Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di Sei tornato, papà? di Mary Higgins Clark. Il romanzo è pubblicato in Italia da Sperling & Kupfer con un prezzo di copertina di 19,90 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto)
Sei tornato, papà?: trama del libro
Giovane e determinata, Hannah Connelly di una cosa è certa: non ha alcuna intenzione di lavorare alla Connelly Fine Antique Reproductions, la ditta di mobili fondata dai nonni a Long Island. Il suo destino è nel mondo della moda: infatti, a nemmeno trent’anni, ha già davanti a sé una promettente carriera come fashion designer. Quando però in piena notte un incendio devasta l’azienda di famiglia e l’annesso museo che ospita pezzi di valore inestimabile, per lei è l’inizio di un incubo. Il fuoco ha distrutto ogni cosa e per un soffio non le ha portato via anche l’amata sorella Kate, che adesso è in ospedale in condizioni gravissime. Ma perché Kate, commercialista di uno dei più importanti studi del Paese, si trovava lì a quell’ora? E perché con lei c’era Gus, artigiano in pensione? Se non si fosse trattato di un incidente? Purtroppo nessuno può raccontare che cosa è accaduto realmente: Gus è morto tra le fiamme e Kate è in coma. Ma sotto la cenere si nasconde ancora un’inquietante e macabra sorpresa, che porta ad altri angosciosi interrogativi. Qualcuno potrebbe non essere chi dice di essere fin dove si spingerà pur di lasciare sepolto il passato?
Approfondimenti sul libro
L’ebook di Sei tornato, papà? (in pdf, epub e mobi) può essere acquistato al prezzo di euro 6,99.
Giovedì, 14 novembre
ALLE quattro del mattino Gus Schmidt si vestiva silenzioso nella camera da letto della sua modesta abitazione a Long Island sperando di non disturbare la donna a cui era sposato da cinquantacinque anni. Non gli andò bene.
La mano di Lottie Schmidt sbucò da sotto il lenzuolo cercando a tastoni la lampada sul comodino. Ancora mezzo addormentata, notò però che Gus indossava un giaccone pesante e volle sapere dove stesse andando.
«Faccio un salto allo stabilimento, Lottie. È successo qualcosa.»
«È per questo che ha chiamato Kate ieri?»
Kate era la figlia di Douglas Connelly, il proprietario della Connelly Fine Antique Reproductions, il mobilificio nella vicina Long Island City, dove Gus aveva lavorato fino a quando era andato in pensione, cinque anni prima.
Lottie, una esile settantacinquenne con radi capelli bianchi, inforcò gli occhiali e diede un’occhiata all’orologio. «Ma sei ammattito, Gus? Sai che ore sono?»
«Sono le quattro e Kate mi ha chiesto di incontrarla lì alle quattro e mezzo. Deve avere le sue buone ragioni ed è per questo che ci vado.»
Lottie si accorse che era turbato.
Si guardò bene dal formulare la domanda che era nella mente di entrambi. «Gus, ho avuto brutte sensazioni in questi ultimi giorni. So che non ti piace sentirmi parlare così, ma io sento che sta per succedere qualcosa di brutto. Voglio che tu non ci vada.»
Nella luce fioca della lampada da sessanta watt sul comodino si scambiarono uno sguardo duro. Mentre rispondeva a sua moglie, Gus sentì la paura nel profondo del cuore. La pretesa di Lottie di essere una sensitiva lo irritava e insieme lo spaventava. «Torna a dormire», le disse con rabbia. «Qualunque sia il problema, sarò di ritorno per colazione.»
Non era di carattere espansivo, ma un istinto lo spinse a tornare al letto, chinarsi, baciare la moglie sulla fronte e passarle una mano sui capelli. «Tranquilla», le disse con fermezza.
Furono le ultime parole che gli avrebbe sentito pronunciare.
2
LA speranza di Kate Connelly era di riuscire a nascondere al meglio l’irrequietudine che l’aveva invasa in previsione del suo appuntamento notturno con Gus al museo del mobilificio. Cenava con il padre e la sua ultima fidanzata allo Zone, il nuovo ristorante alla moda nel Lower East Side di Manhattan. Prendendo gli aperitivi seppe conversare con la brillante disinvoltura che riservava sempre all’ultimo «capriccio» paterno.
Questa volta era Sandra Starling, una bellezza biondo platino sui venticinque anni con begli occhi marroni, che spiegò con entusiasmo di aver partecipato a un concorso per Miss Universo ma restò alquanto sul vago quando si trattò di precisare quanto vicino fosse andata a vincere la corona.
La sua ambizione, confidò, era una carriera nel cinema, per poi dedicarsi alla pace nel mondo. Ancora più oca di quasi tutte quelle che l’avevano preceduta, pensò con sarcasmo Kate. Doug, come voleva essere chiamato suo padre, fu come al solito gioviale e simpatico, anche se lei ebbe l’impressione che alzasse il gomito un po’ più del solito.
Durante la cena Kate si accorse di osservare suo padre con gli occhi di un giudice di X Factor. È un bell’uomo non ancora sessantenne, pensò. Molto somigliante a quel leggendario divo del cinema che era stato Gregory Peck. Poi ricordò a se stessa che ben pochi suoi coetanei avrebbero compreso il senso di quel paragone. Salvo quelli che, come me, sono dei patiti del cinema classico, rifletté.
Sto commettendo un errore a coinvolgere Gus?
«Kate», intervenne suo padre, «stavo dicendo a Sandra che tu sei il cervello della famiglia.»
«Non è proprio così che mi vedo io», rispose lei con un sorriso forzato.
«Non fare la modesta», la rimproverò Doug Connelly. «Kate è commercialista, Sandra. Lavora per la Wayne & Cruthers, una delle società di consulenza aziendale più importanti del Paese.» Rise. «L’unico problema è che mi asfissia dicendomi come devo gestire gli affari di famiglia.» Fece una pausa. «I miei affari», aggiunse. «È un particolare che dimentica.»
«Papà, anzi Doug», ribatté Kate con calma, anche se cominciava ad adombrarsi. «Non sono cose che possono interessare a Sandra.»
«Sandra, guarda mia figlia. Trent’anni, una splendida donna, alta e bionda. Ha preso da sua madre. Hannah, sua sorella, somiglia a me. Ha i miei capelli bruni e gli occhi azzurri, ma per il resto è in formato ridotto. Poco più di un metro e sessanta. Non è vero, Kate?»
Papà ha bevuto ancora prima di arrivare qui, pensò Kate. Quando ci si metteva, sapeva rendersi sgradevole. Cercò di sviare il discorso dalla famiglia. «Mia sorella è nella moda, Sandra», disse. «Ha tre anni meno di me. Quando eravamo più piccole, mentre io immaginavo di guadagnare soldi rispondendo alle domande dei quiz televisivi, lei faceva vestitini per le sue bambole.»
O mio Dio, cosa faccio se Gus è d’accordo con me?
Arrivò il cameriere con le loro ordinazioni.
Per fortuna la band che era in pausa riprese il suo posto nell’affollata sala da pranzo e la musica assordante tenne la conversazione al minimo. Rinunciò come Sandra al dolce, ma poi sentì con una stretta al cuore suo padre ordinare una bottiglia dello champagne più caro che c’era sulla lista dei vini.
Cominciò a protestare. «Papà, non mi sembra il caso…»
«Non mi farò contagiare dalla tua tirchieria, Kate.» Doug Connelly aveva alzato abbastanza la voce da richiamare l’attenzione delle persone sedute al tavolo accanto.
«Papà», ribatté a voce bassa Kate sentendo una fiammata nelle guance, «ho promesso di vedere una persona per un drink. Ti lascerò fare onore allo champagne in compagnia di Sandra.»
La ragazza stava scrutando la sala a caccia di personaggi famosi. All’improvviso rivolse un sorriso sfolgorante a un uomo che stava brindando a lei. «Quello è Majestic. Il suo album sta scalando le classifiche», bisbigliò. Poi, come per un ripensamento: «Felice d’averti conosciuta, Kate», disse. «Magari, se avrò successo, potresti gestire tu il mio patrimonio.»
Doug Connelly rise. «Che splendida idea. Così forse lascerà in pace me.» Poi cercò di correggersi un po’ frettolosamente. «Scherzavo. Io sono profondamente orgoglioso della mia bambina tutta cervello.»
Se solo sapessi che cosa sta tramando la tua bambina tutta cervello.
Dibattuta tra collera e preoccupazione, Kate recuperò il cappotto dal guardaroba, uscì nella fredda e ventosa sera novembrina e fermò un taxi di passaggio.
Il suo appartamento era nell’Upper West Side, acquistato l’anno addietro. Era spazioso, con due camere da letto e una vista diretta sull’Hudson. Era contenta di esserne entrata in possesso, ma le dispiaceva che Justin Kramer, il giovane consulente in investimenti che ne era stato il proprietario precedente, fosse stato costretto a svenderglielo perché aveva perso il posto. Al momento di chiudere l’affare, con il sorriso di chi sa fare buon viso a cattivo gioco, Justin le aveva regalato una bromeliacea simile a quella che Kate aveva ammirato quando aveva visto l’appartamento per la prima volta.
«Robby mi ha raccontato che la mia pianta ti è piaciuta molto», le aveva detto indicando l’agente immobiliare che gli sedeva accanto. «Quella me la sono portata via, ma questa è un presente di benvenuto per te. Mettila nello stesso posto dove la tenevo io, davanti alla finestra della cucina, e vedrai come crescerà.»
Per la biografia e la bibliografia completa della scrittrice americana rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Mary Higgins Clark.
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