Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di Storia di Neve di Mauro Corona. Il romanzo è pubblicato in Italia da Mondadori con un prezzo di copertina di 14,00 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto)
Storia di Neve: trama del libro
Neve Corona Menin, l’unica bambina nata nel gelido inverno del 1919, è una creatura speciale. Tutti lo capiscono quando, con il semplice tocco della sua mano, alcuni compaesani in punto di morte guariscono miracolosamente. In effetti Neve altro non è che la parte buona della strega Melissa – guardiana di un raccapricciante inferno di ghiaccio -, tornata sulla Terra per riparare i torti commessi in vita. Il padre di Neve però non tarda a vedere in questo dono misterioso un’occasione per arricchirsi e organizza insieme ad altri cinici compari una serie di finti miracoli, che attirano schiere di malati pronti a pagare pur di ottenere la grazia dalla piccola santa e innescano una spirale inarrestabile di ricatti, violenza e delitti…
Approfondimenti sul libro
In ebook Storia di Neve (in pdf, epub e mobi) può essere acquistato al prezzo di 7,99 euro.
Era un gelo da castigo, cosa rara quando nevica perché la neve nel suo cadere scalda un poco il freddo. Invece quell’anno era così, nevicava e durava un freddo bestia che i faggi erano scoppiati e gli uccelli cadevano in volo come colpiti dai pallini della fucilata. Tutte le acque erano congelate, tranne quella benedetta del Valdenere. Le cascate parevano colonne di marmo azzurro e quelle più appoggiate alla roccia sembravano balene imbalsamate.
Dentro quelle montagne di ghiaccio pareva tutto muto, come se ogni cosa si fosse addormentata per non sentire in faccia il pugno dell’inverno. Ma a tendere un po’ l’orecchio, soprattutto di notte quando i rumori dormono, si potevano sentire le acque gorgogliare dentro i blocchi di ghiaccio come se si chiamassero una con l’altra, come se volessero parlottare per ingannare il tempo e far passare in fretta quelle lunghe, gelide, interminabili notti invernali.
I genitori di Neve erano Maria e Felice Corona Menin, persone semplici e oneste ma povere in canna, per non dire misere. Appena nata adagiarono la bimba in una cesta sulla panca vicino al focolare. Siccome fuori c’erano metri di neve e il freddo non lasciava respirare, tutti portavano un po’ di legna per scaldare la bambina appena nata e qualcosa da mangiare ai due sposi. Per arrivare alla casa di Maria e Felice Menin, scavavano con i badili sentieri nella neve che parevano trincee.
Avevano paura che la piccola morisse di freddo e allora portavano legna secca, mentre i genitori avevano fatto un fuoco nel camino che da fuori pareva ardere la casa da cima a fondo. Ma si sbagliavano. Quella bambina non dava segni di sentire il freddo e non piangeva mai. Stava pacifica nella cesta come un gattino addormentato e più la coprivano più scalciava per liberarsi e rimanere nuda.
Se la mettevano vicina al fuoco questo sfrigolava come se gli buttassero addosso acqua gelida, le fiamme si piegavano da una parte all’altra, si allontanavano dalla bambina come spaventate. Pareva che una mano di ghiaccio le spingesse via. Era una cosa molto strana quella delle fiamme, e la gente cominciò a pensare e avere un po’ di paura. Perché a volte quella mano di ghiaccio spegneva il fuoco completamente. Anche se era un grande falò, di lui rimaneva solo il fumo. Si sentiva una specie di sbuffo, come un “puff”, e il fuoco moriva di botto. Allora bisognava accenderlo di nuovo, mandando aria sui tizzoni con il soffietto. Ma, tirando lontano la bambina dalle fiamme, ecco che il fuoco riprendeva a ballare e schioppettare allegramente.
Fu per questo che la gente e i genitori di Neve cominciarono a sospettare che quell’esserino appena nato che pareva un ghiro, con pochi giorni di vita alle spalle, potesse essere una creatura misteriosa, dotata di poteri straordinari. Siccome era nata nel tempo gelido dell’inverno, mentre nevicava, e si erano accorti che non temeva il freddo ed era candida e fresca come i fiocchi cadenti, la battezzarono Neve.
Il prete non voleva accettare quel nome strano, che non era di santi e neanche di madonne, ma Felice Menin, padre della bambina, andò a trovarlo in canonica, gli mise la ronca affilata come un rasoio sotto il collo e spingendo un poco gli disse: «O così, o morì».
Il prete, don Gioacchino Planco detto Chino, anche se era grande e grosso si spaventò e accettò di dare quel nome alla piccola senza più discutere. Conosceva bene i suoi parrocchiani e conosceva anche Felice Corona Menin. Sapeva che quei montanari non scherzavano, avevano fatto fuori gente per motivi ben più piccoli.
Ma intanto non era primavera, era appena passata l’Epifania e aveva smesso di nevicare, e proprio per questo il gelo che chiudeva la terra nella morsa era aumentato. Neve, l’unica bambina nata nell’inverno del grande freddo, di essere una creatura speciale mandata da Dio a far del bene lo dimostrò cinque giorni dopo che era venuta al mondo.
Felice Corona Menin teneva per la guardia una cagnetta di nome Storna, che in quel periodo aveva partorito sei cagnolini. L’uomo non li voleva, così, appena nati, li mise in un sacco e li buttò nell’orrido del ponte Daltin. Storna era disperata. Girava per la casa uggiolando e piangendo i suoi cagnetti che non vedeva più. Andava e veniva dalla cucina al suo gabbiotto che si trovava sotto la strada di San Rocco, vicino al pollaio perché di notte Storna doveva allontanare la volpe con l’abbaiare. Nel suo andare e venire, quella povera cagnolina smarrita aveva scavato una specie di galleria nella neve alta due metri.
Una mattina Felice e Maria Menin si recarono nella stalla per governare le mucche lasciando Neve da sola, nella cesta accanto al focolare. Quando tornarono la bambina non c’era più. Quell’esserino raggomitolato nella cesta come un ghiro in letargo era sparito.
Allora si precipitarono in strada urlando e chiamando gente, dicendo che qualcuno aveva rubato la bambina. La gente iniziò a battere casa dopo casa per cercare la piccola, ma la piccola non saltava fuori. Subito sospettarono una donna che viveva sola, non parlava mai, e quando incontrava i bambini li carezzava. Pensarono fosse stata lei a rubare la bambina ai coniugi Menin e allora andarono a interrogarla. Le demolirono mezza casa cercando Neve e poi caricarono di botte quella povera anima per farla confessare. Ma la donna non poteva confessare ciò che non sapeva e non aveva fatto. Alla fine si convinsero che non c’entrava, ma intanto l’avevano lasciata per terra pesta e sanguinante. «Maledetti» disse lei mentre uscivano dalla cucina dove l’avevano malmenata.
Che la donna non aveva alcuna colpa lo scoprirono verso le due dopo mezzogiorno. Venne in mente proprio a Felice Corona di andare a ispezionare il gabbiotto dove Storna montava la guardia. Era dalla mattina che non vedeva la cagna in giro. L’uomo si fece largo tra la neve con il badile, finché arrivò davanti alla cuccia. Sporse la testa e restò allibito.
La piccola era là, dentro il gabbiotto, stesa su un po’ di fieno, nel freddo più freddo che poteva essere. Storna le stava accucciata accanto e la leccava con amore, come faceva con i cagnolini prima che Felice Menin li ammazzasse. Non avendo più i suoi figli, s’era presa la bambina. L’aveva spostata come fanno cani e gatti quando spostano i cuccioli tenendoli tra i denti senza stringere. Poi l’aveva nascosta nella cuccia come fosse figlia sua. Così quell’uomo senza cuore avrebbe capito cos’è il dolore quando ti portano via i figli. Ma la sorpresa non era solo quella. La sorpresa più grande era che, dopo sette ore nel gabbiotto, la bambina non palesava alcun segno di congelamento e nemmeno piangeva.
Felice la sollevò come un uccellino dal nido e la portò a casa proteggendola sotto la giacca. Venuta a conoscenza del fatto, molta gente non ebbe dubbi nell’affermare che era un miracolo e che Neve era una piccola santa, una Madonnina misteriosa e buona venuta a portare un po’ di caldo nei cuori congelati della gente, in quel paese maledetto, ghiacciato dall’inverno e sepolto dalla neve.
Dopo aver portato a casa la bambina, Felice tornò al gabbiotto, legò una corda attorno al collo di Storna e la strascinò davanti al cortile di casa. La legò al melo, poi afferrò un badile per ammazzare quella bastarda che gli aveva rubato la figlia. Ma quando levò le braccia per calare il colpo sulla testa della povera Storna, si bloccò come se fosse improvvisamente diventato di ferro, come se le giunture delle ossa si fossero saldate assieme e irrigidite. Allora capì che quello era un segnale proveniente dall’alto, qualcosa che aveva a che fare con Neve e con il Signore. Mentalmente chiese perdono a Dio, e in quel momento si sbloccò e tornò a muoversi di nuovo.
Tremando di paura, prese la cagnetta e la portò a casa in braccio, come aveva portato la bambina sotto la giacca. La depositò accanto al focolare, vicino alla cesta dove stava rannicchiata la piccola Neve. Da quel giorno non ammazzò più i cuccioli di nessuno. Neve lo aveva spaventato fermandogli il braccio quando stava per ammazzare Storna, e quello bastava e avanzava.
Raccontava in giro che, quando aveva alzato il badile, aveva sentito un freddo improvviso, il corpo indurirsi di colpo come marmo. Non era più stato capace di muovere nulla, non solo le braccia, nemmeno un sopracciglio. Soltanto il cuore batteva a mille, il battito era l’unica cosa viva del suo corpo.
La gente, che al principio stentava a credere, iniziò pellegrinaggi per vedere quella piccola santa di bambina, portando latte di capra e roba da mangiare agli sposi Felice e Maria Corona, accendendo candele che infilava nella neve per ringraziarli di aver messo al mondo quella creatura di Dio. Ma non tutti credevano che la piccola fosse capace di fare cose che solo il Signore poteva fare. Alcuni credevano che tutto quello che era successo fosse opera del caso o della fortuna. Qualcuno disse che sarebbe rimasto convinto solo quando avesse visto con i suoi occhi un miracolo, o almeno qualcosa di strano fatto dalla bambina che molti pensavano fosse la Madonna appena nata.
Per la biografia e la bibliografia completa dello scrittore rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Mauro Corona. Qui potete trovare il nostro articolo dedicato a tutti i libri di Mauro Corona.
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