Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di Stranalandia di Stefano Benni. Il romanzo è pubblicato in Italia da Feltrinelli con un prezzo di copertina di 9,90 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto)
Stranalandia: trama del libro
Una notte di ottant’anni fa, durante una spaventosa tempesta, una nave scompare tra le onde di Capo Horn. È l’inizio di uno dei più affascinanti misteri del secolo. Due famosi scienziati, Achilles Kunbertus e Stephen Lupus, scampano al naufragio e solo dopo tre anni ritornano al mondo civile. Dove sono stati, che cosa hanno visto nel frattempo? Esistono davvero l’albero nuvola, il mangiaombra, la bancaruga, il leometra, il frotz? Il diario dei due scienziati è un’invenzione fantastica o è la testimonianza reale del più terribile prodigio naturale mai scoperto? Esiste ancora, in mezzo all’Oceano Atlantico, un’isola circondata dalle nebbie dove vivono il prontosauro, il cantango, le foche giocoliere, i firmoli, i merendoli, i gorilla vaichesei, le tre sirene e l’indigeno Osvaldo? Ai lettori, bambini o adulti indifferentemente, la risposta e con essa, chissà, la decisione di partire per ritrovare la favolosa Stranalandia, l’isola di Kunbertus e Lupus dove tutto è così strano che più niente sembra strano.
In ebook Stranalandia (in pdf, epub e mobi) può essere acquistato al prezzo di 6,99 euro.
Il 15 giugno del 1906 la nave “Loong”, che portava una spedizione scientifica alle isole Juan Fernandez, si trovò a doppiare Capo Horn durante una tempesta senza precedenti. In quelle ore terribili più di trenta navi scomparvero tra le onde. I pochi sopravvissuti parlarono di “cielo nero come l’inchiostro” in cui i fulmini erano “così fitti da disegnare una ragnatela infuocata”. La pioggia cadeva “con il fragore di una battaglia” e si videro onde alte quaranta metri tanto che tra i marinai “nessuno più capiva se il mare stava sopra o sotto il cielo”.
Anche la “Loong”, stritolata dalla bufera, colò a picco. Unici superstiti i professori Achilles Kunbertus e Stephen Lupus, dell’Università di Edimburgo. I due riuscirono ad aggrapparsi a una grossa scrivania di noce che resse alle ondate e restò a galla finché il peggio non fu passato. Navigando su questa scrivania, remando con le righe da disegno, mangiando solo gomma da matita e bevendo acqua piovana raccolta con la carta assorbente, gli scienziati resistettero per tre settimane in mare aperto. La mattina del ventunesimo giorno (come si legge nel diario che i due, seduti alla scrivania galleggiante, compilavano ogni sera) videro “una striscia di terra bianca, circondata da vapori e da un mare di un verde incredibile”. Poche ore dopo la raggiunsero: “Un’isola,” dice il diario, “così bella che sembrava uscita dal depliant di una pubblicità di Dio.” Fu battezzata Stranalandia poiché svelò subito agli studiosi stupiti le piante e gli animali più favolosi che avessero mai visto.
Nulla, sull’isola, somigliava a ciò che era stato fino ad allora classificato nella zoologia, nella botanica, persino nella biologia e nella chimica tradizionale. Un vero “laboratorio della fantasia della natura,” scrisse Lupus, “dove tutto è così strano che nulla più ti sembra strano.” I due scienziati rimasero a Stranalandia tre anni, durante i quali raccolsero una grande quantità di dati, disegni e osservazioni, e si fecero numerosi amici, tra cui l’indigeno Osvaldo. Una notte dell’aprile 1909 il vulcano dell’isola (battezzato dai due studiosi “Nonnopera” per le ragioni che vedrete) improvvisamente si risvegliò con violenza. “Il cielo” scrisse Kunbertus “si arrossò come l’interno di un forno da pizza, e il calore era così forte che l’inchiostro del mio calamaio si mise a bollire e mi fuse il pennino. Non riuscii così a prendere alcun schizzo dell’avvenimento, se non uno schizzo di lava assai doloroso sulla guancia destra.”
Kunbertus e Lupus si rifugiarono dentro la scrivania, che fu nuovamente la loro salvezza. Quando il vulcano esplose, la scrivania fu lanciata in aria a quattro chilometri di altezza con una parabola di circa tremila chilometri. I due volarono per molti minuti e atterrarono, sfondando il tetto, nell’Aula Magna della facoltà di Scienze Naturali dell’Università di Buenos Aires, dove era in corso un dibattito sull’evoluzione. Davanti agli scienziati allibiti, i due chiesero dapprima un tè freddo, poi improvvisarono una conferenza dalla scrivania ancora fumante. Ci furono applausi, urla e fischi: era nata la questione Kunbertus-Lupus, uno degli enigmi scientifici del secolo.
Ancora oggi nessuno può dire una parola definitiva su Stranalandia. Secondo molti studiosi essa è esistita e forse esiste ancora oggi: sarebbe un’isoletta situata nei pressi della Georgia Australe, forse resa invisibile dai banchi di nebbia e vapori caldi provenienti dal vulcano. “È una stranezza, un’assurdità scientifica?” scrisse il famoso zoologo Guiscardos. “Ma la scienza ha spesso distrutto e condannato basandosi su certezze e principi assai meno certi dell’esistenza di Stranalandia.” Un altro scienziato, l’autorevole Kapp, scrisse invece: “Scambiare per verità i deliri di due scienziati suonati da tre anni di sole tropicale, solitudine e dieta di banane, è minare la credibilità della scienza. Gli animali e le altre stranezze descritte da Kunbertus e Lupus sono frutto di allucinazione: nulla di questo esiste, e se anche esistesse non rientrerebbe nei nostri piani per il futuro.”
La polemica divampò…
Per la biografia e la bibliografia completa dello scrittore bolognese rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Stefano Benni.
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