Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di I vendicatori di Stephen King, romanzo edito in Italia da Sperling & Kupfer con un prezzo di copertina di 10,90 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto). Il titolo è disponibile anche in eBook al prezzo di euro 6,99.
I vendicatori: trama del libro
È un pomeriggio estivo a Wentworth, nell’Ohio, e in Popolar Street la vita scorre normale quando, all’improvviso, un’esplosione di malvagità e di inaudita violenza si abbatte sulla piccola comunità. I suoi abitanti perlomeno i sopravvissuti – si accorgono con orrore che il loro mondo si è fatto alieno, che tutto appare sovvertito. Solo una casa sembra indenne dalla furia che devasta ogni cosa; una casa particolare, dove una donna e suo nipote lottano, ormai allo stremo, contro una forza che si sta impossessando di loro. Il romanzo è stato pubblicato, originariamente, sotto lo pseudonimo di Richard Bach.
Non solo l’estate, non quest’anno, ma l’apoteosi dell’estate, l’incarnazione dell’estate, estate dell’Ohio centrale in perfetto verde fulgente, nel pieno esatto di luglio, sotto lo sguardo incandescente del sole in quel favoleggiato cielo Levi’s slavato, nelle grida dei bambini nel bosco di Bear Street in cima alla collina, nei rintocchi delle mazze della Little League sul campo dietro gli alberi, nel rumore delle falciatrici a motore, delle auto truccate sulla Highway 19, dei Rollerblade sui marciapiedi di cemento e sull’asfalto levigato di Poplar Street, delle radio — con il baseball degli Indians di Cleveland (raro evento diurno) a gareggiare con Tina Turner che si scatena in Nutbush City Limits, quella che dice: «Venticinque miglia di limite di velocità, le motociclette bandite dalla città» — e ad avvolgere ogni cosa come un orlo acustico di pizzo, il sibilo serico, soporifero, degli irroratori nei prati.
Estate a Wentworth, Ohio, che sballo, ragazzi. L’estate qui in Poplar Street, che passa dritta in mezzo a quel favoleggiato, slavato sogno americano con l’aria pervasa dell’odore degli hot dog e gli avanzi scoppiati dei petardi del Quattro Luglio ancora sparsi qua e là contro i cordoli. È stato un luglio caldo, di quelli come Dio comanda, un’autentica legnata da rimanere negli annali, non c’è dubbio, ma se volete sapere la verità, è stato anche un luglio secco, senz’acqua, tolto lo spruzzo occasionale di una canna girata a smuovere da sotto i marciapiedi quegli ultimi brandelli di cartone cinese. Oggi la situazione potrebbe cambiare; da ovest giunge ogni tanto un brontolio di tuono e quelli che seguono il canale meteorologico (la TV via cavo si spreca a Poplar Street, ci puoi scommettere) sanno che fra non molto è previsto un temporale. Forse persino un tornado, ma non è probabile.
Intanto si va ad angurie e beveroni e sbucciate in foul con la punta della mazza; c’è tutta l’estate che si può volere e qualcosa di più nel centro degli Stati Uniti d’America, la vita come l’avete sognata, con le Chevrolet nei vialetti di casa e le bistecche nei cassetti delle carni in frigorifero in attesa di essere sbattute sulla graticola in giardino appena fa sera (e torta di mele per finire? Che cosa ne pensate?). Questa è la regione dei prati verdi e delle aiuole da esposizione; questo è il Regno dell’Ohio dove tutti i ragazzini portano il berretto con la visiera all’indietro e la canotta fuori dei calzoncini sbracati e ai piedi zatterone sportive con l’immancabile fregio della Nike.
L’isolato di Poplar tra Bear Street in cima alla collina e Hyacinth in fondo conta undici case e un negozio. Il negozio, all’angolo di Poplar con Hyacinth, è il molto frequentato all-American emporio dove puoi trovare le tue sigarette, il tuo Blatz o Rolling Rock, un soldo di caramelle da tenere in saccoccia (anche se oggi ormai non ne spendi meno di dieci), l’occorrente da barbecue (piatti di carta forchette di plastica cracker patatine gelati ketchup senape sottaceti), i tuoi ghiaccioli e un ampio assortimento di Snapple, spremuti da quanto di meglio c’è al mondo. Ti puoi procurare anche una copia di Penthouse all’E-Z Stop 24, se la vuoi, ma devi chiederla alla commessa; nel Regno dell’Ohio le riviste di donnine nude si tengono quasi sempre sotto il banco. E va benissimo così, s’intende. L’importante è sapere dove trovarne una quando la si vuole.
La commessa di oggi è nuova, al lavoro da meno di una settimana, e in questo momento, alle 15.45, sta servendo due bambini, maschio e femmina. La bambina dev’essere sugli undici anni e già s’intuisce che diventerà una gran bella ragazza. Il bambino, evidentemente il fratellino minore, è sui sei anni e (almeno a giudizio della nuova commessa) già mostra i sintomi del fistolo di prima categoria.
«Io voglio due merende!» esclama Fratel Fistolo.
«Abbiamo abbastanza per comperarne solo una, se vogliamo una coca a testa», risponde Sorella Bella con una pazienza che la commessa trova ammirevole. Fosse stato il suo fratellino, non sapeva se avrebbe resistito alla tentazione di tirargli un calcio nel culo così forte da assicurargli la parte del Gobbo di Notre Dame nella recita scolastica di fine anno.
«Mamma ti ha dato cinque dollari stamattina, l’ho visto io», l’accusa il fistolo. «Dove sono finiti gli altri, Marrrrr-grit?»
«Non chiamarmi così, lo sai che non lo sopporto», protesta la bambina. Ha lunghi capelli biondo miele che la commessa trova assolutamente fantastici. I suoi sono corti e crespi, arancione sul lato destro e verdi a sinistra. Era quasi convinta che non avrebbe ottenuto il posto senza rinunciare alle tinture se il direttore non avesse avuto disperato bisogno di qualcuno per il turno dalle undici alle sette: fortuna per lei, scalogna per lui. Le aveva per la verità strappato la promessa di portare un fazzoletto o un berretto da baseball sul lavoro, ma le promesse servono appunto perché siano disattese. Ora nota che Sorella Bella sta osservando con interesse la sua acconciatura.
«Margrit-Margrit-Margrit!» intona il fratellino con la perfidia gioiosa ed energica che sanno avere solo i fratellini.
«Il mio vero nome è Ellen», spiega la bambina nel tono di chi concede una grande confidenza. «Margaret è il mio secondo nome. Lui mi chiama così perché sa che lo detesto.»
«Piacere di conoscerti, Ellen», risponde la ragazza, e comincia a preparare gli acquisti della piccola cliente.
«Piacere di conoscerti, Marrrrr-grit!» scimmiotta Fratel Fistolo, accartocciando la faccia in una smorfia che, per lo sforzo di renderla orrenda, risulta buffa. Ha il naso arricciato, gli occhi incrociati. «Piacere di conoscerti, Margrit Magagna!»
«Mi piacciono i capelli fatti così», commenta Ellen, ignorandolo.
«Grazie», risponde con un sorriso la nuova commessa. «Non sono belli come i tuoi, ma mi devo accontentare. Fa un dollaro e quarantasei.»
La bambina si sfila da una tasca dei jeans un borsellino di plastica. È di quelli che si aprono schiacciandoli. Contiene due biglietti appallottolati da un dollaro l’uno e qualche moneta.
«Chiedi a Margrit la Magagna che fine hanno fatto gli altri tre dollari!» strombazza il piccolo fistolo. È un altoparlante su due piedi. «Li ha usati per comperare una rivista con Eeeeethan Hawwwwwke in copertina!»
Ellen continua a ignorarlo, ma le guance cominciano ad arrossarlesi un po’. Mentre porge i due dollari chiede: «Non ti ho mai visto prima, vero?»
«Penso di no. Ho cominciato a lavorare qui solo mercoledì scorso. Volevano qualcuno per il turno dalle undici alle sei, ma che fosse disposto a trattenersi qualche ora in più se quello del turno di notte fa tardi.»
«Be’, sono contenta di averti conosciuta. Io sono Ellie Carver. E questo è il mio fratellino Ralph.»
Ralph Carver sporge la lingua e fa il rumore di una vespa rimasta imprigionata in un vaso di vetro. Ma che animaluccio squisito, pensa la giovane donna con i capelli bicolori.
«Io mi chiamo Cynthia Smith», risponde, offrendo alla bambina la mano sopra il bancone. «Sempre una Cynthia e mai una Cindy. Te lo ricorderai?»
La bambina annuisce e sorride. «E io sarò sempre una Ellie e mai una Margaret.»
«Margrit la Magagna!» grida Ralph in tutta la sua invasata esuberanza da seienne. Slancia le mani nell’aria e dimena le anche in un’esibizione di pura e velenosa gioia di vivere. «Margrit la Magagna ama Eeeeethan Hawwwwwke!»
Ellen rivolge a Cynthia lo sguardo di una persona molto più adulta, l’espressione rassegnata di una donna di mondo che dice: Guarda che cosa mi tocca sopportare. Anche Cynthia ha un fratellino e sa benissimo che cosa deve sopportare la bella Ellie, così sente la voglia di mettersi a ridere, ma riesce a trattenersi. Meglio così. Quella bambina è prigioniera del suo tempo e della sua età, come chiunque altro, la qual cosa significa che per lei è tutto assolutamente serio. Ellie passa al fratello una lattina di Pepsi. «Il tortino ce lo dividiamo fuori», dice.
«Mi tirerai su Buster», dichiara Ralph mentre si avviano alla porta e passano nel fascio brillante di sole che entra come fuoco dalla vetrata «Mi tirerai su Buster fino a casa.»
«Toglitelo pure dalla testa», risponde Ellie, ma mentre lei apre la porta, Fratel Fistolo si gira e lancia a Cynthia un’occhiata sorniona che vuol dire: Aspetta e vedrai chi la spunta. Aspetta e vedrai.
Estate sì, ma non solo estate; qui stiamo parlando del 15 luglio, il colmo stesso dell’estate, in una cittadina dell’Ohio dove quasi tutti i bambini vanno alla scuola estiva di Sacre Scritture e partecipano al corso estivo di lettura alla Biblioteca Pubblica, e dove c’è un bambino che non può assolutamentefare a meno di avere un certo carretto rosso che, per ragioni che solo lui potrà mai conoscere, ha battezzato Buster. Undici abitazioni e un negozio a sobbollire nell’accecante crudo riverbero del luglio nel Midwest, a più di trenta gradi all’ombra, trentasei sotto il sole, in un caldo così caldo che l’aria sui marciapiedi freme come sopra un inceneritore aperto.
L’isolato è disposto su una direttiva nord-sud, con i numeri dispari sul lato di Los Angeles e quelli pari sul lato di New York. In cima, all’angolo ovest di Poplar con Bear Street, c’è Poplar 251. Brad Josephson è fuori a innaffiare con la canna le aiuole che costeggiano il vialetto. Ha quarantasei anni, con un’invidiabile pelle color cioccolato e un addome oblungo e cadente. Secondo Ellie Carver somiglia a Bill Cosby. Un pochino. Brad e Belinda Josephson sono gli unici abitanti di colore del quartiere e il quartiere ne va dannatamente orgoglioso. Sono proprio come piace che siano i loro vicini di colore agli abitanti della provincia nell’Ohio e vederli lì, nelle loro faccende affaccendati, è un gran bel vedere. Sono brava gente. I Josephson sono simpatici a tutti.
Cary Ripton, che tutti i lunedì pomeriggio consegna lo Shopper di Wentworth, sbuca pedalando dall’angolo e lancia a Brad un giornale arrotolato. Brad lo acchiappa al volo con destrezza con la mano con cui non sta reggendo la canna. Non si muove nemmeno. Fa scattare il braccio e, zac, giornale intercettato.
Per la biografia e la bibliografia completa dello scrittore del Maine rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Stephen King.
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