Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di La tempesta di cristallo di Morgan Rhodes, quinto libro della saga dei tre regni. Il romanzo è pubblicato in Italia il 12 aprile 2018 da Nord, con un prezzo di copertina di 17,60 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto).
La tempesta di cristallo: trama del libro
Nubi minacciose si addensano sul cielo di Mytica, funesto presagio di un’imminente catastrofe. Le sorti del mondo sono nelle mani di tre giovani che hanno scelto strade diverse, ma restano uniti dal medesimo destino… Paelsia, Auranos, Limeros: dei tre regni un tempo floridi non rimane che un arido impero di schiavi, governato col pugno di ferro dalla perfida Amara, che ha sottratto con l’inganno il trono a Gaius. Tuttavia il Re del Sangue non si arrende, anzi ha già un piano per spodestare l’impostore. Per realizzarlo, però, ha bisogno di alleati. Ecco perché si presenta al cospetto di Cleo e di Magnus e chiede il loro aiuto per radunare attorno a sé l’esercito ribelle. Se Magnus è propenso a dare al padre una seconda occasione, Cleo è divorata dai dubbi. Possibile che il suo più acerrimo nemico sia l’unica speranza per la salvezza del suo popolo? Una sola cosa è certa: se Gaius vuole essere della partita, dovrà giocare secondo le sue regole… Nel frattempo, la principessa Lucia ha raggiunto il Santuario, il palazzo di cristallo in cui dimorano i Guardiani, custodi del tempo e della magia. Ma quello che pensava fosse un rifugio si rivela un luogo decadente e in rovina. Anche per loro, come per i mortali, il tempo sta per scadere: nuvole nere si addensano all’orizzonte, si prepara la tempesta di cui parla la profezia, la tempesta che porterà morte e distruzione in tutto il continente. Lucia è l’unica che possa fermarla. Eppure ben presto si renderà conto che ogni dono ha un prezzo e quello per mantenere i suoi poteri potrebbe essere troppo alto…
Approfondimenti sul libro
La tempesta di cristallo è in vendita anche in formato eBook al prezzo di euro 9,99.
E un dio del fuoco che doveva distruggere.
Tuttavia, sul molo kraeshiano, un ostacolo si era frapposto sul suo cammino, sottraendogli tempo prezioso.
«Credevo avessi detto che era stato ucciso dalla sorella», bisbigliò il ribelle.
«È così», rispose Nic con voce stridula, infilando entrambe le mani nel groviglio di capelli rosso acceso.
«E allora questo come lo spieghi?»
«Io… non lo so.»
Il principe Ashur Cortas si fermò a pochi passi di distanza, scrutandoli coi suoi occhi grigio-azzurri che risaltavano sull’incarnato scuro come lo scintillio di una lama al tramonto.
Per un lungo istante, non si udirono altro che gli strilli di un uccello marino che si tuffava a catturare un pesce e il frangersi lieve e costante dell’acqua contro la nave limeriana che attendeva con le sue vele rosse.
«Nicolo, so che devi essere molto confuso nel rivedermi», esordì il principe dalla chioma corvina.
«Io… io… cosa…?» Nic trasse un respiro incerto. «È impossibile.»
Ashur inarcò un sopracciglio scuro. «Nell’arco dei miei ventun anni di vita, mi sono reso conto che sono davvero poche le cose impossibili.»
«Ti ho visto morire.» Nic pronunciò l’ultima parola come se gli fosse stata strappata di gola. «Cos’è stato? Un’altra bugia, un altro intrigo? Un altro piano del quale non hai sentito l’esigenza d’informarmi?»
Jonas era sorpreso dell’audacia dimostrata da Nic nel rivolgersi a un membro della famiglia reale con tanta insolenza. Non che lui nutrisse molto rispetto verso i reali, ma Nic aveva trascorso abbastanza tempo nel palazzo auraniano per sapere che non era saggio essere apertamente sgarbati.
«Non è stata una bugia. Quanto accaduto al tempio non faceva parte di nessun complotto.» Ashur lanciò un’occhiata alla nave limeriana pronta a partire dagli affollati moli del Gioiello dell’Impero. «Mi spiegherò meglio quando saremo in mare.»
«Come sarebbe a dire ’quando saremo in mare’?» ribatté Jonas.
«Sì, vengo con voi.»
«Se questi sono i tuoi piani, dovrai spiegarti meglio adesso.»
Ashur lo squadrò. «E tu chi sei?»
«Sono quello che decide chi sale sulla nave… e chi no», rispose Jonas.
«Hai idea di chi sono?» domandò Ashur.
«Ebbene sì: sei il fratello di Amara Cortas, che proprio di recente sembra essere diventata l’imperatrice sanguinaria di gran parte del mondo. E, stando a Nic, dovresti essere morto.»
Alle spalle di Ashur comparve una sagoma familiare che attirò l’attenzione di Jonas.
Taran Ranus si era allontanato dal porto per concludere i preparativi per il viaggio fuori programma alla volta di Mytica. Ma era già di ritorno, e quando fu abbastanza vicino sguainò la spada che portava alla cintura e la puntò alla gola del principe. «Bene, bene. Principe Ashur, che piacevole sorpresa vedere che sei venuto a fare una passeggiata dalle nostre parti questa mattina, giusto mentre i miei amici si danno da fare per rovesciare l’impero della tua famiglia.»
«La confusione che si respira tra le strade del Gioiello me l’aveva fatto supporre», rispose Ashur, il cui tono e atteggiamento erano sorprendentemente rilassati.
«Perché sei tornato? Perché non rimanere all’estero andando a caccia di tesori insignificanti, che a sentire tutti è la tua passione?»
A caccia di tesori? Jonas scambiò un’occhiata nervosa con Nic. A quanto pareva erano pochissimi a sapere che il principe era dato per morto.
«I motivi del mio rientro non sono affar tuo.»
«Sei in Kraeshia per via di…» Nic esitò. «Per quello che è successo alla tua famiglia? Lo saprai, no?»
Ashur s’incupì. «Sì, lo so. Ma non è per quello che sono qui.»
Taran fece un sorrisetto. «Considerato che sei il vero erede al trono, potresti essere un ottimo strumento di negoziazione da far valere con tua nonna, ora che tua sorella ha sposato il nemico e se n’è andata a vele spiegate.»
«Se la pensi così, non conosci affatto la sua sete di potere, né quella di mia sorella. È evidente che i tuoi rivoluzionari sono in netta minoranza. La rivolta in atto sortirà lo stesso effetto del cinguettio di un pulcino minacciato da un gatto selvatico. Vi conviene salire a bordo e andarvene finché ne avete la possibilità.»
Il ghigno svanì dal volto di Taran, e i suoi occhi castani furono accesi da lampi di sdegno. «Non dirmi cosa fare.»
Jonas non sapeva cosa pensare di Ashur, che dava l’impressione di gestire molto bene la notizia del massacro di gran parte dei suoi familiari. Chissà se ne soffriva o se ne rallegrava. O forse non provava nulla. «Abbassa l’arma, Taran. E comunque perché sei già di ritorno? Non dovevi recuperare le tue cose?»
Taran non cedette, al contrario tenne la punta della spada premuta contro la gola di Ashur. «Le strade sono bloccate. La nonnina di casa Cortas ha dato disposizione di uccidere a vista tutti i rivoluzionari. Dato che ieri abbiamo fatto esplodere le segrete della città, non ci sono posti in cui mettere i prigionieri.»
«Ragione in più per andarcene di qui ora», commentò Nic.
«Sono d’accordo con Nicolo», disse Ashur.
Gli strilli arrabbiati di un uccello richiamarono l’attenzione di Jonas, che si schermò gli occhi dal sole e alzò lo sguardo verso il falco dorato che volteggiava sopra la nave.
Olivia stava per perdere la pazienza, dunque erano in due.
Ma lui era determinato a mantenere la calma, poiché non poteva permettersi di prendere decisioni avventate.
In quel momento gli venne in mente un’immagine di Lysandra accompagnata dal suono della sua risata. Niente decisioni affrettate? E da quando? gli avrebbe detto.
Da quando non sono riuscito a salvarti dalla morte.
Jonas spinse da parte il cordoglio e si concentrò sul principe. «Se vuoi imbarcarti su questa nave, spiegami come hai fatto a risorgere dal mondo dei morti e a presentarti qui come se fossi stato via per un boccale di birra.»
«In che senso ’risorgere dal mondo dei morti’?» domandò Taran, confuso.
Jonas lo ignorò, concentrandosi invece sul principe, alla ricerca di segnali che ne denunciassero la preoccupazione. Un segnale che temesse per la propria vita, che volesse disperatamente fuggire dalla sua terra d’origine. Ma nei suoi occhi tenui non vi era che serenità.
Era davvero inquietante.
«Avete mai sentito parlare del mito della fenice?» domandò Ashur, affabile.
«Certo, si tratta di un uccello mitologico risorto dalle ceneri dell’incendio di cui era stato vittima», rispose Nic. «È il simbolo di Kraeshia, e raffigura la forza dell’impero, oltre alla capacità di sottrarsi alla morte.»
Ashur annuì. «Esatto.»
Jonas inarcò un sopracciglio. «Davvero?»
Nic alzò le spalle. «Una volta ho seguito un corso sui miti stranieri insieme con Cleo, e io prestavo più attenzione di quanto non facesse lei. Cosa c’entra questa leggenda?»
«Esiste un’altra leggenda, a proposito di un mortale destinato a fare lo stesso: risorgere dal mondo dei morti per unire il mondo. Nostra nonna ha sempre creduto che mia sorella fosse la fenice. Quand’era piccola, Amara è morta per un breve istante ma, grazie alla pozione datale da nostra madre, è tornata in vita. Non appena l’ho scoperto, cosa avvenuta di recente, mi sono fatto preparare la stessa pozione. Non so quanto fossi convinto che avrebbe funzionato, ma è successo. E, quando, al sorgere del sole, sono risorto anch’io nel tempio in cui ero morto per mano di mia sorella, allora ho compreso la verità.»
«Quale verità?» domandò Jonas.
Il principe lo guardò negli occhi. «Che la fenice sono io. E che il mio destino è salvare il mondo, cominciando dall’impedire a mia sorella di seguire ciecamente le orme di nostro padre.»
Sul gruppo calò il silenzio.
Taran fu il primo a mettersi a ridere. «Le teste coronate hanno sempre un’altissima opinione di sé. Le leggende di eroi che si sottraggono a morte certa sono vecchie come quelle sui Guardiani.» Lanciò un’occhiata a Jonas. «Gli taglierò la testa. Se si rialza, allora gli credo.»
Jonas non pensava facesse sul serio, tuttavia non voleva correre rischi. «Abbassa la spada. Non lo ripeterò una terza volta.»
«Non prendo ordini da te.»
«Vuoi un passaggio a bordo di questa nave? Allora sì che prendi ordini da me.»
Taran però non aveva intenzione di cedere, e sostenne lo sguardo di Jonas con fare di sfida.
«Ehi, Ranus, stai causando problemi a Jonas?» tuonò Felix, affiancandosi al capo dei ribelli.
Jonas era grato che quella montagna di muscoli di Felix Gaebras stesse dalla sua parte. Era stato membro del Clan del Cobra, un gruppo di assassini al soldo di re Gaius, cui si doveva l’aura minacciosa e letale che lo circondava.
Ma Taran era altrettanto minaccioso e letale.
«Vuoi sapere che problemi ho io?» Finalmente Taran abbassò la lama. «Questo è il principe Ashur Cortas.»
Felix scrutava il principe con aria scettica servendosi dell’occhio buono, che era anche l’unico, dopo la settimana di torture che aveva subito per aver avvelenato la famiglia reale kraeshiana – crimine di cui Amara gli aveva addossato la colpa –; l’altro era nascosto dietro una benda nera. «Tu non dovresti essere morto?»
«Lo è.» Fino a quel momento, Nic non aveva detto molto, limitandosi a osservare il principe con un misto di confusione e sgomento.
«No, non lo sono», gli disse pazientemente Ashur.
Nic lo squadrò. «Potrebbe essere un inganno. Potresti essere una strega dotata di magia dell’aria, quindi capace di mutare il proprio aspetto.»
Ashur sembrava divertito. «Difficile.»
«Le streghe sono donne», considerò Taran.
«Non sempre», ribatté Ashur. «Nel corso dei secoli vi è stata qualche eccezione di riguardo.»
Per la biografia e la bibliografia dello scrittore rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Morgan Rhodes.
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