nicholas Sparks, romanzo edito in Italia da Sperling & Kupfer con un prezzo di copertina di 10,90 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto). Il titolo è disponibile anche in eBook al prezzo di euro 6,99.
La scelta: trama del libro
Travis è un giovane, affascinante veterinario, convinto di non essere destinato alle relazioni a lungo termine. Gabby è una deliziosa pediatra, con tutte le carte in regola per spingerlo a cambiare idea, ma – purtroppo – anche un fidanzato. Dopo un primo, burrascoso incontro, pian piano i due si avvicinano al punto da capire di non poter fare a meno l’uno dell’altra… Un giorno, però, accade l’irreparabile e la vita di lui subisce una drammatica svolta. Straziato dal dolore e dilaniato dai dubbi, l’uomo continua a porsi lo stesso, angosciante interrogativo: fino a che punto si può arrivare per amore?
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Travis Parker, che spingeva il pesante scatolone accanto a lui, scosse la testa. «Perché credevi che fosse divertente», rispose. Diede un’altra spinta; la vasca – doveva pesare tra i centocinquanta e i duecento chili – si mosse ancora di un centimetro. Di quel passo sarebbe stata al suo posto… diciamo entro una settimana.
«È ridicolo», protestò Matt e fece pressione con tutto il suo peso sullo scatolone, pensando che quello che ci voleva erano un paio di muli. La schiena gli doleva da morire. Per un attimo si immaginò le orecchie che gli scoppiavano nello sforzo, catapultate in direzioni opposte come i petardi che lui e Travis lanciavano da bambini.
«Lo hai già detto.»
«E non è divertente», brontolò Matt.
«Hai già detto anche questo.»
«E non sarà facile da installare.»
«Ma certo», obiettò Travis. Si raddrizzò e indicò lo scatolone. «Vedi? Sta scritto qui: FACILE DA INSTALLARE.» Dalla sua cuccia sotto l’albero, Moby – un boxer purosangue – abbaiò come se fosse d’accordo e Travis sorrise con aria compiaciuta.
Matt si accigliò mentre cercava di riprendere fiato. Odiava quell’espressione. Oddio, non sempre. In genere apprezzava l’entusiasmo sfrenato dell’amico, ma di sicuro non quel giorno.
Prese la bandana dalla tasca posteriore dei jeans. Era fradicia di sudore e gli aveva inzuppato il cavallo dei pantaloni. Se la passò sulla faccia, poi la strizzò velocemente. Gocce di sudore caddero sulla sua scarpa come da un rubinetto che perde. Le guardò quasi ipnotizzato, prima di sentirle penetrare nella stoffa leggera e di avvertire una sgradevole sensazione di viscido tra le dita del piede. Ci mancava solo quello, adesso!
«Se non ricordo male, sostenevi che sarebbero venuti anche Joe e Laird a darci una mano con il tuo ‘piccolo progetto’ e che Megan e Allison avrebbero cucinato la carne alla griglia e che ci saremmo bevuti qualche birra e… ah già, installare questo affare avrebbe richiesto al massimo un paio d’ore.»
«Stanno per arrivare», replicò Travis.
«Lo hai già detto quattro ore fa.»
«Evidentemente sono un po’ in ritardo.»
«E se non li avessi invitati proprio?»
«Ma certo che li ho invitati. E porteranno anche i bambini. Te lo assicuro.»
«Quando?»
«Presto.»
«Uh-hu», fece Matt. Si infilò di nuovo in tasca la bandana. «A proposito, nel caso in cui non arrivino presto, come diavolo pensi che noi due da soli riusciremo a calare questo coso al suo posto?»
Travis liquidò il problema con un cenno della mano e si voltò verso lo scatolone. «Vedremo quando sarà il momento. Pensa a come siamo andati bene finora. Siamo quasi a metà strada.»
Matt sbuffò. Era sabato… sabato! Il suo giorno di svago e riposo, la sua occasione per sfuggire alla routine, la meritata pausa dopo cinque giorni in banca, il genere di giornata che gli serviva. Si occupava di finanziamenti, perdio! Il suo compito era muovere documenti, non vasche idromassaggio! In quel momento poteva essere a casa a guardarsi la partita dei Braves contro i Dodgers! Sul campo da golf! Oppure in spiaggia! Avrebbe potuto restare a letto fino a tardi con Liz prima di andare dai genitori di lei, come facevano praticamente tutti i sabati, invece di svegliarsi all’alba e sfacchinare in quel modo per otto ore filate sotto l’implacabile sole del Sud…
Si bloccò. Ma chi voleva prendere in giro? Se non fosse stato lì, di sicuro avrebbe trascorso l’intera giornata con i suoceri, il che, parlando sinceramente, era il motivo principale che l’aveva spinto ad accettare la proposta di Travis. Ma non era quello il punto. Il punto era che non aveva nessun bisogno di fare tanta fatica.
«Non ho bisogno di fare tutta questa fatica», disse. «Proprio no.»
Travis non sembrava averlo sentito. Le mani poggiate sullo scatolone, si era rimesso in posizione. «Pronto?»
Matt si chinò, pieno d’amarezza. Le gambe gli tremavano. Sul serio! Già sapeva che il mattino dopo avrebbe avuto dei terribili dolori muscolari. A differenza del suo amico, non andava in palestra quattro volte la settimana o a giocare a squash, né a correre o a fare immersioni ad Aruba o surf a Bali, né a sciare a Vail… o chissà cos’altro quello faceva. «Non è divertente, lo sai?»
Travis ammiccò. «Lo hai già detto, ricordi?»
«Uau!» esclamò Joe, camminando lungo il perimetro della vasca idromassaggio. Il sole ormai stava cominciando a tramontare, e i raggi dorati si riflettevano sull’acqua della baia.
In lontananza un airone si alzò in volo dagli alberi e sfiorò delicatamente la superficie, disperdendo la luce. Joe e Megan, assieme a Laird e Allison, erano arrivati da pochi minuti con i bambini, e Travis stava mostrando loro l’impresa. «È fantastico. E avete fatto tutto voi due da soli?»
Travis annuì, stringendo in mano una birra. «Non è stato poi così difficile», affermò. «Penso che Matt si sia persino divertito.»
Joe lanciò un’occhiata a Matt, stravaccato su una poltrona da giardino in un angolo della terrazza, con un panno freddo sulla fronte. Persino il suo addome – era sempre stato tendente alla pinguedine – sembrava essersi sgonfiato.
«Lo vedo.»
«Era pesante?»
«Come un sarcofago egizio!» gracchiò Matt. «Uno di quelli d’oro che riescono a spostare solo le gru.»
Joe scoppiò a ridere. «I ragazzi possono entrare?»
«Non ancora. L’ho appena riempita e l’acqua impiegherà un po’ a riscaldarsi. Ma il sole aiuterà.»
«Il sole la scalderà in pochi minuti!» gemette Matt. «In pochi secondi, anzi!»
Joe sogghignò. Loro tre e Laird si conoscevano fin dall’asilo.
«Giornata dura, eh, Matt?»
L’altro si tolse il panno dalla fronte. «Non te lo immagini nemmeno. E grazie di essere arrivati in tempo.»
«Travis ci aveva detto di venire alle cinque. Se avessi saputo che vi serviva aiuto, sarei arrivato prima.»
Lentamente Matt alzò lo sguardo verso Travis. Certe volte odiava per davvero il suo amico.
«Come sta Tina?» chiese Travis cambiando argomento. «E Megan riesce finalmente a dormire?»
Joe guardò in direzione della moglie, che stava chiacchierando con Allison al tavolo in fondo alla terrazza. «Un po’. Tina è guarita dalla tosse e non piange più la notte. Ma a volte mi sembra che Megan non sia fatta per dormire. Perlomeno non da quando è diventata mamma. Si alza anche se la bambina non emette un fiato. È come se fosse il silenzio stesso a svegliarla.»
«È una brava madre», commentò Travis. «Lo è sempre stata.»
Joe si rivolse a Matt: «E Liz dov’è?»
«Dovrebbe arrivare da un momento all’altro», rispose lui, con voce tombale. «Ha passato la giornata dai suoi.»
«Che bello», commentò Joe.
«Non essere perfido. Sono brave persone.»
«Se ben ricordo, proprio tu hai detto che avresti infilato la testa nel forno se ti fosse toccato ascoltare di nuovo gli interminabili resoconti di tuo suocero sui suoi problemi di prostata o i lamenti di tua suocera per l’ennesimo licenziamento ‘ingiustificato’ di Henry.»
Matt si raddrizzò a sedere. «Non ho mai detto niente del genere.»
«Invece sì.» Joe gli strizzò l’occhio mentre Liz, con Ben che le trotterellava davanti, spuntava dall’angolo della casa. «Ma stai tranquillo, sarò muto come un pesce.»
Lo sguardo di Matt saettò nervoso dalla moglie a Joe e viceversa, per capire se lei avesse udito qualcosa.
«Ciao a tutti!» salutò Liz con un cenno amichevole, prendendo per mano Ben. Poi si diresse verso le donne sedute al tavolo, e il piccolo si staccò da lei per raggiungere gli altri bambini.
Joe vide Matt tirare un sospiro di sollievo. Sogghignò e poi, sottovoce: «Bene… i suoceri di Matt. È così che l’hai convinto a venire qui?»
«Be’, potrei averglielo accennato», ammise Travis con un sorrisetto.
Joe rise.
«Che cosa state bisbigliando voi due?» chiese Matt.
«Niente», risposero loro in coro.
Più tardi, dopo cena, Moby si acciambellò ai piedi del suo padrone. Mentre sentiva il chiasso dei bambini che sguazzavano nella vasca, Travis provò un senso di soddisfazione. Era il genere di serata che preferiva, pervasa dal suono delle risate e delle chiacchiere tra amici. Un attimo prima Allison parlava con Joe; subito dopo si rivolgeva a Liz e poi a Laird o Matt, e lo stesso era per tutti gli altri seduti intorno al tavolo all’aperto. Nessuna finzione, nessun tentativo di fare colpo, nessuno che cercasse di mettersi in mostra. A volte gli capitava di pensare che la sua vita somigliava a uno spot pubblicitario, e in genere era contento di cavalcare semplicemente l’onda dello star bene.
Di tanto in tanto, una delle mogli si alzava per andare a vedere i bambini. Laird, Joe e Matt, invece, in occasioni come quelle limitavano la loro cura dei figli a saltuarie sgridate a voce alta, nella speranza di riuscire a calmarli o di evitare che si facessero male. Ogni tanto un ragazzino arrivava in lacrime, ma di solito bastava un bacio su un ginocchio sbucciato o un tenero abbraccio per risolvere la crisi.
Travis si guardava intorno, felice che i suoi amici d’infanzia fossero diventati bravi mariti e padri di famiglia, e che facessero ancora parte della sua cerchia. Non capitava spesso. A trentadue anni ormai aveva imparato che la vita è un azzardo, e anche lui aveva avuto la sua dose di incidenti e cadute, alcuni dei quali avrebbero potuto infliggergli danni fisici più gravi di quanto fosse accaduto. Ma non era solo quello. La vita era imprevedibile. Altri ragazzi con cui era cresciuto erano già morti in incidenti stradali, si erano sposati e poi avevano divorziato, erano drogati o alcolizzati, oppure se n’erano solo andati dalla cittadina di origine e le loro facce già sbiadivano nella sua memoria. Quante possibilità c’erano che loro quattro trascorressero ancora insieme i fine settimana una volta passata la trentina? Pochissime, si disse. Ma per qualche motivo, superata la fase dell’acne giovanile, dei tormenti amorosi e delle pressioni dei genitori, dopo aver frequentato quattro università diverse e intrapreso differenti carriere professionali, alla fine, l’uno dopo l’altro, avevano fatto ritorno a Beaufort. Erano più simili a una famiglia che a un gruppo di amici, con espressioni in codice ed esperienze condivise che nessun altro avrebbe mai capito fino in fondo.
Per la biografia completa dello scrittore americano rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata ad Nicholas Sparks. Per la bibliografia rimandiamo invece alla nostra pagina riassuntiva su tutti i libri dell’autore.
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