Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di Se la notte ti cerca di Romano De Marco. Il romanzo è pubblicato in Italia da Piemme, con un prezzo di copertina di 17,50 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto)
Se la notte ti cerca: trama del libro
Il brutale omicidio di Claudia Longo, single cinquantenne, nell’esclusivo quartiere Parioli, a Roma, sembra opera di un amante occasionale. Uno dei tanti che la donna era solita ospitare in casa. L’unica a non pensarla così è il commissario Laura Damiani, tornata nella capitale dopo una devastante esperienza lavorativa a Milano. La poliziotta scopre delle connessioni fra quell’omicidio e le morti, apparentemente accidentali, di altre donne sole. Le vittime erano tutte clienti di un raffinato locale per incontri, nel quartiere Eur, il Single. L’unico modo che Laura ha per vederci chiaro è infiltrarsi nel locale, come cliente, all’insaputa dei suoi superiori. Sarà l’inizio di un viaggio allucinante nei misteri di una vita notturna fatta di trasgressione, vizio, segreti innominabili. Laura avrà l’occasione di guardare dentro se stessa e misurarsi con la propria solitudine e i fantasmi di una esistenza perennemente al bivio fra la totale dedizione al lavoro e la scelta di una vita personale più appagante. Ma dovrà fare i conti anche con un’altra realtà: c’è ancora un assassino in circolazione. E il suo prossimo obiettivo sembra essere proprio lei…
Approfondimenti sul libro
In ebook Se la notte ti cerca (in pdf, epub e mobi) può essere acquistato al prezzo di euro 9,99.
Il tipo è uno metodico. Sono certa che, dopo quell’esperienza, abbia deciso di ricominciare con le farmacie. Smettere no, non è da lui. È freddo e razionale come un serpente a sonagli. Nessun colpo di testa né gesto inconsulto, non è un drogato in cerca di spiccioli per una dose… questo è un professionista. Al supermercato non ha esitato un attimo a sparare alla guardia giurata che aveva portato la mano alla fondina. Un riflesso che, a quel poveraccio, è costato la vita. Lo slavo non si è scomposto, ha concluso la rapina, obbligando le due cassiere terrorizzate a svuotare l’incasso nella sua borsa di tela. E via nel nulla, come al solito.
Qualcosa mi dice che, prima dei colpi, studi a fondo i suoi obiettivi, valuti la distribuzione degli spazi, la disposizione delle uscite secondarie, gli impianti di sicurezza. Mi sono sciroppata i filmati delle rapine per ore e sono quasi sicura che lui sapesse già dove rivolgere lo sguardo per non essere ripreso, che conoscesse l’ubicazione delle telecamere, le caratteristiche di ogni singolo locale e il numero dei dipendenti in servizio notturno. Il bastardo è abituato a fare dei sopralluoghi prima di ogni colpo.
Per questo ho fondato una mini task force formata dalla sottoscritta, dall’ispettore capo Paolo Silveri, mio storico braccio destro, e dal vice sovrintendente Leo Fragassi, ventisettenne, originario di Vittorio Veneto. Abbiamo passato una settimana intera a visionare filmati di farmacie e supermercati di un’area triangolare che va dal tratto urbano della A24 Roma-Teramo alla statale 7. In pratica tutta la zona del municipio Roma V.
Visto che ci hanno negato gli straordinari, io ho fornito la pizza e Paolo le birre. Location casa mia, orario da fine turno a notte fonda. Speranze poche, voglia di prendere quel figlio di puttana tanta. E alla fine abbiamo dovuto constatare che qualche volta i colpi di fortuna possono capitare.
È stato Paolo a individuarlo, mentre era stravaccato sul mio vecchio divano, col pc portatile appoggiato sulla pancia e un trancio di margherita fredda in mano. «Porca vacca, commissario!» ha esclamato sobbalzando. «Questo è lui, sono sicuro!»
Paolo Silveri è uno spilungone semicalvo, di trentadue anni, Leo Fragassi una montagna di muscoli di quasi due metri, con i capelli biondi a spazzola. Ci siamo seduti tutti e tre sul divano a studiare il filmato, e in mezzo a loro due, nonostante il mio metro e settanta, mi sono sentita una nana.
Le immagini sgranate ritraevano un cliente della stessa corporatura e altezza del nostro uomo aggirarsi fra gli scaffali, apparentemente in cerca di qualcosa. Si guardava intorno, non alzava quasi mai gli occhi in direzione delle telecamere. Alla fine ha acquistato un tubetto di dentifricio da un cesto di prodotti in offerta ed è uscito.
Dal filmato digitale non siamo riusciti a estrarre un primo piano abbastanza definito per una eventuale identificazione. Ma non era quello il mio scopo. Io volevo conoscere il suo prossimo obiettivo.
È il quarto turno di notte che faccio qui in farmacia, ormai nemmeno mi ricordo più cosa si provi a dormire per sei, sette ore di seguito. Col proprietario l’ho fatta passare per una operazione ufficiale. Una mezza verità. In realtà, grazie al filmato, abbiamo avuto l’autorizzazione a sorvegliare il locale con una concessione di straordinario molto limitata. Ma io me ne frego dello straordinario. La guardia giurata uccisa aveva una moglie di ventott’anni e un bambino di tre. Lo voglio prendere questo assassino, voglio che passi il resto dei suoi giorni in galera.
Io e Paolo stiamo al bancone e Leo Fragassi è nascosto nell’ufficio interno, a controllare il monitor. Il piano è di assecondare lo slavo, dargli i soldi e fingerci spaventati. Poi, mentre batte in ritirata, Fragassi lo blocca alle spalle e noi gli diamo manforte estraendo le armi da sotto al banco. Sulla carta sembrerebbe semplice, se non fosse che questo tizio ha sangue freddo da vendere e il grilletto facile.
Entra all’una e trentacinque, lo riconosco subito. Paolo sta sfogliando una rivista farmaceutica seduto in un angolo. Spero che la reazione alla sorpresa non lo tradisca.
«Buonasera» lo saluto tenendo lo sguardo basso. Lui non risponde. Giubbotto trapuntato, jeans, scarponcini. E un cappello di lana che, con un gesto veloce della mano, si trasforma in un passamontagna. «Tutti soldi dentro» esclama porgendomi una borsa di tela militare, mentre con l’altra mano mi punta un revolver in faccia. Sposta il braccio verso Paolo che, lentamente, s’è alzato senza mollare la rivista. «Tu siede subito e tiene mani sopra testa. Se fa una mossa troppo, io sparo.» Paolo obbedisce annuendo, mentre finge spavento. O forse non finge affatto.
Cercando di apparire più tremolante e angosciata che mai, svuoto il contenuto della cassa nella sua borsa. «Anche sotto! Alza cassetto!» urla lui. Lo faccio e un altro mazzetto di banconote, da cinquanta e cento, finisce dentro. Mi strappa la borsa di mano e torna a puntare l’arma su Paolo. Sembra tranquillo, pronto ad andarsene. Ora si volta, penso, e in un secondo Fragassi gli piomba addosso, come un bisonte inferocito.
Invece succede un casino. Una ragazza di colore, molto giovane, entra in farmacia. Con un neonato in braccio.
Accade tutto in fretta. Fragassi esce dalla porta laterale ma, nel vedere la ragazza, ha un attimo di esitazione. Lo slavo non ci pensa nemmeno un istante. Con la borsa a tracolla afferra la giovane e la stringe a sé, usandola come scudo, poi spara due colpi contro Leo Fragassi che fa un balzo indietro e crolla a terra travolgendo uno scaffale di assorbenti e cotton fioc.
Faccio un gesto con la mano e blocco Paolo che stava muovendosi verso il bancone per afferrare la pistola d’ordinanza. Non possiamo sparare rischiando di colpire la madre e il piccolo.
«Era imboscata! Sbirri bastardi! Ve la faccio pagare…» Si gira verso l’uscita sempre stringendo a sé la ragazza e suo figlio. Lei urla, il piccolo piange come un ossesso. Lo slavo teme che fuori ci sia qualcuno dei nostri appostato pronto a catturarlo. Si volta verso di noi e mi sembra di leggergli nel pensiero. Vuole barricarsi dentro ma non può tenerci tutti sotto controllo. Punta la pistola verso Paolo e nella farmacia riecheggia uno sparo.
È Leo Fragassi che, da terra, presa a due mani, ha mirato al braccio teso del rapinatore, prima di accasciarsi nuovamente al suolo. Un colpo di striscio, ma il revolver cade e lo slavo urla di dolore, mollando la ragazza e stringendosi l’avambraccio con la mano. Balzo sul bancone e gli salto addosso. Rotoliamo a terra fra creme idratanti e barrette dietetiche che precipitano dagli espositori, mentre madre e figlio scappano all’esterno. Mi stringe il collo digrignando i denti, non ci sta ad arrendersi. Paolo è qui, gli punta la pistola alla testa: «Basta così, stronzo! Mollala o ti ammazzo!».
Il verme, finalmente, si rilassa, si stende a terra con le braccia spalancate mentre io rotolo su me stessa e mi rialzo. So che non dovrei farlo ma gli sferro lo stesso un calcio nelle palle. Urla come una bestia ferita e si rannicchia su se stesso, portandosi entrambe le mani fra le gambe. Mentre Paolo lo tiene d’occhio, corro a controllare le condizioni di Leo Fragassi. Gli strappo la camicia e verifico che entrambi i proiettili si sono conficcati nel giubbotto antiproiettile in kevlar. Prevedo almeno tre costole rotte e un ematoma grande come una frittata da sei uova, ma niente di più grave.
Tossisce, riprende fiato. «Commissario… scusi, io…»
«Scusa un cazzo, Leo! Sta’ zitto e resta a terra, riposati. E complimenti per la mira! Hai salvato il culo a tutti.»
Per la biografia e la bibliografia completa dello scrittore francese rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Romano De Marco.
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