Corredato da un’ampia anteprima, ecco il riassunto della trama di Io venía pien d’angoscia a rimirarti di Michele Mari. Il romanzo è pubblicato in Italia da Einaudi con un prezzo di copertina di 13,50 euro (ma online lo si può acquistare con il 15% di sconto)
Io venía pien d’angoscia a rimirarti: trama del libro
Recanati, 1813. In un austero palazzo nobiliare, il giovane Orazio Carlo tiene un diario nel quale riporta le parole e le azioni del fratello maggiore, Tardegardo Giacomo. Ad attirare l’attenzione del ragazzo è il comportamento misterioso di Tardegardo, che si diletta di poesia e ha tranquille abitudini da erudito, ma è anche roso da una sconvolgente irrequietezza. Nel frattempo, in paese, alcuni episodi cruenti turbano la serenità degli abitanti. Si alternano così la rivisitazione della vita e delle opere di un giovane poeta e gli elementi di un romanzo nero, come delitti efferati, coincidenze lunari e antiche vicende di sangue. Riprendendo i modi della prosa italiana dell’Ottocento, il romanzo è l’esecuzione musicale di un apocrifo leopardiano, ed è al contempo un’originale variazione sul tema del doppio. «Un apologo misurato ed elegante, – ha scritto Lorenzo Mondo, – sulla faccia notturna della vita, sulle pulsioni selvagge che ricollegano l’uomo al tempo delle origini».
Approfondimenti sul libro
In ebook Io venía pien d’angoscia a rimirarti (in pdf, epub e mobi) può essere acquistato al prezzo di 7,99 euro.
Profittando del colloqujo fra Tardegardo e Don Antonio, convocato per volontà della signora Madre, ho curiosato fra’ libri su cui, traendone sue fittissime note, mio fratello va studiando da diversi giorni. C’è da starne interdetti, tanto le materie son disparate: per quant’abbia provato a combinarli in tutte le guise per indovinare un piano di studj, sempre mi cozzan fra loro come tanti intrusi. Tardegardo, che è il metodo fatto individuo, e che gittandosi a capo-fitto in un argomento non lo abbandona prima di averne, dirò cosí, frugato tutte le interiora, va leggendo libri che pajon tolti dalle scansie alla rinfusa, senza riguardo alla Logica. Due d’essi provengono dalla Classe I. Teologia e Storia Sacra:
– Il Libro di Giobbe recato in verso toscano dal Marcolfini
– Tommaso da Celano, Legenda prima et legenda secunda (segnato con un cartiglio negli Scriptores vitae Sancti Francisci);
uno dalla Classe II. Morale:
– Aristoteles, De anima;
otto dalla Classe V. Astronomia:
– Keplero, Somnium lunare
– Brahe, Historia cœlestis
– La Lande, Astronomie, t. II
– de Mairan, De l’influence des Comètes sur la révolution des Planètes
– Paolo Alessandrino, Εἰσαγωγὴ εἰς τὴν ἀποτελεσµατικὴν (ed. di Wittemberga, 1586)
– Dunthorne, New Tables of the Moon’s Motions
– Toaldo, Schedismata astronomica
– Saverien, Fables et légendes lunaires;
quattordici dalla Classe VI. Scienze Naturali, cosí partiti:
quattro dal Gruppo 1. Fisica:
– Plinius, Naturalis Historia, tt. VIII-XIV
– Pluche, Spectacle de la Nature
– Eulero, Inquisitio physica in causam fluxus ac refluxus maris
– Bernouilli, Traité sur le flux et reflux de la mer;
cinque dal Gruppo 4. Anatomia:
– Vesalius, De forma et struct. corp. hum. (ed. di Amsterdam)
– Sleidanus, Anatomicon
– Boole, Tract. Anat. Hum. (ed. di Lipsia)
– La Condamine, Anat. Comp.
– Audibert, Physiognomica;
cinque dal Gruppo 5. Zoologia:
– Goguet, L’Advocat des Animaux
– Ulloa, Zoomorficon
– Rudbeek, Tract. Zool., t. IV
– Papebroch, De affectionibus animantium
– Gaurico, La Galería de le Bestie, con l’incisioni del Crotti;
uno dalla Classe VIII. Storia:
– Herschel, De Sapientia Chaldaeorum;
sette dalla Classe IX. Umane Lettere:
– Ovidius, Metamorphoseon Libri
– Apuleius, Metamorphoseon Libri sive Asinus Aureus
– Esopo volgare
– Phaedrus, Fabulae
– Caro, Della natura delle cose (vers. Marchetti)
– de La Fontaine, Fables
– Swift, Gulliver’s Travels;
quattro infine (il Del Rio, il Della Porta, il Tartarotti e il Maffei) venivano dalla scansia delle cose magiche, che per l’indecisione del signor Padre, il qual non s’è mai risolto se assegnarle alla Morale o alle Scienze o alla Storia, fan Classe a sè.
V’avea altri libri ancora, ma avvertendo un romore provenir dallo scalone, credetti prudente l’escirmene. Son questi i bei frutti del nostro «Sistema di Educazione», secondo non si stanca di ripetere il signor Padre! Sempre un trasalire, un troncare a mezzo i discorsi, un prestar orecchio di qua per scappare di là, un imaginar spie all’usci e dietro l’angoli, e sospettar d’ogni cosa, finanche de’ ritratti degli Avi!
12 febbrajo
Tardegardo m’inquieta. Sembra quasi sfuggirmi, pur mantenendo meco tutta la gentilezza e la soavità che gli conosco. Se lo raggiungo in Biblioteca mi sorride, e usa con me di quei modi familiari e affettuosi, fatti di espressioni infantili, che sono sempre stati fra noi come un linguaggio secreto, dal quale perfino il signor Padre-dai-cento-occhi e la signora Madre-dalle-mille-orecchie, se Dio vuole, sono irrimediabilmente esclusi. Quando io gli dico «Duccio uccio, chi ha ’gnagnato la frafalla?», e lui risponde «Oh zietto, babba-bobba il re è a Canati», io sfido anche quel sapientone del padre Cesari a cavarne un ragno dal buco, ch’anche se la Pilla gli facesse da interprete ei dovrebbe dirsi vinto dal Vocabolario orazio-tardegardiano!
Ma dopo gli antichi saluti Tardegardo non m’invita piú come un tempo al suo tavolo per parteciparmi le sue ultime scoperte storiche o filologiche, o per leggermi i versi scombiccherati fra una lettura e l’altra: bensí richina subito il capo sul volume che si stava leggendo e piú nol leva, come a dirmi: Vedi caro fratello, sono molto occupato, e le cose cui intendo non son da te, per cui ti prego, lasciami solo, e non far ritorno… E se a dispetto di cotesta impressione io mi faccio piú accosto, e con un pretesto qualsia getto uno sguardo ai volumi ed a’ fogli sparsi sul tavolo, ei goffamente s’adopra per coprirli con la manica della veste o con carte bianche, assumendo un’espressione fra dolorosa ed inquieta, che, non fosse per una particina d’affetto che perentro vi spiri, sarebbe in tutto parente di quell’altre occhiate ch’ei suole lanciare agli Augusti Genitori qualor l’inchieggano di cosa faccia, cosa legga, che si pensi, che si scriva ec. ec.
14 febbrajo
Stamane parlai con la Pilla: anch’ella ammise d’aver la mia stessa impressione al soggetto di Tardegardo, ma forse fu sol per darmi ragione. Anzi mi sembrò che il discorso le fosse un pocolino di noja.
17 febbrajo
Notte.
Questa sera Tardegardo, come suo costume, si trattenne lunga pezza al verone a contemplare il notturno stellato. Io non ardii di raggiungerlo, ma vidi egualmente, da certo luccicore, ch’avea il guardo pieno di lagrime, e, al solito, ne provai viva pena. Mi parve anche che tremasse, e osservandolo meglio (pur discosto com’ero), che movesse le labbra alla volta della Luna, splendidissima e tersa qual da tempo non si mostrava.
Per la biografia e la bibliografia completa dello scrittore rimandiamo i lettori alla pagina di Wikipedia dedicata a Michele Mari.
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